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Filosofia in sintesi, anno quinto
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Filosofia in sintesi, anno quinto

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Riassunti di filosofia basati sui testi di Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero.

Utili per lo studio in vista di interrogazioni orali, dato che sono strutturati in maniera discorsiva e logica.

Nota dell'autore: "Più che "sintesi" o "riassunto", io preferisco chiamare questo libro una "scrematura", dato che contiene non solo le parti essenziali del pensiero dei filosofi, ma anche spiegazioni ed esempi per comprenderle".
LanguageItaliano
Release dateOct 15, 2016
ISBN9788822856173
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    Filosofia in sintesi, anno quinto - Casarin Martino

    Filosofia in sintesi

    -

    Anno quinto

    -

    Riassunti di filosofia basati sui testi di

    Nicola Abbagnano e Giovanni Fornero

    -

    Da Schopenhauer al postmoderno

    Indice:

    Schopenhauer;

    Kierkegaard;

    Feuerbach;

    Marx;

    Caratteri generali del positivismo europeo;

    Comte;

    John Stuart Mill;

    Darwin e la teoria dell'evoluzione;

    Spencer;

    Bergson;

    Croce;

    Gentile;

    Il pragmatismo;

    Peirce;

    James;

    Dewey;

    Nietzsche;

    Freud;

    Gli sviluppi della psicoanalisi – Adler e Jung;

    Husserl;

    L'esistenzialismo;

    Il primo Heidegger;

    Sartre;

    La scuola di Francoforte;

    Schmitt;

    Horkheimer;

    Adorno;

    Marcuse;

    Hannah Arendt;

    Il neopositivismo;

    Popper;

    Epistemologia post-positivistica: Kuhn, Lakatos, Feyerabend;

    Il secondo Heidegger;

    Wittgenstein;

    Lo strutturalismo;

    L'ermeneutica e Gadamer;

    I teorici del postmoderno.

    1. Schopenhauer

    Vita e opere

    Schopenhauer nacque nel 1788 e morì nel 1860. Nella sua formazione influirono Platone, Kant e Fichte. La sua opera principale è Il mondo come volontà e rappresentazione pubblicata nel 1818. La filosofia di Schopenhauer, siccome anti-idealistica, ebbe scarso successo fino al 1848, anno in cui si diffuse il pessimismo.

    Le radici culturali del sistema

    La filosofia di Schopenhauer venne influenzata da:

    Platone, che con la teoria delle idee aveva teorizzato l’esistenza di qualcosa di assoluto ed eterno, e quindi diverso dalla finitudine del mondo materiale;

    Kant, da cui deriva la soggettività della gnoseologia;

    l’Illuminismo, ed in particolare i materialisti, dai quali deriva la concezione del pensiero come attività del cervello, e quindi come cosa materiale, e da Voltaire, da cui deriva l’antitradizionalismo;

    il Romanticismo, da cui deriva la grande importanza attribuita al tema dell’infinito; si scontra però con il Romanticismo perchè esso era tendenzialmente ottimistico, mentre Schopenhauer è uno dei massimi teorici del pessimismo.

    il pensiero filosofico-religioso indiano: Schopenhauer è stato il primo filosofo occidentale a recuperare alcuni temi della filosofia orientale ed era un grande ammiratore del pensiero orientale.

    L’Idealismo viene invece rifiutato da Schopenhauer, che lo chiama dispregiativamente <<filosofia delle università>>, e lo considera come una filosofia volta a difendere gli interessi dei regimi assoluti (Chiesa e Stato). A tal proposito Schopenhauer chiamava Hegel <>.

    Il mondo come volontà e rappresentazione

    Il <> - la rappresentazione

    Il punto di partenza della filosofia di Schopenhauer è la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno, tra la cosa come appare e la cosa in sè. La distinzione di Schopenhauer è però diversa da quella di Kant. Secondo Kant il noumeno era il concetto limite della conoscenza umana, e quindi era inconoscibile. Invece, secondo Schopenhauer, il fenomeno è l’illusione, il sogno (da ciò la celebre frase <<la vita è un sogno>>), quello che in India veniva chiamato il velo di Maya, mentre il noumeno è la realtà che si nasconde dietro l’illusione del fenomeno.

    Quindi, secondo Schopenhauer, il fenomeno è la rappresentazione soggettiva della realtà, ed esiste solo all’interno del soggetto.

    La rappresentazione ha due forme essenziali, il soggetto rappresentante e l’oggetto rappresentato; esse sono l’una dipendente dall’altra, e non possono quindi sussistere indipendentemente.

    Appunto per questo motivo sono sbagliati sia il materialismo che l’idealismo, perchè il materialismo nega il soggetto e lo riduce a puro oggetto, e l’idealismo nega l’oggetto e lo riduce a puro soggetto.

    Come Kant, anche Schopenhauer afferma l’esistenza di tre forme a priori che regolano la conoscenza umana, ma esse sono spazio, tempo e causalità (cioè una sola delle dodici categorie di Kant, perchè Schopenhauer riteneva che tutte le altre potevano essere ricondotte a quella della causalità). Nell’opera La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente (il principio di ragion sufficiente afferma che esiste una ragione per cui un fatto o una cosa siano così e non altrimenti), Schopenhauer afferma che la causalità assume quattro forme, cioè il principio del divenire (che regola i rapporti di causa-effetto nel mondo naturale), il principio del conoscere (che regola i rapporti di causa effetto tra premesse e conclusioni), il principio dell’essere (che regola i rapporti spazio-temporali) e il principio dell’agire (che regola i rapporti di causa effetto tra la volontà e l’azione, cioè tra l’azione e i suoi motivi).

    Al di là del velo di Maya che è il fenomeno, esiste la realtà, che è qualcosa di metafisico, perchè al di là della fisica, al di là del fenomeno. Secondo Schopenhauer <<l’uomo è un animale metafisico>>, dato che è l’unico essere vivente che si stupisce della propria esistenza, in misura proporzionale alla propria intelligenza, e si interroga sul perchè il mondo esiste e perchè esiste così com’è.

    Tutto è volontà

    Secondo Schopenhauer noi possiamo uscire dal mondo fenomenico ed approdare a quello noumenico perchè noi non siamo soltanto rappresentazione, soggetto, ma anche corpo, oggetto, e quindi non ci limitiamo a rappresentarci esteriormente, ma proviamo anche emozioni, che provengono dal corpo (e in questo punto Schopenhauer si rifà al materialismo, secondo il quale il pensiero e le emozioni sono attività del cervello, e quindi del corpo).

    Secondo Schopenhauer, studiando noi stessi ci rendiamo conto che la nostra essenza, cioè la nostra cosa in sè, è la volontà di vivere, cioè un impulso che ci spinge ad agire e vivere: il nostro corpo è infatti la manifestazione, l’azione compiuta, di questa volontà di vivere: l’apparato digerente è la manifestazione della volontà di nutrirsi, l’apparato riproduttivo della voglia di riprodursi, ecc.

    Allo stesso modo la volontà di vivere è il noumeno non solo dell’uomo, ma anche dell’intero mondo. Da questo il titolo della sua massima opera: Il mondo come volontà e rappresentazione.

    Caratteri e manifestazioni della volontà di vivere

    Siccome il noumeno è diverso dal fenomeno, allora la volontà non si basa sulle forme a priori di spazio, tempo e causalità.

    Innanzitutto, la volontà primordiale è inconscia. Infatti, per Schopenhauer volontà significa semplicemente impulso, ed esso può quindi essere sia inconscio che cosciente (solo nell’uomo la volontà diventa cosciente, ma secondo Schopenhauer questo è uno svantaggio, dato che la ragione è meno efficace dell’istinto per quanto riguarda la sopravvivenza: l’uomo come <>).

    La volontà è unica (dato che non dipende dallo spazio). La volontà è eterna (dato che non dipende dal tempo). La volontà è incausata e senza scopo (dato che non dipende dalla causalità): secondo Schopenhauer il fatto che gli esseri viventi vivono solo allo scopo di continuare a vivere è la crudele verità sul mondo: crudele perchè nega l’esistenza di Dio come meta delle azioni umane (come affermato da quasi tutte le religioni esistenti).

    Secondo Schopenhauer la volontà si manifesta nel mondo fenomenico attraverso due fasi distinte: la prima fase sono le idee, intese in senso platonico come universali ed immutabili, e la seconda fase sono le realtà naturali, ovvero delle riproduzioni delle idee.

    Il pessimismo

    Dolore, piacere e noia

    Secondo Schopenhauer gli esseri sono manifestazioni della volontà; siccome volere significa desiderare, e quindi essere in uno stato di mancanza di qualcosa che si vorrebbe avere, allora la vita è dolore. Il piacere è una cessazione di dolore (come pensavano anche Verri e Leopardi): infatti, ciò che gli uomini chiamano "godimento (fisico) e gioia" (psichica) sono solo cessazioni di dolore. Oltre al dolore e al piacere, esiste anche la noia. La noia è il momentaneo appagamento della volontà. Il dolore è quindi durevole, mentre il piacere e la noia sono momentanei.

    Secondo Schopenhauer, quindi, la vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando solo momentaneamente per il piacere.

    La sofferenza universale

    Secondo Schopenhauer, siccome tutti gli esseri sono manifestazioni della volontà, allora il dolore è universale. In modo particolare, l’uomo soffre più di tutti gli altri esseri viventi perchè la sua volontà è cosciente, e soffre in maniera proporzionale alla propria intelligenza.

    Secondo Schopenhauer, a peggiorare le cose vi è il fatto che l’unica volontà è divisa in una moltitudine di singole volontà in lotta tra di loro (come è dimostrato dal fatto che in natura ogni animale per vivere si ciba di altri animali).

    Schopenhauer perviene così ad una delle più radicali forme di pessimismo cosmico o metafisico.

    L’illusione dell’amore

    Secondo Schopenhauer l’amore è un sentimento finalizzato esclusivamente alla riproduzione, e quindi alla sopravvivenza della specie (come testimoniato dalla mantide femmina, che terminato l’accoppiamento divora il maschio). Quindi, non c’è amore senza stimolo sessuale.

    L’unico amore da elogiare è quello disinteressato della pietà.

    La critica della varie forme di ottimismo

    Per dimostrare la veridicità del proprio pensiero (il pessimismo), Schopenhauer si serve della critica dei pensieri avversi al suo (le varie correnti di ottimismo), che cercano di nascondere gli aspetti negativi della vita dietro a menzogne. Come lui anche Marx, Nietzsche e Freud.

    La critica dell’ottimismo cosmico

    L’ottimismo cosmico è quell’insieme delle dottrine secondo le quali il mondo è perfetto, oppure è il migliore dei mondi possibili (Leibniz), ed è governato da Dio o da una Ragione immanente (Hegel). Secondo Schopenhauer l’ottimismo cosmico è falso, perchè il mondo è invece imperfetto e irrazionale. Sono quindi false, secondo Schopenhauer, anche le religioni: egli perviene così ad un ateismo filosofico.

    La critica dell’ottimismo sociale

    L’ottimismo sociale afferma che <> (Aristotele).

    Secondo Schopenhauer l’ottimismo sociale è falso perchè, invece, per natura, gli uomini sono tra di loro in un conflitto perenne e tentano di sopraffarsi a vicenda. Gli uomini vivono assieme per bisogno reciproco.

    La critica dell’ottimismo storico

    L’ottimismo storico o storicismo crede in un progresso illimitato del genere umano. L’ottimismo storico si era diffuso in tutta Europa soprattutto nell’Ottocento, definito secolo della storia (per questo Schopenhauer andrà contro la maggior parte dei filosofi lui contemporanei).

    Schopenhauer critica ogni forma di storicismo: egli ritiene che la storia studi i singoli uomini (e le loro azioni) dimenticandosi così dell’uomo (inteso come genere umano, studiato invece dalla filosofia), e ritiene inoltre che non esista alcun progresso dell’uomo, il quale rimane sempre immutabile. Secondo Schopenhauer la storia dovrebbe, invece, studiando gli avvenimenti storici, sottolineare l’uniformità e la ripetitività della storia stessa, dovuta al fatto che l’uomo è immutabile (la storia è l’insieme della azioni dell’uomo; se l’uomo è sempre quello, allora le azioni saranno sempre quelle).

    Le vie della liberazione dal dolore

    La vita è volontà, e quindi dolore. Ciononostante Schopenhauer condanna il suicidio per due motivi:

    perchè esso non è la negazione della volontà, ma il suo adempimento: il suicida non nega la volontà, ma solo la vita;

    perchè il suicidio sopprime solo una manifestazione della volontà, non la volontà vera e propria.

    Perciò, secondo Schopenhauer, la liberazione del mondo dal dolore non si consegue con il suicidio, ma con la liberazione del mondo dalla stessa volontà. Liberarsi dal dolore è possibile, come dimostrato da figure come geni dell’arte, santi, eremiti, ecc., che sono riusciti a liberarsi dai bisogni materiali e dall’egoismo. Un uomo inizia la propria via della liberazione dal dolore quando diventa cosciente del fatto che il dolore è la sua essenza.

    Secondo Schopenhauer esistono tre vie della liberazione dal dolore, l’arte, la morale e l’ascesi.

    L’arte

    Secondo Schopenhauer l’arte è la contemplazione delle idee, ovvero la contemplazione delle manifestazioni immutabili ed eterne della volontà. Infatti, nell’arte, una particolare scena d’amore viene assunta come l’amore in generale, una particolare guerra come la guerra in generale, ecc., in senso allegorico. Le idee, in quanto immutabili ed eterne, sono diverse dalla realtà quotidiana, che è mutabile e finita, e quindi sono diverse dal dolore che caratterizza la realtà quotidiana. Quindi anche l'arte, che è la contemplazione delle idee, è diversa dal dolore. Per questo, secondo Schopenhauer, l’arte ha una funzione catartica, perchè con essa l’uomo si eleva al di sopra del dolore e del tempo.

    Le arti possono essere ordinate gerarchicamente. Particolarmente elevate ed importanti sono la tragedia, cioè la rappresentazione del dramma della vita, e la musica, che è l’arte più profonda ed universale.

    L’arte libera dal dolore, però, solo momentaneamente.

    La morale - l’etica della pietà

    Secondo Schopenhauer, la morale non deriva da un imperativo categorico dettato dalla ragione (Kant), ma da un sentimento di pietà o compassione del prossimo, cioè da un sentimento con il quale percepiamo come nostro il dolore altrui.

    Secondo Schopenhauer la moralità produce conoscenza, dato che attraverso la pietà o compassione proviamo un sentimento di unità ideale col prossimo, e quindi ci rendiamo conto di essere fenomenicamente distinti, ma noumenicamente la stessa cosa, e cioè volontà.

    La morale è una via della liberazione dal dolore perchè permette, in virtù di questa conoscenza dell’unità degli esseri umani, di superare l’egoismo e il conflitto perenne contro gli altri uomini.

    La morale si concretizza in due virtù cardinali: la giustizia (il superamento dell’egoismo) e la carità (il fare del bene al prossimo).

    La pietà è il vero amore disinteressato ed

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