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Passi sul confine di un altro mondo vol 1: Indagine scientifica sulla realtà dei mondi eterici
Passi sul confine di un altro mondo vol 1: Indagine scientifica sulla realtà dei mondi eterici
Passi sul confine di un altro mondo vol 1: Indagine scientifica sulla realtà dei mondi eterici
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Passi sul confine di un altro mondo vol 1: Indagine scientifica sulla realtà dei mondi eterici

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About this ebook

La più importante

e approfondita indagine

su fenomeni straordinari

volta a dimostrare l’esistenza

dei Mondi Eterici

e di una realtà molto più ampia

di quanto comunemente si pensa.
LanguageItaliano
Release dateAug 8, 2016
ISBN9788869371288
Passi sul confine di un altro mondo vol 1: Indagine scientifica sulla realtà dei mondi eterici

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    Passi sul confine di un altro mondo vol 1 - Robert Dale Owen

    ​RIEPILOGHI

    ​LIBRO I

    PRELIMINARI

    1 - Esposizione del soggetto

    «Come ho sempre ritenuto, può esservi altrettanta vanità nel frenare e trattenete le presunzioni umane (a meno che non siano di una ha natura), quanta ve ne è nell’imporle; così, in questi particolari: ho fatto la parte dell’Inquisitore, e non ho trovato in essi nulla che, a mia opinione, fosse contrario o dannoso per lo stato o i modi della religione, ma piuttosto, credo, salutare».

    Bacone, Dedica dei Saggi, 1597.

    In un’epoca così utilitaristica come la presente, nessuna ricerca può verosimilmente impegnare l’attenzione del pubblico, se non è pratica nei suoi portati.

    E anche allora, se il corso di tale inchiesta conduce all’esame di fenomeni straordinari, si troverà che le prove più dirette, apparentemente sufficienti, a dimostrare la realtà di essi, lasciano le menti umane incredule o dubbiose, se le apparenze appaiono di carattere isolato, prive di veri precedenti nel passato e tali da non potere essere classificate in una loro propria nicchia, fra risultati analoghi; e tanto più se implicano una sospensione delle leggi della natura.

    Se ho una qualche speranza di farmi udire dal pubblico mentre intavolo, vastamente e franca-mente, la questione se occasionali interferenze da un altro mondo in questo siano una realtà o un’illusione, è, anzitutto, perché confido di poter mostrare che la ricerca è di natura pratica; e, secondariamente, perché i fenomeni che mi propongo di esaminare in connessione con ciò non sono di carattere isolato e tanto meno miracoloso. Nel senso etimologico della parola, non sono inverosimili in quanto molti di essi possono essere adeguatamente attestati come veri nella storia. Essi appaiono in gruppi e, al pari di tutti gli altri fenomeni naturali, si prestano a una classificazione.

    Di solito vengono considerati straordinari e perfino stupefacenti; e questo non tanto perché siano realmente eccezionali, quanto perché sono stati, in certa misura, tenuti fuori di vista. E questo avviene a sua volta in parte perché pochi osservatori spassionati li hanno esaminati pazientemente; in parte perché il pregiudizio, che li scredita, ha trattenuto migliaia di coloro a cui si sono presentati dal dare pubblica o anche privata testimonianza di ciò che hanno osservato; in parte perché, sebbene questi fenomeni non siano affatto di origine moderna, o determinati da leggi solo di recente operative, sembrano essere molto aumentati in frequenza e varietà e avere raggiunto un nuovo stadio di sviluppo negli ultimi pochi anni; e infine perché sono tali da far facilmente sorgere nelle menti deboli la cieca credulità o il terrore superstizioso, abbondanti fonti di stravaganza e di esagerazione. Così che gli intelligenti li celano e gli ignoranti non li capiscono. Questa condizione di cose complica il soggetto e aumenta di molto la difficoltà di trattarlo.

    Inoltre, sebbene nessun articolo della fede umana sia meglio fondato della credenza nel definitivo prevalere della verità, tuttavia, in tutto ciò che si riferisce al progresso terreno, il tempo interviene come elemento essenziale. Il frutto non cade se non è maturo: se attaccato dal golpe o colto prima del tempo, è imperfetto e senza valore. E il mondo della mente, come quello della natura fisica, ha le sue stagioni; le sue primavere in cui le linfe si risvegliano; le sue estati fiorite; i suoi autunni dorati dal grano. In nessun campo bisogna mietere prima del tempo della raccolta.

    Tuttavia, per quanto graduali siano le innovazioni del tempo e i corrispondenti progressi della mente umana, vi sono certe epoche in cui, per ciò che le nostre limitate vedute chiamano caso, particolari soggetti escono alla luce per un subito impulso, attirando l’attenzione generale e così inducendo le menti umane a impegnarsi nell’investigazione di essi. In tali epoche, parole che in altri tempi sarebbero cadute senza essere ascoltate possono penetrare profondamente e dare buoni frutti.

    Accade comunque raramente che, al primo esprimersi di qualsiasi grande eccitazione, quando strane novità sembrano erompere nel mondo, le menti, sia dei sostenitori sia degli avversari, mantengano la dovuta moderazione nell’affermare come nel negare. L’ardore di un nuovo zelo e il senso del pregiudizio da lungo tempo dominante, pronti all’offesa quando per la prima volta si contrastano, sono egualmente sfavorevoli per una calma inchiesta e un giudizio critico.

    Così al giorno d’oggi (in cui il tumulto degli inizi si è placato e anche una piccola voce può essere udita), forse meglio che in qualsiasi altro momento degli ultimi dieci anni durante i quali il nostro paese è stato testimone del sorgere e del progredire di ciò che può essere chiamato un risveglio di pneumatologia, il soggetto può essere discusso con minor passione e accolto con minor pregiudizio. E se uno scrittore, nel trattarlo in tali condizioni, sfugge ad alcune di quelle secche sulle quali i primi ricercatori si sono arenati, questo può esser dovuto tanto a una felice scelta del momento quanto al merito di un superiore discernimento.

    Inoltre, per quel che riguarda la questione di cui mi propongo di esaminare le probabilità, eventi recenti hanno non solo richiamato l’attenzione dell’udienza, ma anche, in certa misura, aperto la via al conferenziere. Il rigore del tabù si è allentato. E questo era particolarmente desiderabile.

    Poiché, dato che l’inchiesta tocca la probabilità di un intervento ultraterreno - sebbene non si possa dire che esso sia stato perso di vista in un qualsiasi momento a cominciare dall’alba della civiltà, sebbene le Scritture ne diano testimonianza fin dalle prime epoche, e sebbene, negli ultimi tempi, abbia sfidato spesso, in varie forme di superstizione, il terrore degli ignoranti – è sembrato, nel secolo scorso, che essa perdesse gradualmente credito e reputazione, fino a essere esclusa dalla società rispettabile e dai circoli filosofici. Gli uomini più accorti si guardavano bene dal mettere a repentaglio la reputazione del loro buon senso, occupandosene in qualche modo.

    Questo, tuttavia, con onorevoli eccezioni. Fra queste non ne ho mai incontrata una così originale nel pensiero e così filosofica nello spirito come Isaac Taylor. Tuttavia egli ha trattato con mano maestra una sola branca dell’argomento: quella analogica (1).

    Un’altra parte di questo campo di ricerche è stata parzialmente occupata, ogni tanto, da una classe di scrittori, spesso tedeschi, generalmente considerati superstiziosi sognatori; fra questi Jung Stilling è forse uno dei migliori esempi (2), pio, franco, abile, di una probità oltre ogni sospetto, ma anche in qualche modo mistico, il Consigliere aulico del Baden cercò prove della sua speculazione in pretesi avvenimenti oggettivi (come apparizioni, case infestate e simili) di cui accettò le relazioni e sui quali eresse la sua teoria spiritista con una facilità di fede per la quale l’apparente evidenza sembra essere, in molti degli esempi citati, insufficiente garanzia. Ai nostri giorni molti hanno seguito una simile linea di argomentazione accogliendo la simpatia del pubblico almeno in un caso, se sedici edizioni in sei anni possono esserne conferma (3).

    Si può ammettere tuttavia che queste narrazioni sono state lette in genere piuttosto per passare un’ora piacevole che per scopi più seri. Hanno spesso suscitato la meraviglia, di rado ispirato convinzioni. Ma questo, credo, è dovuto, non a una vera insufficienza in questo campo, ma piuttosto, anzitutto, a un modo non filosofico di presentare il soggetto, parlando di meraviglie e di miracoli là dove era solo questione di fenomeni naturali anche se ultraterreni; e, secondariamente, a un indiscriminato frammischiarsi del vero con l’apocrifo, alla mancanza di giudizio nella cernita e di attività nella verifica. Io non mi sono fatto scrupolo di scegliere da queste fonti, cercando tuttavia di separare il grano dalla paglia, e contento, nel far così anche se il materiale utilizzabile che restava si riduceva a ben poco.

    Essenzialmente collegati con questa inchiesta, e tali da essere studiati da chiunque vi si impegni, sono i fenomeni raggruppati in quello che abitualmente viene chiamato magnetismo animale. Il magnetismo animale, palesatosi dapprima in Francia tre quarti di secolo fa, vide i suoi progressi arrestati all’inizio, quando le sue affermazioni erano ancora vaghe e i suoi principali fenomeni non erano stati ancora osservati, dal celebre rapporto di Bailly (4). Spesso è caduto nelle mani di osservatori inesperti e superficiali, talora di ciarlatani matricolati, le sue pretese sono state stravagantemente sostenute da alcuni e arrogantemente negate da altri. Ma si è fatto tuttavia strada attraverso gli errori degli amici e le denunce dei nemici e (cosa che è ancor più difficile a combattersi) attraverso le frequenti mistificazioni di impostori e i grossi abusi occasionali dei suoi poteri, fino a essere oggetto di considerazione e di studio da parte di uomini di talento e di reputazione indubbi - fra i quali eminenti membri del corpo medico - e ha per lo meno ottenuto un posto modesto anche negli accreditati e popolari trattati di scienza fisiologica (5).

    Le prove e gli argomenti analogici a cui abbiamo alluso in favore degli eventi ultraterreni, insieme a conferme come quelle portate dai fenomeni di sonnambulismo, erano già note al mondo prima che, nell’oscuro villaggio di Hydesville, una ragazzina (6), rispondendo agli insistenti colpi che per più notti avevano turbato il sonno di sua madre e delle sue sorelle, ebbe la ventura di scoprire che questi suoni sembravano mostrare caratteristiche di intelligenza.

    Da quel giorno una nuova e importante fase si offrì allo studioso di pneumatologia, e con essa un nuovo dovere: quello di determinare il vero carattere di quella che fu talora chiamata Epidemia americana, più meravigliosa nelle sue manifestazioni, più vasta nella sua espansione di ogni altra fra le epidemie mentali - talune delle quali accompagnate da straordinari fenomeni - ricordate dai medici e dagli psicologi dell’Europa continentale.

    Da quel giorno, inoltre, venne gradualmente alla luce un nuovo settore della scienza dell’anima: quello positivo e sperimentale. Fino a ora, il maggior numero di opere di psicologia o pneumatologia sono consistite esclusivamente in speculazioni tratte o dall’analogia o dalla storia, sacra o profana: fonti eminenti ma non uniche. Oggi un tale lavoro non può essere considerato completo senza un esame dei fenomeni e una citazione delle autorità. E così, sebbene una parte del presente volume consista di ricordi storici, poiché le meraviglie del presente non possono essere appropriatamente giudicate senza l’aiuto del passato, un’altra e più vasta parte abbraccia racconti di data moderna, fenomeni avvenuti relativamente di recente, le cui prove sono state raccolte con la stessa cura con cui un membro della professione legale deve esaminare le sue testimonianze e preparare il caso per un processo.

    Nello scorrere un’opera di questo carattere, il lettore farà bene a tenere a mente che i fenomeni esistono indipendentemente da ogni opinione relativa alla loro natura e alla loro origine. Un fatto non deve essere trascurato o respinto perché può essere stata avanzata una falsa teoria per spiegarlo. Se è importante, la sua importanza non dipende dalle teorie.

    E se si replicasse, per questa classe di fatti, che essi non hanno importanza intrinseca, la risposta è, anzitutto, che, sebbene l’età presente, come ho ammesso fin dall’inizio, sia utilitaristica - in quanto cerca il positivo e tende al pratico - tuttavia il positivo e il pratico possono essere intesi in un senso falsamente restrittivo. Non si vive di solo pane. Si vive per svilupparci e migliorarci non meno che per esistere. E lo sviluppo e il miglioramento sono cose reali quanto l’esistenza stessa.

    Ciò che porta alla nostra coscienza nobili idee, gioie raffinate, ciò che produce buoni frutti nella mente, anche se non lo percepiamo con gli occhi e non lo tocchiamo con le mani, è talora qualche cosa di più di un sogno ozioso. La poesia della vita è qualche cosa di più di una metafora. Il sentimento è legato all’azione. E il mondo, con tutto il suo rude materialismo, non è morto per questa verità. Vi è un angolo, anche nelle nostre anime prosaiche, in cui si annida l’ideale e dal quale esso può essere evocato per divenire non una mera fantasia ma il prolifico genitore del progresso. E, di tempo in tempo, esso è realmente evocato per nobilitare ed elevare. Non si tratta solo di aspirazioni entusiaste. Che cosa è la civiltà se non la realizzazione delle aspirazioni umane?

    Tuttavia non mi fondo su sole generalità. Quando mi si dice che studi come quelli che formano la base di questa opera sono soltanto curiosi e di carattere speculativo, che non portano a niente di solido e che quindi non meritano di attirare l’attenzione di un mondo affaristico, la mia seconda risposta è che tale obiezione è una virtuale richiesta di quei problemi stessi che mi propongo di discutere in questo volume. E’ un assumere in anticipo un atteggiamento negativo; è un prendere per dimostrato che i fenomeni in questione non possono stabilire la realtà di un intervento ultraterreno.

    Perché, se la stabiliscono, deve essere ben rozzo e trascurato l’uomo che chiede: «Qual è l’utilità?». Questa non è la nostra dimora definitiva; e sebbene durante il nostro soggiorno di sessanta o settant’anni si debbano dedicare le nostre migliori energie alla causa del miglioramento terreno e della felicità, sebbene sia nostro stretto dovere, finché siamo qui, di provvedere in certa misura al benessere terreno di tutti e in particolare alle esigenze e ai conforti del focolare domestico, e sebbene, in quanto esseri umani attivi, la parte di gran lunga maggiore dei nostri pensieri e del nostro tempo debba, o dovrebbe, essere impiegata in tal modo, tuttavia, se la nostra definitiva abitazione deve essere presto stabilita altrove, se via via che gli anni passano i nostri affetti ci sfuggono laggiù, dinanzi a noi, se il nostro cerchio domestico dissolvendosi qui si ricostituisce nuovo e durevole in altre regioni (7), dovremo considerare quella nostra futura dimora una mera e oziosa curiosità, una fantasia che non val la pena di accertare, anche se, in verità, un cenno di essa può sempre raggiungerci qui, nel nostro pellegrinaggio, prima del distacco?

    Non possiamo risolvere frettolosamente questo problema, come alcuni credono di poter fare, con un argomento a priori contro la possibilità di un rapporto umano con gli abitatori di un altro mondo. In particolare la Bibbia ci impedisce di farlo. Quello che è avvenuto un tempo può ancora avvenire (8).

    Le Scritture insegnano che tali rapporti vi furono nei tempi antichi, e in nessun luogo affermano che in seguito non sarebbero più avvenuti.

    E quando, anticipando ogni accurato esame di questo problema, decidiamo che, almeno ai nostri giorni, un tale intervento è impossibile, sarebbe bene che considerassimo se il nostro sadduceismo non vada oltre quello che pensiamo; se, forse inconsciamente, non colpisca più a fondo di un semplice scetticismo nei moderni agenti spirituali. Guardiamo se, scartando sprezzantemente ciò che è di moda considerare superstizione, non neghiamo virtualmente anche ciò che è essenzialmente fede (9). L’esistenza attuale di un altro mondo è in noi come una verità vivente? Crediamo noi veramente di essere circondati da esseri di un’altra sfera che ci proteggono e ci amano? Con il nostro cuore, o solo con le labbra, accogliamo, se pur la accogliamo (10) la dottrina contenuta nei versi di Milton:

    Milioni di esseri spirituali passano sulla terra non visti, sia che vegliamo o dormiamo?

    Se tutto ciò è per noi qualche cosa di più di un puro suono, con quale ombra di ragione possiamo considerare sicuro e stabilito, prima di ogni discussione in proposito, che una comunicazione con un altro mondo non ci è più concessa in questo?

    Ogni ragionamento a priori, se vi si fa ricorso, parla in favore di tale intervento. Uno dei più forti argomenti naturali a prova dell’immortalità dell’anima è sempre stato considerato il fatto dell’universale credenza dell’uomo nell’aldilà; sentimento, questo, così comune a tutte le età e a tutti i paesi che può rivendicarsi i caratteri di un istinto (11).

    Ma la credenza nella occasionale comparsa o influenza negli affari umani di spiriti disincarnati (12), non è meno generale né meno istintiva, sebbene si debba ammettere che nei secoli oscuri degenerò di solito nella demonologia (13). Il principio, tuttavia, può essere vero e la forma sbagliata, cosa che ricorre costantemente nella storia della mente umana, come quando una religione, per esempio, assunse e mantenne per secoli la forma pagana.

    La materia in discussione deve dunque essere affrontata più da vicino. Non abbiamo il diritto di considerarla una questione chiusa, di respingerla bruscamente in quanto implica assunti incredibili o di liquidarla con conclusioni anticipate negandola genericamente (14). Non è né logico né conveniente decidere, prima dell’investigazione, che la presenza di interferenze ultraterrene sarebbe contraria all’economia divina. E’ nostro compito esaminare le opere del Creatore, e di lì, se proprio dobbiamo, trarre conclusioni circa le Sue intenzioni. Rientra nella nostra attività cercare e

    stabilire fatti e poi costruire su di essi; non erigere sulla sabbia di preconcette teorie arrischiate che la scienza, nel suo progresso, può assalire e rovesciare come il sistema di Galileo fece con gli inquisitori di Roma (15).

    Così pure è biasimevole, qualora nella nostra ricerca di prove ci si imbatta nella testimonianza di persone umili e incolte, il respingere un fatto bene accertato perché consideriamo la sua origine scarsamente reputabile.

    Possiamo imparare da ogni classe di persone. Dobbiamo trovare le verità in ogni rango sociale. Cose che sfuggono a chi è reputato saggio e prudente possono essere percepite da coloro che in fatto di conoscenza tecnica sono solo dei fanciulli al confronto. Il semplice sapere non sempre illumina: può essere distorto e oscuro. E’ un’acuta ironia, spesso applicabile nella vita pratica, che Goethe pone in bocca all’uomo dalla Mano di Ferro, il forte «Götz di Berlichingen». Quando il suo figlioletto, dopo avere ripetuto la sua lezione di geografia, bene imparata a memoria, sul villaggio e il castello di Jaxthausen, sede della famiglia Berlichingen sulle rive del Jaxt, non riesce a rispondere alla domanda del padre, di qual castello stesse parlando, il vecchio guerriero esclama: «Povero bambino! Non conosce, per averlo veramente appreso, la casa di suo padre!».

    La maggior parte delle persone colte respinge senza scrupoli tutte le storie di case infestate, tutti i racconti di apparizioni, tutte le affermazioni di previsioni impressionanti o di sogni chiaroveggenti e simili come volgari manifestazioni di superstizione. Tuttavia vi è stata di recente una reazione. Ne

    vediamo i segni qua e là. So che da alcuni anni, in una delle principali università inglesi, si è formata una società fra i suoi membri più distinti con lo scopo di istituire, come dice la loro circolare a stampa, «una seria e franca inchiesta sulla natura dei fenomeni che vengono vagamente chiamati soprannaturali». I membri hanno sottoposto questi fenomeni a un’accurata classificazione, hanno pregato i loro amici fuori della società di aiutarli a formare una vasta raccolta di casi autentici, come di sogni notevoli e di apparizioni sia da parte di persone viventi sia da parte di defunti; l’uso che ne verrà fatto sarà sottoposto a futura considerazione (16).

    Bisogna tuttavia riconoscere che esempi come questo, per quanto significativi, sono solo eccezioni. La regola è di considerare le prove di rivelazioni in sogno, o del carattere oggettivo delle apparizioni, o della realtà di quei disturbi che vanno sotto il nome di infestazioni, come dovute o a coincidenze accidentali, o a malattie, o a illusioni, o a voluto inganno. Uno degli scopi del presente volume è di cercare se, facendo così, non trascureremo qualche fenomeno effettivo.

    Oltre questo, non ho intenzione di affrontare un soggetto affine. Non investigherò in quest’opera ciò che va sotto il nome di manifestazioni spiritiche, come movimenti di tavoli, colpi, medianità e simili. Come il geologo preferisce esaminare dapprima la roccia in situ, così io reputo meglio, in questo momento e in questo contesto, esaminare i fenomeni spontanei piuttosto che quelli che vengono provocati: i fenomeni che sembrano presentarsi non richiesti, o, come di solito diciamo, per intervento divino, piuttosto di quelli che sembrano essere stati richiamati mediante il deliberato sforzo dell’uomo. Io ho studiato i primi molto più accuratamente dei secondi; e, in un solo volume, mi mancherebbe lo spazio per trattarli entrambi.

    Ma, se avessi spazio, e mi sentissi al livello dell’impresa, non sarei spaventato dal fatto che il soggetto sia ancora considerato con molta diffidenza e spesso sia affidato a mani disgraziate. So che è di moda – una moda molto reprensibile - coprire di ridicolo e disprezzo i risultati straordinari che sembrano presentarsi in questi casi. Comunque stiano le cose, un tale atteggiamento non è né politico né saggio. Non si corregge l’errore disprezzandolo. Nessun uomo sensato, bene informato dei fatti, nega che, come ogni altro procedimento che tenda a spiegare la conoscenza oltre la tomba, anche questo abbia i suoi fanatici, traviati da fantasie e perduti nei meandri dell’immaginazione. Ma non abbiamo giustificazione nel mettere sommariamente da parte, senza farne prova, ogni classe di fenomeni asseriti, solo perché abbiamo scoperto fra i loro sostenitori osservazioni superficiali e falsa logica. Le opinioni razionali possono essere sostenute irrazionalmente.

    Un credo può essere vero anche se i suoi difensori possano dare insufficienti ragioni per la loro fede. Origano, maestro di astronomia del famoso Seni, al servizio del Wallenstein, fu uno dei primi difensori del sistema copernicano; e tuttavia i suoi argomenti per provare il movimento della terra sono esattamente sullo stesso piano, quanto all’assurdità del loro carattere, di quelli avanzati dalla parte opposta per provare l’immobilità di essa.

    Non vi è dunque nulla di conclusivo nel fatto che l’investigatore di questo soggetto incontri migliaia di esagerazioni. Che a ogni passo si scoprano errori e assurdità, non risolve la questione. Il vero problema è molto più profondo.

    «Vi sono errori», dice Coleridge, «che nessun saggio tratterà severamente finché c’è una probabilità che siano il riflesso di qualche grande verità ancora nascosta dietro l’orizzonte» (17). E deve essere uno scettico incorreggibile colui che abbia esaminato criticamente i fenomeni in questione senza

    giungere alla conclusione che, per quanto inesattamente essi possano essere stati interpretati fino a oggi, i nostri migliori poteri della ragione hanno il compito di determinare il loro esatto carattere.

    In questi fatti vi sono meraviglie che si dischiudono alla mente umana.

    Possono essere puramente scientifiche nella loro natura, ma, in tal caso, meritano un posto accanto alle meraviglie dell’elettricità nelle sue varie fasi.

    Anche se alla fine risultassero essere fenomeni esclusivamente fisici, non dovremmo umiliare e scoraggiare coloro che cercano scoprirvi agenti ultraterreni. Vi sono ricerche in cui, se non si risparmiano pene e lavoro, cadere onestamente è onorevole come, trionfare in altre. E alcune delle più importanti scoperte sono state fatte durante una ricerca dell’impossibile. Si dice che Muschenbroeck sia inciampato nell’invenzione della bottiglia di Leida mentre cercava di raccogliere e imprigionare l’effluvio elettrico di Talete.

    Anche i moralisti e gli uomini di stato dovrebbero mettersi in mente di avere qui a che fare con un argomento che influenza già seriamente l’opinione umana. I fenomeni talora detti spiritici, genuini o spuri che siano, hanno richiamato l’attenzione e si sono accattivati più o meno la fiducia non solo di migliaia ma di milioni di persone (18). E se queste stupefacenti novità hanno modo di espandersi fra noi senza carte geografiche né bussola con cui guidare il nostro viaggio attraverso un inesplorato oceano di mistero, possiamo trovarci alla mercé di ogni sinistra influenza.

    Fra le comunicazioni comunemente ottenute, che pretendono essere ultraterrene, ve ne sono parecchie che sembrano giustificare il vecchio detto di Pitagora: «Non con ogni pezzo di legno può essere fatto un Mercurio». Sia che ci vengano da un altro mondo o da questo, non poche di esse contengono un vasto frammischiarsi di verità e di falsità e una massa di puerilità che si alternano con la ragione. A volte manifestano passioni inferiori; ogni tanto sono caratterizzate da espressioni blasfeme; e alcune di esse, anche quando non sono da presumere una frode o un agente cosciente, mostrano inconfondibili prove di un’origine o di una influenza terrestri: come ammettono anche i più candidi e sensibili sostenitori della teoria spiritista dopo una sufficiente esperienza (19).

    Da questo proviene senza dubbio un grande pericolo per le menti deboli e troppo credule.

    Questo pericolo è enorme perché gli uomini sono inclini a considerare sicuro che, quando avremo dimostrato (se potremo dimostrarlo) il carattere spiritico di una comunicazione, non occorrerà altra dimostrazione della verità dei fatti affermati e delle opinioni espresse in essa.

    Questa è una conclusione molto illogica, sebbene uomini di valore vi siano spesso pervenuti (20). Altra cosa è determinare l’origine ultraterrena di una comunicazione e altra cosa è provare la sua infallibilità o anche la sua autenticità. In realtà vi sono più plausibili ragioni che non si creda a favore dell’opinione propria di alcuni uomini di talento, protestanti o cattolici (21), che le comunicazioni in questione provengano dai Poteri delle Tenebre e che «entriamo sulla soglia di un processo di manifestazione demoniaca, i cui risultati non possono essere previsti».

    Ma non vedo una qualsiasi giusta causa per tale opinione. Le ragioni per questo risveglio di credenze antiquate mi sembrano solo plausibili. Dio ha permesso che il diavolo esista in questo mondo; tuttavia non dobbiamo concludere, per questa ragione, che l’inferno regni sulla terra. Pensiamo che forse in questo antagonismo possa celarsi la via del progresso. O, almeno, pesiamo il bene contro il male e contiamo nella benevolenza del Creatore. Ma il Suo potere non è limitato a questa vita terrena. E se Egli permette comunicazioni con l’altra sponda, sarebbe forse in accordo con i Suoi attributi che tali comunicazioni si risolvano in una mera ossessione demoniaca?

    Le ragioni di una credenza così tetra e scoraggiante mi sembrano soprattutto fondate, almeno presso i protestanti, su di un errore di influenza molto negativa e del quale, in un capitolo successivo, sul «Cambiamento della morte», avrò occasione di parlare a lungo. Alludo all’opinione, nutrita da molti, che il carattere dell’uomo sia sottoposto, dopo la morte, a una subitanea trasformazione; e che le peculiarità e i pregiudizi che distinguono l’individuo in questo mondo non passino con lui nell’altro. Ma se invece passano, l’eterogeneo carattere delle comunicazioni ottenute di là (se tali comunicazioni esistono) non deve sorprenderci. E’ precisamente quanto possiamo ragionevolmente attenderci.

    Dio permette che dagli esseri di molteplice carattere di questo mondo, verità e menzogna frammiste possano raggiungerci: perché non dovrebbe avvenire altrettanto con gli esseri di un altro mondo, se vi prevale la stessa varietà di sentimenti e di opinioni? Noi siamo di continuo chiamati, dall’esercizio della nostra ragione, a separare il vero dal falso nel primo caso. Chi può assicurarci che siamo dispensati da questo dovere nell’altro? Affinchè non immaginassimo che, quando ci si comanda di provare tutte le cose, questa ingiunzione si limitasse ai soli agenti terreni, è stato aggiunto espressamente un testo (22) per dichiarare che anche gli spiriti devono essere sottomessi a prova.

    Un mondo in cui gli uomini fossero esonerati dal dovere, o privati del diritto, di mettere in giuoco il proprio giudizio, di separare, secondo i rigorosi dettami della coscienza, il bene dal male, il giusto dall’ingiusto, sarebbe un mondo disgraziato e degradato. Se un tal principio venisse portato alle ultime conseguenze, vi sarebbe infine un mondo privo non solo dell’esercizio della ragione, ma della ragione stessa. L’uso, per un’estensione che è difficile determinare,

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