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Eclisse di un'anima
Eclisse di un'anima
Eclisse di un'anima
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Eclisse di un'anima

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About this ebook

Maila è una giovane donna, cresciuta in un piccolo paese di provincia che vive la propria esistenza, soffocando la sua vera indole a favore dei dettami di una famiglia chiusa che la soffoca. La solitudine e la voglia di riscatto l’avvicinano al mondo al quale si sente più legata: i libri. Nuovi incontri e un misterioso amico le apriranno le porte di un destino che neanche sapeva che esistesse. Un fato diverso l’attende, ma solo guardando veramente dentro se stessa, potrà capire la sua vera natura e scegliere chi diventare. E lo scoprirà solo attraversando le sue speranze, le delusioni e la sofferenza. Il suo lato buio o lo spirito di luce? Odio o amore? Cosa deciderà Maila di diventare? Una famiglia ostile, l’amicizia indissolubile e i dubbi del cuore saranno l’ago della sua bilancia. E se a peggiorare la scelta, ci fosse un amore evanescente? Ci si può innamorare di chi non esiste?
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJun 27, 2016
ISBN9788892614918
Eclisse di un'anima

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    Eclisse di un'anima - Stefania Palamidesi

    un'anima

    CREDI IN NOI…

    Ascolta il tuo cuore

    Senti i battiti che ti parlano di me

    Quei sussurri vengono dall’anima

    Dall’essenza che ci ha destinati

    A stare insieme in eterno

    Il mio cuore conosce il tuo

    Il tuo cuore percepisce il mio

    Anima di luce

    Portami fuori da questa oscurità

    E liberami col tuo amore

    Dalla prigione del nulla

    Tutti vogliono la felicità nessuno vuole il dolore, ma non si può avere un arcobaleno senza un po' di pioggia. Kahilili Gibran

    Ci sono misteri nell’Anima che nessuna ipotesi può scoprire, nè nessuna intuizione può rivelare.

    Khalil Gibran

    A ciascuno di voi è riservata una persona speciale. A volte ve ne vengono riservate due o tre, anche quattro. Possono appartenere a generazioni diverse. Per incongiungersi con voi, viaggiano attraverso gli oceani del tempo e gli spazi siderali. Vengono dall’ altrove, dal cielo. Possono assumere diverse sembianze, ma il vostro cuore le riconosce. Il vostro cuore le ha già accolte come parte di sè in altri luoghi e tempi, sotto il plenilunio dei deserti d’ Egitto o nelle antiche pianure della Mongolia. Avete cavalcato insieme negli eserciti di condottieri dimenticati dalla storia, avete vissuto insieme nelle grotte ricoperte di sabbia dei nostri antenati. Tra voi c’è un legame che attraversa i tempi dei tempi: non sarete mai soli

    (Molte vite,un solo amore – Brian Weiss)

    "Gli incontri più importanti sono gia combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano.

    Generalmente essi avvengono quando arriviamo ad un limite.

    Quando abbiamo bisogno di morire e rinascere emotivamente".

    Paulo Coelho

    PREMESSA

    L’Essere umano è una scintilla divina scaturita direttamente dall’Universo. Così come, sono state create le stelle, le galassie, i pianeti, anche gli uomini fanno parte della medesima energia del creato.

    Pura essenza, chiamata Anima, che si materializza in un involucro e che fa esperienza terrena in un corpo costituito da carne, sangue e materia.

    Energia eterna che, di volta in volta, apprenderà una lezione terrena, per poi ritrasformarsi nell’interezza del Cosmo o mettersi al servizio degli altri, grazie alle esperienze accumulate nel tempo.

    Queste anime antiche, che vorranno insegnare, dopo aver imparato, affiancando altre anime giovani, accudendoli e standogli vicini, vengono citate come spiriti celesti o semplicemente ANGELI.

    Essenze eteree che conoscono le debolezze umane, ma che amano il loro potenziale interiore, tanto da proteggerli dai mali che potrebbero incontrare e confortando, se richiesto, dai loro protetti.

    A volte, però, l’essenza antica può anche scegliere di intraprendere un’altra strada, volgendo la sua missione dalla parte del male, invece che del bene.

    Sono esseri che faranno di tutto per intrappolare essenze di luce e portarle al di là dell’oscurità, nell’eterna lotta tra i destini d’illuminazione o di buio delle creature chiamati esseri umani.

    E da questa premessa che avrà corso questa storia…

    Una narrazione a dir poco diversa, che potrà far riflettere su ciò che si conosce, che si ha paura di scoprire e ciò che potrebbe essere probabile.

    E’ una storia fatta di scelte, di lotte interiori, di inganni e di apparenze.

    Una storia che parla di sentimenti reali eppur illusori, dove l’amore sarà il vero grande segreto che salverà l’anima e che ridarà speranza al genere umano.

    Un romanzo, intriso di spiritualità mescolato alla poesia, nato completamente dalla mia penna e magicamente sentimentale, che sperimento per la prima volta.

    Spero vi piaccia.

    Stefania Palamidesi

    "Lui ti prende la mano per la prima volta e la memoria di questo tocco trascende il tempo, e fa sussultare ogni atomo del tuo essere. Lei ti guarda negli occhi, e tu vedi l’anima gemella che ti ha accompagnato attraverso i secoli. Ti senti rivoltare le viscere. Hai la pelle d’oca. Tutto, al di fuori di questo momento, perde importanza.

    Il riconoscimento dell’ anima gemella può essere immediato. Si avverte un’ improvvisa sensazione di familiarità, di conoscere già questa persona appena incontrata, ben oltre i limiti cui arriva la mente consapevole.

    A farti capire che ti trovi di fronte a un tuo compagno d’anima può essere uno sguardo, un sogno, un ricordo, un sentimento. E tale risveglio può avvenire anche attraverso un tocco delle mani di lui, o il bacio delle labbra di lei, e la tua anima balza di nuovo alla vita.

    …arriva a te attraverso i secoli, per baciarti ancora una volta, e per ricordarti che siete sempre insieme, fino alla fine dei tempi". (Brian Weiss)

    INTRODUZIONE

    Tutti i luoghi e i personaggi sono totalmente inventati, come è giusto che sia un romanzo di carattere fantasioso. Anche se alcuni elementi sono esistiti così come persone e situazioni, sono stati però da me artefatti.

    Alla base della storia, verranno raccontati eventi e persone che in qualche modo hanno fatto parte del mio quotidiano, completamente ricreati dalla mia fervida fantasia e dalle mie convinzioni prettamente spirituali.

    I miei studi riguardo la mia crescita interiore, mi hanno portato a vivere determinate realtà che di volta in volta metto nei miei romanzi, vestiti da illusoria magia e fantasia… che fantasia non è propriamente, secondo me.

    Inoltre, mi piaceva l’idea di poter utilizzare alcune mie poesie, scritte in un periodo della mia vita in cui l’idea delle anime eterne e immortali, custodi dei nostri cuori, mi ha ispirato.

    Come ogni essere che crede nell’eternità, nelle emozioni e con la passione per la scrittura, ho voluto dare risalto a una storia diversa dalle altre, dove la poetica diventerà il collante magico della trama.

    Questa storia potrà sembrare particolare, ma come già accennato nella premessa, è un esperimento che sto facendo.

    Questo romanzo ha un valore particolare per me.

    All’interno, sono conservati tutti i miei credo, il mio amore per la vita, per l’Universo, per la poesia e sempre dentro di me, il mio mondo fantastico.

    E con essi, vi scorgerete il mio cuore, la mia fragilità, la mia forza e la speranza di cui sono fatta.

    Il Guerriero della Luce

    Ogni guerriero della Luce ha avuto paura di affrontare un combattimento.

    Ogni guerriero della Luce ha tradito e mentito in passato.

    Ogni guerriero della Luce ha imboccato un cammino che non era il suo.

    Ogni guerriero della Luce ha sofferto per cose prive di importanza.

    Ogni guerriero della Luce ha pensato di non essere un guerriero della Luce.

    Ogni guerriero della Luce ha mancato ai suoi doveri spirituali.

    Ogni guerriero della Luce ha detto quando avrebbe voluto dire no.

    Ogni guerriero della Luce ha ferito qualcuno che amava.

    Perciò è un guerriero della Luce: perché ha passato queste esperienze e non ha perduto la speranza di essere migliore.

    (Dal Manuale del guerriero della Luce di Paulo Coelho, Bompiani.)

    AURORA - I

    Disamore è una cittadina di poche migliaia di anime, situata nella campagna laziale a qualche centinaia di chilometri dalla capitale, ma ubicata nel Frusinate. Un piccolo comune antico nato nei primi del ‘700 tra le campagne e le montagne.

    Un paese lussureggiante, disperso tra i fianchi di alture che lo proteggono dalle intemperie, isolandolo dal resto del mondo.

    Io, Maila Correnti vivevo lì ormai da 27 anni e non facevo più caso a quanto quel piccolo paesino stesse divenendo una località ambita da villeggianti, in cerca di pace e tranquillità. Talvolta venivano incuriositi dai cibi naturali e sani, di cui Disamore era rinomata per gli agriturismi, ove tutto ciò che si produceva veniva da bestiame e coltivazioni di propria produzione.

    Negli anni, la popolazione stava aumentando proprio perché i capitolini una volta scoperte quelle zone, sentivano il bisogno di uscire fuori dalla vita frenetica della grande città e tornare alla natura e alla serenità di quei luoghi.

    Il vero nome, iscritto nelle cartine geografiche italiane, in verità, non era Disamore, ma Angelicano e furono gli stessi abitanti, negli ultimi 50 anni, ad avergli dato quell’epiteto.

    Proprio all’opposto di cosa stava avvenendo in quei decenni, i giovani del paese non appena giungevano all’età di sposarsi, scappavano via da quel piccolo comune. Scappavano dalla tranquillità poco stimolante e l’esigua possibilità di farsi un futuro. Chi aveva delle ambizioni da realizzare non poteva rimanere lì, soffocati dalla semplicità del luogo e se ne andavano.

    In adolescenza, solevano ritrovarsi nella piazza principale, nell’unico bar dove si riunivano in un’unica comitiva che andava dai quindici anni fino ai 21,  con la ricerca spasmodica di trovare l’anima gemella per potersi sposare e andare in città.

    E ogni volta che si celebrava un matrimonio, gli adulti già sapevano che avrebbero perso altri due membri della comunità, assottigliandosi sempre più.

    Durante le vacanze però, tornavano a visitare la loro cittadina e quell’estati,  erano gli unici momenti in cui il paese prendeva vita e tutto diventava uno spasso giornaliero.

    Si organizzavano sagre, feste e mercatini serali dove le bancarelle di dolci e le luci, con cui decoravano le vie, facevano ben sperare che prima o poi, tutto sarebbe tornato come prima.

    Ma l’autunno li riportava in città e il comune tornava a spegnersi come un albero di Natale, finita la bisboccia delle feste.

    Da allora, si era sparsa la voce che, per quanto i luoghi fossero paradisiaci con le sempreverdi montagne e le campagne floride, l’amore non era una caratteristica del luogo e presero a chiamarlo familiarmente Disamore.

    Ero nata lì e non avevo mai sentito la necessità, come i miei coetanei, di scappare da quella pace per trasferirmi in città, in cerca di libertà e divertimento.

    Amavo quella natura e, la sua armonia silenziosa, mi teneva compagnia quando passeggiavo tra le vie del piccolo centro e tra i sentieri che mi portavano in aperta campagna.

    Con i miei fedeli libri, sin da piccola, mi avventuravo nelle campagne, in cerca di qualche spiazzo agreste, dove potermi riposare all’ombra di qualche ospitale albero per leggere.

    Da che mi ricordo, avevo sempre amato la lettura e tutto ciò che la mia immaginazione faceva emergere, tra le pagine dei tanti romanzi che mi catapultavano in altri universi.

    Avevo cominciato da piccola con i testi scolastici, apprezzando storie come Il piccolo principe o Piccole donne di Alcott. Le favole di Andersen o Perrault erano state per me l’inizio di una passione che mi portava a leggere migliaia di romanzi.

    Poi quell’inclinazione per la letteratura, pian piano era scaturita nella scrittura. Da allora, avevo preso l’abitudine dapprima a trascrivere i pensieri su di un vecchio diario in pelle, dalle pagine scolorite nel tempo. Poi a veri e propri reliquari che serbavo gelosamente nella mia stanza, sotto le reti del materasso.

    Nessuno in famiglia doveva sospettare la dedizione che avevo a quel meraviglioso mondo interiore che non avrebbero mai potuto comprendere.

    Ero nata in una famiglia tradizionale, dove l’unico che portava il necessario in casa era mio padre, artigiano del legno, mentre mia madre si era sempre presa cura dei tre figli, come una donna di stampo antico, integerrima e accentratrice.

    Ero l’ultima e il distacco generazionale con i miei fratelli, mi portava a essere quasi come una figlia unica.

    Mia sorella maggiore Lucrezia e mio fratello Jacopo avevano un decennio di differenza da me. Mi ero ritrovata a giocare sempre da sola e ormai avevo imparato a stare solo con me stessa.

    Mi ero buttata a capofitto nei libri, escludendo il resto della famiglia dal mio prezioso mondo immaginario. E di fantasia ne avevo da vendere eccome.

    La mia mente aveva sempre vagato in mondi paralleli, dove le più splendide creature magiche mi accompagnavano nei miei viaggi irreali, creati dalla fervida creatività.

    Tenevo ben nascosto quell’universo, tanto da sentirmi a volte un’aliena, nella sua stessa casa e con la sua famiglia.

    Con gli anni, avevo imparato a tenere per me quel mio strano vivere e mi ero assuefatta alla vita quotidiana, prima andando a scuola e poi, lavorando presso un piccolo negozio di fiori.

    Tra un cliente e l’altro però, sotto il bancone tenevo sempre un libro o il mio diario, dove continuavo ad appuntare pensieri che, di volta in volta, emergevano dalle mie fantasie e che avevano voglia di essere liberate.

    Quel desiderio di condividere tutto il mio mondo, col tempo, si era fatto sempre più impellente. Dopo essere riuscita a prendere la patente e con i pochi risparmi messi da parte, avevo acquistato una piccola utilitaria che mi consentì di essere quantomeno indipendente. Cominciai così a uscire da Disamore, in cerca di persone che avessero la mia stessa passione. E con il bisogno di sfuggire alla realtà, crebbe il mio desiderio di allontanarmene.

    Visitai tutti i comuni più grandi, con la speranza di trovare dei luoghi di ritrovo dove ci fosse qualcuno con cui poter intavolare conversazioni di carattere letterario.

    Sembrava però, che più le cittadine erano grandi e meno fossero interessate a quel genere di svago.

    Dopo tanto peregrinare un giorno, m’imbattei in un comune di poco più di diecimila anime, a pochi chilometri da Disamore e per mia fortuna, scovai il posto che tanto bramavo.

    Il comune era Santangelo dei Licati, situato nella parte est del Frusinate, verso il confine campano, anch’esso abbarbicato su un’altura e circondato da campagne agresti.

    Mi piacque subito quel posto e dopo aver cercato un parcheggio per l’auto, mi dilettai a visitare quel curioso paese che sembrava immerso in un mondo tutto suo.

    Le abitazioni rispecchiavano l’antichità di un comune che, probabilmente, era stato costruito secoli addietro. Negli ultimi anni, invece, si poteva notare come la modernizzazione e il progresso stavano inserendosi in maniera complementare, senza rovinare le caratteristica di quelle zone.

    Appena fuori dal paese, era stato costruito un delizioso piccolo centro commerciale, con il supermercato e negozi di ogni genere. Lo stile architettonico moderno rispettava l’ambiente, utilizzando materiali non nocivi e a basso consumo energetico. La struttura esterna era di vetro opaco mentre per i parcheggi erano stati utilizzati solo le zone erbose, senza cementarli. Persino la flora era stata rispettata: il centro era su un piano rialzato, senza intaccarne la fiorente vegetazione. I meravigliosi alberi secolari che incorniciavano il tutto, creavano le colonne come quelle di una casa matronale romana.

    Visitai il centro commerciale e fui felicissima di scoprire che, all’interno, c’era una ricca libreria fornita di tutti i generi letterari. Un piccolo esercizio colmo di libri, messi in sezioni specifiche per generi. Al centro del locale, tutta una gamma di best sellers con i cartellini dei prezzi scontati e una parte dedicata ai film e ai DVD musicali. E negli spazi angolari, comodi divanetti per potersi rilassare per scorrere qualche lettura, decidendo di acquistarla o meno. Sembrava proprio accogliente e ne approfittai.

    C’era poca gente e potei assaporare un silenzio ristoratore che mi fece perdere la cognizione del tempo e dello spazio.

    Presi un romanzo di fantascienza e mi accomodai serenamente su una poltrona, assaporando gli odori inequivocabili della carta stampata e delle intonse copertine nuove di zecca.

    Non mi accorsi che l’impiegato, seduto alla cassa, incuriosito da quella nuova faccia, si stava avvicinando. Mi scrutò con interesse, rimanendo a osservare quel sorriso entusiasta che, sicuramente, avevo sul

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