«Ci vorrà naturalmente una guida»: Memoria e dialoghi nell’opera di Dino Buzzati
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Book preview
«Ci vorrà naturalmente una guida» - Cristiana Lardo
Cristiana Lardo
«CI VORRÀ NATURALMENTE UNA GUIDA»
Copyright © 2014 by Edizioni Studium - Roma
Versione cartacea: ISBN 978-88-382-4340-0
Versione digitale: ISBN 978-88-382-4456-8
www.edizionistudium.it
ISBN: 978-88-382-4456-8
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Ringraziamenti
L’autrice desidera ringraziare Patrizia Dalla Rosa del Centro Studi Buzzati
per i preziosi suggerimenti e per aver fornito materiale bibliografico; l’amico e collega Fabio Pierangeli per il paziente supporto e l’attenta lettura del dattiloscritto; e, soprattutto, Ilaria Batassa, per i lampi di genio, l’aiuto nella revisione finale e il reperimento di materiali bibliografici.
Indice dei contenuti
Ringraziamenti
Introduzione
I. «Ci vorrà naturalmente una guida»: memoria
1. Ut pictura
: la mnemoteca di Dino Buzzati tra minaccia e letizia
2. Le storie dipinte
dei Miracoli di Val Morel
3. Toni Della Santa
II. «Ci vorrà naturalmente una guida»: dialoghi
1. Gli altri
nell’«Autoritratto»
2. Cronista di libri
3. Déjà lu?
Bibliografia
indice dei nomi
Cristiana Lardo
«CI VORRÀ NATURALMENTE
UNA GUIDA»
Memoria e dialoghi nell’opera
di Dino Buzzati
Edizioni Studium
Introduzione
In un pensiero inedito sulla sua agenda, tra le pagine degli ultimi mesi, Buzzati scrive:
Ci vorrà naturalmente una guida che conduce ai posti da salutare. Uno spirito, lo spirito del tempo, non triste, anzi scherzoso guai se non scherzasse. Oppure un cane. Questo per dar luogo ai dialoghi. Oppure, più semplice, le cose stesse si mettono a parlare. Sì, forse questa è la soluzione migliore [1] .
Il dialogo e la guida sono motore della narrativa di Buzzati. Sono la sua scelta stilistica, narrativa e soprattutto esistenziale. Questa analisi si propone di dar conto della vitalità critica che ora – finalmente – circonda la sua opera tramite una lettura trasversale delle sue opere, prendendo come guida
la memoria di sé e i dialoghi con la letteratura italiana: nella prima parte verrà analizzata la sua ultima opera, I Miracoli di Val Morel, nella seconda le possibili influenze letterarie italiane.
La voce di Buzzati è unica, apparentemente estranea al canone italiano eppure tanto riconoscibile da costituire, talvolta, un capitolo a sé nelle storie delle patrie lettere; una voce che si distingue e si ricorda: anzi, fatta apposta per farsi ricordare. Oggi, nel 2014, una volta sgombrato il campo critico da pesanti fardelli ideologici
che – fortunatamente – appartengono solo al passato, i contributi sull’opera di Dino Buzzati sono tanti e felici: attorno alla sua figura di letterato, e non solo, c’è un fervore vivace e fecondo.
Proprio per questo si è deciso di dedicare attenzione a un’opera particolare, che, tramite un doppio linguaggio, narrativo e visuale, ripercorre la sua opera (i suoi «posti da salutare» [2]) con un tono un po’ particolare.
Nell’opera di Buzzati convivono più toni: tragico e comico, sublime, pastiche, favola e cronaca, disperazione e redenzione e I Miracoli di Val Morel, opera ultima e definitiva, dimostra bene tutto ciò. Il libro è del 1971 ed è una raccolta di (finti) ex voto a santa Rita, per celebrare trentanove miracoli impossibili. Le peripezie affrontate dagli (immaginari) dedicatari sono una raccolta dei motivi letterari e pittorici sui quali si fonda tutta la produzione buzzatiana: affidare le paure, le minacce, le inquietudini dei suoi personaggi a santa Rita vuol dire, in qualche modo, da un punto di vista narrativo, ripercorrerle tutte, per dare a esse una seconda vita; e una conclusione, stavolta positiva, con l’idea che ciascuna porzione di incubo affrontato negli anni abbia in sé la possibilità di essere riscattata. L’orizzonte ultimo travalica allora il carattere stesso di tutta la sua opera: si tratta di dare alle sue storie una promessa di futuro, di metterle nelle mani narrative di santa Rita, la santa dei miracoli impossibili.
La seconda parte di questo volume, dialoghi
, cerca invece di rintracciare, nella sua opera tutta, tangenze e memoria di autori italiani appartenenti al recente passato letterario italiano: si proporranno contatti reali o letterari, magari involontari, frutto di fenomeni di vischiosità
, ossia immagini che si insediano nella memoria del lettore e ne producono altre, vicine alle prime anche senza averne diretta cognizione, o riferimenti riconoscibili. Sono comunque dialoghi – magari a distanza – tutti in italiano.
La poesia si nutre di altra poesia e un libro nasce sempre da altri libri; sembra però che per Buzzati questo sia stata messo in qualche modo da parte, per privilegiare, forse a ragione, il lato tutto straniero delle sue fonti letterarie. Se la critica ha individuato assai bene e con precisione le fonti straniere di Dino Buzzati, è solo da poco tempo che vengono messi in risalto i suoi dialoghi a distanza con autori del nostro panorama letterario.
Analizzando l’opera di Dino Buzzati si è provato a rintracciare echi, toni, stilemi, motivi o talvolta riconoscibili sintagmi di altri autori, che Buzzati non poteva non conoscere e che hanno lasciato una traccia vischiosa
nelle sue opere. Gli echi hanno i nomi di Giacomo Leopardi, di Giovanni Pascoli, di Eugenio Montale, per esempio, ma anche di atteggiamenti letterari, come l’espressionismo o la letteratura umoristica. Un discorso tutto particolare, inoltre, sarà dedicato al posto di Buzzati all’interno della letteratura fantastica del Novecento.
Insomma, quelle «cose stesse (che) si mettono a parlare», che Buzzati si augura, sono sicuramente anche i libri, le pagine, la scrittura.
[1] Di cui riferisce L. Bellaspiga nel suo saggio Dio che non esisti, Ti prego, Àncora, Milano 2006, p. 182.
[2] «Il partire dal concreto, dal noto, da quella verosimiglianza delle cose che – ci ha sempre ricordato – tutti credono sia il vero, per poi arrivare lontano, al fuori dal tempo, all’ignoto?» (P. Dalla Rosa, Lassù... laggiù... Il paesaggio veneto nella pagina di Dino Buzzati, Marsilio, Venezia 2013, p. 20).
I. «Ci vorrà naturalmente una guida»: memoria
«Un libro che possa chiamarsi libro dovrebbe
costituire la giustificazione di un’intera vita,
dovrebbe soprattutto essere scritto per una reale
necessità interiore» [1].
[1] D. Buzzati, Far pubblicare un romanzo è più difficile o più facile di una volta?, in «La lettura», VI, giugno 1937.
1. Ut pictura
: la mnemoteca di Dino Buzzati tra minaccia e letizia
I miracoli di Val Morel è l’ultima opera di Dino Buzzati. Trentanove quadretti, ex voto immaginari, nei quali sono rappresentati altrettanti miracoli di santa Rita da Cascia.
I quadretti raffigurano miracoli di tanti tipi. Si tratta di miracoli impossibili compiuti nella fantasia letteraria e pittorica, con un unico, immenso elemento comune: essi raffigurano l’immaginario buzzatiano presente in tutta la sua produzione letteraria. Ogni ex voto raffigura, dunque, «un simbolo polisenso che assume, nel contesto delle singole opere, connotazioni molteplici e intrecciate; ogni luogo fisico diventa luogo metaforico e metafisico; accanto, dentro e dietro la realtà quotidiana si presentano gli indizi e gli emblemi di un’altra realtà» [1]. La scelta stessa del genere dell’ex voto indica una via precisa: la tavola votiva è «un’immagine narrativa capace di far rientrare in una tavoletta dipinta, di fattura artigianale più che artistica, personaggi terreni e ultraterreni e le rispettive azioni e passioni nei loro aspetti incoativi e terminativi, al di qua e al di là del momento raffigurato» [2].
Una «mnemoteca», allora [3]: un riepilogo di auto citazioni, un modo ultraletterario di riparlare di sé, autentica e omnicomprensiva opera omnia, con l’idea che ciascuna porzione di incubo − affrontato negli anni – abbia in sé la possibilità essere riscattata. «Già dalla prima pagina – scrive Lorenzo Viganò nella Postfazione alla recente edizione Mondadori dei Miracoli − si rivela una sorta di album personale, che raccoglie, rielaborandole, atmosfere della memoria e luoghi dell’anima; fatti vissuti, ascoltati e sognati in oltre sessant’anni di vita. Così ricco di sfaccettature, rimandi, citazioni, messaggi, assonanze da non poter essere considerato, come ingiustamente avvenne per Poema a fumetti, l’ennesimo gioco del suo autore» [4].
Illuminanti, parlando dei Miracoli, e non solo, sono le parole di Stefano Lazzarin:
Buzzati [...] è un profondo conoscitore