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Il caso Bertrand
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Il caso Bertrand

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Cosa si nasconde dietro l’improvvisa morte del giovane, affascinante e ricco avvocato François Bertrand, socio di uno dei più prestigiosi studi della zona operanti nel settore penale? Si tratta realmente di morte accidentale? Oppure è stato assassinato, come sospetta il padre che si è rivolto all’altrettanto giovane avvocato Andrej Nowak per scoprire la verità. Cosa si cela dietro il passato della vittima e della sua famiglia? L’ex moglie dell’avvocato Betrand è stata veramente l’ultima persona a vederlo vivo? Quali segreti si nascondono dietro i rapporti tra i colleghi del prestigioso studio? La giovane praticante, con cui la vittima ha avuto un’apparente storia d’amore, potrà essere d’aiuto nel risolvere il caso? Andrej Nowak, modesto avvocato, diviso tra il lavoro ed una vita privata piuttosto tranquilla, si trova a doversi districare in un intrigo di rapporti personali, segreti, bugie, passioni, cercando di muoversi con la massima discrezione, ma riuscirà a non lasciarsi coinvolgere?
LanguageItaliano
PublisherLaura Cadau
Release dateJun 12, 2016
ISBN9786050456455
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    Il caso Bertrand - Laura Cadau

    43

    Prologo

    Il corridoio era vuoto. Si avvertiva solamente l’eco del rumore degli ingranaggi dell’ascensore che si stava allontanando dal piano. Non avrebbe saputo dire se stesse salendo o scendendo, se prima non avesse visto un uomo ed una donna uscire da una delle porte situate su quello stesso piano. Era, dunque, sicuro che stessero scendendo per abbandonare il palazzo. Vista l’ora, era quasi logico supporre che, per loro, la giornata di lavoro fosse terminata. Fuori li avrebbe accolti il buio freddo della sera. Ma si sarebbero presto riscaldati altrove. Il corridoio, invece, era ben illuminato e le luci erano programmate per spegnersi automaticamente dopo circa un quarto d’ora: il tempo necessario per raggiungere la porta più lontana e magari anche fermarsi a cercare le chiavi nella borsa o nelle tasche. Non era certo il suo caso, dato che aveva già il mazzo di chiavi nella mano destra.

    Infilò lentamente la chiave marcata Yale, non l’originale, ma una copia, forgiata in qualche ferramenta della zona. Aprì il pesante portone e lo richiuse, facendo attenzione che lo scatto della serratura facesse meno rumore possibile. Ormai era dentro.

    Le luci all’interno erano tutte spente tranne una, quella biancastra che filtrava dalla porta chiusa di uno degli uffici, quello più vicino all’entrata.

    Lo studio non era vuoto, c’era qualcuno. Ciò lo fece quasi desistere dal proprio intento. Non avrebbe dovuto esserci lui, lì, in quel momento. Ma ormai si era preso l’incarico e non poteva nemmeno rimandare perché doveva assolutamente finire entro le ventidue. E, comunque, meglio così; almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi del sistema di allarme, cosa che più lo preoccupava. Dall’ufficio illuminato non proveniva alcun rumore, e, per un attimo, pensò che qualcuno avesse semplicemente dimenticato di spegnere le luci. Ma se così fosse stato, l’antifurto sarebbe stato inserito e, molto probabilmente, sarebbe già scattato nel momento in cui aveva aperto la porta. Il portiere avrebbe avuto l’incarico di controllare se vi fossero state effrazioni o altre anomalie ed una volta accertato il falso allarme, il piano avrebbe funzionato.

    Richiusa la porta, fece qualche passo. All’improvviso sentì aprirsi la porta dell’ufficio occupato. Corse a nascondersi dietro una grossa statua vicino all’ingresso, l’oscurità era dalla sua parte. L’uomo che era appena uscito dal locale illuminato, spense la luce e si incamminò verso la fotocopiatrice. Probabilmente non avrebbe più dovuto tornarci, almeno non nell’immediato. Era uno degli avvocati e l’ufficio dal quale era uscito era quello in cui si trovavano i documenti. Non era previsto che ci fosse qualcuno lì quella sera, forse sarebbe stato meglio rimandare tutto a quando i locali fossero stati sicuramente vuoti. Ma era già piuttosto tardi e molto probabilmente l’avvocato se ne sarebbe andato di lì a poco, inoltre aveva già rimandato l’impresa troppe volte e la questione andava risolta il prima possibile. Era una faccenda molto importante gliene sarebbero stati molto grati. Ormai era dentro lo studio, per cui si trattava solamente di aspettare che l’avvocato se ne andasse per poter passare all’azione. Appena ebbe udito i passi dell’avvocato allontanarsi fece appello a tutto lo spirito di iniziativa che riuscì a trovare dentro di sé e decise di uscire da quel comodo nascondiglio per entrare nell’ufficio nel quale era appena stata spenta la luce. Fece attenzione a non commettere il benchè minimo rumore e si infilò dietro la porta. Ma appena fu dentro si accorse che quella non era stata una buona idea perché non solo da quella postazione non avrebbe più potuto controllare i movimenti dell’avvocato, ma non poteva nemmeno udire ciò che avveniva all’esterno dell’ufficio. Aveva agito troppo impulsivamente nel decidere di spostarsi nell’ufficio, tralasciando l’eventualità che l’avvocato fosse tornato di nuovo dentro a lavorare. Nel raggiungere la nuova postazione gli era persino sembrato che i passi che aveva udito allontanarsi poco prima si fossero fermati a metà corridoio, ma non poteva esserne certo. Si stava maledendo per la propria avventatezza e superficialità.

    Che diavolo ci fai nel mio ufficio?.

    L’avvocato si avvicinò ma, all’improvviso, l’infiltrato lo scansò spingendolo con forza all’indietro per avere il tempo di raggiungere l’uscita. L’avvocato fece per fermarlo ma perse l’equilibrio urtando il piede contro il gradino, quasi invisibile, che separava la zona rialzata, sulla quale era posta la scrivania, dal resto dell’ufficio. Non c’era tempo per prendere i documenti, meglio filarsela. Uscendo dall’ufficio sentì il portone d’ingresso dello studio sbattere. C’era qualcun altro oltre a loro due. Qualcuno aveva visto. Un graffio bruciava sul dorso della mano.

    Capitolo 1

    Avvocato c’è un nuovo cliente che vorrebbe parlare con lei, non ha preso appuntamento.

    Come si chiama?.

    Gerard Bertrand.

    L’avvocato Andrej Nowak rimase per un attimo perplesso, cercando di ricollegare quel nome ad un qualche caso che stava trattando, ma non gli venne in mente nulla. Il nome, tuttavia, non gli era del tutto nuovo. 

    Doveva finire di redigere un atto ma, sicuramente, avrebbe trovato mezz’ora di tempo per incontrare questo nuovo cliente.

    Lo faccia accomodare in sala riunioni.

    Angela, la sua collaboratrice e segretaria, richiuse la porta dell’ufficio e accompagnò il signor Bertrand in una sala spaziosa e luminosa, al centro della quale era posto un grande tavolo di vetro.

    Benchè nello studio vi lavorasse un solo avvocato, la sala riunioni era parsa a Nowak indispensabile per ricevere i clienti ed in vista di una futuro allargamento dell’organico.

    L'avvocato Nowak si era messo in proprio da poco tempo, ma era un giovane ambizioso e determinato. Era molto dedito al proprio lavoro e, sebbene non potesse permettersi, sempre, di scegliere i propri clienti, cercava di essere con loro il più onesto possibile, informandoli sulla complessità del caso e sui possibili esiti della vicenda o suggerendo loro, a volte, di rivolgersi ad qualche collega maggiormente specializzato in un determinato campo del diritto. Non rifiutava mai a priori un cliente, se non in casi eccezionali.

    Per esempio, avrebbe rifiutato dei casi relativi a reati legati alla criminalità organizzata, anche se non gli erano mai capitati casi simili. Generalmente si occupava di tutto ciò che riguardava il penale e talvolta si occupava anche di civile.

    Come tutti gli avvocati, anche Nowak si fece attendere almeno per una decina di minuti prima di presentarsi al cospetto del cliente, che molto probabilmente non era nemmeno italiano. Non solo perché il cognome suonava francese, anche se avrebbe potuto essere svizzero o belga per quanto ne poteva sapere, ma anche perché l’aveva sentito rivolgersi ad Angela con un accento straniero.

    Raggiunse la sala riunioni e vi trovò un uomo anziano con dei radi capelli bianchi, il viso smunto e solcato dalle rughe. Portava gli occhiali ed in mano aveva un cappello. Lo vide di spalle ma capì subito che non l’aveva mai visto prima.

    Buonasera tuonò la voce dell’avvocato alle spalle del signor Bertrand.

    Buonasera avvocato rispose e, alzandosi, lo sconosciuto si protrasse per porgergli la mano.

    Nell’avvicinarsi, Nowak avvertì un pungente odore di fumo ma non di sigaretta, piuttosto un odore di sigaro.

    Lei è il signor Bertrand giusto? chiese l’avvocato, raggiungendo la poltrona bianca dall’altro lato del tavolo.

    Si rispose l’uomo.

    Mi dica, signor Bertrand, continuò l’avvocato invitandolo a parlare.

    L’uomo esitò, non sapendo da che parte iniziare per esporre il proprio problema. Teneva la testa china nascondendo il proprio sguardo.

    Avvocato, non so se ha appreso della morte di mio figlio disse il signor Bertrand, facendo una pausa e stringendo le labbra.

    Nowak cercò di capire il motivo per il quale avrebbe dovuto essere a conoscenza di quel fatto, ma il signor Bertrand gli fu subito d’aiuto:

    Mio figlio era un suo collega, era molto conosciuto qui in zona spiegò con voce sommessa.

    Ah si, l’avvocato Bertrand esclamò Nowak, rammentando il motivo per cui quel cognome non gli era del tutto nuovo lo conoscevamo tutti, anche se non ho mai avuto il piacere di incontrarlo di persona. Ho saputo di ciò che è successo e mi dispiace molto. Le porgo le mie condoglianze.

    Grazie sussurrò l’uomo, con un fil di voce.

    Vi fu un attimo di silenzio, poi questi sospirò e riprese a parlare lentamente con voce quasi tremante.

    Ultimamente, lavorava per lo studio Rainers & partners, qui in città, perché, sa che hanno anche una sede…

    Si si, ne ho sentito parlare tagliò corto l’avvocato, cercando di capire cosa c’entrasse lui con la morte del figlio di quell’uomo che gli sedeva dinanzi.

    Una pausa. Il silenzio si frappose nuovamente fra i due.

    Mio figlio è stato ucciso esplose l’uomo non riuscendo più a trattenere la propria disperazione.

    Nowak, fu sorpreso e rimase perplesso di fronte a quell’affermazione. Gli era sembrato di capire che si era trattato di morte naturale, anche se non conosceva perfettamente le dinamiche del decesso del collega. In quel periodo aveva talmente tanto lavoro che non aveva prestato molta attenzione alle voci di corridoio, sebbene fossero numerose, dato che la morte dell’avvocato Bertrand aveva sorpreso un po’ tutti. Era ancora giovane, con una brillante carriera davanti a sé. Sicuramente era uno dei migliori avvocati della zona nel suo campo e numerose erano anche le voci sulla sua vita privata, in gran parte giustificate dal suo fascino, dal suo a-plombe, e dalle abitudini, un po’ stravaganti, a detta di alcuni.

    Nowak, però,  aveva solamente incrociato qualche volta Bertrand al palazzo di giustizia, in pratica sapeva ben poco di lui.

    Mi era sembrato di capire che si fosse trattato di un incidente. Mi spieghi bene disse l’avvocato cercando di fare chiarezza.

    L’addetta alle pulizie ha trovato mio figlio a terra morto nel suo ufficio, la mattina del 12 febbraio. Riportava una ferita sulla testa e sul pavimento vi era del sangue. La ragazza ha chiamato la sua collega che, a sua volta, ha chiamato l’ambulanza. I medici hanno confermato il decesso, causato quasi sicuramente da un trauma cranico, dovuto alla caduta. La morte risaliva alla sera precedente. Non si è ben capito come possa essere caduto: mio figlio stava benissimo! esclamò alzando la voce e strizzando il cappello tra le mani. L’avvocato non era per niente sorpreso dalla reazione del signor Bertrand e comprendeva anche l’incapacità di arrendersi all’evidenza, ma gli sembrava un po’ poco per poter parlare di omicidio.

    Senta, ma lei come fa a dire che è stato ucciso? E’ stato effettuato un esame autoptico?

    Non capisco.

    Voglio dire: è stata effettuata l’autopsia? .

    Si i medici sostengono che si sia trattato di un trauma cranico dovuto ad una caduta accidentale. Hanno detto che si può essere trattato di un malore improvviso, sa… un giramento di testa, uno svenimento… tutte sciocchezze! Però non hanno nemmeno escluso che la caduta possa essere stata causata da altro.

    Da altro cosa? Assumeva farmaci o… qualcosa di simile?.

    No, che io sappia.

    Sembrava tutto molto vago.

    Va bene, ma è stata aperta un’indagine? chiese l’avvocato, cercando di capire meglio cosa era accaduto.

    No, non è stato trovato nulla e si sono basati esclusivamente sull’esito dell’autopsia.

    Mi faccia capire: non sono in corso delle indagini?.

    No, comunque c’è dell’altro aggiunse l’uomo, in maniera accorata ed avvicinandosi al tavolo con la sedia come se dovesse confidare qualcosa di molto importante: La polizia ha ricevuto una telefonata da uno sconosciuto che affermava che mio figlio è stato ucciso!.

    Si spieghi meglio disse l’avvocato, raddrizzandosi sulla sua poltrona di pelle.

    Qualche giorno dopo la morte di François, la polizia ha ricevuto una telefonata anonima da un telefono pubblico. Un uomo aveva chiamato, dicendo che mio figlio era stato ucciso, senza aggiungere nessun dettaglio. La polizia non l’ha neanche presa in considerazione.

    Lei, quindi, pensa che qualcuno sappia qualcosa… che ci sia un testimone da qualche parte… pensò ad alta voce l’avvocato.

    Mio figlio era un brillante avvocato, ma, soprattutto, era un uomo che sapeva farsi rispettare, era molto stimato per quanto riguardava il suo lavoro, lei conosce bene l’ambiente… è possibile che il lavoro gli abbia procurato dei nemici!.

    L’uomo non seppe trattenere le lacrime. Non scoppiò a piangere ma lasciò che le lacrime gli rigassero il viso.

    Nowak lasciò che il signor Bertrand sfogasse il suo dolore per la morte di un figlio che, pur avendo avuto una vita difficile, a detta del padre, era riuscito con le proprie forze e la propria determinazione a diventare non solo un ottimo avvocato, ma anche un vero e proprio uomo d’affari. Piangendo, l'anziano signore che gli sedeva dinanzi, tesseva le lodi di un figlio, che, testardo ed ostinato, aveva sempre ottenuto ciò che voleva, arrivando ad ottenere persino una posizione economica di tutto rispetto. Nulla di nuovo per Nowak, la fama dell’avvocato Bertrand era sulla bocca di tutti, soprattutto dei colleghi più invidiosi.

    Dopo essersi asciugato le lacrime ed essersi ricomposto, il signor Bertrand supplicò l’avvocato di aiutarlo a far luce sulla morte del figlio.

    La prego disse con voce sommessa.

    Ci fu un momento di silenzio, Nowak aveva molto lavoro in quel periodo e la faccenda si preannunciava spinosa, se quella telefonata avesse avuto un fondo di verità. Fu sul punto di rifiutare, ma lo sguardo supplicante dell’uomo lo trattenne.

    Il signor Bertrand percepì l’indecisione dell’avvocato e cercò di convincerlo:

    Mi hanno detto che lei lavora bene e sono sicuro che mi può aiutare.

    Ho molti impegni in questo periodo e non sono sicuro di poter dedicare al suo caso l’attenzione che merita, si tratta, peraltro, di una questione alquanto delicata, non sono state avviate delle indagini, per cui bisogna cercare qualcosa a cui appigliarsi per poter convincere il magistrato ad aprire un’inchiesta….

    Le posso anticipare subito qualcosa incalzò l’uomo, cercando di far leva sul lato venale dell’avvocato, come se conoscesse già molto bene quella categoria. In realtà l’avvocato Nowak sapeva dare la giusta importanza al denaro e non era certo uno di quelli che raggirava la gente facendo false promesse o approfittando della disponibilità di certi clienti, per cui declinò l’offerta di denaro e si riservò un po’ di tempo per pensare. Promise di chiamare il signor Bertrand al più presto per metterlo al corrente delle proprie determinazioni al riguardo.

    Il signor Bertrand lo ringraziò e gli diede una forte stretta di mano prima di congedarsi. Nel frattempo l’avvocato fu di nuovo colpito dall’odore di fumo di cui gli abiti dell’uomo erano pregni.

    Nowak tornò nel suo ufficio e riprese il lavoro che stava portando a termine prima di essere interrotto dall’arrivo del nuovo cliente.

    Alle 19.30, Nowak prese il fascicolo da portare l’indomani in udienza e se ne tornò a casa.

    Come capitava spesso quando gli veniva sottoposto qualche caso che poteva interessargli, ma che non era certo di accettare, lasciava che fosse il proprio istinto a guidarlo. A differenza di molti altri avvocati che, pur di non lasciarsi sfuggire un nuovo cliente, accettavano senza problema qualsiasi causa, anche quelle che non rientravano strettamente nel loro ambito di competenza, Nowak sapeva rifiutare se ne era veramente il caso. Capitava però che di fronte a situazioni particolarmente delicate si lasciasse, spesso, prendere dall’interesse e, ancora prima di aver accettato l’incarico, si trovava ad organizzare nella propria mente tutte le possibili mosse. Da ciò capiva che nel suo foro interiore aveva già accettato il caso. E così accadde anche quella sera. Guidando verso casa, si rese conto che nella sua testa frullavano già un sacco di domande e di riflessioni sulla morte di Bertrand.

    Giunto a casa, appoggiò il portadocumenti ed il fascicolo sul tavolo della sala e si preparò velocemente qualcosa da mangiare.

    La sua vita privata, al di fuori del lavoro, non poteva definirsi particolarmente esaltante. Non usciva da tempo. Sentiva, ogni tanto, qualche vecchio amico e, quanto a donne, la sua ultima relazione si era conclusa un anno prima . Capitava, a volte, che sentisse la mancanza di Benedetta con la quale era stato insieme per sette anni ma l’avvocato Andrej Nowak era molto razionale. La loro relazione non poteva funzionare ed era giusto che le cose fossero andate in quel modo. Sua madre che voleva vederlo sposato con almeno due bambini, stravedeva per quella ragazza e non si aspettava di certo una fine improvvisa della loro relazione, ma Benedetta non era la donna adatta a lui. In ogni caso, non aveva molte occasioni per pensare a lei, dato che dalla mattina alla sera era sommerso dal lavoro. Il suo studio finalmente stava andando bene. All’inizio, quando si era messo in proprio, aveva faticato un po’ con le spese. Aveva investito molto nel suo nuovo progetto, ma era fiducioso. I clienti dei quali si era occupato quando  aveva svolto il praticantato non erano propriamente suoi, bensì del titolare dello studio. Quelli, non se l’erano sentita di abbandonare i servigi dell’avvocato che li aveva seguiti per anni nell’ambito delle varie vicende che li avevano interessati, per assecondarlo nella sua nuova avventura professionale. Inizialmente, aveva, pertanto, dovuto accettare clienti con cui non avrebbe mai voluto avere a che fare, svolgendo il ruolo di difensore d’ufficio, ma, poi, quando la sua attività aveva cominciato a funzionare, aveva iniziato una certa selezione.

    Non era di certo un principe del foro, lo sapeva bene, cercava, infatti, di mantenere un profilo piuttosto basso, ben diverso da quello di molti avvocati spocchiosi che ostentavano gratuitamente il proprio titolo, e vantavano smisuratamente le proprie abilità. Era un uomo abbastanza intelligente: aveva, a volte, delle intuizioni acute che gli permettevano di uscire da situazioni complesse, niente di più. Era, sicuramente, molto serio e professionale ed amava il proprio lavoro.

    Aveva scelto la facoltà di giurisprudenza secondo criteri opinabili, anzi, quasi del tutto a caso, ma, poi, fin da quando aveva cominciato a frequentare i primi corsi universitari, aveva capito di possedere una buona propensione a seguire quel tipo di carriera, così come alcuni dei suoi compagni avevano, sin da subito, avvertito la vocazione per diventare magistrati. Non tutti, però, avevano avuto la fortuna di diventare tali e molti di essi non erano diventati nemmeno avvocati.

    Si era laureato a pieni voti all’università, riscattando lo scarso risultato rimediato agli esami di maturità scientifica, sorprendendo positivamente i propri genitori. Questi erano molto orgogliosi del loro figlio maschio. Lasciata la Polonia negli anni Settanta, essi, infatti, avevano lavorato molto per comprarsi una bella casetta in campagna e per non far mancare niente ad Andrej ed a Silvia, la figlia femmina. La soddisfazione di vederlo laureato in giurisprudenza e poi avvocato, con un proprio studio, li aveva ripagati di ogni loro sacrificio.

    Ora Nowak aveva un nuovo caso e sarebbe andato fino in fondo: l’indomani, forse, avrebbe telefonato al signor Bertrand per comunicargli la notizia.

    Capitolo 2

    Accidenti, ma quello non è un giornalista?.

    Si, si occupa di cronaca. Puoi immaginare perché è qui.

    Chi diavolo l’ha fatto entrare? Non voglio giornalisti tra i piedi. Fallo sparire dalla mia vista!.

    Sentendolo, in quel momento, qualcuno avrebbe potuto dire che non scorresse buon sangue tra il vecchio Rainers e la categoria dei giornalisti. In realtà, non era affatto così. L’anziano avvocato si era servito più volte dei media per attirare l’opinione pubblica dalla propria parte quando si era trovato a difendere personaggi importanti imputati di un qualche delitto. Se ne era servito anche per fare pubblicità al suo pool di professionisti. Ciò che Rainers non tollerava era il fatto che il suo studio fosse preso di mira in seguito all’incidente occorso ad uno dei suoi soci. Sarebbe stato disposto anche a rilasciare un’intervista per parlare del collega appena scomparso, qualora gliel’avessero chiesto, ma con i suoi modi ed i suoi tempi, perché Rainers non voleva mai apparire impreparato, soprattutto di fronte a qualche giornalista ficcanaso.

    In ogni caso, il vecchio avvocato non era di buon umore quella mattina e, del resto, non lo era quasi mai.

    Manuel considerava suo zio un uomo dispotico e severo, difficile da sopportare. Andava d’accordo solo con François Bertrand, e solo dio sapeva per quale motivo. Forse, perché entrambi avevano lo stesso carattere, determinato ed inflessibile, sebbene Bertrand fosse molto più giovane ed avesse una mentalità più aperta.

    Il fatto di essere stato accolto nello studio dello zio portava Manuel a dover sottostare alle sue ingerenze, sia per un senso di gratitudine, sia perché non avrebbe potuto, comunque, fare diversamente. Sin da ragazzo era sempre stato uno scapestrato, incapace di badare a se stesso, come lo era stato suo padre. Ora che il genitore era venuto a mancare, lo zio lo aveva accolto per rimediare al fatto di non aver mai fatto nulla per aiutare il fratello minore. Nonostante avessero ricevuto la stessa rigida educazione, infatti, i due Rainers avevano mostrato sin dall’infanzia una netta diversità caratteriale. Forte e sicuro l’uno, volubile e fragile l’altro. Fu per questo che intrapresero strade diverse nella vita. Il vecchio Rainers aveva, dunque, intravisto nel nipote la possibilità di riscattare i torti commessi nei confronti del fratello e, nello stesso tempo, di realizzare certi scopi. Per questi motivi lo aveva accolto in casa propria come un figlio, non facendogli mai mancare nulla, ma pretendendo in cambio assoluto rispetto. Egli pensava che se il nipote si fosse lasciato guidare, avrebbe conseguito il bene di entrambi, convinto che Manuel avrebbe potuto aiutarlo nella gestione di certi affari . Rainers, infatti, aveva solo una figlia femmina, Amanda, la quale aveva deciso di non seguire le orme del padre, frequentando la facoltà di lettere. Il vecchio avvocato, tuttavia, riteneva che se anche avesse seguito la strada dell’avvocatura, non avrebbe potuto usufruire dei servigi di Amanda per realizzare i propri obiettivi. L’amore per la figlia avrebbe finito precludergli la possibilità di raggiungere ciò si era prefisso, contrariamente a Manuel che, laureato in giurisprudenza, avrebbe potuto diventare l’erede dello studio e anche di altro.

    Manuel aveva assecondato le scelte dello zio, ritenendo che le sue proposte fossero l’occasione giusta per cambiare vita: abbandonare il vecchio e malandato appartamento in affitto, avere un posto di lavoro sicuro, e, soprattutto, denaro da poter spendere per poter mantenere i propri vizi, o meglio le proprie dipendenze. Tutto ciò gli pareva quasi un sogno.

    Doveva essere, dunque, molto grato allo zio Rainers che gli aveva permesso di vivere nella dependance della sua lussuosa villa, pur mantenendo la propria privacy e la propria autonomia e di lavorare per il prestigioso studio Rainers & Partners che vantava una grande fama e non solo a livello locale, visto che molte società straniere si servivano dei suoi avvocati. 

    Lo studio aveva due sedi. Vantava, inoltre, un organico composto da diversi avvocati specializzati in differenti settori. Alcuni di essi prestavano una semplice collaborazione. Gli associati erano Manuel, il vecchio Rainers che era a capo dell’intera struttura e, fino a qualche settimana prima, anche François Bertrand. Quest’ultimo era entrato nelle grazie del socio anziano per le sue grandi doti di avvocato. Amante della professione, uomo affascinante ed astuto, con una passione per gli affari, aveva dimostrato in poco tempo di poter apportare allo studio enormi benefici, qualora fossero state adeguatamente riconosciute le proprie capacità.

    Ed infatti con la propria preparazione giuridica, disponibilità e savoir-faire aveva conquistato molti clienti che gli erano devoti e riconoscenti come degli adepti nei confronti del loro maestro, a tal punto che non muovevano un passo senza i suoi consigli.

    Per questo motivo Bertrand era molto spesso portato in palmo di mano dal vecchio Rainers e considerato una figura da prendere ad esempio nei confronti del nipote.

    Per Manuel sopportare l’autorità dello zio e la umiliante rivalità del proprio socio era il prezzo da pagare per poter, non solo sopravvivere, ma, soprattutto, mantenere gli agi di cui finalmente poteva usufruire.

    Dopo aver messo alla porta il giornalista, Manuel tornò nell’ufficio dello zio.

    Bene, hai preparato le bozze del contratto da mandare alla Nova Farma?.

    Sì, sono sulla mia scrivania le devo riguardare, più tardi te le giro rispose calmo il nipote, fermo con le mani in tasca poco dietro la porta.

    Questa settimana abbiamo la riunione, dobbiamo riorganizzare il lavoro tuonò il vecchio Molti clienti affezionati di François hanno deciso di rimanere fedeli al nostro studio. E’ un bene, ma dovremo far sottoscrivere loro un nuovo mandato, per cui nei prossimi giorni avremo un sacco di appuntamenti; ricordati di tenere controllata l’agenda!

    Stai tranquillo rispose Manuel avvicinandosi e sedendosi sulla poltroncina imbottita che si trovava proprio innanzi alla monumentale scrivania dello zio. Fissò per un momento uno dei tanti disegni intarsiati nel legno lucido, mentre suo zio con gli occhiali abbassati sulla punta del naso sfogliava alcuni documenti.

    Sei poi riuscito a trovare dei finanziatori? chiese Manuel mantenendo un tono distaccato e fingendo di non essere poi così tanto interessato alla risposta.

    C’è ancora tempo, devo sentire alcune persone prima.

    Si ma il voto si terrà fra due mesi ed è meglio sistemare tutto un po’ prima, in modo d’avere tutta la situazione sotto controllo ribadì Manuel, recitando la parte della persona cauta.

    So come gestire la situazione, ho contattato alcune persone che mi devono un favore; adesso, però, sono fuori città per cui devo attendere che rientrino. Non posso certo affrontare la questione per telefono.

    Ci fu un attimo di silenzio, Manuel non aveva intenzione di fare pressione su suo zio, altrimenti c’era il rischio di finire per litigare,

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