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Discorso di metafisica
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Discorso di metafisica

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Il Discorso di metafisica, scritto nel 1686, è la prima esposizione organica della filosofia di Leibniz. In esso viene tracciato un percorso che dalla perfezione di Dio digrada al nucleo della sostanza individuale, per dipanarsi poi attraverso la conoscenza del mondo fisico e quella della mente umana, e risalire nuovamente alla tensione dell’uomo verso il divino e alla delineazione della libertà nell’orizzonte dell’armonia universale che Dio ha predisposto. In questo quadro si sviluppa la teoria leibniziana della sostanza, elaborata nella sua espressione individuale e nella sua connessione con Dio. Di particolare interesse risulta la ripresa dell’antica metafisica nel quadro profondamente rinnovato del pensiero filosofico e scientifico moderno. Nella definizione leibniziana dei limiti e delle possibilità della libertà individuale si collegano infatti tradizione e modernità.

Edizione a cura di Riccardo Cristin
LanguageItaliano
Release dateMay 12, 2016
ISBN9788838244438
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    Discorso di metafisica - Gottfried Wilhelm Leibniz

    ROMA

    NOTA LA TESTO

    Il Discorso di metafisica, scritto nel 1686 e pubblicato per la prima volta nel 1846, espone per la prima volta in forma organica la filosofia leibniziana. Il tema centrale è la teoria della sostanza individuale e lo sfondo generale è costituito dalla scienza e dalla bontà di Dio: da qui l’impronta filosofico-teologica di questo testo, che contiene tutti i principali motivi del pensiero leibniziano. Il Discorso si colloca in una fase certamente di maturità di pensiero, ma non di compiutezza teoretica, e quindi pur delineando le strutture concettuali della metafisica monadologica, segnalandone anche molte implicazioni, non riesce a indicarne tutte le ramificazioni prospettiche. Questa constatazione non sminuisce però la portata filosofica dell’opera, che resta superlativa nel quadro complessivo del pensiero leibniziano e di indubbio rilievo nel contesto della filosofia moderna. 

    Per quanto riguarda il primo ambito, il Discorso è fondamentale soprattutto perché traccia le linee portanti della costruzione filosofica leibniziana, che si sarebbe definita e consolidata con le opere successive (in particolare i Nuovi Saggi, la Teodicea e la Monadologia), e perché enuncia la teoria della sostanza in forma definitiva per quanto riguarda l’acquisizione teoretica. Rilevante è pure il fatto che proprio a partire dalla stesura del Discorso si sia intensificato lo scambio epistolare con Antoine Arnauld, dando vita a uno dei maggiori fra i tanti e significativi carteggi che Leibniz riuscì a intessere e sviluppare. 

    Il Discorso funge anche da cerniera, non tanto nella mera successione cronologica, quanto piuttosto nell'articolazione dell’indagine metafisica e dei suoi esiti, fra le opere del primo periodo e quelle della maturità compiuta, simbolicamente ma anche contenutisticamente fra la dissertazione De principio individui (1663) e la Monadologia (1714). Le Meditationes de cognitione, veritate et ideis (1684) costituiscono per Leibniz l’ultimo impulso a dare alla propria metafisica forma sistematica, nel senso però della coesione e dell’organicità interna del proprio pensiero, l’ultimo spunto alla stesura del Discorso. Le maggiori opere del periodo successivo – Nuovo sistema della natura, della comunicazione delle sostanze e dell’unione tra l’anima e il corpo (1695); Nuovi Saggi sull’intelletto umano (1703); Saggi di Teodicea (1710); Principi della natura e della grazia (1714) –, pur nella proliferazione di temi e loro variazioni, confermano le tesi enunciate nel Discorso, del quale la Monadologia sarà la distillazione concettuale e il perfezionamento stilistico. 

    Dal punto di vista strutturale, il testo si compone di 37 capitoli che, quanto ai contenuti, possono essere suddivisi in cinque parti: a) la descrizione della perfezione di Dio (I-VII), articolata nella considerazione della bontà del mondo e delle regole della condotta divina; b) la teoria della sostanza individuale (VIIIXVI), articolata nell'indagine della natura della sostanza, ovvero in ciò che di essa inerisce a Dio e ciò che appartiene alle sostanze create, della sua forma sostanziale, della sua libertà e delle sue relazioni con le altre sostanze, nella forma superiore della rappresentazione- espressione dell’intero universo dal punto di vista di ciascuna sostanza individuale; c) la dimensione fisica dell’universo (XVII-XXII), indagata a partire dal concetto di forza attiva, che costituisce il nucleo dei fenomeni fisici, e sviluppata in base al concetto di finalità, che è il principio ermeneutico fondamentale e universale; d) la teoria della conoscenza umana (XXIIIXXIX), che passa dalla conoscenza del mondo fisico a quella dello spazio metafisico, fino a pervenire nuovamente a Dio, raggiungibile per mezzo della ragione e per mezzo della volontà, attraverso la comprensione delle idee, della loro essenza, della loro struttura e dei loro esiti gnoseologici; e) la volontà umana e la città di Dio (XXX-XXXVII), in cui la volontà dell’uomo si congiunge con quella divina, formando un’unione superiore che si manifesta nel rapporto di dipendenza delle sostanze create rispetto a Dio, nell'articolazione degli enti secondo le loro qualità e nella convergenza degli spiriti nella città di Dio. 

    Sotto il profilo stilistico, in un percorso che dalla perfezione di Dio digrada al nucleo della sostanza individuale, per dipanarsi poi attraverso la conoscenza del mondo fisico e quella della mente umana, e risalire nuovamente alla tensione dell’uomo verso il divino e alla delineazione della felicità nell'orizzonte dell’armonia che Dio ha predisposto per gli uomini all'interno della sua città, il Discorso risente di una certa rigidezza formale, dovuta all'esigenza di esposizione secondo il modello classico (è stata spesso evidenziata l’analogia strutturale con il Traité de la nature et de la grâce, di Nicolas Malebranche), e di una certa diluizione concettuale, dovuta alla necessità di presentarlo non solo a interpreti qualificati, Arnauld in primo luogo, ma anche più in generale a quei lettori colti, secondo il livello qualitativo, molto elevato, della seconda metà del XVII secolo, che formavano la cosiddetta République des Lettres

    In diretta relazione con il citato epistolario con Arnauld, la lettera che nel mese di febbraio 1686 Leibniz invia a Ernst von Hessen-Rheinfels è un documento rilevante non solo per la collocazione storiografica quanto soprattutto per l’ermeneutica sistematica del Discorso. Questo ne è l’estratto stilato da Leibniz stesso: «1/11 febbraio 1686. Trovandomi in un luogo in cui per alcuni giorni non avevo niente da fare, ho composto di recente un breve discorso di metafisica, sul quale sarei ben lieto di conoscere l’opinione del signor Arnauld. Infatti, le questioni della grazia, del concorso di Dio nelle creature, della natura dei miracoli, della causa del peccato e dell’origine del male, dell’immortalità dell’anima, delle idee ecc., vi sono affrontate in una maniera che sembra offrire nuove aperture, atte a chiarire alcune difficoltà molto grandi. Ho aggiunto qui il sommario degli articoli che esso contiene, poiché non ho ancora potuto farlo mettere in bella copia. Supplico dunque Vostra Altezza Serenissima di fargli inviare questo sommario e di pregarlo di prenderlo un poco in considerazione, esprimendo la sua opinione. Infatti, poiché egli eccelle parimenti nella teologia come nella filosofia, nella lettura come nella meditazione, non vedo nessuno che sia più adatto di lui a esprimerne un giudizio. Sarei molto desideroso di avere un censore così preciso, così illuminato e così ragionevole come lo è il signor Arnauld, anche perché io sono l’uomo al mondo più disposto a cedere alla ragione. Forse il signor Arnauld troverà queste poche cose non del tutto indegne della sua considerazione, soprattutto perché egli si è molto impegnato nell’esame di questi argomenti. Se vi trovasse qualche oscurità, per parte mia sono pronto a spiegarmi in modo sincero e aperto, e infine, se mi riterrà degno del suo insegnamento, farò in modo che egli non abbia il minimo motivo di restarne insoddisfatto. Supplico V.A.S. di accludere questa mia al sommario che vi trasmetto, e di inviare entrambi al signor Arnauld».

    NOTA BIBLIOGRAFICA

    Come abbiamo visto, il Discorso di metafisica fu pubblicato solo nel XIX secolo: nel 1846 da C. L. Grotefend

    in appendice al Briefwechsel zwischen Leibniz, Arnauld und dem Landgrafen Ernst von Hessen-Rheinfels, Verlag der Hahnschen Hof-Buchhandlung, Hannover, pp. 154-193; nel 1857 da A. Foucher de Careil in Nouvelles lettres et opuscules inédits de Leibniz, Durand, Paris, pp. 330-378; nel 1880 da C. J. Gerhardt in Die philosophischen Schriften von Gottfried Wilhelm Leibniz, 7 voll., Weidmannsche Buchhandlung, Berlin, vol. IV, pp. 427-463. Il manoscritto non recava alcuna intestazione e il titolo fu apposto dagli editori, seguendo una traccia lasciata da Leibniz stesso in una lettera datata 1/11 febbraio 1686 a Ernst von Hessen-Rheinfels, nella quale annuncia di aver scritto un «petit discours de Métaphysique», concepito come esposizione della propria filosofia. 

    All’inizio del XX secolo Henri Lestienne ritrovò nella Biblioteca di Hannover il manoscritto autografo del Discorso, la sua minuta, che Eduard Bodemann aveva catalogato (in Theol., vol. III, 1) ma non riconosciuto come tale (lo contrassegnò infatti con il titolo Traité sur les perfections de Dieu), e nel 1907 poté pubblicarne l’edizione critica e definitiva: G. W. Leibniz, Discours de métaphysique, édition collationnée avec le texte autographe, présentée et annotée par H. Lestienne, Alcan, Paris 1907; poi Vrin, Paris 1929, sulla quale è stata condotta la presente versione. I curatori delle prime due edizioni, come pure Gerhardt, il curatore della superlativa edizione degli scritti filosofici di Leibniz (e anche di quella dei suoi scritti matematici), avevano lavorato infatti solo con una copia di quel manoscritto, sia pure corretta da Leibniz stesso, che era stata catalogata da Bodemann (Phil., III, 7) con la specifica: «la prima pagina autografa di Leibniz, le restanti in trascrizione riveduta». 

    I titoli dei capitoli, che corrispondono al sommario del Discorso che Leibniz inviò nel febbraio del 1686 a Ernst von Hessen-Rheinfels e che erano stati stilati per essere trasmessi ad Antoine Arnauld come traccia tematica del trattato in vista di una discussione, sono inclusi nel testo del manoscritto autografo. In tale manoscritto, che non reca alcuna data, i capitoli sono privi di passaggi a capo, che invece Lestienne ha inserito in alcuni luoghi per rendere più perspicuo lo svolgimento del testo. Dell’apparato critico pubblicato da Lestienne la traduzione qui presentata contiene, in nota fra parentesi quadre, soltanto alcune delle aggiunte o varianti che Leibniz aveva inizialmente apposto e poi eliminato, utili per chiarire alcuni riferimenti a temi o autori. 

    L’edizione critica è stata poi ripubblicata in G. W. Leibniz, Discours de métaphysique et Correspondance avec Arnauld, introduction, texte et commentaire par G. Le Roy, Vrin, Paris 1970 (riproduce il testo stabilito da Lestienne, eliminando solo la divisione in capoversi, di cui infatti il manoscritto leibniziano è privo), e in G. W. Leibniz, Discours de métaphysique, édition collationnée avec le texte autographe par H. Lestienne, introduction par A. Robinet, avant-propos par H. Gouhier, Vrin, Paris 1986.

    Le traduzioni italiane del Discorso sono numerose e di alta qualità:

    G. W. Leibniz, Discorso di metafisica, a c. di M. Giorgiantonio, Rondinella, Napoli 1934 (poi CEDAM, Padova 1940).

    Id., Discorso sulla metafisica, a c. di G. E. Bariè, Paravia, Torino 1938.

    Id., Discorso di metafisica, a c. di A. Zamboni, Signorelli, Milano 1938.

    Id., Discorso di metafisica, a c. di G. Rovero, La Scaligera, Verona 1941.

    Id., Discorso di metafisica, a c. di M. Bastianetto, Marzioli, Roma 1954.

    Id., Discorso di metafisica, in Id., Saggi filosofici e lettere, a c. di V. Mathieu, Laterza, Bari 1963, pp. 104- 144.

    Id., Discorso di metafisica, in Id., Scritti filosofici, a c. di D. O. Bianca, 2 voll., UTET, Torino 1967, vol. I, pp. 63-110.

    Id., Discorso di metafisica, a c. di A. Sani, La Nuova Italia, Firenze 1972.

    Id., Discorso di metafisica, in Id., Monadologia e Discorso di metafisica, a c. di M. Mugnai, Laterza, Roma- Bari 1986, pp. 59-115.

    Id., Discorso di metafisica, in Id., Discorso di metafisica – Verità prime, con testo a fronte, a c. di S. Cariati, Rusconi, Milano 1999, pp. 49-209.

    Id., Discorso di metafisica, in Id., Scritti filosofici, a c. di M. Mugnai

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