Le colline raccontano. Storie di piccole e grandi bellezze
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Langa e Roero, due “cartoline”, un bel regalo della storia. Un regalo che è ricco di castelli, di case nobiliari, di percorsi che hanno accolto nei secoli imperatori e principi, re e papi.
Un viaggio in una realtà che si nutre di fantasia e sogno, quasi un pellegrinaggio tra colline, luoghi ed echi di Fenoglio, Pavese ed Arpino, seguendo sentieri che da memorie lontane, intrise di nostalgia e di chiaroscuri, giungono intatte fino a noi, disegnando mondi incantati rivelatori di bellezza e magia.
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Le colline raccontano. Storie di piccole e grandi bellezze - Gian Mario Ricciardi
Gasset)
TRACCE DI UN PAESAGGIO
Sulla destra del Tanaro, le Langhe, sulla sinistra, il Roero. Due nomi, due angoli, strade che si somigliano, colline dolci insieme ma diverse, storie che si dividono, tartufi, nocciole, castagne e vino, tanto vino: terre uguali ma simili e, soprattutto, con lo stesso destino.
Non c’è un perché del nome: Langa
. Ci sono soltanto le colline: morbide e belle che da Alba salgono verso il mare alzandosi ed abbassandosi, aprendosi in anfiteatri naturali, stringendosi in passaggi stretti. Nella parte bassa i colli più rotondi, quelli più segnati dal lavoro dell’uomo che li ha coperti di filari per Barbera, Dolcetto, Barbaresco, Nebbiolo e Barolo. C’è anche qui il lavoro e la storia. Non ci sono castelli, soltanto grappoli di case, frazioni cariche di quella storia che Cesare Pavese e Beppe Fenoglio con Giovanni Arpino hanno trasformato in letteratura. Case, dunque, con dentro tante storie di sudore e di fatica, di miseria e di gloria. Stanno lì a testimoniare una Langa che non c’è più, quella della malora
. Ora ci sono centinaia di aziende agricole che producono il vino e lo esportano in mezzo mondo, che lavorano per tutto ciò che significa enologia, che hanno inventato un sistema, quello della Langa: un sistema che va dalla gastronomia con il suo svariato arcobaleno di sapori, alla piccola industria che la sostiene.
Ed ecco l’Alta Langa, interamente in provincia di Cuneo, oltre c’è l’Appennino Ligure. Alta e Bassa Langa, dunque, cioè colline via via sempre più alte che variano dai 400 agli 800 metri con una media di 600. La cima
più alta è Mombarcaro che raggiunge gli 896 metri.
Il Roero è una terra ritrovata. Il suo nome deriva da quello dei feudatari più forti che l’hanno posseduta. Si estende per 417 chilometri quadrati, comprende 24 comuni, 23 in provincia di Cuneo, 1 in provincia di Asti. Le colline sono più dolci di quelle della Langa, ma più improvvisi i pendii, più piccole e affascinanti le radure, più ricco di antiche testimonianze il paesaggio con i suoi boschi, i suoi piccoli ruscelli. Su tutto dominano le rocche
, piccole fenditure formatesi nel terreno nell’epoca glaciale, dei tagli profondi provocati, allora, dal Tanaro che correva verso la sua pianura. Sulla loro formazione sono state fornite svariate spiegazioni, anche suggestive, ma non sempre scientifiche.
Le rocche
sono, comunque, con l’ultimo grande bosco che i latini chiamavano Silva popularis
o Nemus quod dicitur cellar
il vero fascino unico ed inimitabile delle colline del Roero. Una terra che s’incontra, scendendo da Torino, subito dopo Carmagnola e che ci porta per mano da una parte verso Cisterna d’Asti, dall’altra verso Alba.
Langa e Roero, due cartoline
, un bel regalo della storia. Un regalo che è ricco di castelli, di case nobiliari, di percorsi che hanno accolto nei secoli imperatori e principi, re e papi.
Anche nel Roero, ieri solo agricoltura povera, la vigna ha preso il sopravvento ricoprendo con le sue geometrie colli e valli. Vino e gastronomia, ma non solo. Il Roero è terra da sempre di passaggio, crocevia di strade diverse, ecco allora gli artigiani e i commercianti, pilastri dell’economia, ieri, forte componente anche ora nella formazione del nuovo volto del Roero.
Langa e Roero: tartufi e vino, storia e povertà, passato e futuro che si saldano nel tentativo che sta riuscendo a mettere insieme la sinistra e la destra del Tanaro per costruire un’immagine che per la sua originalità è in grado di competere con qualsiasi altra terra d’Europa.
UNO SGUARDO TRA GEOLOGIA E PAESAGGIO
La Langa come il Roero ha un paesaggio dove forte è stata ed è la presenza dell’uomo.
Colline di qua, colline di là. In Langa si trova prevalentemente terreno argilloso ricco di calcare, soprattutto nelle parti più elevate delle colline. Le aree più in basso sono invece fatte da un impasto di terreni marnosi alternati a strati di sabbie gialle e di arenarie. Il terreno langarolo è piuttosto friabile. Lo testimoniano i numerosi calanchi che si incontrano e che sembrano mettere a nudo lo scheletro fragile di una terra che, forse, proprio per queste sue caratteristiche è più adatta di altre alla coltivazione della vite.
I terreni del Roero si sono formati per sedimentazione. Qui, nelle varie epoche glaciali, si è forgiato il paesaggio straordinariamente unico. Qui scorrevano le acque, qui è passato il mare. Tanto è vero che le tracce che ha lasciato sono parecchie, come una vegetazione in parte marittima e varie testimonianze del passaggio dell’acqua, come le rocche
o reperti pietrificati che nella loro forma richiamano i pesci.
Ad ovest del Roero c’è un altopiano ondulato, ad est le colline. Al centro, quasi lungo una ideale linea dorsale, i boschi.
Nei secoli Langa e Roero mai hanno tentato di camminare insieme. Sempre in aperta o sommessa contrapposizione sono, quasi inconsapevolmente riuscite a costruire insieme una terra che, sia pure diversa per formazione geologica, sia pure differente per il paesaggio, ora ha gli stessi obiettivi.
Viste dall’alto, Langa e Roero, sembrano due terre sorelle che il Tanaro divide. Due terre che hanno conosciuto il mare nelle epoche glaciali e, soprattutto nel ‘900, hanno conosciuto invece la grande sete d’acqua. Vivono le loro colture di pioggia e neve e temono, come tutti, le grandinate. Di qui la scelta di lavorare le vigne che adesso sono nello stesso tempo paesaggio ed economia, decorazione e ricchezza.
E soltanto così Langa e Roero sono diventati le valli dei vini
, come in Sicilia la valle dei templi
.
E il loro paesaggio ne riflette l’economia. Certo, poi verranno storia, fantasia e castelli, ma prima di tutto ci sono i vini (dal Barolo alla Barbera, dall’Arneis alla Favorita) e le tante ricchezze di un lembo d’Europa fino a ieri povero, ora orgogliosamente forte dei suoi prodotti.
LE COLLINE E LA NEBBIA
Sole e pioggia, caldo e freddo. Così, nei secoli, ha preso forma la stupenda coreografia della Langa e del Roero. E, scavando tra i ricordi della terra, al di qua e al di là del Tanaro, ecco emergere le impronte dell’uomo. Sono i segni di una lotta millenaria contro il bosco, la voglia di coltivar anche il più piccolo triangolo di terra, di strappare alla natura l’impossibile per affrontare le carestie o, come si diceva, la vita negli anni non fortunati.
Ma, in questo continuo confrontarsi del contadino, è nato, cresciuto e si è rafforzato l’equilibrio ecologico che ha garantito sviluppo sostenibile, sempre.
Dietro questo desiderio c’era il sogno di vivere senza dover dipendere dalla città o da chiunque.
Si raccoglieva la legna per scaldarsi, mai però violando i ritmi della natura, gli arbusti finivano in fascine, anche queste utilissime. Nulla veniva sprecato. Per legare i rami delle viti se ne usavano altri, anch’essi fatti crescere in fondo al podere. Insomma sia in Langa che nel Roero è stato per millenni il trionfo della piccola proprietà contadina: manciate di terreno sulle quali c’era posto per il campo, il prato, il bosco e uno o due pezzi di vigna, se possibile lontani l’uno dall’altro per salvarli nel corso di grandinate. A mutare, come in una continua lievitazione, l’insieme sono state le continue divisioni testamentarie che si sono tradotte in eccessive divisioni, suddivisioni, pezzi, pezzetti e pezzettini. Nei fondi lungo le strade, verso le parti pianeggianti o nei tanti piccoli altipiani si è coltivato e ancora si coltiva il grano, il grano turco, gli alberi da frutto. Sui versanti collinari, invece, anno dopo anno, è aumentato il peso delle vigne.
D’altra parte la presenza della vigna in Langa o nel Roero è antichissima. Tracce di Vitis Brunii
sono state trovate nel terziario pliocenico di Bra, ma è tra ‘600 e ‘700 che la vigna si conquista un posto grande e forte. E con essa ecco l’uso dei canneti. Le canne, infatti, servivano, per i nuovi impianti e per rafforzare i filari.
Non solo, tra un filare e l’altro, si diffondeva l’orto: cioè si coltivava ogni specie di legume, dal cavolo ai fagioli, dall’insalata ai sedani.
Piccoli pezzi di terra, un po’ vigna, un po’ orto e, naturalmente, quasi in ogni proprietà i ciabot
, cioè quei particolari capanni dove trovavano riparo gli attrezzi, ma anche uomini e donne quando scoppiavano temporali o per le pause del pranzo, della colazione, della merenda. Splendide mini-casette che dominano dovunque le colline, danno loro una caratteristica e le accompagnano nella crescita.
Ai confini dei campi e dei prati ecco i salici, i gelsi che, con la coltivazione del baco da seta hanno avuto un peso non indifferente nell’economia collinare.
Oltre il 30 per cento del territorio è costituito da boschi misti che rivelano il lungo lavoro dell’uomo nel corso dei secoli per cercare di addomesticare una natura piuttosto ostile. Tra le specie principali la roverella, il pino, la betulla, il faggio e il frassino nelle zone più umide. Sui versanti più dolci il castagno, il bosco ceduo e, in enorme quantità nella zona di Cortemilia, i noccioleti, altro pilastro dell’economia.
L’uomo e le colline: il quadro complessivo è davvero molto bello per le proporzioni, la ricchezza, l’equilibrio.
D’autunno, poi, quando arrivano i giorni della vendemmia o in primavera quando già i contadini lavorano lungo i filari, al mattino presto l’umidità della notte forma uno strato, quasi un cuscinetto nebbioso che ricopre tutto e dal quale, gradualmente spuntano i campanili, le case, i ciabot
e lo spettacolo è strabiliante. Lo diventa ancora di più se si pensa che tra quella nebbia e quelle colline si muovono i cercatori di tartufi, il saporitissimo oro bianco di Langa e Roero.
INSIEME È MEGLIO
Sarà internet, sarà la televisione, saranno i libri, ma l’insieme, ora ha i contorni e il sapore di un mito: quello delle colline più dolci del mondo, dei tramonti lentissimi, delle aurore rare. Un mito che per difendersi chiede il lavoro di migliaia di persone. In Langa e Roero si sono inventati spazi, prodotti, sapori che hanno trovato negli armadi dei loro vecchi. Insieme stanno costruendo un sistema. C’è già per il principale dei prodotti di questa terra, il vino. C’è già ma sta crescendo per la difesa o la riconquista dell’ambiente.
È il caso di Euronature e di Canale Ecologia che, insieme, hanno recuperato e ripristinato nel suo antico equilibrio San Nicolao
, uno straordinario angolo di Piemonte che rivive a Canale.
È il caso di Roero Verde, il consorzio che ha dato vita e regge le sorti del Parco Forestale del Roero. Con l’aiuto degli esperti di Euronature ha preparato un piano ecologico di tutta la zona indicando le aree da salvare, quelle da proteggere, quelle ancora da scoprire.
È il caso di molti comuni di Langa che, d’accordo con WWF, Italia Nostra, Legambiente hanno già costruito i percorsi natura e le aree attrezzate, recuperato ampi spazi di colline prima abbandonati alle ortiche.
Quelli che stanno avanzando sono progetti concreti di sviluppo sostenibile che si trasformano nel ripristino del microclima là dove, per le ragioni più varie, era stato infranto.
Ambiente e cultura: è in questi settori che nasce il nuovo
in Langa e Roero. Alcuni esempi sono: da Mango a Santo Stefano Belbo i parchi letterari di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio; nel Roero il piano-colore che è stato voluto da tutti i sindaci o l’area protetta che si estenderà come un ombrello sulle rocche e sul vecchio bosco.
D’altra parte tutti hanno capito che certamente si vive di vino e di gastronomia di qualità, ma mano a mano che gli anni passano, tutte le proposte dovranno sapersi coniugare con ambiente, cultura e storia. Appunto alcuni castelli sono entrati in un ampio programma di restauro, finanziato dall’Unione Europea che, anno dopo anno