Canzoni e sonetti
Descrizione
A cura di Daniele Lucchini.
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Anteprima del libro
Canzoni e sonetti - Dino Frescobaldi
Colophon
Finisterrae 27
Prima volta in Finisterrae: 2011
A cura di Daniele Lucchini
In copertina: Buonamico Buffalmacco
Il trionfo della morte, 1355 ca. (particolare)
© 2011 Daniele Lucchini, Mantova
www.librifinisterrae.com
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9781326643478
Epigrafe
I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando.
Dante Alighieri, Purgatorio, XXIV 52-54
Prefazione
Orlandino, detto Dino, Frescobaldi nacque a Firenze poco dopo il 1271 e morì entro il 1317. Fu figlio di Lambertuccio, ricco mercante e autore di alcuni sonetti di carattere politico, e padre di un Matteo, secondo le cronache dell'epoca, dedito al gioco e autore di componimenti d'imitazione stilnovista, morto a Firenze durante la peste del 1348.
Frescobaldi fu dunque contemporaneo e pressoché coetaneo di Dante e proprio un episodio legato a quest'ultimo gli ha dato fama nel corso dei secoli. Nel suo Commento alla Divina Commedia infatti Boccaccio narra che, a pochi anni dall'espulsione del sommo poeta da Firenze, Frescobaldi sarebbe venuto in possesso del manoscritto dei primi sette canti dell'Inferno, ritrovati fortuitamente da Gemma Donati, moglie di Dante; resosi conto del valore dei versi, li avrebbe fatti pervenire a quest'ultimo, ospite in Lunigiana di Morello Malaspina, incoraggiandolo a proseguire l'opera. Boccaccio, pur riportando l'aneddoto, non sembra dargli particolare credito, a motivo di alcune evidenti incongruenze storiche emergenti dalla lettura dello stesso testo dantesco. Tuttavia riportiamo ugualmente il racconto a fini di conoscenza, oltre che per la freschezza del dettato.
"Dice adunque nella prima:¹ «Io dico, seguitando». Nelle quali parole si può alcuna ammirazion prendere in quanto, senza dirlo, puote ogni uom comprendere esso aver potuto seguire la materia incominciata; e sí ancora che, per insino a qui, non ha alcun'altra volta usato questo modo di continuarsi alle cose predette. E perciò, accioché questa ammirazion si tolga via, è da sapere che Dante ebbe una sua sorella, la quale fu maritata ad un nostro cittadino chiamato Leon Poggi, il quale di lei ebbe più figliuoli, tra' quali ne fu uno di più tempo che alcun degli altri, chiamato Andrea,