Rapporti tra Stato e Chiesa. L'articolo 7 della Costituzione
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Rapporti tra Stato e Chiesa. L'articolo 7 della Costituzione - Vincenzo Gaglianese
633/1941.
1. La situazione politica
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 l’Italia precipitò nel caos: il re Vittorio Emanuele III ed il Governo fuggirono a sud; a nord nacque la Repubblica Sociale Italiana, formalmente reincarnazione repubblicana del fascismo, ma sostanzialmente Stato fantoccio sotto il controllo degli ex alleati tedeschi. Il Paese, spaccato in due dall’occupazione dei nazifascisti a nord e degli Alleati a sud, e con il re in fuga, passò dalla Seconda Guerra Mondiale alla guerra civile. L’unica istituzione a non aver perso autorevolezza era la Chiesa cattolica, che proprio in quegli anni drammatici riprese il proprio ruolo di guida della comunità; una parte dell’ambiente ecclesiastico, soprattutto il basso clero, operò clandestinamente per salvare le vite degli ebrei e dei perseguitati politici, di qualsiasi colore essi fossero. Tale impegno contribuì ad avvicinare i cattolici antifascisti ai socialcomunisti: il comune nemico nazifascista portò i partigiani bianchi e quelli rossi a combattere fianco a fianco durante la guerra di liberazione, seppure la Chiesa continuasse a condannare l’ideologia marxista in tutte le sue manifestazioni. Gli esponenti della Democrazia Cristiana (partito nato clandestinamente nel 1942 dalle ceneri del disciolto Partito Popolare) collaborarono inoltre con i socialisti e i comunisti negli esecutivi di unità nazionale che si susseguirono a partire dal 1943, insieme con i membri degli altri movimenti politici antifascisti.
2. Il referendum istituzionale e l’Assemblea Costituente
L’immagine della monarchia, considerata connivente col regime fascista – se non addirittura sua complice – peggiorò in maniera irreversibile a causa della fuga a sud del re; venne indetto, per il 2 giugno 1946, un referendum istituzionale che avrebbe dovuto scegliere la