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Con il cuore in mano
Con il cuore in mano
Con il cuore in mano
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Con il cuore in mano

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About this ebook

Un libro della serie I Guardiani Degli Abissi

Simon Kim è molto innamorato di Leith Haas, ma Leith è un guardiano. Il suo lavoro - dare la caccia ai demoni – è pericoloso e importante e Simon non vuole distrarre l’uomo che ama più della sua vita con affari di poco conto. Ma quello che non riesce a capire è che quando un Guardiano trova il suo Focolare, il Guardiano dona il suo cuore senza riserve. Quando Leith reclama per sé Simon, Leith mette a nudo la sua anima, lasciando se stesso vulnerabile nei confronti dell’unico uomo che è sicuro che amerà per sempre.

Quando Simon viene risucchiato ancora di più nel mondo pericoloso di Leith – e all’interno di un’altra dimensione – Simon si rende conto che l’unica forza che può dare al suo Guardiano è la forza del suo amore. Riuscirà Simon a sacrificare la propria capacità di controllo e diventare il prezioso tesoro di quest’uomo che ha già conquistato la sua anima?

LanguageItaliano
Release dateMar 5, 2013
ISBN9781623801571
Con il cuore in mano
Author

Mary Calmes

Mary Calmes believes in romance, happily ever afters, and the faith it takes for her characters to get there. She bleeds coffee, thinks chocolate should be its own food group, and currently lives in Kentucky with a five-pound furry ninja that protects her from baby birds, spiders, and the neighbor’s dogs. To stay up to date on her ponderings and pandemonium (as well as the adventures of the ninja), follow her on Twitter @MaryCalmes, connect with her on Facebook, and subscribe to her Mary’s Mob newsletter.

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    Con il cuore in mano - Mary Calmes

    Capitolo 1

    Ero rimasto al lavoro fino a tardi, cosa che stava succedendo spesso negli ultimi tempi, ma c’erano sempre problemi urgenti di qualche dipendente che dovevano essere gestiti in modo rapido, senza perdere nessun particolare durante il processo, altrimenti tutto si sarebbe trasformato in una specie di emergenza antincendio. Ricoprire una delle posizioni di minor importanza nella catena organizzativa del dipartimento delle risorse umane – un impiegato generico, non un manager – faceva sì che ogni cosa finisse sulla mia scrivania, senza possibilità di errore.

    Naturalmente, l’unica serata in cui dovevo essere da un’altra parte era quella che mi stava portando via più tempo del solito nell’inviare e-mail e rispondere ai messaggi vocali. Ero comunque riuscito a sbrigare tutto prima di quanto mi aspettassi e, anche se era venerdì e il traffico sarebbe stato intenso, speravo di farcela lo stesso ad arrivare per l’apertura della galleria.

    Quando fui finalmente pronto per andarmene, sollevando lo sguardo dal mio portatile, rimasi stupito nel trovare Eric Donovan fermo sulla porta d’ingresso del mio ufficio.

    Merda, Eric, dissi trattenendo il fiato. Mi hai fatto venire un colpo.

    Mi dispiace. Ho chiesto al banco dell’accettazione e mi hanno detto che eri ancora qui.

    Gli lanciai un’occhiataccia. Perché sei venuto?

    Perché volevo parlarti.

    Non potevi telefonare?

    Si schiarì la gola, passandosi le dita tra i folti capelli castani.

    Non potrei mai dirti quello che devo al telefono.

    Okay, risposi annuendo. Era una cosa strana, ma lasciai perdere. Allora di cosa hai bisogno?

    Potresti guardarmi in faccia?

    Sì, risposi, anche se mi ci volle un momento per farlo. Mi assicurai di aver spento il portatile e di averlo chiuso, prima di rivorgergli la mia attenzione.

    È bello vederti, disse.

    Annuii.

    Attraversò la stanza e, mentre si muoveva, mi accorsi che il sorriso che mi stava indirizzando sembrava più un ghigno malefico. Era una cosa che odiavo.

    Ho sempre adorato vederti vestito tutto in tiro. Mi sorrise. È molto sexy.

    Ero irritato, ma mi sforzai di sorridere. Che cosa vuoi, Eric?

    Sei arrabbiato?

    Non sono arrabbiato, gli dissi. Sto solo cercando di andarmene da questo posto, così se tu ti limitassi solo a dirmi quello che devi, sarebbe perfetto.

    Si schiarì la voce. Allora... ti ho visto uscire l’altra sera con un ragazzo. Chi... chi era?

    Quando, mi avresti visto?

    Non riesci a tenere il conto di tutti i tipi con cui esci? mi chiese, in modo derisorio.

    Ho molti amici e una famiglia, Eric, sbottai, irritato dalle sue supposizioni che andassi a letto con qualsiasi persona capitasse. E se ti riferisci a martedì scorso, ero insieme a mio cugino Roger e...

    Il tizio che ho visto con te aveva lunghi capelli biondi.

    Quello è Leith. Sorrisi. Il mio ragazzo.

    Che razza di nome è Leith?

    Quale domanda mi dovevi fare su di lui?

    Volevo solo sapere chi era.

    Lo guardai storto. Cosa che ti ho appena spiegato.

    Simon... è che... chi è?

    Il mio ragazzo, gli ripetei.

    Sì, ma voglio dire, è... lui è...

    Vivo con lui, è una cosa seria... qualcos’altro?

    Sono solo sei mesi che ci siamo mollati e tu già vivi con qualcun altro? Come diavolo dovrebbe farmi sentire questa cosa?

    Ma ti stai ascoltando? gli chiesi. Dai, Eric, le persone vanno avanti. È così che funziona quando ci si lascia con qualcuno. Ognuno va per la propria strada.

    Ma come credi che tu mi stia facendo sentire?

    A essere sincero non m’importa, gli dissi. Non stiamo più insieme; non mi devo preoccupare di come ti senti.

    Quella non è stata una mia scelta.

    Ma è quella che abbiamo preso di comune accordo, gli ricordai.

    Io non volevo.

    Ma lo hai fatto. Sottolineai la cosa, perché volevo che se ne accorgesse.

    Simon...

    Forza, dissi interrompendolo. Afferrai la mia borsa porta computer e, dopo aver spento la lampada sulla scrivania, lo guidai fuori dalla stanza, chiudendo la porta dietro di me. Ti accompagno fuori.

    Aspetta, disse quasi supplicando. Appoggiò una mano sulla mia spalla per fermarmi, mentre mi allontanavo da lui. Solo... Simon, per favore, lascia che ti possa guardare. La sua voce era dolce, implorante.

    Scossi il capo, senza incontrare il suo sguardo. Desideravo solo che con lui fosse tutto finito.

    Mise una mano sotto il mio mento, per guidare i miei occhi verso i suoi. Simon, per favore, voglio solo parlare con te. Mi stai uccidendo. Voglio dire... non riesco a fare niente, lo sai? Non riesco a mangiare, non posso dormire, sono sempre ansioso, cammino avanti e indietro ovunque, a casa, al lavoro... per favore. Ho bisogno di vederti. Ho bisogno di parlare con te ancora per un po’ di tempo, va bene? Per favore... ti prego.

    Allontanai il viso dalla sua mano e feci un passo indietro. Eric, non è una buona idea. Non abbiamo niente di cui parlare. Non...

    "Non, che cosa? Non devo più pensare a te?"

    Sì.

    Come se non volessi farlo, se potessi. Non vorrei davvero pensare a te, Simon; vorrei essere innamorato di Rita.

    Bene.

    No, non va bene, perché non lo sono. Io voglio te. Quando sono a letto con lei... l’unica cosa a cui riesco a pensare è a quando ero a letto con te.

    Mi girai per andarmene. La sua mano si strinse con forza attorno al mio braccio, mentre mi tratteneva per farmi fermare. Oh, andiamo, dai, Eric, grugnii.

    No, Simon... merda! Ero a cena fuori l’altra sera e ti ho visto con quel tizio! Non mi hai notato?

    Scossi il capo.

    Perché eri tutto preso a ridere e a divertirti e... ti metteva le mani dappertutto, ed era ovvio da come si comportava, da come si sentiva a suo agio, che... viene a letto con te e pensare a questa cosa mi manda fottutamente fuori di testa.

    Ascolta, io...

    Non tentare di liquidarmi così, scattò irritato.

    Mi dispiace, non stavo tentando di farlo.

    Prese un respiro. Non posso credere che per te sia finita così, come se non ci fosse stato niente.

    Non era niente, ma non era abbastanza, risposi, incamminandomi lungo il corridoio, verso l’ascensore.

    Aspetta, grugnì, mettendosi in fretta di fronte a me, senza darmi altre possibilità che fermarmi o andargli addosso. Dannazione, Simon, non te ne importa nulla?

    Di te?

    Sì, di me.

    Come ho detto prima, sospirai pesantemente, se vuoi possiamo essere amici...

    Mi interruppe. È successo qualcosa.

    Cosa sarebbe? chiesi, più esasperato che interessato.

    Il suo sguardo si spostò velocemente, incontrando il mio. Mi sono reso conto di una cosa.

    E?

    Non sono gay, disse con un sussurro, avvicinandosi a me.

    Non avevo intenzione di discutere con lui.

    Fissò i miei occhi. Non c’è bisogno che io sia qualcosa che non voglio essere. Posso scegliere.

    Questo è giusto, fui d’accordo con lui.

    Perché non è andata bene.

    Cosa non è andata bene?

    Ho provato con un altro ragazzo... disse abbassando la voce.

    Ma non era gay. Cristo.

    Mi hai sentito?

    Sì, dissi, al posto di va al diavolo. Non avevo nessuna voglia di fargli da terapista, ma ci ero passato tante volte attraverso queste cose nella mia vita. Faceva parte del mio lavoro. Cosa è accaduto?

    È stato orribile.

    Lo guardai in faccia e il modo in cui i suoi occhi apparivano spenti, il tono della sua voce, la tensione delle spalle... non riuscivo a sopportarlo. Mi avvicinai verso di lui e lo abbracciai. Per qualche secondo rimase irrigidito tra le mie braccia, prima di aggrapparsi a me con forza. Sentii che stava tremando e avvertii che aveva trattenuto il respiro, mentre nascondeva la faccia sulla mia spalla. Amico, mi dispiace.

    Non mi ero reso conto di quanto tu fossi paziente con me... tutte quelle volte... voglio dire, pensavo che fosse la stessa cosa con qualsiasi altra persona... di provare le stesse cose.

    Feci un respiro profondo. Che casino. Ognuno è differente. Dovresti provare e...

    Sei sempre stato così dolce, per essere sicuro che fossi pronto e...

    Va tutto bene. Non volevo avventurarmi su quello che avevo, o non avevo fatto.

    Non faceva male.

    Gesù.

    Il modo in cui lo facevi, non era solo scopare. Perché non me l’hai detto che non sarebbe stato in quel modo?

    Lo strinsi un’ultima volta e tentai di allontanarmi. Continuò ad abbracciarmi.

    Era così differente quando noi... tra di noi.

    Eric, va tutto bene. dissi dandogli delle pacche sulla schiena, stringendolo più forte che potevo. Cosa hai intenzione di fare?

    Si staccò da me per guardarmi in faccia. Sposerò Rita.

    Bene. Annuii.

    Ma posso vederti?

    Quando? Adesso ero confuso.

    Si limitò a fissarmi negli occhi e si lasciò andare contro di me. Avevo capito.

    Sorrisi gentilmente, allontanandolo. No, non può funzionare.

    Perché?

    Perché io ho bisogno di più di quello. Non potrò mai essere il tuo segreto.

    Perché?

    Ho bisogno di più.

    Quanto di più?

    Tutto quello di cui hanno bisogno gli altri. E non voglio condividere il mio uomo con altri.

    Allora cosa… hai intenzione di sposarti?

    Potrei. Sorrisi perché non riusciva a capirlo. In futuro.

    Si lasciò scappare un sospiro esasperato, strofinandosi il capo e facendo scrocchiare le nocche delle dita una a una. Sarebbe potuto essere divertente in qualsiasi altra occasione.

    Simon, dai, non… tu non puoi semplicemente…

    Devo andare. Dovrei essere già da un’altra parte.

    Devi andare a incontrarti col tuo ragazzo, disse con voce dura e piatta.

    Sì.

    Ma io ho bisogno di te, e questo nuovo tizio, qualunque sia il suo dannato nome, non ti può desiderare più di quanto lo faccia io.

    Non gli diedi ascolto. Invece, gli girai intorno per dirigermi verso l’ascensore.

    Simon!

    Continuai camminare e di nuovo si mise

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