DALLO SCOGLIO DI QUARTO AL 17 MARZO 1861 cronache e considerazioni sugli eventi che resero possibile l’Unità d’Italia
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DALLO SCOGLIO DI QUARTO AL 17 MARZO 1861 cronache e considerazioni sugli eventi che resero possibile l’Unità d’Italia - Antonio Caccavale
L’UNITÀ
PREMESSA
Che senso ha pubblicare, ora, queste cronache e considerazioni sugli eventi che resero possibile l’Unità d’Italia? Sono passati cinque anni dalla celebrazione del 150° anniversario della nascita di quella nuova entità politica di cui facciamo parte e nessun altro valido motivo (come quelli che nel recente passato hanno animato il dibattito politico in Italia, con le minacce di secessione portate avanti da un noto partito nato e radicato in Lombardia) sembra possa giustificare l’opportunità di tornare su questioni che hanno ben poche possibilità di suscitare un sia pur minimo interesse, soprattutto tra le nuove generazioni.
Le tentazioni separatiste degli anni scorsi hanno, oggi, lasciato il posto a più concilianti richieste di maggiore autonomia, come quella messa in campo dal presidente della Giunta regionale del Veneto che, attraverso un referendum, vorrebbe far acquisire a quella Regione un regime fiscale indipendente, sul modello di quello che la nostra Costituzione riconosce alle province autonome di Trento e di Bolzano. Verrebbe da pensare che lo spirito austroungarico non abbia ancora smesso di agitarsi in certi esponenti politici del nostro settentrione che a nulla rinuncerebbero, pur di guadagnare consensi per fini elettorali.
Le cronache e le considerazioni contenute in questo agile volume erano rivolte proprio alle giovani generazioni quando, tra il 2010 e il 2011, le scrivevo per destinarle ai miei alunni. In preparazione della ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, nell’anno scolastico 2010 – 2011, si parlò molto del Risorgimento italiano ed io ritenni doveroso approntare materiali e documenti che utilizzai nel corso di alcuni mesi nelle ore di lezione di storia.
Ho ritrovato quelle cronache e quelle considerazioni, molte delle quali a suo tempo furono pubblicate anche su un giornale on line, e non sono riuscito a guardarle con l’indifferenza che ci coglie, spesso, quando ci ritroviamo tra le mani cose e oggetti che non sappiamo giudicare quanta, reale utilità abbiano avuto nel passato e quale reale valore possano avere, oggi e nel prossimo futuro, per le nuove generazioni.
Antonio Caccavale, 17 marzo 2016
IL 6 MAGGIO 1860 GARIBALDI E I MILLE SALPARONO DA QUARTO
Fu la mattina del 6 maggio del 1860 che Garibaldi e i Mille, radunatisi il giorno precedente a Quarto, salparono alla volta della Sicilia. A quel tempo Garibaldi era parlamentare del Regno di Sardegna e fu proprio a Torino che Rosolino Pilo e Francesco Crispi ipotizzarono l’organizzazione di una spedizione in quella Sicilia già attraversata da forti tensioni insurrezionali. Fu proprio quella situazione favorevole che indusse gli esuli siciliani ad invitare Garibaldi a tentare l’impresa della conquista di un Regno, quello delle Due Sicilie, in evidente affanno.
Che la situazione in Sicilia fosse esplosiva ne era ben informato il conte di Cavour, a cui venivano inviati dispacci dal contenuto inequivocabile. In uno di essi, il 6 maggio, il capitano Alessandro D’Aste scriveva: "(…) si vede chiaramente che la rivoluzione è moralmente compita negli ardenti petti dei palermitani, i quali se avessero avuto armi, sarebbe stata anche compita materialmente. La polizia non ha potuto eseguire (…) nessun arresto e la medesima si trova in grande avvilimento perché è da tutti odiata".
Da quando, nel maggio dell’anno precedente, era scomparso Ferdinando II di Borbone, il dissenso politico era cresciuto e Francesco II di Borbone non aveva saputo dare prova della stessa autorevolezza e determinazione del padre.
Garibaldi non avrebbe mai deciso di tuffarsi in quell’impresa se non avesse potuto contare su sostegni autorevoli e importanti. Della possibile impresa era stato informato il re Vittorio Emanuele II, che non aveva nascosto di essere pronto ad appoggiare Garibaldi, anche se non ufficialmente. Piuttosto perplesso, invece, fu Cavour, che considerava azzardata l’idea di una spedizione militare, sia per non urtare la suscettibilità di Napoleone III, che non avrebbe gradito un intervento piemontese nel Regno borbonico, sia perché aveva motivo di temere che Garibaldi potesse non aver del tutto accantonata l’idea di una soluzione repubblicana.
Per raggiungere la Sicilia c’era bisogno di almeno due grosse imbarcazioni. Toccò a Nino Bixio, assieme a una quarantina di volontari, impadronirsi di due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, di proprietà della compagnia Rubattino. In realtà non si trattò di un’appropriazione non autorizzata: era stato lo stesso procuratore della Compagnia a consentire che gli uomini di Garibaldi portassero via dal porto di Genova le due navi.
È il caso di precisare che tra i Mille uomini, ma in realtà erano anche di più, che parteciparono alla conquista del Regno delle Due Sicilie la maggior parte provenivano dalla Lombardia, dal Veneto, dalla Liguria e dalle altre regioni centrosettentrionali. Molti di coloro che avevano deciso di seguire Garibaldi appartenevano al ceto borghese: gli intellettuali (medici, artisti, farmacisti, avvocati) rappresentarono la componente più numerosa dei volontari. Si riportano di seguito il numero e le Regioni di provenienza dei volontari di Garibaldi.
Lombardia
con 443 partecipanti (di cui166 di Bergamo, 70 di Milano,61 di Brescia, 58 di Pavia, 29 di Mantova, 25 di Cremona, 22 di Como, 9 di Varese e 3 di Sondrio).
Veneto
con 160 partecipanti ( di cui 35 di Venezia, 32 di Vicenza,25 di Treviso, 24 di Verona,21 di Padova, 15 di Rovigo e 8 di Belluno).
Liguria
con 157 partecipanti (di cui 138 di Genova, 10 di La Spezia, 6 di Savona e 3 di Imperia).
Toscana
con 80 partecipanti (di cui 37 di Livorno, 17 di Grosseto, 8 di Siena, 6 di Firenze, 5 di Pisa, 4 di Massa Carrara,1 di Arezzo, 1 di Lucca e 1 di Pistoia).
Sicilia
con 45 partecipanti (di cui 32 di Palermo, 5 di Messina, 5 di Trapani, 2 di Agrigento e 1 di Catania).
Emilia
con 38 partecipanti (di cui 17 di Parma, 6 di Modena, 5 di Reggio Emilia, 4 di Bologna, 4 di Piacenza e 2 di Ferrara).
Piemonte
con 30 partecipanti ( di cui 11 di Alessandria, 6 di Novara, 6 di Torino, 3 di Cuneo,3 di Vercelli e 1 di Asti).
Friuli Venezia-Giulia
con 20 partecipanti (di cui 12 di Udine, 7 di Pordenone ed 1 di Gorizia).
Calabria
con 20 partecipanti (di dui 9 di Cosenza, 6 di Reggio Calabria e 5 di Catanzaro).
Campania
con 19 partecipanti ( di cui 9 di Napoli, 9 di Salerno ed 1 di Avellino).
Trentino-Alto Adige
con 15 partecipanti ( di cui 14 di Trento ed 1 di Bolzano).
Marche
con 11 partecipanti ( di cui 8 di Ancona, 2 di Ascoli Piceno ed 1 di Macerata).
Lazio
con 10 partecipanti ( di cui 8 di Roma, 1 di Viterbo ed 1 di Frosinone).
Puglie
con 5 partecipanti ( di cui 12 di Bari, 1 di Taranto, 1 di Foggia ed 1 di Brindisi).
Umbria
con 4 partecipanti ( di cui 2 di Perugia e 2 di Terni).
Sardegna
con 3 partecipanti (di cui 2 di Sassari ed 1 di Cagliari).
Basilicata
con 1 partecipante di Matera.
Abruzzi
con 1 partecipante