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Poesie notturne e d'amore
Poesie notturne e d'amore
Poesie notturne e d'amore
Ebook61 pages20 minutes

Poesie notturne e d'amore

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Edgar Allan Poe e Thomas Hardy devono la loro fama imperitura alle loro opere narrative. Nondimeno furono anche poeti sublimi, capaci con i loro versi, spesso struggenti e desolati, di influenzare intere generazioni di poeti e di giungere sino a noi senza perdere nulla del loro incanto. In questa silloge sono presentati in una nuova traduzione alcuni dei principali testi poetici dei due scrittori, ispirati al sentimento d’amore e allo sconcerto dinanzi alla realtà.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 9, 2016
ISBN9788893329705
Poesie notturne e d'amore
Author

Thomas Hardy

Thomas Hardy was born in 1840 in Dorchester, Dorset. He enrolled as a student in King’s College, London, but never felt at ease there, seeing himself as socially inferior. This preoccupation with society, particularly the declining rural society, featured heavily in Hardy’s novels, with many of his stories set in the fictional county of Wessex. Since his death in 1928, Hardy has been recognised as a significant poet, influencing The Movement poets in the 1950s and 1960s.

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    Poesie notturne e d'amore - Thomas Hardy

    tenebre

    Il Corvo¹

    Fu in una tetra mezzanotte, mentre, vacillando sull’abisso dell’oblio di me stesso,

    Meditavo sopra vetusti e misteriosi volumi di dottrine dimenticate –

    Mentre ero in fin vinto dal sonno, che improvviso percepii un lieve picchiare,

    Come se qualcuno sommessamente bussasse alla porta della mia camera.

    Deve essere un qualche ospite, sussurrai confusamente "che bussa alla mia porta,

            solo questo e nulla più."

    Lugubre dicembre, ricordo distintamente,

    Spettri, creati dai tizzoni morenti, si agitavano sul pavimento.

    Ansioso, desideravo il sopraggiungere del giorno; invano avevo chiesto

    Alla muta carta dei volumi di far assopire il dolore per la perduta Lenore,

    Per la fanciulla, splendente di rara bellezza, che gli angeli chiamano Lenore,

      il cui nome è, qui, immerso nel silenzio, per l’eternità.

    Violette tende, con la morbida tristezza della seta, del loro vago fremere

    Contagiavano la mia anima; diffondevano in me immaginari terrori mai provati prima;

    Non restava, a quietare i sussulti del mio cuore, che il fisso ripetere

    Deve essere un qualche ospite che implora, alla mia porta, di entrare   

    "Deve essere un qualche tardo ospite che implora, alla mia porta, di entrare;

    deve essere così e nulla più".

    Repentina, l’anima ne trasse vigore; senza protrarre il mio esitare

    Signore, dissi, "o signora, supplico il suo perdono;

    Il suo gentile bussare produsse un picchiare alla mia porta,

    Così impercettibile e vago, che si rappresentò come un incerto e misterioso rumore

    Alla mia coscienza, avvinta in un sonno vaporoso" – al che spalancai l’uscio;

          tenebra muta e nulla più.

    La tenebra interrogai, immerso nello stupore, nel timore, nel dubbio,

    Immaginando visioni che nessun mortale mai osò figurarsi prima;

    Ma la muta oscurità rimase immota

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