Limiti e regole: brutte, ma buone!
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Nel testo Viviana Tanzi, pedagogista con grande competenza maturata nella formazione degli operatori e nel coordinamento di servizi per la prima infanzia, esplora le dinamiche e le motivazioni di una relazione educativa fortemente intenzionata da benessere del bambino e della famiglia.
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Cosa faccio? Risposte ragionevoli ai dubbi e alle incertezze dei genitori Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuando crescere è faticoso: Riconoscere i disturbi e prevenire le difficoltà di apprendimento nell’infanzia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
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Anteprima del libro
Limiti e regole - Viviana Tanzi
DOCET
CAPITOLO 1
Perché dobbiamo parlare di regole
Difficile ma necessario
Si dice spesso che la prima parola che i bambini imparano oggi sia: NO!
Purtroppo è vero, ed è anche quella che ripetono più spesso durante l’infanzia.
I genitori oggi sempre più si sentono in crisi, disarmati dai comportamenti oppositivi e trasgressivi dei bambini e si domandano come sia meglio comportarsi. Sono consapevoli che è giusto ed opportuno insegnare le regole ed i divieti ai figli, ma non sanno bene come fare.
Imporle? Contrattarle? Spiegarle? Aspettare che capiscano? Essere tolleranti e portare pazienza?
In genere si provano tutte queste modalità insieme, spesso con pochi risultati.
In effetti uno degli argomenti che impegna maggiormente gli educatori ed i genitori è la faticosa ed estenuante contrattazione di regole, divieti, negazioni che vanno di pari passo con la gestione di capricci, pianti e punizioni.
Come è possibile che bambini amati, desiderati, curati e stimolati ricambino tanta attenzione con crisi di rabbia, maleducazione e disubbidienza?
Siamo tutti maleducati?
I dubbi non si fermano ai comportamenti dei bambini piccoli, dove si tollera con fastidio la petulanza e la scarsità di educazione attribuendola alle caratteristiche dell’età. Il problema si fa grave quando, crescendo, questo tratto si mantiene sia nell’infanzia che nell’adolescenza, diventando emergenza sociale di insegnanti, educatori e genitori.
Tuttavia se si allarga lo sguardo vediamo che gli stessi adulti, tutti noi, siamo più inclini a cogliere la maleducazione altrui piuttosto che i nostri comportamenti trasgressivi, leggendoli e giustificandoli come una giusta difesa alle costrizioni di una società poco attenta ai diritti individuali e molto punitiva e dirigistica.
Insomma il problema delle regole tocca tutte le persone, grandi e piccole, e tutte le comunità del nostro tempo.
Nell’attuale contesto sociale e culturale infatti è più faticoso di un tempo accettare le regole, perché questo traguardo ha bisogno di essere sostenuto e condiviso mentre oggi non esiste una cultura del limite. Vi è la convinzione che ogni freno alle libertà individuali non deve e non può essere assoggettato a vincoli collettivi e, pertanto, ogni limite è considerato di per sé stesso negativo. In sostanza si ritiene che la somma di tutte le positività sia nelle soddisfazioni dei desideri individuali, mentre la radice di tutte le frustrazioni sia da imputare all’obbedienza delle norme sociali .
Nella quotidianità si è portati a pensare, ed ad agire, al superamento di ogni limite, vissuto come ostacolo alla realizzazione di sé, come una gabbia a cui ci costringe l’appartenenza alla società, come qualcosa che impedisce la realizzazione delle nostre esigenze personali.
Vi è un altro modo di vivere la regola oggi: ognuno pensa di dovere rispondere alle norme che lui stesso, o la ristretta cerchia sociale a cui appartiene, si è dato, poiché ci si costruisce i propri vincoli in modo privatistico e personalistico, senza dover rendere conto ad altri.
Perciò è indispensabile riconsiderare come ci avviciniamo al tema del limite e delle regole, non solo per contenere l’esuberanza eccessiva di bambini e giovani, ma soprattutto come principio culturale da recuperare per ogni persona del nostro tempo, riformulando un’etica di appartenenza ad una comunità. Si è ingenerato una grande confusione pedagogica, una diffusa delegittimazione e deresponsabilizzazione, a solitudini e sentimenti di inadeguatezza dei genitori, ad un pericoloso vuoto emotivo nei bambini che reagiscono con rabbia e frustrazioni. La funzione genitoriale assolve a un obiettivo prioritario: la cura e la protezione dei piccoli coniugato con la costruzione del senso del limite.
Parlare di educazione e di funzione genitoriale significa porre il senso del limite come base indispensabile per la costruzione dell’identità.
Una vera emergenza educativa
Quasi tutti i genitori e sicuramente tutti gli insegnanti considerano il tema delle norme e delle regole come centrale per l’educazione, sottolineando come sia difficile farle comprendere ed accettare, non solo ai bambini, ma soprattutto agli adulti.
Spesso i genitori tendono a porsi in attesa che i bambini, crescendo, trovino da soli la strada e la capacità per darsi regole di comportamento, convinti che da piccoli non vadano limitati nelle loro espressioni e bisogni, ma quando diventeranno grandi sapranno scegliere quali regole accettare e rispettare.
Le implicite convinzioni che guidano questi atteggiamenti genitoriali sono che le regole sono sempre e comunque frustranti perciò inopportune e dannose per i bambini piccoli, che purtroppo occorre metterne qualcuna ma poche e comunque flessibili, che ognuno deve scegliere quelle che ritiene più giuste per non rinunciare alla realizzazione di sé, che è un problema di convivenza sociale ma non un bisogno educativo.
Purtroppo crescendo i bambini ed i ragazzi hanno ben scarse possibilità di apprezzare il valore del limite, non avendone avuto esperienza fin da piccoli. Come è possibile che ne riconoscano la funzione ed il valore se non lo conoscono? Come potrebbero apprezzarlo se gli adulti non glielo hanno proposto come importante?
Al contrario molti dei comportamenti che guidano la nostra quotidianità di adulti è finalizzata al superamento od all’evitamento di ostacoli ed inciampi posti da regole e vincoli sociali, dalle banalissime regole della strada ai più significativi comportamenti di rispetto e solidarietà verso gli altri.