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Evoluzione e amore - LIBRO DI CULTURA FONDAMENTALE E DI DOTTRINA UMANA
Evoluzione e amore - LIBRO DI CULTURA FONDAMENTALE E DI DOTTRINA UMANA
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Evoluzione e amore - LIBRO DI CULTURA FONDAMENTALE E DI DOTTRINA UMANA

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Non s'attenda il lettore profonde indagini di natura scientifica o filosofica: questo non è libro di scienza, né di filosofia, poiché né scienziato né filosofo è l'autore; ma è un libro di fede, col quale si tenta di portare un umile contributo alla spinta al meglio che incombe sull’Universo e di rivelare le vie che ad ognuno possono schiudersi luminose e sicure e per le quali gli uomini di buona volontà possono giungere ad una cosciente valutazione dei più ardui problemi della vita e del destino umano.
Gli uomini di buona volontà, che sentano assillante la fame spirituale, troveranno qui riassunti i risultati meno incerti delle più ardue indagini scientifiche, e raccolti pertanto gli elementi indispensabili d'una elementare dottrina umana, che deve essere la base d'ogni ipotesi, il fulcro d'ogni credenza, la sostanza d'ogni fede.
L'autore s'è trovato in siffatte condizioni ed ha potuto, ciò che non accade solitamente ai più, seguire codesta via. E andando, anelo e piangente, in cerca della via di luce, ha chiesto alla natura il perché di codesto impulso cieco, che era all’umanità di tormento, laddove avrebbe dovuto essere fonte di gioia, come è agli animali il soddisfacimento dei materiali bisogni; ed a lui parve rispondere il cielo con le sue mute e splendide bellezze.
Lo studio cominciò da esse; e la gioia risplendette lontana. Sorse così, direi quasi, il compito di scrivere un libro di modesta dottrina umana, per la speranza che qualcuno, sia pur uno, povero essere sconfortato, non pago, anzi disgustato dalle favole insulse che si insegnano nelle cosiddette “dottrine” religiose, residuo di bizzarre per quanto attraenti fantasie primitive, possa ritrovare coraggio, luce, Dio. Perché, quando risultasse positivamente certo che una legge ignota ha posto noi, come tutte le cose create, a cominciare dagli astri, in quel movimento che si chiama vita, e che esser posti in tal movimento significa dover seguire una determinata via, e che, seguendo questa via, si conquista con l'ordine quello sviluppo completo che è potenza e gioia, tutti si sforzerebbero di cercare la via e di seguirla in spirito e verità.
Ed ecco perché sono state raccolte qui a grandi linee, le nozioni che valgano ad additare la via a chi non possa vivere senza bussola e senza sole, a fornire la luce necessaria per dare al libero arbitrio umano il giusto indirizzo. Un libro dunque di conoscenze fondamentali vedute nel loro insieme senza veste erudita, senza i particolarismi propri di ciascuna scienza; ma tali da obbligare a tener la mente tesa in alto ad un fine nobile, sicuro, e rendere meno sensibili alle ferite tormentose cui si è esposti lungo la via aspra e difficile.
La sua gioiosa fatica è dunque soltanto una modesta opera d'amore: umile, ma vissuta, piena forse di manchevolezze e di inesattezze, ma traboccante di passione per tutti coloro che soffrono, per tutti coloro che nelle ansie e nei trambusti e nelle avversità della vita cercano la luce, l'Amore.
 
LanguageItaliano
PublisherStargatebook
Release dateFeb 26, 2016
ISBN9788892558922
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    Evoluzione e amore - LIBRO DI CULTURA FONDAMENTALE E DI DOTTRINA UMANA - Anhelus

    ANHELUS

    EVOLUZIONE E AMORE

    LIBRO DI CULTURA FONDAMENTALE E DI DOTTRINA UMANA

    Prima edizione digitale 2016 a cura di David De Angelis.

    INDICE

    PREFAZIONE

    CAPITOLO I – La materia cosmica

    CAPITOLO II – L’evoluzione stellare

    CAPITOLO III – La vita

    CAPITOLO IV – Come la vita si svolse

    CAPITOLO V – L’uomo

    CAPITOLO VI – Il cervello

    CAPITOLO VII – La storia

    CAPITOLO VIII – Lo spirito

    CONCLUSIONE

    PREFAZIONE

    …affinché mediante la consolazione onde noi stessi siam da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione.

    (S. Paolo, Cor., II, 4)

    Non s'attenda il lettore profonde indagini di natura scientifica o filosofica: questo non è libro di scienza, né di filosofia, poiché né scienziato né filosofo è l'autore; ma è un libro di fede, col quale si tenta di portare un umile contributo alla spinta al meglio che incombe sull’Universo e di rivelare le vie che ad ognuno possono schiudersi luminose e sicure e per le quali gli uomini di buona volontà possono giungere ad una cosciente valutazione dei più ardui problemi della vita e del destino umano.

    Gli uomini di buona volontà, che sentano assillante la fame spirituale, troveranno qui riassunti i risultati meno incerti delle più ardue indagini scientifiche, e raccolti pertanto gli elementi indispensabili d'una elementare dottrina umana, che deve essere la base d'ogni ipotesi, il fulcro d'ogni credenza, la sostanza d'ogni fede.

    Non de solo pane vivit homo; ma non a tutti è dato saziare la fame spirituale, che costituisce il vero istinto umano, il quale pur preme, spinge, affanna, rende infelice chi non può soddisfarlo. E non si soddisfa se non innalzandosi, attraverso il pensiero ed il sentimento, con lo studio della natura, prima ed eterna maestra, e con l'estendere, per quanto è possibile, i confini della benevolenza che, in circolo sia pur ristretto, porta, nascendo, il cuore umano. E per questo occorre molto tempo, molta pazienza, molta stanchezza per tutto ciò che par nella vita comune, attraente.

    L'autore s'è trovato in siffatte condizioni ed ha potuto, ciò che non accade solitamente ai più, seguire codesta via. E andando, anelo e piangente, in cerca della via di luce, ha chiesto alla natura il perché di codesto impulso cieco, che era all’umanità di tormento, laddove avrebbe dovuto essere fonte di gioia, come è agli animali il soddisfacimento dei materiali bisogni; ed a lui parve rispondere il cielo con le sue mute e splendide bellezze.

    Lo studio cominciò da esse; e la gioia risplendette lontana. Da esse scese alla Terra, generata dal Sole; dalla Terra alle sue creature fino agli uomini; e si rivelò tutta una catena di meraviglie, di dolci doveri, di ascese a meta sicura.

    Sorse così, direi quasi, il compito di scrivere un libro di modesta dottrina umana, per la speranza che qualcuno, sia pur uno, povero essere sconfortato, non pago, anzi disgustato dalle favole insulse che si insegnano nelle cosiddette dottrine religiose, residuo di bizzarre per quanto attraenti fantasie primitive, possa ritrovare coraggio, luce, Dio, in quella medesima dottrina che al lume dell'intelletto e del meraviglioso progresso delle indagini scientifiche, l'autore aveva pian piano studiato, assorbito, gustato fin nelle intime fibre. Perché, quando risultasse positivamente certo che una legge ignota ha posto noi, come tutte le cose create, a cominciare dagli astri, in quel movimento che si chiama vita, e che esser posti in tal movimento significa dover seguire una determinata via, e che, seguendo questa via, si conquista con l'ordine quello sviluppo completo che è potenza e gioia, tutti si sforzerebbero di cercare la via e di seguirla in spirito e verità. E la ricerca è in questo caso già un trovamento, perché dimostra la comprensione sicura del particolare istinto umano, che sta nel secondare il meglio per quella linea che la natura ci ha prefisso.

    È infatti privilegio peculiare dell'uomo quello di comprendere la sua via. Lo strumento del pensiero gli permise di osservare il creato e se stesso; come qualcosa al di fuori di sé, svegliò l'io automatico e gli rivelò il moto progressivo della natura uguale in tutto il cosmo, lasciandogli la gioia di seguire la via ascensionale di libera volontà. Ciò che è movimento obbligatorio in tutta l'altra materia, è nell'uomo libero arbitrio; privilegio che non si esercita peraltro illuminatamente, se non quando si conoscano le leggi che regolano la vita universale.

    Ed ecco perché sono state raccolte qui a grandi linee, le nozioni che valgano ad additare la via a chi non possa vivere senza bussola e senza sole, a fornire la luce necessaria per dare al libero arbitrio umano il giusto indirizzo. Un libro dunque di conoscenze fondamentali vedute nel loro insieme senza veste erudita, senza i particolarismi propri di ciascuna scienza; ma tali da obbligare a tener la mente fesa in alto ad un fine nobile, sicuro, e rendere meno sensibili alle ferite tormentose cui si è esposti lungo la via aspra e difficile.

    Lo spirito umano evolventesi, come non può esser pago d'una critica fredda, che uccide ogni andito e che è assurda, quando si volge a giudicare l'immenso ignoto ed il mistero sconfinato, così non può più appagarsi di chiuder gli occhi della mente ed addormentarsi soddisfatto di parole che non blandiscono se non una incerta speranza. Ha bisogno di sapere perché opera, su che spera; e di porre questa facoltà cieca, del tutto umana, d'accordo con l'altra facoltà umana che è l'osservazione, il criterio. Allora la speranza diventerà fede e la fede genererà la forza.

    Il fascino della luce non può venire da questo modestissimo scritto, bensì dal suo stesso splendore avvincente. Pure chi scrive vuoi gettare un seme, ed il suo scopo, il suo sogno è che, divenuto pianta rigogliosa, ricoveri sotto i suoi rami molti esseri in tranquillità, come la pianta augurata da Gesù, ove possano riparare gli uccelli del cielo.

    La sua gioiosa fatica è dunque soltanto una modesta opera d'amore: umile, ma vissuta, piena forse di manchevolezze e di inesattezze, ma traboccante di passione per tutti coloro che soffrono, per tutti coloro che nelle ansie e nei trambusti e nelle avversità della vita cercano la luce, l'Amore.

    CAPITOLO I - LA MATERIA COSMICA

    Ché né prima, né poscia procedette Lo discorrer di Dio sopra quest'acque.

    DANTE, Parad., XXIX, 20.

    Negli antichi tempi, quando si credeva evidente che la Terra fosse il centro dell'Universo, ed il cielo una tersa volta d'acciaio (N) La parola originaria della Genesi: rakia deriverebbe da un verbo ebraico, che significa battere col martello. (Vedi La Bibbia tradotta e commentata da G. Luzzi, Firenze) nella quale, per la gioia dell'uomo, re del creato, erano fissi il Sole, i pianeti e tutti gli altri corpi splendenti, l'intelletto umano si sforzava a spiegare specialmente con favolose fantasie, come fosse sorta la dimora nostra. (N) Come il cielo si regga in alto e come sia stato sollevato dalla Terra a tanta altezza è questione che molto affaticò la speculazione primitiva. Le leggende babilonesi facevano nascere gli dei da Apso e Tiamat, personificazioni del primitivo caos acquoso. Sorta discordia tra gli dei e Tiamat, questa fu uccisa e fatta in due parti da Marduck, campione degli dei, il quale con un brano del corpo dell'uccisa fece il cielo e con l'altro la Terra; e, fissate le stelle e le costellazioni e regolate le leggi della Luna e del calendario e costruite le dimore degli dei, creò l'uomo, affinché adorasse e servisse gli dei, desiderosi di onori (KING, Seven Tablas of Creation, p. 86). Questo racconto trova qualche analogia persino nella Nuova Zelanda, dove in un mito Maori cielo e Terra, uomo e donna, giacquero per lunga età strettamente abbracciati, sino a che il frutto della loro unione, trovandosi molto a disagio, stretto fra i due, dopo un lungo alterco e con uno sforzo potente, separò i suoi genitori e sollevò il proprio padre, il cielo, in alto, ove ora si trova. (Vedi G. F. MOORE, Storia delle religioni, 1922, vol. I, p. 29). D'altra parte il racconto israelitico della Genesi ricorda la teoria zoroastriana, secondo la quale la creazione sarebbe avvenuta in sei periodi invece che in sei giorni: il primo per il cielo, il secondo per l'acqua, e quindi per la terra emersa, per le piante, gli animali, e l'ultimo per l'uomo. I sei periodi formavano un anno (Cfr. MOORE, Op. cit., I, 268). Ai nostri giorni A. FOGAZZARO fu persino scomunicato, avendo nel suo libro Per un accordo fra S. Agostino e Darwin asserito che nei sei giorni della creazione erano forse da vedere sei grandi epoche.

    Ma questo, senza risalire all’indagine sul principio di tutte le cose e sull’origine di quella materia cosmica universale che, riunendosi e sviluppandosi in mille e mille forme diverse, popolò gl'infiniti spazi siderali di innumerevoli mondi. Basterebbero a farne fede i ricordi della cosmogonia babilonese tramandati da tavolette che par rimontino a più di duemila anni a. C. Essa affermava essere la Terra sorta dalle conseguenze di lotte fra dei; mentre l'ebraica, narrata nel libro biblico della Genesi, la dichiarava opera della volontà e della potenza creatrice di un solo Dio onnipotente.

    Le più antiche scienze astronomiche, professate da cinesi, babilonesi, egiziani, e, come sembra, dagli stessi indiani d'America, raggiunsero, se si tiene conto che solo della loro precisa e costante osservazione potevano valersi gl'indagatori in quei remotissimi tempi, risultati meravigliosi, poiché con questi semplici mezzi non solo si era precisata la forma della Terra, ma si era giunti a prevedere ecclissi e congiunzioni di astri. (n) Gli Zodiachi egiziani testimoniano 75000 e più anni di osservazioni consecutive. Nel Timeo di Platone uno dei personaggi, Critia, afferma che il nonno suo aveva sentito da Solone un racconto riguardante avvenimenti antichissimi. Solone l'avrebbe appreso dai sacerdoti di Sais, che ne conservavano la memoria nelle scritture sacre del tempio di Neith. "Quante cose accadono — dice a un certo punto Critia, riferendo le parole del vecchio sacerdote egiziano — o qui o in altro luogo, delle quali abbiamo notizia, se ce n'è alcuna bella o grande o per altra cagione segnalata, tutte sono qui scritte ab antiquo e conservate nei templi". D'altro lato stralciamo dall’Astronomie del luglio 1927 le seguenti notizie, che la rivista stessa trae dalla Vossische Zeitung: Il progresso degli scavi archeologici nella regione dell'antica civiltà dei Maia nello Yucatan, sembra abbia messo in luce il più antico osservatorio della Terra. In una costruzione in forma di torre si scorgono ancora le tracce di una scala a spirale. La piattaforma era coperta e nella direzione ovest esisteva una stretta apertura nel muro che permetteva d'osservare il Sole e le stelle all’orizzonte occidentale. Iscrizioni poi sulle ecclissi del Sole e della Luna sugli equinozi, sull’anno solare esatto e sui pianeti visibili ad occhio nudo sono testimonianze dello sviluppo dell'astronomia presso i Maia. Queste notizie inducono anche a riflettere se la storia biblica della torre di Babele non si riferisca ad un edificio costruito con analoghi scopi, per sorprendere cioè le dimore degli dei, gli astri; Edifichiamoci una città ed una torre, la cui cima arrivi fino al cielo (XI, 4). Anche i Nicaraguani avevano una leggenda simile e cioè che pochi uomini, salvatisi dal diluvio, costruirono una torre che avrebbe dovuto raggiungere il cielo. Ma il grande spirito la distrusse col fulmine. Cfr. G. PERRONE, L'Atlantide, leggende e testimonianze, Torino, 1928.

    Queste conoscenze si limitavano peraltro alla Terra ed ai rapporti che con essa hanno i vari corpi celesti. In fondo a ciascuna delle primitive cosmogonie è pur fatta menzione di un caos: nella babilonese, come la materia generatrice degli dei; e nella ebraica, come quella di cui Dio si servì per creare la Terra. Ma non consta che fosse allora particolarmente considerato il problema di ciò che si dovesse intendere per caos, che significa appunto oscurità. Neppure dalla cosmogonia di Esiodo, dell'ottavo secolo a. C., può trarsi informazione alcuna, sebbene in essa si ponga il caos come origine di tutto, mentre poi la Terra appaia a sua volta generatrice del cielo, dei monti, del mare e quindi degli dei e degli uomini.

    La prima e più chiara luce cominciò nella Grecia per opera dei suoi savi in epoche più recenti. (n) Circa le cognizioni astronomiche dei Greci basti ricordare che Archimede, come narra OVIDIO nei Fasti (V), nonché CLAUDIANO (Epigr. 68) e CICERONE (Tusc. I, 25), aveva composto una sfera, chiusa in una cassa di vetro, dove per via di un getto d'aria pare facesse muovere intorno al globo terrestre i vari globi celesti, secondo le proprie leggi. Qualcosa di simile insomma ai moderni planetari.

    Il desiderio di sapere che sale sempre a più alto livello, cominciò a preoccuparli del problema che tanti fa ancor oggi ansiosi. Per Aristotele (384-322) il caos fu lo spazio oscuro; per altri, come Zenone e Talete, l'acqua; per altri ancora il fuoco. Un passo avanti aveva fatto Anassimandro, discepolo di Talete, il quale, nel secolo VI a. C., immaginò una materia fondamentale infinita ed eterna che, agitata da una forza motrice, nel contrasto del caldo e del freddo, aveva generato un fluido da cui si separarono susseguentemente la terra, l'aria, ed il fuoco.

    Sempre ai Greci si deve se, cinquecento anni prima di Cristo, attraverso le loro filosofiche meditazioni, si cominciò ad adombrare seriamente, anche a tale proposito, qualche concetto che la scienza doveva poi confermare. Sembra infatti che Leucippo, verso tale epoca, insegnasse per primo, con quel dono intuitivo sui problemi dell'Universo, di cui la storia della scienza dà numerosi esempi, come la materia del Cosmo fosse costituita da granuli infinitamente piccoli, che raggruppandosi in vari modi, originarono le diverse sostanze. Né, secondo lui, esisteva il vuoto, ma un fluido universale che riempiva gli spazi celesti e che, chiamato etere, produceva moto, luce ecc. Democrito (460-357 a. C.), che fu, al pari di Epicuro, grande sostenitore di questa teoria, chiamò per primo atomo, cioè indivisibile, la più piccola divisione della materia; e Lucrezio Caro doveva più tardi innalzare in una sublime concezione scientifica e morale ai più alti fastigi dell'arte e della poesia la teoria di Epicuro pur tanto in se stessa mirabile.

    Ma tutto il Medio Evo, pervaso dalle idee aristoteliche, lasciò cadere in dimenticanza la teoria degli atomi, fino a che nel 1650 il Descartes non la riesumò, stabilendo l'uniformità della materia cosmica fondamentale, che, mossa da moto vorticoso, era divisa poi in vari elementi. Egli distinse persino le particelle più piccole che a suo giudizio compongono il Sole, da quelle di grandezza media, rotonde che riempiono il cielo, da altre più grosse e di forma allungata che formano la crosta della Terra e dei pianeti. Un contemporaneo del Descartes, il Gassendi, nel 1655 pensò che anche la luce, i suoni, gli odori, ecc. provenissero da atomi diversi tra loro, come aveva detto Epicuro. Più tardi poi Leibniz e Lavoisier, riprese le idee del Descartes, le sostennero con la loro autorità e con i loro profondi studi. Il Leibniz giunse persino ad attribuire agli atomi immutabili una forza propria (quasi un'anima), che egli chiamava affinità chimica, qualcosa come la forza di coesione, che Epicuro chiamò forza di declinazione; e codesta affinità, aggregando le particelle infinitesimali, da lui denominate monadi, in vari aggruppamenti, era quella che formava i corpi mutabili.

    Verso il 1800 Dalton, scienziato inglese, ed altri suoi contemporanei conobbero e precisarono gli atomi più comuni, mentre poi, in tempi più recenti, altri ne furono isolati ed identificati. Ma già da tale epoca può considerarsi universalmente accettata dagli scienziati la teoria atomica e senza contrasti riconosciuto, come tutta la materia tangibile circostante, dalla cosmica alle cellule che formano l'umano corpo, da queste all’atmosfera che esso respira, non sia se non un aggregato di grani minuscoli od atomi, creduti allora indivisibili.

    Se non che solo in questi ultimi venticinque anni, dopo incessanti e minuziose ricerche, si è potuto mettere insieme un'accolta di fatti, che non solo hanno confermato, precisato e sviluppato tale ipotesi, antica già di duemila anni, ma le hanno anche dato quella sicura base sperimentale, che è necessaria per sostenere qualsiasi teoria.

    Se il secolo XIX segnò il trionfo della fisica e della meccanica, il secolo XX segnerà quello della chimica; né si può ora menomamente immaginare fin dove l'osservazione dell'infinitamente piccolo porterà la conoscenza umana. I progressi già compiuti hanno veramente aperto una nuova via al sapere; e quando nel futuro si scriverà la storia della chimica, questa apparirà come una delle epoche più importanti per il suo sviluppo, che ha segnato un balzo in avanti nell'insieme della conoscenza generale. Poiché si vedrà come essa abbia fra l'altro determinato un mutamento completo e profondo, sia nella maniera di considerare

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