Mi spaccio per una star
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Book preview
Mi spaccio per una star - Federica Marras
Valentini
RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento a tutte le persone che mi hanno sostenuto in questo progetto compresa la mia famiglia.
Al team del Quadrotto per lo splendido lavoro.
E un saluto particolare a mio zio Francesco: grazie per averci sempre amato e considerato come figli tuoi.
1. MI SPACCIO PER UNA STAR
Non sarebbe stupendo vivere in una favola assieme alla vostra star preferita? Magari baciarvi sotto la luna e abbracciarvi su una panchina di un qualsiasi giardino? È una storia assurda, non è vero? Ma se vi dicessi che è realmente accaduta?
È successo tutto dodici anni fa…
Fin dall’età di 11 anni avevo sviluppato un profondo interesse per le lingue straniere, e in particolar modo per l’inglese. Ad accrescere questa passione fu la visione di un film.
Un giorno una mia compagna di scuola portò con sé una videocassetta, pregando la nostra insegnante di poterla vedere in classe. Il film raccontava la storia di una nave irlandese e del suo viaggio verso l’America. Proprio su quella nave e in quel viaggio conobbi il mio eroe.
Solo poco tempo dopo venni a sapere che l’attore che impersonava il mio eroe era il famoso Leonardo DiCaprio. Prima di quel giorno il mio eroe aveva solo un volto, adesso aveva anche un nome.
Da quel momento divenni una grande ammiratrice del bellissimo attore e un’amante della lingua inglese.
Ero rimasta una delle sue ammiratrici più affezionate anche quando la sua fama si stava offuscando a causa del suo ultimo film The Beach. Crescendo però mi accorsi sempre più di essermi innamorata dei suoi personaggi e mi convinsi che in fondo loro non raffiguravano altro che il suo carattere interiore. Così me ne innamorai perdutamente arrivando al punto di decidere che lo avrei aspettato anche per tutta la vita.
Finalmente un giorno le mie preghiere furono esaudite, Leonardo DiCaprio veniva a Roma per girare il suo nuovo film a Cinecittà. Ero alle stelle! Finalmente lo avrei incontrato, ma non era così facile
come pensavo.
Quando arrivai, migliaia di ragazze erano lì davanti al cancello degli studi cinematografici aspettando disperatamente di poterlo vedere, magari farsi fare un autografo o addirittura riuscire a toccare un suo indumento. Cercai di farmi strada tra la folla che urlava e sbraitava il suo nome.
«È inutile che cerchi di entrare!»
«Scusa?»una ragazza non molto lontana da me mi rivolse la parola.
«È inutile che ti affanni così! Non ti lasceranno mai entrare se non hai un pass o qualcosa del genere!»
La guardai attentamente. Indossava una maglietta con tanti piccoli teschi intorno, una minigonna nera e ai piedi portava un paio di grandi anfibi anch’essi neri. I capelli corti erano adornati da uno strano fermaglio quasi a voler ricordare il collare di un bulldog.
«Anche tu sei qui per vedere Leonardo DiCaprio?»
«Vuoi scherzare? Ho solo accompagnato mia sorella!»
Cercai tra la folla ma non vidi nessuna ragazza che potesse somigliarle.
«Quale è?» le domandai.
«Eccola lì! È insieme a quel poliziotto!»
Difatti non lontano da noi un agente della sicurezza portò fuori dai cancelli una ragazzina che urlava a squarciagola.
Ripensandoci bene le possibilità di vedere Leonardo DiCaprio senza un lasciapassare si riducevano a zero. Tornai indietro. Era inutile rimanere lì. Corsi alla fermata dell’autobus senza prestare minimamente attenzione alla strada. Proprio in quel momento un’auto venne fuori dal nulla a gran velocità. Mi resi conto del pericolo solo quando udii il suono del clacson. La vidi sfrecciare verso di me incapace di qualsiasi reazione. Avrei dovuto quantomeno spostarmi o tentare di salvarmi la vita. Ma credetemi, in quei momenti vedi solo la vita scorrerti davanti agli occhi. Ciò che successe in seguito non era certo quello che immaginavo. Riaprii gli occhi, certa di ritrovarmi stesa a terra o peggio in un letto d’ospedale. Stranamente però il mio corpo rispondeva ancora ai miei impulsi. Con mia sorpresa la macchina che quantomeno doveva trovarsi sopra di me era a pochi centimetri dalle mie gambe. «Sei ferita?» disse qualcuno. «Ehi! Stai bene?» sentii nuovamente.
Ero così sconvolta e terrorizzata da quello che mi era appena capitato da non accorgermi che la persona che guidava era scesa dall’auto per vedere se ero viva.
«Cosa?» dissi finalmente voltandomi verso di lui.
«Ti ho chiesto se sei ferita» il suo tono era apprensivo ma allo stesso tempo gentile.
«Ehm...» non riuscivo a emettere nessun suono ma avevo come l’impressione di averlo già visto da qualche parte, il suo viso sembrava molto familiare.
«Forse è meglio che ti porti in ospedale», disse ancora.
«No! Non ce n’è bisogno, te lo assicuro. Sto bene».
«Per fortuna sono riuscito a frenare in tempo. Dovresti stare più attenta quando attraversi la strada», ma senti da chi viene la predica!
«E tu non dovresti correre», dissi, rispondendo a tono. Mi guardò stupefatto. Forse nessuno gli aveva mai fatto una tale osservazione prima. Nonostante ciò sorrise della mia affermazione. «Forse hai ragione, anzi dovrei chiederti scusa, è solo che sono in ritardo e mi stavo sbrigando. Oltretutto mi sono anche perso».
«Forse posso aiutarti. Dove devi andare?»
«Sto cercando gli Studi di Cinecittà. Sai come ci si arriva?»
«Sei fortunato!», esclamai, «gli studi non sono molto distanti da qui. Devi percorrere questa strada sempre dritto. Arriverai agli studi in un baleno». Come spesso succede in queste situazione si creò un silenzio imbarazzante così senza indugiare oltre lo lasciai andare per la sua strada. Stavo per andarmene quando mi fermò.
«Aspetta», mi offrì un biglietto che aveva tirato fuori dalla tasca.
«Che cosa è?»
«È un biglietto per assistere alla conferenza stampa del nuovo film che stanno girando a Cinecittà». Guardai il biglietto. «Mi sembra il minimo, visto che ti ho quasi investita». La sua gentilezza mi colpì. «Spero di vederti ancora», e salì sulla sua auto.
Mi allontanai dalla strada e ripresi il percorso. Durante il tragitto in autobus una donna seduta accanto a me stava sfogliando una rivista. Al lato della pagina un titolo attirò la mia attenzione: attenzione care lettrici e ammiratrici di leonardo dicaprio, il divo si aggira per la città in incognito, quindi occhio alla star
.
All’inizio non diedi importanza a ciò che avevo letto. Più tardi, quando tornai a casa, pensai: Sarebbe bello incontrarlo!
. Da quel momento sembrò che una fata turchina avesse ascoltato le mie parole perché i giorni che seguirono cambiarono il mio destino.
La mattina seguente mi recai presso la John Cabot University, un’università americana nel cuore di Roma. Quell’anno avevo avuto l’opportunità di frequentare un seminario che aveva come obiettivo quello di esplorare Roma e il suo significato storico come Città Eterna
attraverso l’aspetto del cinema e dello spazio. La presentazione fu tenuta all’interno di un auditorium messo a disposizione come punto di incontro, specialmente per gli studenti stranieri. La presentazione era ormai iniziata da un po’, quando vidi entrare qualcuno. Si chiamava Luigi.
Fece il suo ingresso come solo una star di Hollywood sa fare, non curandosi minimamente del suo ritardo e iniziò a cercare un posto dove sedersi. I suoi capelli biondi si muovevano dolcemente sul viso come spighe al vento. Lentamente girò il suo sguardo incrociando il mio. I suoi occhi blu sembravano di ghiaccio. Avrei voluto distogliere lo sguardo ma ero come ipnotizzata.
Cominciò ad avvicinarsi verso di me, mentre il mio viso esplodeva dalla vergogna. Sentivo una vocina nella mia testa urlare Chiudi la bocca o entreranno le mosche!
.
Rimasi meravigliata del mio comportamento! Io che mi innamoravo del primo che incontravo, no! Non era possibile! Nella mia vita era capitato soltanto una volta, quando avevo visto per la prima volta sullo schermo Leonardo DiCaprio e guardandolo bene, era proprio lui. Non potevo crederci! Leonardo che frequentava la mia stessa università! Nello stesso seminario! Seduto accanto a me! Credevo di morire!
Nessuno dei ragazzi presenti riusciva realmente a credere a quello che stava accadendo, specialmente io. Gli occhi di tutte le ragazze erano puntati su di me. Sembravano quasi volermi dire Su, che fai? Cosa aspetti? Rivolgigli la parola, imbranata!
. Forse era il caso di presentarsi. Al termine della presentazione mi presentai: «Ciao! Mi chiamo Melissa!» «Ciao sono Luigi».
Inizialmente ero molto contenta di averlo come vicino, sembrava simpatico, ma in realtà non era affatto così! Era presuntuoso e vanitoso, si credeva chi sa chi, solo perché assomigliava a Leonardo DiCaprio. Certo, forse voi direte: e ti sembra poco?
. Forse un’altra persona avrebbe fatto carte false per essere al mio posto, ma io no!
Inutile a dire che in poco tempo divenne il ragazzo più popolare del corso, conquistando il cuore di tutte le ragazze presenti. L’unica che sembrava resistere al suo fascino ero io e questo suscitò la sua attenzione nei miei riguardi.
Un giorno mi disse «Sai è da molto tempo che siamo compagni di studio, ma non mi hai mai degnato di uno sguardo. Come mai? Eppure sono il ragazzo più ammirato da queste parti!». Come era presuntuoso! Così gli risposi a tono.
«Vedi io non sopporto le persone che si vantano di una personalità che non hanno e in questo caso di Leonardo».
«Eppure tutte le tue amiche mi hanno sempre detto che ti piace da impazzire Leonardo DiCaprio!»
«Sì, è vero! Ma non mi piacciono i tipi che vogliono spacciarsi per lui quando non ne sono capaci». Detto ciò me ne andai lasciandolo con un palmo di naso.
Nel pomeriggio, tornando a casa, per caso infilai la mano nella tasca del mio cappotto e trovai un biglietto. Stavo quasi per gettarlo via, quando mi accorsi che non era un semplice biglietto. Era un biglietto per assistere a uno spettacolo. Non ricordavo di aver comprato niente del