Scimmiette di Mare Project: Kill Your Writer
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Info su questo ebook
Specie se serve a fare contenta la loro Mamma.
Undici missioni, undici racconti, dodici valorosi emergenti impegnati a organizzare le loro imprese impossibili. Vittime del calibro di Alessandro Manzoni, Joe Lansdale, Stephenie Meyer, Giovanni Pascoli per una raccolta che si pone al di fuori di tutti gli schemi della narrativa.
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Anteprima del libro
Scimmiette di Mare Project - Daniele Picciuti
Insania
Scimmiette di Mare Project - Kill your writer
di Autori Vari
Da un'idea di Laura Platamone ©
L’immagine di copertina è di Gianluca Galati
http://gianlucagalati.jimdo.com
ISBN: 978-88-907259-4-4
Nero Press Edizioni
http://nerocafe.net
Edizione digitale Ottobre 2013
Autori Vari
Scimmiette di Mare Project
Kill your Writer
Indice
Introduzione
Postilla all’Introduzione
Sono anch’io una Scimmietta
Processi irreversibili
Ultraviolet
Lieto Fine
Fumi Sulfurei
Estrema unzione
Bruciore di culo
Fottuto Lardo
Killer submarine
Operazione ombrello
Verdi Pascoli
Scimmiette che odiano la Mamma
Introduzione
di Laura Platamone
…Vedere Cattivissimo Me è stata un’illuminazione. Troppa invidia per quel dannato di Gru e i suoi Minion. Allora mi sono incaponita che dovevo averli anche io. Stronzate! Dei Minion nemmeno l’ombra, neanche a pagarli oro su Ebay. Allora mi sono decisa a provare con le Scimmiette di mare. In fondo ho sempre pensato che gli Snorky sotto sotto fossero dei fottuti bastardi. Quello verde specialmente aveva un non so che di frocio sadomaso.
Trovare il kit non è stato difficile, col mio visino candido mi sono avventurata nel negozio di giocattoli sotto casa e ne ho prese due confezioni. Fin qui tutto ok, ma il bello è venuto dopo. Cliccando e googlando qua e là è venuto fuori che questi graziosi animaletti sono sensibilissimi alle mutazioni genetiche. Non a caso hanno resistito sulla terra per milioni di anni adattandosi alle più disparate condizioni idro-termo-geo-fisico-ambientali, in barba persino a quei gradassi dei dinosauri.
Sì sì, sono proprio perfetti. Per allevarli al meglio, mi sono fatta mandare da alcuni amici di Taranto un paio di silos pieni di liquami di scarico dell’Ilva. Ed ecco che in tre mesi il mio seminterrato ha iniziato a brulicare di decine di scimmiette sgambettanti. Sì, decine, perché quei mostriciattoli scopano come conigli e si riproducono alla velocità della luce, crescono in fretta e hanno un QI di 267.
Ma la cosa più meravigliosa di tutte è che mi chiamano Mamma.
Dal diario della Mamma
Roma, 29 Aprile 2011
È con orgoglio e commozione che, a distanza di un paio d’anni dalla loro nascita, presento al mondo le mie Scimmiette, in quest’antologia che è il risultato di un concorso letterario talmente insulso e matto che nessuno pensava sarebbe mai potuto uscire dal ristretto ambito del web e delle persone che lo frequentano. Nemmeno io – forse – pensavo saremmo mai giunti a questo punto. E invece eccoci qui a parlarne insieme. A leggerne insieme.
Certo, usare il termine concorso
in questo caso è un po’ riduttivo. La verità è che a un certo punto, quella matta di me (la Mamma) si è messa in testa di voler rinnovare l’arredamento della sua sala giochi. E stavolta non sarebbe bastato il mobilio Ikea a farla felice. Voleva le loro teste. Loro di chi? Ma è ovvio! Di quelli che ce l’hanno fatta!
E da qui ecco nascere il sottotitolo Kill your writer, perché è questa l’idea alla base del concorso e ciò che si chiedeva ai partecipanti: di far fuori uno scrittore noto a loro scelta. Il più odiato, il più amato, compagno di tante letture o incubo da rimembranze scolastiche. Su questo punto chi ha partecipato al concorso ha avuto massima libertà.
E allora? Tutto qui? No, no, sarebbe stato troppo semplice. La vera sfida era nei modi
perché, a dispetto della logica surreale, con le scimmiette non si scherza. Quindi abbandonate tutte le idee preconcette su questi esserini. Le mie piccole non sono dei vermiciattoli acquatici, degli insulsi spermini nuotatori, sono esseri complessi, geneticamente modificati e programmati per uccidere. Però per agire hanno bisogno di un mandante e in queste undici missioni i mandanti sono stati i dodici autori dei racconti selezionati. Loro e l’insano desiderio di far fuori uno dei nomi noti dell’olimpo letterario.
Certo, detto così potrebbe sembrare null’altro che l’ennesimo delirio di una mente pericolosa, ma in verità il proposito è ben più complesso: per gestire una squadra di scimmiette in missione ci vuole una mente lucida e ad alto tasso creativo.
Bisognava inventarsi un modo per farle muovere e, se necessario, viaggiare nel tempo. Comporre delle squadre, sfruttare le loro abilità. E mica finisce qui! Perché sarebbe stato troppo facile ridurre il tutto nel mettere insieme un paio di numeri da circo! No, No, No! Non dimenticate che il fulcro della questione sta tutto nel sottotitolo.
Quindi, dopo aver scelto l’autore moribondo
, sulla base criteri che andavano dall’odio profondo all’adorazione reverenziale finanche all’invidia più cupa, ognuno dei partecipanti ha dovuto farlo fuori. Ma come? Mica con un colpo di pistola alla tempia! Bisognava inventarsi qualcosa che fosse in linea con la sua poetica
, il suo stile letterario, le trame dei suoi libri, le caratteristiche dei suoi personaggi e, ovviamente, tutto l’ambaradan doveva avere come protagoniste le Scimmiette di mare.
Chi ha partecipato, quindi, non solo si è dilettato a scrivere, ma ha dovuto accogliere un intero mondo e adeguarsi a esso. Attraverso un attento lavoro di studio e pianificazione è potuto diventare il mandante di una delle dieci missioni che compongono questa raccolta.
E rendermi felice.
La mia sala giochi non è mai stata così bella.
Postilla all’Introduzione
ROMA, GIUGNO 2012
Ci sono editori buoni e editori cattivi. Le Scimmiette di Mare lo sanno bene perché ne hanno conosciuto uno cattivo davvero – e non è che loro siano uno stinco di santo! – quindi, badate bene, può succedere a tutti!
Questa antologia nasce da un’idea originale che ha riscosso un discreto successo e dato vita a un prodotto editoriale di qualità e di certo fuori dagli schemi. Ma i problemi sono iniziati dopo, quando l’antologia era pronta e cercava un editore, perché a farsi avanti è stato un tizio che a prima vista poteva sembrare serio, ma in verità si è rivelato un editoruncolo da strapazzo. Vi risparmiamo il dettaglio delle vicissitudini, vi basti sapere che il libro è stato stampato ma mai commercializzato, gli è stato assegnato un ISBN falso e gli autori che avevano acquistato in anticipo alcune copie non le hanno mai ricevute.
A distanza di un anno dalla prima – farlocchissima – pubblicazione le Scimmiette rinascono sotto l’ala protettiva di Nero Press, marchio editoriale legato al network Nero Cafè, sempre attento alla narrativa di qualità e schierato contro i mali dell’editoria a pagamento e/o poco seria.
Questo libro, in questa nuova edizione, è una conquista per chi ci ha creduto – autori, curatore, grafico – e un segno concreto che la cattiva editoria può essere riconosciuta e contrastata. Acquistandolo, oltre ad accaparrarvi un prodotto di qualità state dando il vostro contributo alla lotta contro la malaeditoria.
La Mamma e le Scimmiette ve ne sono grate.
Sono anch’io una Scimmietta
di Valerio Evangelisti
È veramente curioso scrivere la nota introduttiva a un’antologia come questa, che si apre con un racconto che si diverte a mie spese. A dire il vero, ce n’erano stati altri in cui io figuravo come protagonista. E dato che pochi conoscono la mia vita privata, a parte amici davvero stretti o appartenenti ad ambiti ben lontani dalla letteratura, la tendenza comune è quella di farmi coincidere col mio personaggio più noto, Nicolas Eymerich. Un mito che in parte ho alimentato io stesso, per nascondermi meglio. L’autore del racconto vi ha attinto, e ha fatto benissimo.
Lasciamo da parte la mia persona. Ho aderito volentieri allo Scimmiette di Mare Project perché mi è parso un’idea intelligente, che nasce dal basso
. Il web ha scatenato energie letterarie, o anche solo narrative, formidabili, che fino a un decennio fa difficilmente avrebbero avuto la possibilità di essere conosciute. Come è ovvio, ciò si presenta in forma di magma, dove il meglio confina col peggio, il sottile con l’infantile. Tuttavia un pubblico enormemente più ampio che in passato ha oggi modo di leggere testi un tempo inaccessibili, e di farsene un’idea, se ne ha la voglia e le capacità.
Prendiamo i racconti contenuti in questa antologia, dedicati agli autori più amati o più odiati (io non so bene dove mi col loco). Non sono nati sul web, ma dal web hanno avuto lo stimolo, fino a diventare libro. E il concorso in cui sono stati selezionati è scaturito anch’esso dalla rete, grazie a un’idea brillante che nel mondo letterario
propriamente detto non avrebbe avuto fortuna, né destato la minima attenzione.
Risulta evidente, leggendo questi testi, che sono scritti benissimo, e pieni di trovate. C’è tutta una generazione ribollente che chiede di esprimersi. Mai avrebbe trovato spazio in contesti anteriori a quello attuale, quando le riviste note erano dieci, e quelle che contavano quattro, mentre ogni casa editrice di un certo peso replicava a ogni autore dal nome ignoto sempre alla stessa maniera: Abbiamo letto il suo romanzo e lo abbiamo trovato interessante. Purtroppo, il nostro programma editoriale...
ecc.
Adesso sta cambiando tutto, ed è bene.
Qualcuno obietterà: «Facile metterla così. Sei un autore di successo, ti pubblica una grossa casa editrice, ispiri fumetti e videogiochi. Vivi solo della tua scrittura».
«Calma» rispondo io. Sono entrato dalla porta di servizio, con il Premio Urania, un concorso del tutto marginale. Provai tre volte, vinsi alla terza. Non mi interessava per nulla diventare scrittore, tenevo di più alla mia produzione saggistica, in vista di una carriera universitaria poi abortita. Il miracolo fu che il mio romanzo, una volta pubblicato, vendette moltissime copie (diciassettemila, su una media all’epoca per Urania di seimila). Ciò attirò l’attenzione dell’editore, che mi promosse ad altre collane. Da allora, il mio rapporto con la casa editrice è quello di un contadino con il supermercato. Il contadino coltiva patate e le offre al supermercato. Quello le vende e paga una quota del ricavato al coltivatore. Posto che le patate sono i miei romanzi e il supermercato è l’editore, in ciò si riassume il mio rapporto con l’editoria di massa, sulla quale non ho la minima influenza. Nessun testo consigliato da me è mai stato pubblicato.
La rete ha scompaginato le regole del gioco. Ha permesso l’emergere di ottimi scrittori, pronti a passare alla pagina stampata. Ha creato premi, come questo Scimmiette di Mare, che sono la giusta antitesi alle tristi cerimonie degli Strega e dei Campiello. Ha immesso effervescenza nella palude.
Per quel che mi riguarda, sono veramente onorato di vedermi accostato, nell’odio o nell’amore, ad Alessandro Manzoni o a Joe Lansdale. Sono commosso (non è vero).
Quando godevo di migliore salute, viaggiavo il più lontano possibile. Adesso che ragioni di salute me lo impediscono, restano i due grandi ideali della mia carriera di scrittore di fama
: vivere dei miei universi immaginari e, soprattutto, farmi gli affari miei.
Il mio mondo personale è al tramonto, però l’antologia dimostra l’abbondanza di talenti pronti a prendere il mio posto. Non si lascino scoraggiare, il futuro è tutto loro.
Processi irreversibili
Mandante: Emanuele Corsi
Vittima: Valerio Evangelisti
IN CELLA
Freddo, umido, squittii. E un dolore acuto a spalle e braccia. È sospeso in aria, i polsi legati stretti dietro la schiena per mezzo di quella che dev’essere una corda spessa e bagnata. Gli occhi bruciano, probabilmente perché – a giudicare dal fetore – la benda è intrisa di urina.
«Un tratto di corda» dice una voce noncurante.
Uno scalpiccio frenetico di piccoli piedi, poi la tensione dolorosa sulle braccia si allenta e Valerio si sente cadere a peso morto, per bloccarsi di schianto un istante dopo. Urla, insieme alle giunture e ai muscoli delle spalle che si infiammano di dolore.
«Il prigioniero riesce a sentirmi?» domanda la stessa voce di prima.
Valerio apre la bocca a fatica e biascica «Ma che cazz…»
«Il turpiloquio non ti aiuterà, magus. Dategli un altro tratto».
E il dolore, bianco e accecante, ritorna. Le braccia scricchiolano al punto che Valerio teme che stiano per spezzarsi. E sa che alla lunga cederanno. Lo sa bene, oh sì, come sa che qualche folle lo sta sottoponendo alla tortura preferita dalla sua creatura più famosa, il supplizio della corda
. E, tanto per peggiorare le cose, non ricorda minimamente come sia finito in quella situazione. Né tanto meno cosa abbia fatto la sera prima.
BOLOGNA
La faccia che gli restituiva lo specchio era sempre la stessa. Pallida, scavata, esangue. Brutta, persino. Ma familiare. Allora perché qualcosa non gli tornava per niente? Scosse la testa, come a scacciare un’immagine angosciosa emersa da un sogno che non ricordava. Aveva sognato, quella notte, ma come al solito non gli tornava alla mente nemmeno un particolare. Solo un senso diffuso di disagio, e un lieve indolenzimento alla schiena. E un vago ricordo di avventure notturne in dormiveglia sulla tazza del cesso, probabilmente per colpa delle micidiali polpettine dell’Ikea della sera prima.
Chiuse il rubinetto e rimase qualche secondo a guardarsi, sgocciolante, nel riflesso che era lui ma, al