Esco a prendermi un caffè
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About this ebook
Sono esistenze non viste, sentite con l’anima e forse mai vissute. A noi piace pensare che siano serene e speriamo di dare voce a chi non è capace di esprimersi, a chi non dice “ti amo”o “sei prezioso per me”, ma te lo fa capire con un sorriso o una smorfia che a noi pare un sorriso …
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Book preview
Esco a prendermi un caffè - Maria Grazia Fontana
Maria Grazia Fontana
Esco a prendermi un caffè
I disegni in copertina e all’interno sono di
Giulia Lunghini
Elaborazione grafica di
Andrea Noceti
con il patrocinio dell’ARLAF Giusi Speciale
isbn: 978-88-7853-383-7
isbn ebook: 978-88-7853-587-7
Sette Città
Via Mazzini 87 - 01100 Viterbo
t. 0761 304967 - f. 0761 1760202
info@settecitta.eu - www.settecitta.eu
Indice dei contenuti
Frontespizio
Presentazione
Prefazione
Esco a prendermi un caffè
Postfazione
L'autrice e la curatrice
Frontespizio
Maria Grazia Fontana
ESCO A PRENDERMI UN CAFFÈ
con la collaborazione di
Carmela Grassotti
Sette Città
Presentazione
Angelo Russo
Ogni bambino, essere umano fino al compimento del diciottesimo anno d’età, ha i suoi diritti. L’ha sancito, vivaddio, la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e l’Adolescenza approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite (ONU) a New York il 20 Novembre del 1989. L’Italia ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione il 27 maggio 1991 attraverso l’approvazione della Legge n.176. Gli Stati devono rispettare, nel loro territorio, i diritti di tutti i bambini: portatori di handicap, ricchi e poveri, maschi e femmine, di diverse razze, religioni, ecc . Per chi volesse approfondire questa conoscenza si rimanda alla lettura della Carta dei diritti dell’infanzia
.
Un bambino che sfortunatamente si trova in una situazione familiare di difficoltà, nel nostro paese, grazie alla legge 184/83 e successivamente con la 149/01, può essere sostenuto da un intervento assistenziale i cui principali fondamenti sono l’emergenza e la temporaneità: l’affido familiare. Questa Istituzione, privilegia la famiglia come luogo ideale per soddisfare in maniera adeguata i bisogni di crescita del bambino che incontra un’altra famiglia disposta ad accoglierlo nella propria casa e nella propria vita. La nuova famiglia
deve essere, per il minore, capace di rispondere adeguatamente ai suoi bisogni affettivi, educativi e, soprattutto, rispettare totalmente la sua storia personale e familiare. L’obiettivo dell’affido è di reintegrare il bambino nella propria famiglia d’origine, quest’ultima deve essere sostenuta con l’aiuto dei servizi socio assistenziali a ricreare le condizioni favorevoli al rientro del figlio.
La premessa è sostanziale poiché il contesto in cui affonda le radici questo lavoro letterario è l’affido familiare e la disabilità.
Se chiedete a una donna incinta come desidera che sia il figlio, maschio o femmina, nella stragrande maggioranza la risposta sarà: non importa basta che sia sano. La signora in questione ci sta comunicando che oltre alla dolce attesa
, che di per sé è fonte di gioia e realizzazione, esiste un altro aspetto, meno gratificante e subdolo, quello della paura. L’angoscia che suo figlio possa nascere con qualche handicap.
Le prime reazioni alla nascita di un bambino disabile sono di sofferenza, tormento e lutto. Nella mamma in particolare, ma in tutto il nucleo familiare, inteso come entità sistemica dove uno influenza il comportamento dell’altro, l’angosciante quesito sarà: perché proprio a me? Perché a noi? S’insinua il tarlo della punizione che viene dall’alto. Spesso inizia un calvario.
Oltre alla non accettazione si tende a esplorare le possibilità che si possa guarire: Forse la scienza ha inventato o lo sta per fare un nuovo farmaco
.
Pensieri spesso presenti anche dinanzi a forme di patologie più gravi come la trisomia 21 (mongolismo), bambini con deficit sensoriali, cerebrolesi, autistici, pluriminorati. Forme di handicap che richiedono peculiari interventi di sostegno, di assistenza e di riabilitazione.
E d’altra parte, in una tendenza abbastanza diffusa, la famiglia che non riesce a elaborare il grave lutto implode in se stessa con azioni mirate a nascondere la realtà, prima a se stessi e poi agli altri. La vergogna e alcuni atteggiamenti sociali ostili sono i mostri da affrontare all’esterno.
Dopo la prima fase di choc, pur con i diversi distinguo