Ragion di stato vale?
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Emma l’ha sentita e sperimentata questa consonante sferzante. Ha capito presto quando, giovane donna appena diciannovenne, è arrivata in terra francese dal Friuli natio, nel paese oltralpe, anche se a spingerla aldilà dei monti e dei mari era stato un amore immaturo. Almeno era la sua versione ufficiale per la famiglia contadina tradizionalista...
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Ragion di stato vale? - Daniele Martin Sbrugnera
rivolta
1
E S I L I O . Come suona dolce questa parola all’orecchio italiano, quasi come esile cioè tenue, gracile anzi fragile. Non come in francese con la X fischiante, che subito ti butta fuori dal paese di casa!
Emma l’ha sentita e sperimentata questa consonante sferzante. Ha capito presto quando, giovane donna appena diciannovenne, è arrivata in terra francese dal Friuli natio, nel paese oltralpe, anche se a spingerla aldilà dei monti e dei mari era stato un amore immaturo . Almeno era la sua versione ufficiale per la famiglia contadina tradizionalista.
La situazione politica circostante che stava diventando sempre più irrespirabile finì per convincerla.
Difatti, invece di gradire una pausa di pace all’indomani della cruenta prima guerra mondiale, l’Italia conobbe una grave crisi sociale e precipitò nella confusione e l’incapacità del Re e dei partiti politici a governare. Il clima rivoluzionario con gli scioperi operai reiterati, l’occupazione delle fabbriche, l’insoddisfazione dei contadini esigeva secondo le classi borghesi di ristabilire l’ordine. Nel corso dei mesi seguenti, l’instabilità fu repressa con la fermezza e le violenze.
Così su un colpo di testa o di cuore, l’unica figlia della fratellanza, destinata come si doveva a lavorare nei campi o a tenere il bestiame, si ribellò decidendo di varcare alla meglio il confine italico.
2
In un primo tempo, a casa, si era sognata la scuola. Purtroppo un giorno sì, e due giorni no a studiare, ne rese presto la frequentazione irrazionale e dolorosa. Ritualità contadina.
La maestra la sgridava perché i compiti non erano fatti e i ditini si prendevano immancabilmente colpi di riga.
La mamma aveva bisogno di lei per tener il gregge. Eccome!
Emma lo capì precocemente di malanimo.
In seguito, ammirativa di un fratello architetto, Gino, e di un altro sarto Giacomo, che osservava già da mesi tagliare, cucire, stirare, decise di imitarlo, sognando di diventare presto una sarta emerita anche lei. Nessun bisogno di uscire, di far compiti, di ripetere, di essere rimproverata: l’esempio stava in casa e lei imparava presto. Il lavoro era tanto.
Venivano da lontano per un abito di bella esecuzione.
L’architettura rimaneva inaccessibile per lei ragazzina quasi illetterata, ma il saper cucire per lo meno si poteva prendere in considerazione. Anzi non era essenzialmente femminile?
Giacomo si rivelò severo, refrattario alla minima compassione