Io e Dante
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Anteprima del libro
Io e Dante - Giuseppe Palma
76-78
INTRODUZIONE dell’Autore
La passione per la letteratura italiana mi ha spinto, in occasione del 750esimo anniversario della nascita di Dante Alighieri (maggio/giugno 1265 – maggio/giugno 2015), a scrivere e pubblicare – grazie alla disponibilità di Scenarieconomici.it (il blog di economia e finanza più letto in Italia e per il quale scrivo articoli di diritto, economia e politica) – quattro speciali in onore e in ricordo della prestigiosa ricorrenza.
I primi due riguardano un commento ai più bei Versi del V° Canto dell’Inferno e del XXXIIIesimo Canto del Paradiso, il terzo è un commento ad un sonetto de La Vita Nova (Tanto gentile e tanto onesta pare
), mentre l’ultimo attiene alla vita di Dante. In appendice, invece, è riportato un altro mio articolo rivolto ai falsi europeisti che cercano di creare una base giustificativa al progetto europeo strumentalizzando illegittimamente il Sommo Poeta.
Allo scopo di fornire al lettore un unico testo, ho deciso di raccogliere i quattro speciali e di raggrupparli in questo piccolo saggio letterario, in modo tale da fornire un’unica cornice a quelli che sono stati – seppur in parte - i miei studi danteschi. Trattandosi di articoli, è ovvio che ho dovuto attenermi alle regole
editoriali, quindi ho dovuto sacrificare parecchie analisi e riflessioni, ma il contenuto – nel suo insieme - è di sicuro interesse.
I commenti sono scritti con un linguaggio semplicissimo e comprensibile a chiunque.
Nelle pagine a seguire sono dunque riportati tutti e quattro gli speciali di cui sopra (oltre all’ulteriore articolo in appendice), con alcune integrazioni ed osservazioni in nota che non troverete invece negli articoli pubblicati sul web.
Su Dante avevo già scritto un saggio intitolato "Dante Alighieri e la cultura dell’Amore […]" (GDS, 2010), dal quale ho ovviamente ripreso parecchi spunti ed analisi per scrivere gli speciali.
Come in parecchi già sanno, sin dal 2009 svolgo la professione di avvocato in collaborazione con lo studio legale dell’Avv. Vetullio Mussolini di Milano (classe 1944), il quale, agli inizi degli anni Sessanta, ha avuto al liceo come insegnante di letteratura italiana la professoressa Maria Corti, la più grande dantista del nostro tempo. Il collega Mussolini mi ha parlato di una donna minuta e sveglissima, ex staffetta partigiana che – nonostante il cognome e la parentela dell’alunno con Benito Mussolini – ha sempre dimostrato nei suoi confronti un affetto straordinario. Spinto dalla curiosità, ho letto due scritti di Maria Corti (morta a Milano nel 2002 all’età di 87 anni), dai quali ho potuto ammirare la passione autentica per l’intera opera dantesca.
Una doverosa precisazione: il critico letterario, al di là dei preziosissimi metodi di critica tipizzati da Francesco De Sanctis e Benedetto Croce, non è – a mio modesto parere – un tecnico
sen’anima, anzi, tutt’altro. Il critico letterario, per quello che è il mio approccio a ciascuna opera o autore, è un osservatore che sente e percepisce l’anima dell’opera e le sensazioni provate dall’autore mentre la scriveva. Il critico osserva, annusa (perdonatemi la terminologia semplicistica), fa suo il contenuto e soprattutto il senso dell’opera o anche solo di parte della stessa; a volta la interpreta (anche sbagliando) ma cerca di commentarla e divulgarla così come la sua anima e la sua sensibilità l’hanno percepita. Il critico veste spesso i panni dell’autore, si reca nei luoghi dove l’autore ha vissuto o ha scritto l’opera (se conosciuti), quindi non è affatto un essere inutile, anzi, più egli è sensibile e percepisce il senso dell’opera e le emozioni dell’autore, più è unico e prezioso il suo commento all’opera. E in questa cornice, tutt’altro che monocromatica, si collocano i miei lavori (del tutto gratuiti e generati dalla passione per la letteratura italiana) di critica letteraria.
Ma v’è di più: come ho avuto modo di specificare in tutti i capitoli di cui al presente libro, non possono esistere l’economia, il diritto e la politica se prima non esistono la letteratura, la storia, la pittura, la scultura, l’architettura, la musica… insomma, la vera bellezza del nostro Paese!
Il tesoro italiano, come già evidenziato in un mio precedente pamphlet, non è rappresentato dalla falsa idea di modernità (non c’è cosa più vecchia della modernità), bensì dai vicoli incontaminati dei centri storici umbri e marchigiani, dai castelli medievali che dominano l’Appennino, dagli affreschi che troviamo nelle migliaia di chiese sparse per