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Trenta baiocchi
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Trenta baiocchi

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RACCONTO LUNGO (48 pagine) - STORICO - Roma, febbraio 1798. Solo un semplice gendarme e una prostituta possono salvare la neonata Repubblica Romana.

27 piovoso, anno I della Repubblica Romana. I romani festeggiano la caduta del potere papale e la nascita della repubblica, dopo l'invasione di Roma da parte dell'esercito francese. Ma a Gustavo Scala, soldato della guardia civica, interessano poco le beghe politiche. Lui vorrebbe solo passare una notte con Matilde, sua amica d'infanzia che esercita come prostituta. Purtroppo per lui, senza trenta baiocchi non c'è modo di esaudire tale desiderio. Se alle tasche bucate Gustavo aggiunge il ritrovamento di Matilde svenuta, con un pugnale in mano e il cadavere di un soldato francese accanto a lei, le cose non sembrano migliorare. Qualcuno ha ucciso un francese e ha cercato di far cadere la colpa su Matilde. Tutto sembra architettato per creare scompiglio tra i francesi e il popolo romano, forse con l'obiettivo di soggiogare Roma sotto il pugno del Direttorio parigino. O forse sono altri gli scopi di un simile delitto? Gustavo dovrà scoprirlo, in fretta e in segreto, se vorrà salvare Roma e, soprattutto, Matilde.

Luca Di Gialleonardo nasce il 31 ottobre del 1977 a Teramo, trascorre i primi anni di vita a Sassuolo (MO) e si trasferisce in via definitiva ad Anagni (FR), lo storico paese famoso per lo "schiaffo". Non appena impara a leggere e scrivere, queste due attività diventano i suoi interessi principali. Laureato in Economia, lavora in una società di servizi per i fondi pensione. Nel 2009 pubblica con Delos Books il romanzo "La Dama Bianca", nella collana Storie di draghi, maghi e guerrieri. Nel 2013 è finalista al Premio Urania, mentre nel 2014 arriva finalista al Premio Tedeschi e al Premio Odissea. Nel 2014 pubblica in coppia con Andrea Franco "Di fame e d'amore", un episodio di "The Tube Exposed", "Big Ed", romanzo breve per la collana Serial Killer e "Il calice della vendetta", nella collana History Crime, tutti editi da Delos Digital. Sempre nel 2014 pubblica il romanzo fantasy "La Fratellanza della Daga" e il romanzo di fantascienza "Direttiva Shäfer" (entrambi per Delos Digital). Ha pubblicato diversi racconti in riviste e antologie. Cura sulla "Writers Magazine Italia" una rubrica su tecnologia e scrittura.
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateJan 27, 2015
ISBN9788867756353
Trenta baiocchi

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    Trenta baiocchi - Luca Di Gialleonardo

    9788867756124

    1

    27 piovoso, anno I della Repubblica Romana

    Matilde si china sulla bacinella, per sciacquare gli attrezzi del mestiere.

    Per quanto adori la sua rosellina scura, distolgo lo sguardo. Non riesco a non pensare che fino a un attimo fa un altro uomo si è trastullato con le sue grazie. Vorrei fossero solo mie, di nessun altro. Purtroppo Matilde preferisce il denaro, ai buoni sentimenti.

    – Sono trenta baiocchi – mi dice rialzandosi, a conferma dei miei tristi pensieri.

    – Lo abbiamo già fatto e non lo ricordo? – chiedo, preso alla sprovvista: sono appena arrivato.

    Matilde mi si avvicina. Mi passa un indice sulla giacchetta. Sorride. Dio, che bella, quando sbatte quegli occhioni nocciola e inarca le labbra carnose, mostrando uno spiraglio sugli incisivi un po’ sporgenti. Adoro i suoi denti da coniglietta, imprecisi e sensuali.

    – Credo proprio che me ne ricorderei – aggiungo. Sento già il mio amico farsi allegro nelle braghe.

    – Pagamento anticipato.

    – E da quando?

    Fa un altro passo in avanti. I nostri corpi si sfiorano. Lei lancia uno sguardo verso il basso, quando nota la mia eccitazione. Continua a sorridermi, eppure lo so che sta solo fingendo.

    – Da quando non mi hai pagato, l’ultima volta.

    – Ma come? Pensavo che avessi fatto l’amore con me perché mi vuoi bene!

    Matilde mi dà uno spintone. – Certo, come no?

    Non c’è cascata, ma me lo aspettavo. – Ero a corto di quattrini, lo sai.

    – Facciamo che quella te l’abbono, giusto perché ti voglio bene davvero, anche se non te lo meriti. Stavolta, però, mi paghi prima o con questo ci giochi da solo – fa picchiettando con il dito sulla sporgenza tra le mie gambe – e fuori da casa mia.

    Fa la strafottente, ma lo ha ammesso: mi vuole bene. Sfodero il mio miglior sorriso, socchiudo gli occhi con fare languido, le prendo il mento tra le dita e avvicino la bocca alla sua. – Andiamo – sussurro. – Lo so che ti piace farlo con me.

    Lei torna a sorridere. Gli occhi le si addolciscono, la voce si ammorbidisce. – Sempre trenta baiocchi sono – mi risponde.

    Figurati se la fregavo. Le volto le spalle e agito le mani verso il soffitto. – Tesoro mio, quanto sei venale! Come puoi chiedermi denaro? Non si può pagare l’amore!

    – Non è amore quello che ti do, ma solo la mia…

    Ruoto su me stesso per porle l’indice sulle labbra. – Non macchiare di volgarità quello che ci unisce.

    Lei tira via la mano con un gesto scocciato. – Basta, Gusta’. O cacci i soldi o te ne vai. Tanto lo so che hai le tasche vuote pure stasera.

    – La paga di guardia civica mi basta a stento per vivere e…

    – Raccontala a un’altra puttana, non a me! Ti conosco da quando eri un pischello e lo so che sperperi sempre tutto quello che hai. Ma quando metterai la testa a posto?

    – A-ha! – esclamo puntandole contro il dito. – Ora t’ho capito!

    Lei batte le lunghe ciglia. – Che hai capito?

    Mi inginocchio ai suoi piedi, le prendo la mano tra le mie. – Tu vuoi che ti sposi, è così?

    Il rossore le infiamma le gote. – Eh?

    Piccola Matilde, con il cuore che sembra di pietra, ma che è morbido come quello di una ragazzina. Di colpo vedo cadere l’armatura che si è costruita addosso. È il momento di attaccare.

    – Sì, per questo mi chiedi sempre di mettere la testa a posto, di risparmiare. Vuoi metter su casa con me.

    La guardo boccheggiare, alla ricerca delle parole. – Io… tu…

    – Ma abbiamo già questa casa – aggiungo – e tu hai di certo un baule pieno di scudi da qualche parte. Amore, possiamo vivere insieme fin da subito, non serve aspettare!

    Ho esagerato. Scuote la testa alzando gli occhi al cielo, mentre schinieri, bracciali e pettorale tornano ad arrampicarsi sulle sue membra a chiuderla nel solito guscio di disapprovazione. Sfila le dita dalla mia presa e mi supera, lasciandomi inginocchiato ad adorare il nulla.

    – Fuori di qui, cretino. – L’indice punta verso la strada che vedo dalla porta spalancata.

    Niente. Per una volta avevo creduto che il mio fascino fosse riuscito a far breccia nella sua ostilità. Mi sbagliavo. Quell’imbarazzo era dovuto solo all’incertezza momentanea. È sempre stata lei a dirigere i giochi, fin da quando siamo bambini. Mi tiro su in uno scricchiolio di ossa. Cerco altre scuse per non uscire nel freddo esterno, ma non mi viene niente in mente che non sia più stupido di quello che ho tentato poco fa.

    Excuse moi. È permesso?

    Un tizio si affaccia alla porta. Un francese, come indicano l’accento e la casacca blu dell’esercito. E bravi i francesi, che vengono ad ammirare le bellezze locali. Ho sentito dire che stanno caricando i loro carri di quadri e opere d’arte che riempiono Roma. Evidentemente, questo qui ha voglia di

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