Sherlock Holmes e la tresca avvelenata

a cura di Luigi Pachì

Luke Benjamen Kuhns

Sherlock Holmes e la tresca avvelenata

Racconto lungo

Traduzione di Luca Ambrogiani

Prima edizione giugno 2015

ISBN 9788867758104

© 2002 Luke Kuhns

Titolo originale: The Adventure of the Poisoned Affair

Traduzione: Luca Ambrogiani

Edizione ebook © 2015 Delos Digital srl

Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

Versione: 1.0

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Indice

Il libro

L'autore

Sherlock Holmes e la tresca avvelenata

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

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Il libro

Un famoso esploratore si suicida. Ma sarà accaduto veramente così?

Quando il signor Hardy, un famoso esploratore, viene trovato morto con vicino un biglietto che annuncia il suicidio, sua moglie si reca da Sherlock Holmes e dal dottor Watson cercando conforto. La sua morte è stata davvero un suicidio, oppure c’era dell’altro in gioco? Lo può scoprire solo Sherlock Holmes.

L'autore

Nato in Indiana, negli Stati Uniti, Luke Kuhns si è trasferito in Inghilterra nel 2008 per studiare teologia all'università di Manchester.

È un giallista che oggi vive a Londra e ha scritto diversi romanzi con protagonista Sherlock Holmes, tra i quali: The Untold Adventures of Sherlock Holmes, Sherlock Holmes: Studies in Legacy e Sherlock Holmes and the Horror of Frankenstein.

Capitolo 1

Talvolta, quando mi fermo a riflettere sulle molte avventure che affrontai in compagnia del mio amico Holmes, mi chiedo se queste storie non finiscano per annoiare i miei lettori, o magari indurli a pensare che le vicende da me riportate non siano credibili: dopotutto, molte delle storie che ho raccontato richiedono un considerevole sforzo d'immaginazione. Per quanto mi riguarda, la mia vita cambiò il giorno in cui incontrai Holmes, e per molti versi si potrebbe dire che cambiò in meglio. Quando sarò giunto alla fine dei miei giorni so che sarò in grado di guardare al passato e dire che non c'è nulla di meglio di un buon amico, qualcuno in grado di estendere i limiti dell'immaginazione oltre confini che mai si sarebbe pensato di poter raggiungere.

Era una tranquilla giornata estiva, piacevolmente fresca, e sedevo allo studio del 221B di Baker Street leggendo una rivista medica uscita da poco quando, improvvisamente, venni interrotto da Holmes, che in quel momento si trovava sulla sua sedia e stava passando il tempo in assorta meditazione.

– Mi dica, Watson, come fa ad essere sicuro di essere la persona che pensa di essere? – chiese Holmes. Spesso le domande che uscivano dalla sua bocca mi lasciavano perplesso, ma solo di rado Holmes dedicava il suo tempo a simili interrogativi di ordine filosofico.

– Buon Dio, Holmes, e questa da dove salta fuori? – chiesi.

– Era solo un pensiero. Mio caro Watson, lei non pensa mai a tutte le persone che abbiamo incontrato nel corso degli anni? Ai buoni come ai cattivi? A volte mi viene da pensare che molte di queste persone avrebbero potuto essere dei veri e propri punti di riferimento per la società, se solo non avessero contratto quel male contagioso che è il crimine.

– Non posso che essere d'accordo. Tuttavia, questo argomento filosofico così improvviso, da parte sua… è quasi sconcertante.

– Dunque lei ritiene che sia troppo filosofico tentare di comprendere la condizione umana, per capire cos'avrebbe potuto essere una persona se le condizioni fossero state diverse? – chiese. – Ciò che noi vediamo ogni giorno, Watson, sono persone che sono state influenzate, ferite o uccise da un crimine, oppure persone che influenzano, feriscono o uccidono nel compiere il crimine stesso. Tutta la nostra esperienza passa sempre attraverso questa lente, Watson. Eppure, in ognuna di queste persone c'è molto di più di quanto non venga a galla in quelle tristi circostanze: c'è qualcuno, nel mondo, per cui queste persone sono figlio o figlia, madre o padre, amico o anche collega. Ecco cosa mi ha fatto pensare questa domanda: come possiamo sapere di essere ciò che pensiamo di essere? In fondo, tutti noi non facciamo che mostrare diversi lati di noi stessi a persone differenti.

Mi ci volle del tempo per rispondere al pensiero del mio amico. Non