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RACCONTO LUNGO (30 pagine) - THRILLER - Giocare a poker è un suicidio, se punti la tua vita e se quelli contro cui stai giocando hanno ucciso tuo padre e hanno reso un inferno la vita di tua madre

Giocare a poker può essere pericoloso, quando sul piatto non ci sono solo soldi. Giocare a poker può essere "molto" pericoloso, quando al tuo tavolo siedono Don Pasquale, il Bolscevico e Bruce Lee: la triade che regge le fila dei clan camorristici della zona da quando eri bambino. Giocare a poker è un suicidio, se punti la tua vita e quelli contro cui stai giocando hanno ucciso tuo padre e hanno reso un inferno la vita di tua madre. Un piatto che può essere l'ultima occasione di ristabilire i conti in una Napoli divorata dalla criminalità organizzata, in cui le pallottole e l'omertà tolgono spazio a ogni speranza. Perfino all'amore.

Diego Di Dio è nato nel 1985 e vive a Procida. Lettore onnivoro, collezionista di fumetti, si divide tra la scrittura e la passione per l'editoria. Nel 2013 ha pubblicato il suo primo libro, "È tempo sprecato uccidere i morti" (Dunwich Edizioni), una raccolta di racconti thriller e noir, con prefazione di Barbara Baraldi e postfazione di Andrea Carlo Cappi. Ha pubblicato una trentina di racconti di diverso genere e con differenti editori. Nel tempo si è aggiudicato parecchi premi: premio Mario Casacci (Orme Gialle 2011) con il racconto "La signora", premio Nero Lab (2012) con il racconto "Troppo bella", premio "Writers Magazine Italia" (2013) con il racconto "C'è ancora tempo" e, da ultimo, il Nero Premio, con il racconto "Il coltellaio". È apparso, due volte, in appendice al Giallo Mondadori, con due brevi noir ambientati nella sua isola. Ha pubblicato, in ebook, il thriller sovrannaturale "Condannati a morte" (Milano Nera). Sul secondo versante, collabora da qualche anno come correttore di bozze e editor per case editrici, agenzie letterarie e committenti privati.
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateJun 17, 2014
ISBN9788867753932
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    Scala reale - Diego Di Dio

    a cura di Vincenzo Vizzini

    Scala reale

    di Diego Di Dio

    1.0 giugno2014

    ISBN versione ePub: 9788867753932

    © 2014 Diego Di Dio

    Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl

    Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano

    Versione: 1.0 giugno 2014

    TUTTI I DIRITTI RISERVATI

    Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.

    Informazioni sulla politica di Delos Books contro la pirateria

    Indice

    Colophon

    Diego Di Dio

    Scala reale

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Delos Digital e il DRM

    In questa collana

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    Diego Di Dio

    Diego Di Dio è nato nel 1985 e vive a Procida. Lettore onnivoro, collezionista di fumetti, si divide tra la scrittura e la passione per l’editoria. Nel 2013 ha pubblicato il suo primo libro, È tempo sprecato uccidere i morti (Dunwich Edizioni), una raccolta di racconti thriller e noir, con prefazione di Barbara Baraldi e postfazione di Andrea Carlo Cappi. Ha pubblicato una trentina di racconti di diverso genere e con differenti editori. Nel tempo si è aggiudicato parecchi premi: premio Mario Casacci (Orme Gialle 2011) con il racconto La signora, premio Nero Lab (2012) con il racconto Troppo bella, premio Writers Magazine Italia (2013) con il racconto C’è ancora tempo e, da ultimo, il Nero Premio, con il racconto Il coltellaio. È apparso, due volte, in appendice al Giallo Mondadori, con due brevi noir ambientati nella sua isola. Ha pubblicato, in ebook, il thriller sovrannaturale Condannati a morte (Milano Nera). Sul secondo versante, collabora da qualche anno come correttore di bozze e editor per case editrici, agenzie letterarie e committenti privati.

    1

    Napoli, ieri

    È un martellare incessante che rimbomba nelle tempie, un pulsare senza sosta che proviene da dentro.

    Il dolore.

    Improvviso, penetrante. Quando Vito tenta di aprire gli occhi, lo strazio si fa ancora più intenso, costringendolo a chiuderli di nuovo. Poi ci riprova, digrignando i denti per lo sforzo.

    Ma prima ancora di vedere, sente.

    – Fallo scetare.

    Quella voce. La conosce.

    Il primo schiaffo arriva, ma lui quasi non se ne accorge. Sbatte le palpebre più volte, finché non apre completamente gli occhi. Il secondo colpo è più duro, e gli trasmette una fitta lungo tutta la mascella.

    Vito prova a muoversi, ma le mani sono legate dietro la schiena. Così i piedi, immobilizzati a una sedia. La mano che danza davanti ai suoi occhi sta per colpirlo di nuovo.

    – Basta così.

    La mano si ferma.

    Don Pasquale è seduto di fronte a lui, le gambe accavallate, un leggero sorriso stampato sul viso. Tira fuori un pacchetto di Marlboro e si accende una sigaretta.

    – Sei sveglio? – chiede. – Mi capisci?

    Vito si guarda intorno.

    La stanza in cui si trova è quasi completamente buia. C’è solo una lampadina, in un angolo del soffitto, che getta un cono di luce su di loro. Per il resto è tutto coperto dall’ombra. Odore di olio per motori, di legno, di plastica bruciata. Devono trovarsi in un garage dimesso o un vecchio scantinato.

    – Ti capisco, Pasquale.

    Il Don si alza e comincia a gironzolare per la stanza. È sempre elegante e impeccabile, anche quando la situazione non lo richiede. Sorride divertito.

    – Vito, tu non mi chiami Don e mi dai pure del tu. L’hai sempre fatto. Un altro, al posto tuo, sarebbe già sotto terra. Invece tu sei ancora vivo, e sai perché? – Lo raggiunge, gli getta in faccia una nuvoletta di fumo, poi gli dà un pizzicotto sulla guancia. – Perché tieni una faccia di cazzo che mi piace assaje. Tieni le palle, perché in tutta la Campania non c’è nessuno che si permette di fare quello che fai tu. E per questo non ti ho mai toccato, nonostante tutte le

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