L'amore degli amori
By Dario Lodi
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Dario Lodi, milanese, è autore di poesie, saggi, racconti, romanzi. È presidente di un’associazione culturale (ACADA di Vignate) da anni. Ha pubblicato e vinto diversi premi. Collabora con varie riviste.
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L'amore degli amori - Dario Lodi
Dario Lodi
L’amore degli amori
Abel Books
Proprietà letteraria riservata
© 2012 Abel Books
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Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Abel Books
via Terme di Traiano, 25
00053 Civitavecchia (Roma)
ISBN 9788867520343
Capitolo primo
In effetti, esiste una questione spinosa che riguarda la reiterazione di un affetto estremo e spaesato, disperato.
Potrebbe chiamarsi passione e persino amore.
Non è difficile giocare con le parole, con i termini, ma è difficile legare queste parole a concetti che spieghino bene ciò che avviene nell’animo.
Si tratterebbe tuttavia di una relazione razionale che non si sa quanto possa essere pertinente con la realtà. Va detto che c’è qualcosa di oscuro. E va anche detto che il ricorso a quest’oscurità è una salvezza non da poco, in altre parole è un modo per sistemare in qualche modo la propria reputazione. Si è razionali e quindi si deve poter spiegare tutto ciò che avviene, anche se l’avvenimento è di ardua collocazione.
Nei confronti di ciò di cui non si vorrebbe parlare per mancanza di argomentazioni solide si ha una certa reticenza: fenomeno persistente che nasconde mille problemi espressivi e altri mille problemi comunicativi. Difficile è persino, in questi casi, comunicare con se stessi Che dire di una cosa che non dipende da te?
Un giorno, un maledetto giorno, altrimenti benedetto, ma non si sa perché benedetto (cioè probabilmente si tratta di una forzatura), ecco l’apparizione. Parlando normalmente, nulla lasciava presagire il magnifico o terribile disastro.
Era stato sufficiente uno sguardo fra una parola e l’altra. Banalità su banalità. Molto meno banale ciò che seguì nell’animo. O forse parve, giusto per dare poi, ripensandoci, una forte ragione di vita a se stessi.
Tutto deve essere giustificabile. Persino quella vera e propria perdizione. Veniva da chiedersi se fosse realmente possibile analizzare una passione de genere. Da dove era scaturita? Perché era incontrollabile? E perché, al colmo dell’enfasi, pareva sovrumana? Mistero inquietante.
E intanto sofferenza imbarazzante per quella incapacità di controllare la situazione. Non ci siamo. Si è deboli, inaspettatamente. Si è alla mercé
della natura. Ma stiamo parlando di una natura estremamente raffinata che usa un linguaggio del tutto sconosciuto.
Vi si chiede come sia possibile perdere la testa per un essere apparentemente insignificante, nascosto fra esseri comuni. Si è tutti, in fondo, esseri comuni e i nostri sforzi per emergere sono spinte ereditate da una gran voglia di vivere senza poter vivere per i limiti che ci siamo imposti. Controllare le passioni. Stemperare i sentimenti. Seguire regole rassicuranti. Non darsi retta. Tutto questo dovrebbe portare a una gestione assoluta della propria persona. Forse è proprio così. Forse la gestione avviene davvero. Ci sono compiti sociali da assolvere. Si prega di non esagerare, di non fare di testa propria. Dare importanza all’esperienza altrui e alla propria pochezza, prego.
Dunque, il sentimento impertinente, improprio dovrebbe essere emarginato e quindi spento.
Dimenticare. Non va bene un sentimento incontrollabile. Meglio controllarlo a forza e sterilizzarlo. Come fosse facile. Mettiamo tanta buona volontà e tanta fermezza: non devo amare ciò che non sa di essere amato.
Non c’è interesse dall’altra parte.
La ragazza è ignara e inconsapevole di ciò che accade intorno a lei. Se sapesse quanto sia importante, quanto sia centrale la sua presenza nella questione, quanto sia essenziale, ebbene sicuramente si spaventerebbe.
Troppa responsabilità. Una questione troppo grande. Da perdere la testa. Da far provare smarrimento estremo. Oltre ogni umana capacità di comprendere. Pare strano, pare assurdo, ma la questione stava tutta qui.
Dire che la questione stava tutta qui è un modo involontario di minimizzare. In fondo, la modestia non guasta. Oppure guasta nella circostanza, e dunque la modestia potrebbe andare a inficiare la portata forse enorme del rapporto non rapporto fra i due esseri. È vista così la cosa potrebbe apparire come un caso da laboratorio di psicanalisi. Qualche seduta e l’ossessione scompare. Lei si deve rendere conto che è un’ossessione. Uno se ne faccia una ragione e si sentirà libero, sollevato.
È una strada che si potrebbe intraprendere se non ci fosse il sospetto che non porterebbe a nulla. Ecco il problema: il sospetto. Ma questo sospetto da dove proviene? È sovrannaturale?
Bisogna ammetterlo, questo sospetto non proviene da un ragionamento, ma è spontaneo, immediato ed innocente. A un certo punto, qualcosa dal fondo emerge e pur senza avere le carte in regola, senza conoscere la regola della sistemazione, senza sottomettersi insomma a ciò che è giusto (la logica) ebbene questo qualcosa decide di imporsi. È inevitabile lo sconcerto.
Non si può neppure prendere la logica e renderla illogica, impadronendosi così dell’irrazionalità come sarebbe lecito fare in un contesto d’indispensabile controllo di sé e delle cose. Questo controllo si arriva a ritenerlo persino naturale. C’è o non c’è una continua emancipazione dal mondo? Si è o non si è risolutori del mistero?
Il sentimento non è riconosciuto come una debolezza? Si può amare secondo certi schemi e questo dogma pareva tranquillamente assodato: certe licenze erano dovute ad imperizia e dovevano e questo dogma pareva tranquillamente assodato: certe licenze erano dovute a imperizia ed dovevano essere tollerate con indulgenza. Con comprensione.
Cose arcaiche, risapute. Tutti conosciamo gli amori adolescenziali, una sorta di febbre da cui, ricalcando e cavalcando precise convenzioni, si guarisce.
La convenzionalità risolve. Risolve spesso male, ma risolve. Oppure ci si