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Universo e altre periferie
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Ebook124 pages1 hour

Universo e altre periferie

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About this ebook

Sette racconti di fantascienza ironica, nello stile delle antologie anni '60. Si ride di humor inglese guardando le stelle, viaggiando nel tempo, salvando il cosmo o rispondendo al telefono.
Una lettura veloce e piacevole per andare lontanissimi e tornare indietro in pochi istanti. Dove nessun racconto è mai stato prima!

LanguageItaliano
Release dateDec 24, 2015
ISBN9781310272295
Universo e altre periferie
Author

Gaspare Burgio

Ho compilato oltre duecento racconti, che ho raccolto in varie antologie tematiche, soprattutto di genere reale fantastico, horror e fantascienza ironica. Quando posso, scrivo articoli per altri blog o leggo opere altrui che mi sono inviate per avere consigli. Partecipo attivamente a gruppi online che riguardano proprio questi temi. Sono impegnato adesso nella stesura di un romanzo piuttosto interessante. Se continui a seguirmi ci saranno di certo aggiornamenti al riguardo.

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    Universo e altre periferie - Gaspare Burgio

    Il cosmo ha dimensioni spaventose. Se consideriamo la nostra camera da letto come il sistema solare, la Terra è un granello di polvere in un angolo che si muove alla velocità di un millimetro l’anno. La galassia di cui facciamo parte, applicando le stesse proporzioni, equivale all’intera nazione.

    In uno sforzo di immaginazione possiamo renderci conto di quanto siamo miseri. Siamo batteri effimeri (spesso incattiviti e sessualmente frustrati) a cavallo di un granello di polvere. Il pensiero è piuttosto deprimente. Considerando quanto ci affanniamo ad avere un poco di attenzione dal prossimo, pur essendo già tutti qui e non sparpagliati per questo immenso nulla. Eppure con un angolo della coscienza, questa dimensione estesa suscita ilarità. In un luogo tanto vasto, dove quasi tutto è possibile, l’assurdo smette di essere occasionale e si reitera in grandi quantità. L’Universo deve essere proprio un posto denso di ridicolezza. Prenderlo sul serio è impossibile.

    Quelli che seguono sono racconti di fantasia, come tutti quelli che scrivo. Rappresentano passi che ho fatto verso l’eccesso, spingendomi oltre i confini dello spazio e del tempo usuali.

    Mi fanno ridere.

    Spero facciano ridere chi avrà cura di leggerli.

    -Gaspare Burgio, Dicembre 2015

    BREVE STORIA DEL GENERE UMANO (PER QUEL CHE NE SAPPIAMO)

    Finite le compere e l'assemblaggio, la specie umana inforcò le astronavi e via, verso le stelle. Felice, sorridente. Si può dire sollevata. A quel punto però di umano rimase poco o nulla. Una spedizione si spinse di là, incontrando i Parsiviani, e ne imparò usi e costumi. Una spedizione si mosse di qua, e dovette fare compromessi coi RogRog. Pertanto, dopo un certo lasso di tempo, la coerenza andò a farsi benedire. Due umani si incontravano e stentavano a riconoscersi. Uno diceva Come stai?, in tono parsiviano, l'altro ci provava subito, in stile RogRog. O a farci sesso o a fregarlo.

    Si sa di un'altra spedizione, che si era incaponita e non voleva avere contatti con le bestie aliene. Gli incaponiti non è chiaro come si comportassero, appunto per il fatto che stavano per fatti loro. Di questi ci resta l'emblematica frase: uscite dalla nostra proprietà.

    Torniamo quindi a quelli di cui si sa qualcosa. Gli umani-parsiviani a volte cedevano alle proposte rogrog-umane, sarà stato il fascino del modo rude, che ne so io. Così si formarono umani misti. Che erano Parsi-Rog-Umani. Che ti fregavano o ti portavano a letto, facendo nel mentre tanta prosopopea. Ma non erano Parsi-umani, né Umani-rog. Due gruppi consolidati che invece si vennero a creare dopo, quando i rapporti umani, rog e parsiviani erano ormai all'ordine del giorno.

    La confusione crebbe quando vennero in contatto con gli AuNau. Là davvero c'è da perderci la testa, perché gli AuNau stessi avevano tre sessi, e tutti e tre niente affatto spiacevoli. Erano anche ingenui fino al midollo, dunque li fregavi che era una meraviglia. O li convincevi quasi all'istante a venire a letto con te.

    Si crearono Parsi-umani-Nau, Parsi-umani-Au, Parsi-umani-AuNau.

    Allo stesso tempo videro la luce Nau-umani-rog, Au-umani-rog, e AuNau-umani-rog.

    Ovviamente queste sono definizioni di massima, c'erano anche i Nau-rog-parsiviani-umani, per dire una sottoclasse. In ogni caso, se si guarda bene, non c'erano parsi-rog, o Nau-parsi, neppure Au-rog-parsi-nau. Il che ci porta a due conclusioni.

    La prima è che Parsiviani, RogRog e AuNau si erano ignorati per migliaia di anni prima dell'avvento umano. La seconda è che gli umani erano abbastanza promiscui.

    Un classificatore di specie ancora ancora poteva lambiccarsi il cervello per catalogare le etnie che si andavano formando con gli anni. Ad un certo punto però i classificatori di specie alzarono le mani e dissero: ci rinuncio.

    Gli umani sembravano davvero farlo apposta. Continuavano a unirsi ad altre culture perdendo quanto di originario, cioè di umano, restava in loro. Quasi volessero scappare da un pedinamento. Andavano a cercarsele, le altre specie, perfino negli angoli sperduti del cosmo. A quel punto, contattata la cultura in esame, si impegnavano come ossessi per ottenere incroci e contaminazioni al solo fine di esser sempre meno umani, e magari più Parsi-nau-umani-gloccko-mitricali. Con scorno appunto dei classificatori di specie, che stavano armeggiando una scienza ormai inesatta.

    Dunque ci si può immaginare cosa capitava se un umano incontrava un altro umano. Diceva l'uno: no, tu umano non sei. Perché sei un quarto rog-baal e due quarti parsi-au. Rispondeva l'altro: bischero, tu che sei? Una manciata nau-rog-triccolo e due stille di au-au-gupgap, di umano non hai nulla.

    Quelli isolati? Gli umani scontrosi? Chi lo sa. Avevano perfino recintato le proprietà e messo cani da guardia. Non vi dico il malessere. Scusi, vorremmo farle qualche domanda sulle tradizioni originarie umane. Andate al diavolo e uscite dalla mia terra. Questo era quanto si cavava da loro.

    Tant'è che i Parsi-Nau-Umani-rog-Umani-parsi-parsi li disintegrarono a tempo debito, in quanto l'autoreferenza è poco gradita nel mondo del futuro. Troppo simile alla spocchia. I Parsi-Nau-Umani-rog-Umani-parsi-parsi erano poi una cultura maccheronica che andava per le spicce: al primo uscite dalla mia proprietà risposero con una salva di cariche nega-quantiche.

    Se solo quegli umani-umani-umani fossero stati più aperti! Si sarebbe potuta scrivere una storia del genere umano esaustiva. Invece a noi storici tocca dire che la razza umana cessò non appena gli fu data l'occasione di non essere più se stessa. La colse subito, immediatamente, e questo ci fa teorizzare un assioma indiscutibile: che non fosse poi molto felice della propria condizione originale.

    L’OTTIMA IDEA DEL 12 NOVEMBRE

    Il mio lavoro è quello di scrivere racconti, molti dei quali argomentano il viaggio nel tempo. Gente che va, gente che viene. So che trovate l'argomento affascinante, o sarei sul lastrico, ma dubito ci abbiate mai capito qualcosa. Perché usate la matematica o la fantasia, che sono a conti fatti la medesima cosa battezzata in due chiese diverse. Quindi il risultato che ottenete è di allontanarvi dalla verità ogni passo che fate, sbuffando per la mancanza di risultati.

    Ne sono convinto perché, oltre a scriverci racconti, il viaggio nel tempo l'ho inventato. E se non lo facevo io, nisba. Eravate smarriti. I miei racconti sono quanto di più realistico esista sul tema, avendo io creato il tema stesso.

    Intendo rendere credito a ciò che faccio, è una cuspide di orgoglio. Sono umano anche io.

    Per molti secoli si fraintese il concetto di viaggio nel tempo. Proprio così. Un equivoco. Si immaginava che fosse necessario spedire qualcuno a zonzo nel continuum. Nel modo in cui si imbusta una lettera, la si imbuca e quella fa il tragitto da un punto all'altro. La macchina immaginata era un orologio, un sedile o una vettura vera e propria. L'apparato stesso viaggiava nel tempo col suo contenuto, consentendo al signore in causa di andarsene dove cavolo gli pareva da qui all'infinito. Insomma, proprio come un' automobile, che se ti porta a Londra ce l'hai ancora sotto il sedere e quindi può portarti allo stesso modo a Bombay subito dopo. Benzina permettendo.

    L'autostrada, invece di essere lungo lo spazio, si snodava lungo il tempo. Il viaggio secondo loro, gli scienziati, doveva essere così. Non avevano afferrato cosa fosse il tempo. Che un attimo venga dopo l'altro è solo una limitata approssimazione del cervello umano.

    A nessuno era saltato in testa che una macchina del tempo dovesse essere prima di tutto un apparato ricevente. Fatto il balzo mentale, metterla a punto fu uno scherzo.

    Questo zittiva anche la più grande obiezione sulla fattibilità dei viaggi nel tempo. Se mai si potesse, perché non siamo invasi di turisti di ogni epoca futura?.

    La loro obiezione calzava. Se nell'anno 3000 alcuni decidono di visitare il 2013, e lo decidono altri nel 3001, altri ancora nel 3002 e via così per migliaia di anni, il 2013 sarebbe pieno zeppo di turisti di ogni epoca futura. Che si ritrovano tutti quanti nel 2013. Magari per assistere a una partita di calcio.

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