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Lezioni di diritto canonico: Parte generale
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Lezioni di diritto canonico: Parte generale

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About this ebook

Questo manuale nasce dall’esigenza di fornire un volume di riferimento completo ed esauriente per coloro che si preparano ad affrontare la materia del diritto canonico. Il volume si compone di quindici lezioni, ciascuna seguita da letture di approfondimento dei maggiori giuristi di diritto canonico e completa di indicazioni bibliografiche.
LanguageItaliano
Release dateNov 9, 2015
ISBN9788865124475
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    Book preview

    Lezioni di diritto canonico - Javier Otaduy

    Presentazione

    Ogni ordinamento giuridico contiene alcune norme, nel Codice di Diritto Canonico denominate generali, che forniscono i mezzi tecnici necessari per dare unità e coerenza all’intero sistema e per rendere vitale ed efficace ciascuno dei molteplici elementi che lo compongono e che hanno in esso rilevanza. Per il loro valore strumentale generale, dette norme sono frequentemente oggetto di uno studio sistematico separato, formando una disciplina relativamente autonoma, che è propedeutica all’approfondimento successivo delle diverse materie integranti l’ordinamento nel suo complesso.

    In concreto, nella Parte Generale del Diritto Canonico vengono radunati i migliori capisaldi di una cultura giuridica multisecolare e si condensa la riflessione di una ininterrotta canonistica, che ha cercato di esprimere i peculiari rapporti giuridici che insistono nella società ecclesiastica, attraverso forme in parte comuni alla scienza giuridica generale e in parte caratteristiche dell’ordinamento della Chiesa.

    In una collana di manuali che si proponeva di coprire l’intero programma della Licenza in Diritto Canonico, risultava dunque imprescindibile riservare un’attenzione prioritaria ad un manuale riguardante la parte generale della disciplina. Nel progettare inizialmente i volumi di avvio di questa serie, si era chiaramente percepita la necessità di coprire questo settore, che possiede tra l’altro una particolare complessità poiché, a differenza di altri ambiti della disciplina canonica, non ammette la semplice esegesi normativa, ma esige un concreto lavoro di sintesi e di comprensione dell’intero sistema giuridico. Le trattazioni di questo genere sono perciò meno frequenti e ordinariamente appaiono come contributi di maturità, alla fine di un periodo lungo di studio e di ricerca.

    In tale prospettiva, è stata particolarmente feconda la disponibilità del prof. Javier Otaduy, Ordinario di Diritto Canonico nell’Università di Navarra, che ha consentito di utilizzare un materiale di studio pazientemente preparato lungo anni di insegnamento ed utilizzato da alcuni decenni nel suo corso di Parte Generale del Diritto Canonico. Si trattava di un testo ben elaborato ed aggiornato, che per varie ragioni non aveva ancora visto la stampa e che possedeva tutti i requisiti per onorare la collana di manuali che si prospettava a Venezia. la disponibilità del prof. Giuseppe Comotti dell’Università di Verona, docente anche nella Facoltà di Diritto Canonico San Pio X di Venezia, ha permesso poi la realizzazione del progetto. Oltre, naturalmente, ad assumere l’impegno di traduzione del testo, completato con l’aggiunta di un capitolo, il prof. Comotti ha provveduto ad adeguarne i contenuti ed i diversi sussidi alla realtà giuridica italiana e della Chiesa in Italia. Il volume che adesso vede la luce è, dunque, uno studio originale e completo della Parte Generale del Diritto Canonico, le cui principali norme di riferimento si trovano nei canoni del libro I, De normis Generalibus, del Codice di Diritto Canonico. Il lettore attento comprenderà subito di trovarsi di fronte ad un valido manuale, dove la particolare profondità di analisi degli istituti giuridici si associa alla chiarezza ed all’essenzialità dell’esposizione, servendo così da guida affidabile per la Scuola del Diritto Canonico, sia nelle Facoltà giuridiche ecclesiastiche che in quelle dello Stato; in esso lo studioso e il cultore del Diritto della Chiesa non troveranno mai apprezzamenti banali, ma sempre considerazioni puntuali, idee stimolanti e suggestivi elementi di confronto.

    Juan Ignacio Arrieta

    Lezione 1 - L’ordinamento canonico

    I. La nozione di ordinamento giuridico

    1. Cosa significa ‘ordinamento giuridico’? il concetto ha due accezioni distinte: a) un’organizzazione sociale autonoma, sufficiente a se stessa, completa e sovrana, non dipendente da un’altra; b) un sistema unitario di norme giuridiche, senza lacune.

    2. Nella prima prospettiva, che si può denominare istituzionalista, la Chiesa è un ordinamento giuridico primario (come lo sono, ad esempio, anche gli Stati), non derivante né dipendente da alcun altro ordinamento, in quanto organizzazione sociale disciplinata da proprie norme, sin dall’origine stessa della propria esistenza.

    3. Nella seconda prospettiva, che si può chiamare sistematica o normativista, l’ordinamento canonico è da intendersi come insieme di norme, organizzate in sistema completo ed unitario.

    4. Conseguentemente, la Chiesa è un ordinamento giuridico (se ci si attiene all’accezione istituzionalista di ordinamento), come pure ha un ordinamento giuridico (se si considera l’accezione sistematica o normativista).

    5. La nozione di ordinamento canonico ha la pretesa di cogliere la struttura giuridica della chiesa: in modo unitario, dal momento che essa inserisce i diversi elementi giuridici in un unico schema di logica coerenza; in modo ristretto, in quanto tale nozione comprende solo gli aspetti giuridici, i quali però non esauriscono tutti gli aspetti della realtà ecclesiale; in modo completo, dal momento che tale nozione implica la considerazione di tutti gli elementi giuridici, e non solo di alcuni.

    II. La struttura dell’ordinamento giuridico

    6. La struttura dell’ordinamento giuridico non è semplice, ma complessa. le diverse componenti dell’ordinamento giuridico possono distinguersi in: a) elementi del diritto; b) momenti del diritto; c) fondamenti del diritto.

    7. L’ordinamento giuridico, considerato dal punto di vista statico (in facto esse, come qualcosa di già realizzato, come una realtà che può essere analizzata in un dato momento della storia), risulta essere una trama coerente di rapporti giuridici, costituiti dagli elementi propri di ogni relazione giuridica: soggetti, oggetto, vincolo giuridico.

    8. Dall’analisi di un ordinamento giuridico dal punto di vista statico risulta dunque una trama di rapporti, cioè di relazioni ordinate tra soggetti, i quali sono tra loro collegati in forza di determinati vincoli di giustizia, con riferimento a determinati beni od oggetti.

    9. Considerato invece dal punto di vista dinamico (in fieri, mentre si fa, nel suo processo di formazione), l’ordinamento giuridico risulta composto da una serie di fattori che creano, modificano ed estinguono tali relazioni giuridiche. possiamo chiamare questi fattori momenti del diritto: c’è il momento normativo, quello giudiziario, quello esecutivo e quello negoziale.

    10. L’ordinamento giuridico va considerato anche nei suoi fondamenti (in una prospettiva che può quindi denominarsi fondamentale), vale a dire dal punto di vista di quell’organizzazione essenziale sulla quale si fondano gli elementi ed i momenti, che da essa traggono ragione.

    III. Elementi del diritto. Il rapporto giuridico

    11. Ogni rapporto giuridico, in quanto tale, richiede alterità di soggetti giuridici. Il soggetto di diritto è dunque il primo elemento del rapporto giuridico. per soggetto giuridico si intende qualsiasi entità (vale a dire qualsiasi persona, fisica o giuridica) capace di porre in essere attività o di essere centro di imputazione di situazioni giuridiche.

    12. L’oggetto del diritto è costituito non tanto dalle cose, quanto dalla condotta umana. Le cose sono punti di riferimento secondari. Ciò che il diritto può esigere è la condotta umana dovuta secondo giustizia. L’oggetto del diritto è precisamente la prestazione del soggetto, cioè la condotta umana dovuta.

    per esempio:

    I fedeli hanno diritto di ricevere dai sacri Pastori gli aiuti derivanti dai beni spirituali della Chiesa, soprattutto dalla parola di Dio e dai sacramenti (can. 213).

    Secondo questo canone, non sono la Parola di Dio ed i sacramenti a costituire oggetto di diritto, ma il comportamento dei sacri Pastori di amministrarli, che è prestazione dovuta secondo giustizia.

    13. Il vincolo è l’elemento più strettamente giuridico del rapporto: è quel titolo o ragione di giustizia (commutativa, distributiva o legale) che pone in relazione ambiti personali distinti e trasforma la condotta in prestazione dovuta.

    Ad esempio, tra due soggetti può sussistere un’aspettativa di comprare e vendere, ma essa non costituisce un rapporto giuridico se non interviene il vincolo giuridico del contratto. Tra un uomo ed una donna può esserci vero affetto, ma esso non costituisce un rapporto giuridico finché non vi sia la promessa di matrimonio. Tra alcuni fedeli ed un presbitero può esistere una determinata relazione pastorale, che però non sarà un rapporto giuridico finché il presbitero non venga destinato alla cura delle loro anime attraverso la provvista canonica di un ufficio a ciò finalizzato.

    14. Il rapporto giuridico altro non è che l’integrazione di tutti questi elementi del diritto. Soggetti che mettono in connessione reciprocamente la propria condotta in virtù di vincoli di giustizia: sono questi tutti gli elementi del diritto.

    15. Il rapporto giuridico ha come oggetto ciò che chiamiamo situazioni giuridiche. Si tratta di situazioni correlative, che si implicano a vicenda. Ad esempio, le situazioni di potere-soggezione, diritto-dovere, facoltà-obbligo.

    IV. Momenti del diritto

    16. Il rapporto non esaurisce la fenomenologia giuridica. i rapporti giuridici sorgono, si modificano e si estinguono per effetto dei momenti del diritto, che sono i fattori che danno impulso all’ordinamento giuridico. il diritto pertanto non può essere compreso considerando unicamente il rapporto giuridico, ma bisogna tenere presente nello stesso tempo la dinamica dei diversi momenti del diritto (cioè le norme, i processi, l’attività amministrativa e l’attività negoziale)

    17. Il momento normativo, il momento processuale, il momento amministrativo ed il momento negoziale, ciascuno con i propri strumenti ed in modo diverso, concorrono alla formazione dei vincoli giuridici e, di conseguenza, dei rapporti giuridici.

    18. I rapporti giuridici possono essere interessati dai diversi momenti del diritto, che concorrono alla loro creazione, trasformazione o estinzione.

    Prendiamo come esempio il rapporto giuridico matrimoniale. il vincolo giuridico si crea per effetto del consenso dei coniugi (momento negoziale), sulla base di alcune norme giuridiche, divine ed umane, che disciplinano l’istituto matrimoniale (momento normativo). Come strumento necessario alla costituzione del vincolo può essere previamente richiesto l’intervento di una dispensa canonica (momento amministrativo). Il vincolo può essere dichiarato nullo mediante l’intervento del giudice canonico (momento processuale).

    V. Fondamenti del diritto

    19. Sebbene gli elementi ed i momenti del diritto diano ragione completa della fenomenologia giuridica, gli uni e gli altri non possono prescindere dall’esistenza dei fondamenti del diritto. È cioè necessaria un’organizzazione basilare, la quale spieghi l’operare dei momenti e sulla quale si radichino le relazioni giuridiche.

    20. Questi fondamenti possono essere di ordine istituzionale (come ad esempio l’esistenza stessa della potestà di produrre norme o di giudicare), oppure di ordine soggettivo (come le condizioni fondamentali dei soggetti che sono membri della Chiesa), o di ordine naturale (come l’istituto del matrimonio o i diritti della persona).

    LETTURE

    1 - I diversi significati del termine ‘diritto’

    Tralasciando il linguaggio comune, nel quale diritto equivale indifferentemente a ‘legge’, ‘norma’, ‘giustizia’, ecc., due almeno sono i significati che esso assume nel linguaggio scientifico.

    Diritto è, anzitutto, il diritto oggettivo, ossia un sistema regolatore della condotta umana, che risponde alla violazione delle sue regole in modo da attuarle coattivamente, oppure da sostituire al risultato cui esse tendevano il diverso risultato – compensativo o restauratore dell’ordine violato consistente nell’applicazione di una sanzione, ossia di una conseguenza sfavorevole per chi ha violato la norma. L’impiego di tale significato si ha, ad esempio, nell’espressione: il diritto italiano reprime penalmente i delitti contro la persona.

    In secondo luogo, diritto equivale a diritto soggettivo, denota cioè una situazione giuridica soggettiva ‘attiva’, riconosciuta e garantita all’individuo dal sistema regolatore. l’uso di tale significato si ha, ad esempio, nell’espressione usata dall’art. 18 Cost.: «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente...».

    Nelle principali lingue europee esiste un solo termine per designare i due differenti significati di diritto (recht, droit, derecho, solo l’inglese ha law per il primo e right per il secondo); da ciò la necessità di qualificare il diritto come ‘oggettivo’ o ‘soggettivo’ per distinguere il primo dal secondo significato.

    Il termine ‘diritto’ può essere anche adoperato per indicare una parte del sistema regolatore cui l’oggetto di regolamentazione conferisca una relativa unità (come avviene, ad esempio, nell’espressione: il diritto italiano della famiglia), o un automatismo nel funzionamento di una regola (come nella disposizione dell’art. 59, c. 1, Cost.: «è senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica») [...].

    Con la qualificazione ‘naturale’, il termine ‘diritto’ si estende poi ad identificare l’ordine giuridico discendente da Dio oppure derivante dall’applicazione dei dettami della ragione. così definito, il diritto naturale si distingue dal diritto positivo, cioè dal diritto direttamente posto o fatto valere dall’autorità politica e perciò concretamente vigente in un gruppo sociale. par chiaro, tuttavia, che anche queste accezioni del termine ‘diritto’ sono riconducibili al concetto di sistema regolatore – o di una sua norma che tuteli una situazione soggettiva attiva – e sono, quindi, riportabili ai significati oggettivo o soggettivo del vocabolo (come nelle espressioni: il diritto positivo è subordinato al diritto naturale; la libertà personale è un diritto naturale e inviolabile dell’uomo).

    È peraltro evidente che i due significati rappresentano aspetti differenti di un fenomeno unitario: il sistema regolatore che garantisce la situazione giuridica attiva, ossia il diritto oggettivo che riconosce e tutela il diritto soggettivo.

    (M. Pedrazza Gorlero, Il patto costituzionale. Potere e diritto fra protezione ed obbedienza, Padova 2009, pp. 3-4)

    2 - Concezione non normativista di ordinamento giuridico

    Quando si parla [...] del diritto italiano o del diritto francese, non è vero che si pensi soltanto ad una serie di regole o che si presenti l’immagine di quelle fila di volumi che sono le raccolte ufficiali delle leggi e decreti. ciò a cui si pensa, dai giuristi e, ancora più, dai non giuristi, che ignorano quelle definizioni del diritto di cui parliamo, è invece qualche cosa di più vivo e di più animato: è, in primo luogo, la complessa e varia organizzazione dello stato italiano o francese; i numerosi meccanismi o ingranaggi, i collegamenti di autorità e di forza, che producono, modificano, applicano, garantiscono le norme giuridiche, ma non si identificano con esse. in altri termini, l’ordinamento giuridico, cosi comprensivamente inteso, è un’entità che si muove in parte secondo le norme, ma, sopratutto, muove, quasi come pedine in uno scacchiere, le norme medesime, che così rappresentano piuttosto l’oggetto e anche il mezzo della sua attività, che non un elemento della sua struttura. sotto certi punti di vista, si può anzi ben dire che ai tratti essenziali di un ordinamento giuridico le norme conferiscono quasi per riflesso: esse, almeno alcune, possono anche variare senza che quei tratti si mutino, e, molto spesso, la sostituzione di certe norme con altre è piuttosto l’effetto anziché la causa di una modificazione sostanziale dell’ordinamento.

    (S. Romano, L’ordinamento giuridico, Firenze 1946, pp. 15-16)

    3 - La nozione di ordinamento canonico

    La dottrina ha proposto diverse formulazioni della nozione di ordinamento canonico. In linea generale predominano le concezioni normative; le concezioni cioè che definiscono l’ordinamento canonico come l’insieme di norme giuridiche vigenti nella Chiesa. Tali nozioni, tuttavia, non riescono a dare una visione completa del fenomeno giuridico, poiché fermano la loro attenzione su uno solo dei tanti fattori che contribuiscono a formare l’ordine sociale giusto.

    Sembra, pertanto, preferibile definire l’ordinamento canonico come l’insieme dei fattori che formano la struttura giuridica della Chiesa cattolica (hervada), cioè, la struttura giuridica della Chiesa considerata nella sua unità.

    Tale nozione vuole offrire una visione unitaria, la quale abbracci i molteplici e diversi fattori che contribuiscono a dare alla Chiesa la struttura di una società giuridicamente organizzata. Codesti fattori non derivano gli uni dagli altri come la causa dall’effetto, ma rispondono a distinti impulsi o forze sociali e svolgono funzioni di organizzazione di diversa indole. L’omogeneità di tali fattori dipende dal fatto che il diritto è il risultato della loro interconnessione, sicché quando uno di essi manca il diritto non esiste affatto o la sua efficacia è in maggiore o minore misura limitata.

    I fattori d’indole giuridica che è possibile osservare nella vita della Chiesa debbono essere compresi nella loro duplice funzione: in quanto ci mostrano il popolo di Dio giuridicamente strutturato e, nello stesso tempo, in quanto cercano ininterrottamente di rendere attuale la sua organizzazione giuridica. Questa duplice prospettiva permette di classificare l’insieme di fattori, che fanno della Chiesa una società giuridicamente strutturata, in due fondamentali categorie: gli elementi e i momenti del diritto.

    Evidentemente la Chiesa non è solo questo: infatti i fedeli costituiscono un popolo e una comunità, poiché i cristiani sanno d’appartenere ad una medesima stirpe, in virtù di vincoli ontologici, che comportano una solidarietà e beni, finalità e interessi comuni; ma non spetta ad un libro di diritto canonico dare una visione totale della Chiesa; il suo compito è più limitato e consiste nell’indagare in essa ciò che è specifico della sua struttura giuridica.

    Come ha posto in evidenza Hervada, la società giuridicamente organizzata può essere considerata in maniera statica e in maniera dinamica.

    Secondo il citato autore, l’ordinamento canonico, concepito come la Chiesa stessa in quanto giuridicamente strutturata in un determinato momento, altro non è che l’insieme di relazioni giuridiche, vale a dire una spessa rete di legami, in virtù dei quali alcuni membri della Chiesa-società hanno diritti e doveri nei confronti degli altri. I fattori della struttura giuridica della Chiesa qualificabili come elementi del diritto sono quelli che formano la relazione giuridica: soggetti, contenuto, vincolo, ecc.

    Ma l’ordinamento canonico può essere studiato anche da un punto di vista dinamico, poiché la Chiesa continuamente adatta la sua struttura giuridica, per effetto degli impulsi o forze sociali, che svolgono funzioni organizzatorie. Questi fattori dinamici, che danno alla società una struttura giuridica, sono denominati da Hervada momenti del diritto. La loro efficacia consiste nel dare origine, modificare o estinguere relazioni giuridiche. Questi momenti si manifestano in molteplici maniere: norme, sentenze giudiziali, atti d’iniziativa privata, atti amministrativi, ecc.

    Fra i risultati dell’azione congiunta ed efficace dei distinti momenti del diritto vi è la formalizzazione dell’ordinamento giuridico. Nella misura in cui i momenti del diritto sono delineati con più precisione tecnica, maggiore sarà il grado di formalizzazione dell’ordinamento, con conseguenti vantaggi di certezza nella tutela delle relazioni giuridiche e degli effetti della dinamica da cui essi traggono origine, o per cui si modificano o si estinguono.

    [...] A rigore si deve parlare di relazioni giuridiche non formalizzate, ma solamente positivizzate. Questo è il caso del rapporto fra persone stabilito per mezzo di vincoli fondati su principi di diritto divino naturale e positivo (che avrebbero una rilevanza giuridica previa all’azione dei momenti del diritto), quando la presa di coscienza ecclesiale del contenuto concreto di tali principi di diritto divino positivo naturale avviene per vie diverse da quelle d’indole tecnico-giuridica; ad esempio, attraverso la fede del popolo cristiano, i risultati della ricerca teologica, la certezza data ai fedeli dal contenuto del Magistero della Chiesa (specialmente nell’ipotesi in cui questo non è assolutamente vincolante), ecc. in tali casi saremmo in presenza di relazioni giuridiche, aventi effettiva vigenza storica, attraverso la positivazione, ma la cui tutela giuridica sarebbe molto debole

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