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Le pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza
Le pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza
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Ebook170 pages2 hours

Le pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza

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LE PERGAMENE DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE DI COSENZA
LanguageItaliano
Release dateJun 13, 2013
ISBN9788868220600
Le pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza

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    Le pergamene dell'Archivio Capitolare di Cosenza - Esterpaola Licursi

    ESTERPAOLA LICURSI

    LE PERGAMENE

    DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE

    DI COSENZA

    Proprietà letteraria riservata

    © by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy

    Edizione eBook 2013

    Isbn: 978-88-6822-060-0

    Via Camposano, 41 - 87100 Cosenza

    Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672

    Sito internet: www.pellegrinieditore.com - www.pellegrinilibri.it

    E-mail: info@pellegrinieditore.it

    I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    Indice

    Prefazione

    INTRODUZIONE ALLA SCIENZA DELLA PALEOGRAFIA LATINA

    INTRODUZIONE ALLA SCIENZA DIPLOMATICA

    DESCRIZIONE DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE DI COSENZA

    IL MATERIALE ESAMINATO

    REGESTO DEI DOCUMENTI ESAMINATI IN ORDINE CRONOLOGICO

    REGESTO, TRASCRIZIONE E DISAMINA STORICO-DIPLOMATICA DEI DOCUMENTI IN ORDINE CRONOLOGICO

    OSSERVAZIONI SULLA SCRITTURA E SULLA NATURA DIPLOMATICA DEGLI ATTI CORREDATI DA RIFERIMENTI STORICI E POLITICI

    PANORAMA STORICO-POLITICO

    Prefazione

    Il grande e articolato sistema di fondi archivistici delle diocesi, delle parrocchie, di un capitolo cattedrale è sicuramente un settore di attività archivistica che in questi ultimi anni ci pare rappresenti una interessante frontiera avanzata sul piano non solo della tutela, ma pure su quello del recupero di fonti per la ricerca, in precedenza solo difficilmente disponibili.

    Infatti, gli orizzonti di ricerca e di analisi che possono venire dagli studi delle fonti di archivio sono molteplici e certamente indispensabili per riuscire a ricostruire la vera storia di una comunità, nella consapevolezza che la memoria non è mai restituzione integrale del passato ma sempre e solo una scelta e una ricostruzione. Pur tuttavia, oggi, il recupero della memoria (individuale, collettiva, storica) sembra parte di un bisogno estremamente diffuso, di una ricerca di identità sentita.

    Pertanto conoscere la storia del proprio territorio e, per un credente conoscere la storia della propria Chiesa, significa conoscere meglio le proprie radici e se stessi, ritrovandovi positivi risvolti alla propria crescita nel presente e con maggiori possibilità di realizzazioni piene per il futuro.

    Il Corpus delle pergamene dell’Archivio Capitolare di Cosenza è una raccolta interessante e preziosa non solo per i cultori della materia e per i diretti studiosi di storia locale, ma per quanti curiosi di sapere, pur ignari della struttura specifica della scienza diplomatica e paleografica, vogliano inoltrarsi sul terreno inesplorato di un passato remoto per raccogliere nuove tessere di conoscenze sul mosaico della vita nella nostra diocesi.

    Le pergamene, infatti, testimoniano sia la presenza di un intenso fervore religioso sia una realtà sociale, culturale, economica viva e ricca di elementi significativi per decifrare vicende, fatti e fenomeni della nostra storia, eventi e notizie che altrimenti non potremmo conoscere e decodificare. Esse sono dunque una finestra aperta sulla vita sociale e religiosa della città e del suo hinterland, uno spaccato che ci consente di arricchire le nostre competenze sulla toponomastica, sull’onomastica e sulla topografia del nostro territorio, su famiglie e personaggi illustri e non, su entri e situazioni particolari. E’ un repertorio valido di notizie che apre a nuove ricerche l’ambito della storia locale.

    Il libro risulta pregevole per la qualità della disanima, per l’attenzione ai particolari e la cura certosina della trascrizione e dell’analisi dei documenti, un lavoro di competenza e precisione che l’autrice ci offre come il frutto della sua lunga ricerca sul materiale archivistico e con cui ci invita a divenire proseliti e compagni di avventura in questo suo viaggio alla scoperta di antiche cose su sentieri inesplorati e affascinanti.

    La lettura e lo sfoglio delle illustrazioni ci permettono il contatto con un tempo storico in cui interagiscono e convivono la realtà sociale e religiosa della nostra terra: nobili, laici, potenti, notai, umili frati, abati e priori illuminano un passato di secoli e indirizzano a capire, confrontare e penetrare la storia, la nostra storia, sulle fonti documentarie dirette.

    Un grazie dunque all’autrice dello studio per aver prodotto questo importante tassello di informazione e di cultura e aver riportato in luce casi e storie di tanti secoli fa togliendoli alla polvere corrosiva del tempo e restituendoli alla fruizione e all’utilizzo di noi lettori del terzo millennio.

    Pertanto, in questo quadro si colloca il lavoro della Dottoressa Esterpaola Licursi che si segnala per la serietà dell’impegno profuso e per il rigore scientifico applicato; esso è volto evidentemente alla valorizzazione ed al recupero del nostro patrimonio storico trasmesso anche attraverso una secolare Istituzione ecclesiastica quale il nostro Ven.le Capitolo Metropolitano della Cattedrale di Cosenza, custode e testimone nel tempo dell’anima spirituale del caro popolo cosentino.

    Il frutto di tanta fatica contenuto in questa raccolta, rappresenta dunque un utile strumento di studio e di approfondimento, un punto di riferimento per ulteriori ricerche indispensabili per poter ricostruire la storia di una comunità ecclesiale e civile ricca e variegata quale quella cosentina.

    Mons. Salvatore Nunnari

    Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano

    INTRODUZIONE ALLA SCIENZA

    DELLA PALEOGRAFIA LATINA

    Etimologicamente il termine Paleografia deriva dalla lingua greca: palaios antico e grafè scrittura col suffisso –ia delle scienze. È la scienza delle scritture antiche e dei documenti non monumentali; essa studia l’evoluzione e le modificazioni della scrittura nel tempo, ricercando l’autenticità degli atti documentari, stabilendone tipologie e caratteri, collocando gli stessi nel periodo storico e politico cercando ovviamente di rilevare elementi idonei per quelli non datati.

    Nell’ambito di tale settore possono certamente esistere tante paleografie quante le lingue scritte del mondo, ma in questa sede interessa concentrare lo studio sulla Paleografia latina, assurta a scienza autonoma, ricca di notevoli fonti per lo studio e la disamina del patrimonio scrittorio.

    Il campo d’indagine è molto esteso, nasce e si alimenta della storia letteraria latina e dell’uso e diffusione dell’alfabeto latino nel suo dialettico sviluppo.

    La conservazione documentaria latina a motivo del materiale allora usato e facilmente deteriorabile, soggetto al degrado del tempo ha impedito la trasmissione degli originali, quasi tutto ci è pervenuto in copia, grazie all’opera dei copisti nell’epoca medievale.

    Le principali scritture latine possono essere classificate in due gruppi principali.

    1) Scritture romane e romano- medievali:

    a) la capitale;

    b) la maiuscola corsiva;

    c) la minuscola corsiva;

    d) la semionciale arcaica;

    e) l’onciale;

    f) la semionciale.

    2) Scritture medievali o nazionali:

    a) le scritture insulari (irlandese e anglosassone);

    b) la scrittura merovingica;

    c) la visigotica;

    d) la minuscola corsiva italiana;

    e) le precaroline;

    f) la carolina;

    g) la gotica;

    h) l’umanistica.

    In questa sede focalizzeremo la nostra attenzione accennando ai caratteri peculiari delle ultime tre tipologie in quanto interessano il corpus documentario dell’archivio oggetto del presente studio.

    La minuscola carolina si diffuse prima in Francia dopo che Pipino ordinò la verifica e la revisione dei testi ecclesiastici: il suo nome è legato alla figura e all’opera del monaco Alcuino, che, nel monastero di Tours, nell’ultimo frammento della sua vita, ne fece il luogo precipuo dei codici scritti in tale forma. La carolina ebbe un’esistenza lunga e prospera, dal sec. VIII al XII e fu soggetta a molteplici mutamenti fino ad assumere carattere di scrittura elettiva nelle cancellerie dei Carolingi e degli Ottoni.

    La scrittura gotica, a prescindere dalla sua denominazione iniziale, nel suo cammino si identificò con la scrittura medievale accentuando la S maiuscola, la r, l’uso frequente di nessi e abbreviazioni, dal sec. XII al XIV, in seguito decadde, quando si affermò definitivamente la nuova scrittura umanistica.

    L’umanistica, ossia la scrittura carolina, rimessa in uso secondo i dettami del nuovo clima culturale dell’ umanesimo, designata intorno al XV secolo con l’espressione: littera antiqua horum temporum, sorge come scrittura essenzialmente libraria in opposizione alla barbara scrittura gotica. L’epicentro geoculturale della rinnovata produzione avvenne in Firenze, fervido opificio da cui partirono parecchi codici, attualmente custoditi in vari musei italiani ed esteri.

    Nell’ultima fase di utilizzo della gotica, nel periodo di transizione, fu in auge una forma di scrittura mista, detta preumanistica, che consta di elementi gotici con tratti più dolci, arrotondati, più ariosi nelle maiuscole con particolari e nuovi segni di abbreviazione.

    Il cambiamento si nota già in Petrarca e diviene normativa col Boccaccio, allorquando il nuovo genere conquista la sua specifica identità e inizia a fare scuola, infatti con Poggio Bracciolini (1380-1459) si può affermare che l’umanistica ha raggiunto piena maturità, divenendo agile e fruibile, viva e coltivata da schiere di utenti acquisendo gradualmente, nelle localizzazioni cittadine e regionali, una veste accattivante nella cura delle lettere in parallelo con la bellezza e la raffinatezza delle miniature come una vera opera d’arte.

    Nell’umanistica si distinguono due categorie principali:

    a) umanistica diritta o rotonda

    b) umanistica corsiva (libraria e documentaria

    Questa scrittura è penetrata nelle cancellerie e nel tempo ha superato la gotica divenendo la più usata in ambito europeo già verso la metà del XV secolo affermando la sua validità e potenziando il suo primato con l’invenzione della stampa, anche se andava diffondendosi l’abbandono delle antiche forme scrittorie in nome della libertà di espressione individuale con corredo di abbreviazioni antitradizionale e legato all’estro del letterato.

    INTRODUZIONE ALLA SCIENZA DIPLOMATICA

    Il termine, derivato da greco diploma (alla lettera piegato in due), indica in senso lato la scienza che si occupa di studiare e analizzare il contenuto e il senso giuridico delle attestazioni scritte ossia dei documenti. Il suo campo d’azione riguarda oltre a documenti di natura giuridica, le lettere, i mandati, le lettere patenti e similari, gli atti di concessioni delle autorità ai loro soggetti, le corrispondenze d’ufficio, i protocolli, le testimonianze, i rendiconti e altre annotazioni d’affari.

    Suo scopo primario è quello di offrire norme sicure e attendibili per stabilire volta per volta l’autenticità, la corruzione o l’eventuale falsificazione dei documenti.

    Ciò nonostante la sua funzione si espande non solo al reperimento di note giuridiche e di leggi o diritti e alle fonti storiche, in quanto a decorrere dalla metà del XIX secolo il documento ha acquisito dignità soggettiva e viene esaminato e letto in sé e per sé, nel suo naturale e intrinseco valore. La diplomatica nelle sue tecniche di ricerca si avvale dei documenti pervenuti in originale, solo dallo studio certosino e sistematico di essi si possono ricavare i caratteri peculiari di ciascun genere documentario e fissare regole critiche per attestarne la genuinità, anche quando si tratti solo di copie.

    DESCRIZIONE DELL’ARCHIVIO CAPITOLARE DI COSENZA

    Le pergamene, oggetto del nostro studio, sono custodite nell’Archivio Arcivescovile Cosentino poiché questi documenti persero la loro appartenenza all’Archivio Capitolare Cosentino, quando quest’ultimo fu trasferito dall’antica sede, sita nel Duomo di Cosenza, in quello attuale, ossia nel palazzo arcivescovile. Il primo scandaglio ha messo in luce circa trecento pergamene raccolte in alcune grandi cartelle; dall’ordinamento eseguito dal professore sacerdote Don Peppino Intrieri, il Diplomatico della Curia Cosentina risulta consistente in 293 documenti, di cui 292 in pergamena e l’ultimo cartaceo, compresi tra gli anni 1195 e 1759.

    Uno appartiene per la datazione al sec. XII, per quanto in copia eseguita al principio del

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