L'Urlo di Gaber psicologia di un artista
()
About this ebook
In questo lavoro, che si legge in modo scorrevole e piacevole, in quanto il tecnicismo lessicale è poco presente, l’autore ha voluto analizzare e mettere in evidenza anche le assonanze e le disarmonie tra l’opera gaberiana e altri universi del sapere e delle arti.
Cosicché risulta interessante scoprire altri autori delle diverse arti espressive messi a confronto con Gaber. Una sorta di “gioco” psicologico, dal quale emergono contenuti più o meno coscienti e vissuti inconsci.
L’autore, senza tralasciare gli uni o gli altri, senza far prevalere l’interesse su una delle due condizioni psicologiche, posa la sua attenzione sui testi gaberiani con l’intento di analizzare aspetti riguardanti Gaber e i contenuti concettuali proposti nelle sue rappresentazioni teatrali.
Related to L'Urlo di Gaber psicologia di un artista
Related ebooks
Parigi Capitale del XIX secolo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDizionario del Diavolo Rating: 5 out of 5 stars5/5Male pandemico, coscienza religiosa e libertà morale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI Mozart, come erano - Volume 1: Una famiglia alla conquista dell'Europa Rating: 3 out of 5 stars3/5Fata Morgana 30. Italia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDalla semiotica alla tecnica Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL’origine di arlecchino e altri saggi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLord Byron. Saggio Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsItalia, Potenza globale?: Il ruolo internazionale dell'Italia oggi. Rating: 2 out of 5 stars2/5Realismo Dialettico: il Materialismo Dialettico da Stalin a oggi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'informazione geografica: linguaggi e rappresentazioni nell’epoca del knowledge graph Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsStalingrado. Il polittico di Vasilij Grossman.: Memorie plurali e memoria di Stato Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsStoria del socialismo 1798-1848: Il pensiero socialista prima di Marx Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLe Sei Porte: I sei passaggi per la conoscenza di tutti i misteri del mondo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsRino Gaetano: il figlio unico della canzone italiana Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl libretto rosso di Gesù: Strappato alla censura ecclesiastica, il Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsArchivio Storico della Calabria - Nuova Serie - Anno I. Numero 1 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsKalevala Rating: 4 out of 5 stars4/5Antropocene fantastico: Scrivere un altro mondo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa Letteratura Americana: breve storia dagli inizi al 21° secolo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTerritori dell'umano Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsProse dal dissesto: Antiromanzo e avanguardia negli anni Sessanta Rating: 3 out of 5 stars3/5Con lo sguardo nel cielo: Un uomo di nome Bach Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIllustrazione delle medaglie dei dogi di Venezia denominate Oselle Edizione seconda con correzioni ed aggiunte Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMassoneria in Calabria Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa filosofia nel boudoir. La bibbia dell'erotismo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGiordano Bruno o La religione del pensiero - L’Uomo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsVite Impersonali. Autoritrattistica e Medialità Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMartino e Fiorenzo di Bastia, santi della vigna e del vino.: Una lettura antropologica degli affreschi della cappella campestre. Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Photography For You
La maschera, il potere, la solitudine. Il cinema di Paolo Sorrentino Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsViaggio nel mondo della fotografia Rating: 5 out of 5 stars5/5Lightroom 5 - Guida completa di tutte le novità Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsManuale Photoshop per principianti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMINIMAL, foto in 1 metroquadro Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsEstetiche della verità. Pasolini, Foucault, Petri Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsArcheologie del dispositivo: Regimi scopici della letteratura Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCinema Italiano: forme, identità, stili di vita Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsBenjamin. Il cinema e i media Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsManuale del bianco e nero analogico Rating: 5 out of 5 stars5/5Fare il fotografo dopo il virus Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsArchitettura della Fotografia: Da Fuoco e acqua Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'inquadratura e la composizione in fotografia - Seconda edizione Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFotografia digitale con smartphone: Guida per scattare foto migliori in modalità manuale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFotografia: Manuale Completo Di Fotografia Per Principianti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsScreens Wide Shut: Cinema e massoneria Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'immaginario polimorfico fra letteratura, teatro e cinema Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFrocio e basta: L'omosessualità, la morte e le molte verità occultate. Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDizionario Cinematografico Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCorso di Fotografia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsUrlare la libertà. Pier Paolo Pasolini Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSEGRETI E BUGIE DI FEDERICO FELLINI. Il racconto dal vivo del più grande artista del ‘900 misteri, illusioni e verità inconfessabili Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGuida al completo da uomo: Come riconoscere il giusto abito per ogni uomo e per ogni occasioni Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSergio Leone: Breve avventurosa storia della mia amicizia con Sergio, il Leone di viale Glorioso Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'arma più forte. Censura e ricerca del consenso nel cinema del ventennio fascista Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSTORIE E STILI DELLA FOTOGRAFIA - dalle origini al 1950 Rating: 5 out of 5 stars5/5Viaggiare, fotografare, guadagnare Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGrafica per Comunicare Rating: 5 out of 5 stars5/5I percorsi dell'immaginazione. Studi in onore di Pietro Montani Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Reviews for L'Urlo di Gaber psicologia di un artista
0 ratings0 reviews
Book preview
L'Urlo di Gaber psicologia di un artista - Amedeo Pingitore
dell’uomo"
PRESENTAZIONE
L’autore di questa pubblicazione è un mio caro amico, un collega con il quale ho condiviso gli anni di studio nella facoltà di PsicoAlogia, all’Università La Sapienza
di Roma.
Lo preciso da subito per mettere in chiaro che la mia non sarà una presentazione oggettiva (se mai sia possibile farne!), bensì influenzata dal fatto che ho seguito a distanza il progetto nella mente di Amedeo, del quale cominciò a mettermene a parte circa due anni orsono.
La curiosità fu il sentimento che avvertii quando l’amico cosentino mi parlò del suo desiderio di provare a rileggere l’opera di Gaber, tentando di metterla sotto la lente interpretativa della psicologia e connettendola con una serie di artisti, pervasi dalla medesima energia creatrice del cantautore milanese.
L’interesse per il lavoro che stava sviluppando mi fece immediatamente aderire alla richiesta di scriverne la presentazione, per l’onore che mi faceva e per la possibilità di leggere il manoscritto, senza aspettarne l’uscita ufficiale.
La lettura del testo, molto fluente, fa da subito entrare in confidenza con un personaggio che, altrimenti, si è sempre posto come scarsamente orientato ad accattivarsi le altrui simpatie.
Questa intimità è da collegare all’affetto dell’autore per il suo mentore e mi sembra interpretabile nella descrizione che viene fatta del protagonista, spesso declinata col tempo presente, ad esempio in – Gaber riesce a sollecitare – come se lo avvertisse ancora esistente, ovvero vivo nella sua mente.
Grazie alle sue competenze psicoterapeutiche, l’autore prova ad evidenziare quando la creatività può diventare energia trasformativa delle nevrosi che abitano in ognuno di noi, rispetto a quando, se non avviene un’integrazione tra le componenti razionali e quelle affettive, può ritorcersi contro l’artista, condannandolo all’auto distruzione, come è ben delineato nel caso di Pasolini.
Utilizzando quella conoscenza privata che ho di Amedeo, mi risulta evidente quanto, peraltro dallo stesso autore già riconosciuto nel suo testo, ci sia di personale nell’analisi degli artisti che passa in rassegna
Al riguardo un aspetto che mi ha profondamente colpito nella lettura di questo lavoro sono i tanti – senza ombra di dubbio – rafforzativo che l’autore usa più volte, che, mi sembra, possano essere in relazione alle angosce che la sua analisi de il signor G
e degli altri autori, che affronta con questo testo, gli sollevano interiormente, tanto da cercare rassicurazioni nell’«assenza di dubbi».
Quando Pingitore parla del perturbante
, riferendosi a S. Freud, riconnettendolo allo specifico significato di tutto ciò che destabilizza, perché apparentemente è sconosciuto, suscitando angoscia e inquietudine, mi sembra che denunci lo specifico motivo che lo ha costretto a scrivere questo lavoro.
Ci perturba, infatti, non qualcosa che ci è estraneo, che al massimo può impaurirci, ma qualcosa che, in realtà, corrisponde al ritorno del rimosso, ovvero qualcosa che un tempo conoscemmo, ci angosciò e da esso ci difendemmo negandolo, salvo poi verificare il fallimento di questa fantasia controllante, il momento in cui si ripresentifica nella nostra mente, in contrasto con la nostra volontà.
Mi sembra che tentare l’analisi di Gaber, anche fisicamente somigliante con lo scrittore del testo, rappresenti per quest’ultimo un modo per avvicinarsi al proprio sè con un medium d’eccezione, l’artista idealizzato.
Grazie a questo lavoro si può permettere la sublimazione, ovvero la trasformazione di quelle parti primitive, altrimenti distruttive, verso una elevazione ed una valorizzazione personale.
In questo modo Amedeo stabilisce una sorta di equazione con un modello straordinario, che lo facilità nell’accettazione dei suoi personali lati ombra
, dandone fervido esempio a noi lettori.
Ad esempio nei versi – Con tutta la rabbia, con tutto l’amore – come canta Gaber in Il signor G dalla parte di chi
, dove la rabbia e l’amore rappresentano i due sentimenti, antagonisti per eccellenza, in perenne tensione alla ricerca di un’integrazione, che, immagino, evidenzi la ricerca di Amedeo attraverso questo lavoro.
A questo punto appare più chiaro il senso del titolo del testo. L’urlo diventa lo strumento per l’espressione dell’autenticità personale ed il desiderio di comunicarla all’altro, considerando la distanza che ci separa da loro.
L’Altro che possiamo effettivamente conoscere solamente se ne accettiamo l’estraneità, piuttosto che familiarizzarlo
e quindi non conoscere le sue qualità, ma attribuirgli i propri pre-giudizi: un giudizio che noi emettiamo sull’altro per non implicarci affettivamente con qualcosa di sconosciuto, di ignoto, che solleva le nostre ansie.
Rimanere dentro di noi
, nel conosciuto o nel senso comune, piuttosto che spingerci nell’altro/ignoto è invece rassicurante... ma ci priva del piacere di conoscere!
Freud, ne Il disagio della civiltà
, ci offre la spiegazione di questa becera semplificazione
, collegandolo anche all’origine delle nevrosi, con un teorema ormai conosciuto anche dai non addetti ai lavori – l’uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po’ di sicurezza.
Questo baratto e la sua patogenicità sembra coglierla l’artista milanese in Quando è moda è moda
, ove il confondersi con gli altri ci permette di evitare l’angoscia, definendo la nostra identità, rischiando di non essere accettati, riconoscendoci separati dall’Altro. La moda diventa la gomma per cancellare
con cui si eliminano le distanze, si polarizzano le differenze, ed il mondo, irrealmente, ma rassicutoriamente, appare diviso tra chi è amico
, alla moda, o chi è nemico
, chi non lo è, piuttosto che riconoscere le differenze che caratterizzano ciascun individuo.
L’Urlo sembra allora il modo per andare al di là delle ristrettezze della vita, intesa come evento meramente razionale, ove le emozioni fastidiose non vengono riconosciute, bensì rimosse.
Il mondo interno, quello privato, irrazionale, il regno degli affetti, viene in questo modo negato. Si tenta così di colmare, superare e, dunque, non aver paura, del vuoto che ognuno di noi avverte dentro, il momento che non riesce a dar senso alle proprie fantasie.
La maggior parte delle persone si lascia irretire dalla paura di non saper esprimere e di non riuscire a reperire il senso della confusione interiore, quando la nostra irrazionalità si fa largo.
Questo a me sembra il messaggio che possiamo trarre dalla lettura de L’urlo di Gaber
: se non si rischia di tentare
(guarda caso un verbo che richiama il daimon) di vivere artisticamente, creativamente, mettendosi in discussione continuamente, così come i tanti artisti che saranno analizzati hanno provato a fare, allora la sindrome dello struzzo
prende il sopravvento e ci distraiamo o mettiamo la testa sotto la sabbia.
Roma, 17 febbraio 2013
Roberto Torresi
NOTA DELL’AUTORE
Talvolta i padri che scegliamo durante il cammino della nostra vita
diventano più importanti di quelli naturali[1].
«I padri miei, i padri che ci ho avuto io»[2] sono stati veramente tanti, scelti per affinità e per interessi comuni. A tutti loro che mi hanno adottato, cresciuto e alimentato
va la mia più viva gratitudine, poiché mai sazio dei loro insegnamenti, ne ho succhiato la conoscenza più che potevo.
Conobbi
Giorgio Gaber un pomeriggio di Maggio, avevo da poco raggiunto l’età adulta. Me lo presentò un mio compagno di scuola, cui sono molto grato.
Mi fece ascoltare, su un vecchio nastro magnetico, Polli di allevamento
. Fu un classico colpo di fulmine, che costrinse il mio compagno, Marco Mingrone, a offrirmi in regalo la registrazione.
Da quel giorno sono ormai trascorsi più di trent’anni, un lungo periodo in cui ho avuto modo di apprezzare tutte le sue opere teatrali.
A metà degli anni Ottanta Gaber portò nella mia città, Cosenza, la rappresentazione di Anni affollati
.
In quell’occasione ebbi l’intraprendenza di telefonare all’albergo dove egli alloggiava.
Riuscii, spacciandomi per un suo amico, a ottenere dal portiere il numero della stanza. Quando lo ebbi, al telefono gli chiesi d’incontrarlo.
Egli acconsentì e mi diede appuntamento al Teatro Morelli, dove si sarebbe svolto lo spettacolo.
Ricordo che andai con mezz’ora d’anticipo. L’incontro durò poco, ma fu per me intenso e indimenticabile.
Ravvisai in lui modi garbati e un linguaggio pacato; la postura, la mimica, tutto era come quando reggeva la scena. Niente era artefatto.
Nessun comportamento affettato. Nessuna ostentazione tipica di chi si crogiola nella vanità derivante dal successo.
Sebbene consapevole del suo carisma e della fascinazione che io subivo e della quale sinceramente mi sentivo irretire, mostrò una grande umiltà e fu curioso di sapere come avessi fatto per rintracciarlo, rimanendo colpito dalla mia intraprendenza.
Da allora mi feci idealmente adottare
.
Intanto, negli anni successivi, la schiera dei miei padri
s’infoltiva sempre di più, ma l’amore per Gaber rimase sempre intatto.
Anzi, ogni qualvolta incontravo
un nuovo scrittore, un filosofo, uno psicologo o un artista, mi rendevo conto, con piacevole sorpresa, che Gaber lo aveva frequentato
, talvolta citato in qualche suo monologo, insomma capii che avevamo le stesse frequentazioni, le stesse amicizie
.
Via via mi accorsi che non era solo un grande artista, era soprattutto un intellettuale con il dono dell’umorismo e spaziava nei diversi campi del sapere in modo leggero
, ma certamente non superficiale.
Oggi ho deciso di omaggiarlo attraverso questo lavoro che vuole essere un excursus
penetrativo delle sue opere teatrali, senza tralasciare di rivolgere uno sguardo
al suo mondo interiore.
Non so come reagirebbe a questa evidente intrusione
, ma spero di farlo con il rispetto che si deve a una persona cara.
D’altra parte a Gaber tocca lo stesso destino di tutti i grandi artisti e dei grandi uomini in genere.
La loro vita e le loro opere sono scandagliate e analizzate, sono messe sotto una lente d’ingrandimento, per poter cogliere i vari aspetti della loro esistenza. Talvolta può sembrare irriverente, irriguardoso e insolente, però è necessario, perché più cresce il valore dell’artista, più pressante diventa l’interesse degli estimatori nel voler conoscere particolari che riguardano l’opera e la vita dell’autore.
Del resto egli stesso lo esigerebbe, perché dice: «Amo le persone cui non devo concedere attenuanti, che non mi concedono attenuanti»[3].
Pertanto, sono certo che Gaber