Come acquistare e gestire una Società di calcio in Italia
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Come acquistare e gestire una Società di calcio in Italia - Alfonso Riccardi & Vittorio Vetrano
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Premessa
Il campionato italiano di calcio è un insieme di tornei nazionali e regionali istituiti dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (nota anche con la sigla FIGC e come Federcalcio), che rappresenta l’organo di organizzazione e controllo del calcio in Italia.
La FIGC dirige e organizza l’attività della Nazionale e delle nazionali giovanili; supervisiona e controlla i campionati professionistici (Lega di Serie A, Lega di Serie B, Lega Pro) e i campionati a carattere dilettantistico di livello interregionale.
Il più importante campionato di calcio italiano è quello di Serie A, organizzato e diretto dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A. Tale campionato è il primo dei tre campionati professionistici; seguono, infatti, il campionato di Serie B, organizzato e diretto dalla Lega Nazionale Professionisti Serie B, e il campionato di Lega Pro (in prece denza definito campionato di Serie C), organizzato e diretto dalla Lega Italiana Calcio Professionistico.
Alle tre Leghe professionistiche partecipano 102 Società di calcio.
Ai tre livelli del calcio professionistico fanno seguito sei serie a carattere dilettantistico, organizzati dalla Lega Nazionale Dilettanti, il cui campionato più importante, la Serie D, rappresenta il quarto livello del calcio italiano. Le restanti cinque serie si sviluppano a carattere regionale:
Eccellenza
Promozione
Prima Categoria
Seconda Categoria
Terza Categoria
Le serie in questione sono organizzate dai Comitati Regionali della FIGC, tranne l’ultima che viene gestita dai rispettivi comitati provinciali.
Descritta l’organizzazione dei tornei esistenti in Italia, è doveroso analizzare le normative che hanno segnato, da un punto di vista qualitativo, il calcio Italiano negli ultimi anni.
La prima normativa che ha modificato significativamente l’approccio nella gestione dei Club italiani è stata la cosiddetta sentenza Bosman.
La Legge Bosman è una decisione presa nel 1995 dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee, che consente ai calciatori professionisti aventi cittadinanza dell’Unione Europea di trasferirsi gratuitamente a un altro Club alla scadenza del contratto con l’attuale squadra.
Con l’entrata in vigore di tale normativa, i calciatori possono circolare liberamente in tutta l’Europa, senza restrizioni relative alla nazionalità se appartenenti a Paesi dell’Unione Europea, e le Federazioni non possono più limitare il tetto di giocatori stranieri comunitari in campo.
Da allora in Italia le Società professionistiche si sono concentrate sulla ricerca di giocatori e talenti stranieri, trascurando i propri settori giovanili.
I Club non hanno più investito in allenatori preparati per allenare le proprie squadre giovanili, né tantomeno nella formazione dei propri allenatori.
Le conseguenze della sentenza Bosman sul calcio italiano sono state le seguenti:
1 abbassamento del livello qualitativo dei campionati italiani professionistici;
2 riduzione dei talenti all’interno delle nazionali italiane.
Per reagire difronte ad un simile contesto, le Leghe e la Federazione hanno deciso negli ultimi anni di iniziare un percorso di valorizzazione dei giovani nei campionati minori.
In primo luogo sono state modificate e introdotte normative che hanno obbligato i Club dilettantistici a far giocare titolare un numero minimo di giovani nella prima squadra.
In secondo luogo sono state introdotte normative nel campionato di Lega Pro che hanno riguardato la spartizione dei cosiddetti contributi federali
tra i Club.
In particolare queste cospicue somme di denaro vengono tuttora ripartite tra i Club di Lega Pro, in base alle presenze dei giovani talenti durante ciascuna partita di campionato: un Club più tempo fa giocare il maggior numero di giovani durante una gara, più alta è la quota dei contributi federali
che riceve.
Attualmente, nella stagione 2014/2015, la maggior parte dei presidenti di Lega Pro ha stipulato contratti a giovani calciatori, riducendo notevolmente il monte ingaggi e aumentando così i contributi economici federali
da ricevere.
Le conseguenze di questa modalità di spartizione dei contributi federali
sul campionato di Lega Pro sono state le seguenti:
1 abbassamento del livello qualitativo del campionato italiano di Lega Pro;
2 abbattimento della meritocrazia nel campionato di Lega Pro, in quanto un giovane di 20 anni gioca al posto di un giocatore di 27 anni non sempre perché è più forte, ma anche perché il Club riceve i contributi federali
se lo fa giocare;.
3 mancata possibilità a un bravo giocatore di 20 anni di poter fare una reale esperienza formativa in Lega Pro. Confrontarsi con giocatori maturi in campo e fuori dal campo porta un giovane calciatore a migliorare sia da un punto di vista tecnico che caratteriale. Se in serie C un giocatore di 20 anni gioca tra giocatori di 20 anni e contro altri giocatori di 20 anni, il campionato di serie C non forma più i talenti ma diventa un campionato giovanile. Non sarebbe stato più facile, ad esempio, creare un campionato ad hoc per le seconde squadre dei Club di Serie A e B? Oppure, ancora, non si potrebbero suddividere i contributi federali
calcolando solo 6/11 dei calciatori in campo per ciascuna partita? Ovviamente esistono ulteriori soluzioni innovative da adottare, evidenziate quotidianamente dalle numerose testate giornalistiche sportive italiane, correlate con gli obiettivi definiti dalle Leghe e dalla Federazione.
Inoltre c’è da dire che i contributi federali, purtroppo, presentano un vuoto normativo che non ha convinto alcuni presidenti a tenere i Club di cui erano proprietari. Quest’ultimi