Settantotto: Comincia l'agonia della prima repubblica
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L’anno delle dimissioni del Presidente della Repubblica Giovanni Leone e dell’elezione di Sandro Pertini, della morte di due papi, dell’omicidio di Peppino Impastato e della P2 e della crisi ai vertici della Banca d’Italia.
Fu l’anno del compromesso storico e quello del ritiro dalla scena pubblica di Mina.
Fu un anno eccezionale. Così come lo ha vissuto un ragazzo di 24 anni che sentiva la politica come amore e responsabilità verso la polis.
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Book preview
Settantotto - Fabio Galluccio
Frontespizio
Fabio Galluccio
Settantotto
Comincia l’agonia della prima repubblica
Colophon
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2013 Oltre edizioni
http://www.oltre.it
info@oltre.it
ISBN 978-88-97264-48-4
ISBN cartaceo 978-88-97264-43-9
Titolo originale dell’opera:
Settantotto
di Fabio Galluccio
Collana * edeia / letture del mondo
diretta da Elisa Amadori e Diego Zandel
Prima edizione ottobre 2014
BLOG dell’Autore:
http://settantotto.tumblr.com
Ai miei nipoti Carlo, Enrica e Giovanni
per non dimenticare mai la Storia
Questo libro non sarebbe mai nato senza la guida, il supporto e il sostegno di Elisa Amadori, Cinzia Vetrano e Diego Zandel.
Grazie!
INDICE
Frontespizio
Colophon
CENNI SULL’AUTORE
Perché il 1978
Voglia di impegno
Gli opposti estremismi
Il Papa intellettuale, il Papa del Sorriso
La Loggia
Una famiglia al Colle e un Presidente partigiano
Un ragazzo sfida la mafia
Il giornalista informato
Da Ministro a Presidente
Lo sciatore sul soglio di Pietro
Il Vaticano dei misteri
La legge sull’aborto
Il mio saluto allo Statista
Ispezione in Banca
Criminali a Roma
Intrecci
Il generale
Il nuovo partito sceglie l’azzurro
Fausto e Lorenzo
Al centro della Storia
Il Festival
La legge Basaglia
Luzi e Levi
Terrore nei cieli
Emanuela
… ma anche Mina
La legge sull’equo canone
L’Italia nel pallone
Il ruolo del sindacato
Perdersi nel grande schermo
Il Servizio Sanitario Nazionale
Silenzio, arriva Craxi
Libri, che passione
Tutti sapevano
Le tavole del palcoscenico
Nascita di un impero
Strage di ragazzi
La Domenica del Corriere
Dopo il 1978
Una legge reale?
CENNI SULL’AUTORE
E' nato a Messina nel 1954. Studioso del pensiero liberalsocialista, è segretario del circolo Giustizia e Libertà di Roma.
Ha pubblicato con Nonluoghi (2002) I lager in Italia. La memoria sepolta nei 200 luoghi di deportazione fascisti
, Non potevi fare altrimenti. Valentina Monti Ferrarini, una vita per la democrazia
(2005), Gli ultimi giorni di Prodi
(2008). Si è cimentato anche nella narrativa con Non c’è più posto all’altro mondo
edizioni Aletti, 2014. Lavora in una grande azienda di telecomunicazioni nell’area delle Risorse Umane.
Perché il 1978
Perché un libro sul 1978? Perché guardando e riguardando indietro per capire cosa sia successo dal 1994 ad oggi con l’avvento di Berlusconi, mi sono convinto che la cesura tra la prima e la seconda repubblica cominciò quell’anno. Non fu Tangentopoli e quanto ne seguì. Per la democrazia italiana quel grido di Aldo Moro La mia morte ricadrà su di voi
si è avverato e oggi assistiamo a quell’armata Brancaleone che raccoglie qualsiasi partito e qualsiasi voto nell’indifferenza per i valori della democrazia
¹, individuati da Moro come il nemico mortale che la destra voleva mettere in piedi per abbattere il comunismo o quello che restava del comunismo.
Il 1978 non fu solo l’anno dell’assassinio di Aldo Moro, ma anche quello di un giovane, di cui allora si parlò poco, Peppino Impastato, un giovane che lottava contro la mafia. Ci furono le dimissioni del Presidente della Repubblica Giovanni Leone e l’elezione di Sandro Pertini.
C’era la P2 che spadroneggiava (la tessera di iscrizione alla loggia massonica di Berlusconi è di quell’anno!). Proprio il 26 gennaio 1978, con la tessera 1816, si iscrive Silvio Berlusconi. Solo nel 1981 si insedierà la commissione parlamentare presieduta da Tina Anselmi che terminerà i lavori nel 1984. Come scrive la stessa Anselmi l’inchiesta esigeva un’opera di pulizia e di vigilanza che non è stata mai compiuta
.²
Ma in quell’anno fatidico ci furono le morti di due papi, Paolo VI, in là con gli anni, provato anche dalla morte di Moro (…scrivo a voi uomini delle Brigate Rosse…
)³, ma soprattutto quella di Giovanni Paolo I, che tante attese innovative aveva creato tra i fedeli e nei ranghi della Chiesa e che solo dopo 33 giorni vennero stroncate sul nascere.
Sullo sfondo la guerra fredda, gli anni di piombo, i servizi segreti, i diritti civili che si affermano. La legge sull’interruzione volontaria della gravidanza è proprio di quell’anno, dopo la sbalorditiva vittoria dei no all’abrogazione del divorzio nel 1974.
Quello fu l’anno del cosiddetto compromesso storico, governo di unità nazionale che doveva fornire al PCI l’imprimatur di forza democratica e realizzare quella democrazia dell’alternanza propria di ogni democrazia occidentale.
Fu un anno eccezionale. Così come lo ha vissuto un ragazzo di 24 anni che sentiva la politica come amore e responsabilità verso la polis.
1 Corrado Guerzoni, Aldo Moro, Sellerio, 2008, p. 166.
2 Tina Anselmi, Anna Vinci, Storia di una passione politica, Sperling e Kupfer, 2006, p. 114.
3 Lettera di Paolo VI alle Brigate rosse, 21 aprile 1978, http://www.vatican.va.
Voglia di impegno
Ero all’ultimo anno di Giurisprudenza. Non riuscivo a sfangare l’ultimo esame. Quello di Procedura Civile. La cattedra di Elio Fazzalari era un osso duro. Faceva adottare il libro del grande giurista e scrittore Salvatore Satta, ma se si nominava una sua teoria, ti bocciava e ti chiedeva di ripetere l’esame. Nella vita ho imparato che spesso gli uomini di fronte a grandi, impareggiabili persone usano questi piccoli mezzi per piccole vendette personali. Volevo laurearmi in fretta non tanto per lavorare, anche se quello era e rimane l’obiettivo primario di tutti i giovani alla fine degli studi. Il mio primo obiettivo era quello di iscrivermi al partito liberale. Certo nel 1978 non un partito tra i giovani di moda
. Anzi, considerato da molti un partito di destra.
Io liberale di sinistra, gobettiano, combattevo
Agostino Bignardi, che in quei mesi aveva preso le redini del partito, dopo la lunga stagione di Giovanni Malagodi.
Mio padre, che pure amava la politica e ne parlava sempre con grande passione ed enfasi, mi aveva dato un imperativo: Prima la laurea e poi la politica
. Ma anche io gli avevo detto che non avrei mai lavorato prima di laurearmi. Lui lavorava in banca e, come spesso capitava ai genitori di allora, voleva che seguissi le sue orme. Anche perché mio padre era un appassionato di