Racconti ebraici al tempo di Gesù
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Racconti ebraici al tempo di Gesù - Leonardo Bruni
Cristo
IL BAMBINO
--- Il bambino, il bambino, porta via il bambino! Disse Marta, entrando in casa tutta agitata, al marito.
--- Ma che stai dicendo? Le rispose il marito, rimasto a mezz’aria con la brocca di vino.
--- Cleofa, Cleofa una cosa tremenda: hanno condannato a morte il Rabbi di Nazareth, e tra poco sarà crocifisso sul Golgota! Se vai alla porta vedrai tre croci già innalzate, sarà orribile! Cleofa, porta via Gionata, portalo subito fuori da Gerusalemme! In campagna, da tuo padre. Non voglio, non voglio assolutamente che veda o che senta qualcosa di questo spettacolo straziante.
Continuava a implorarlo così, con gli occhi velati di lacrime.
Cleofa, lasciando in stronco i preparativi per la cena della festa pasquale, uscì velocemente in strada: gli bastò un’occhiata per capire la situazione. Già tre croci si stagliavano, oltre le mura, sopra la collinetta del calvario. Causa l’urlio della folla, il marasma che percepiva dalle strade accanto e il correre forsennato di tanti soldati, capì in un attimo il da farsi.
--- Gionata, Gionata! Chiamò con voce chiara, entrando nella stanza, dove stava il bambino. Una bella notizia: si va dal nonno in campagna a festeggiare la pasqua e a gustare i primi frutti di stagione. Si parte subito io, te e la mamma. Forza dai!
--- Ma babbo, protestò il fanciullo, guardandolo con i suoi occhietti interrogativi, non possiamo! Mi avevi promesso di andare a trovare, per la pasqua di domani, i discepoli e il Maestro. Lo voglio rivedere. D’altronde anche tu hai sempre detto che è il più grande dei Rabbi, e gli altri al suo confronto non sono niente. Specialmente dal giorno che adoperò i miei cinque pani d’orzo e i due pesci per sfamare cinquemila persone, compreso te e la mamma.
--- Gionata, replicò Cleofa, passandogli a modo di pettine le dita tra i capelli lisci e neri, tu sei un ragazzo intelligente: il Rabbi di Galilea non moltiplicherà più i pani per il popolo d’Israele. L’ha già fatto due volte, è stato più che sufficiente, chi aveva orecchi da intendere avrà inteso. Piuttosto: come fai a rimanere solo in casa? Vedi che la mamma ha già preparato tutto per andare dal nonno, d’altronde ti è sempre piaciuto no?
--- Sì, ma... rispose mestamente Gionata, chinando il capo e alzando le spalle. Quasi a dire: se non c’è niente da fare non resta che partire.
--- Così mi piaci, ometto mio! Disse Cleofa, tirando una specie di cazzotto, che stava a mezzo tra una carezza e una pacca affettuosa, sulla spalla del figlio. Gionata sorrise e scattò tutto allegro.
In men che non si dica, erano già sulla via per lasciare Gerusalemme muletto compreso, su cui se ne stava a cavalcioni, Gionata.
--- Babbo, ma perché si fa questa strada? Osservò sorpreso il ragazzo, a me dici sempre di non passare da queste stradine che costeggiano l’acquedotto di Ezechia. Perché oggi passiamo di qui ed usciamo dalla città passando attraverso le tombe dei lebbrosi? Mi dici sempre che è una zona pericolosa!
--- Hai ragione figlio mio, rispose Cleofa con voce un po’ stanca. Assorto com’era in ben altri pensieri. Ma oggi si fa un’eccezione, così arriviamo prima in campagna dal nonno. Siamo partiti un po’ tardi.
Con il braccio robusto cingeva i fianchi di sua moglie e sentiva il cadenzare del suo ancheggiare flessuoso. Cosa sarebbe stata la sua vita senza l’amore di Marta e il dono di Gionata? Con le sue dita callose di contadino palpava il fianco di Marta, quasi stringendola; come a voler esorcizzare con quel contatto consolante la desolazione che aveva nel cuore.
Proseguendo nel cammino, che pian piano era diventato sempre più silenzioso, Cleofa aveva irrigidito le mascelle e contratto le labbra. Non voleva far vedere il pianto che aveva dentro: solo gli occhi lucidi tradivano il suo tumulto interiore.
* * *
E così avevano vinto: ancora una volta quei maledetti vampiri del sinedrio avevano vinto. Ancora una volta, per il popolo d'Israele, avevano distrutto la speranza con la S
Maiuscola. Avevano sempre piegato, quegli stronzi, la legge di Dio e dei profeti portata da Mosè, al loro tornaconto. Non era certo uno zelota lui, e neppure credeva nella violenza. Ma non era neanche cieco e sordo ai gemiti che salivano dal popolino, verso i potenti del Tempio.
Lo sapevano anche i sassi dove andavano a finire tutte le offerte e le donazioni ereditarie elargite al tempio di Gerusalemme: proteggi l’orfano e la vedova. Sì, col cappero! Era un fiume, anzi un torrente impetuoso di cifre astronomiche. Specialmente i sadducei del sinedrio lo facevano deviare verso i vigneti e le ville sulle colline di Gerusalemme.
--- Brutta cosa, brutta cosa -andava dicendo tra sé- la religione e la fede in Jahwèh, adoperata a strumento di potere politico ed economico. Certo, prima o poi, Jahwèh avrebbe fatto giustizia. Gli tornava alla mente quella memorabile giornata, in un mattino ridente di primavera dell'anno precedente. Quando un discepolo aveva messo Gionata nella barca del Maestro, ed avevano ascoltato il suo discorso. Qualcosa di travolgente, che illuminava i rapporti tra gli uomini e la società dal di dentro, parole inaudite. Mentalmente se le ripassava: come le avevano chiamate i discepoli? Ah! le Beatitudini: il grande discorso della Montagna.
Ma ora era tutto finito. Togli la speranza dall’orizzonte di un uomo, levagli la spinta nell’aspettativa di un domani migliore e l’avrai ucciso nella sua dimensione più profonda: uno che non ha più tensione per una vita migliore, che vive a fare? Non vive, pensava Gionata,