Tutto col Gioco, Niente per Gioco
By Bp Edizioni
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Questo libro ha lo scopo di dare un aiuto ai Capi Scout (ma anche altri educatori) nel curare quella dimensione educativa, a volte sottovalutata, che è il Gioco. È un valido strumento per imparare a impostare il gioco nelle diverse fasce d’età, arbitrare e a condurre un gioco in modo equilibrato ed educativo, e creare un nuovo gioco, illustrandone i diversi aspetti. Vengono spiegati e analizzati i classici giochi scout, e infine proposti ben dieci giochi inediti.
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Tutto col Gioco, Niente per Gioco - Bp Edizioni
Tutto col Gioco
Niente per Gioco
B
BP Edizioni
Copyright © 2015
Leonardo Alia - Be Prepared Edizioni
Tutti i diritti sono riservati
1a edizione - 2015
INTRODUZIONE
Educa i ragazzi col gioco, così riuscirai meglio a scoprire l'inclinazione naturale
Platone
Questo libro ha lo scopo di dare un aiuto ai Capi Scout (ma anche altri educatori) nel curare quella dimensione educativa, a volte sottovalutata, che è il Gioco.
Perché il Gioco è importante? Il Gioco è un tratto fondamentale della natura umana ed è condiviso anche da numerose altre specie animali, è una di quelle attività non praticate per necessità e svolte a prescindere dall'età o dal genere.
E per queste sue peculiarità, per il ruolo che ha nella vita individuale e sociale, il Gioco è studiato sin dall'antichità e in diverse discipline: dalla filosofia all'antropologia, dalla psicologia alla sociologia.
Da Platone ad Aristotele, da Immanuel Kant a Ferdinand Canning Scott Schiller, da Sigmund Freud a Jean Piaget, il Gioco è stato preso in considerazione, attribuendo a esso la funzione di tramite per raggiungere la libertà e l'espressione della fantasia, il ruolo fondamentale per lo sviluppo psicologico, soprattutto della sfera cognitiva e affettiva, costituendo un eccezionale elemento di crescita e di definizione della struttura di personalità in tutti i suoi aspetti.
Il Gioco stimola la collaborazione o la sana competizione con altre persone.
Il Gioco aiuta a conoscere meglio se stessi, a mettersi alla prova, a cercare i propri limiti e quindi a superarli. Il Gioco sprona a migliorare se stessi per la crescita personale o per contribuire, con le proprie capacità, al successo della squadra, o al contrario incoraggia ad affidarsi ai compagni in caso di difficoltà, ossia a vivere in comunità con affiatamento.
Il Gioco aiuta a superare le proprie paure.
Il Gioco contribuisce allo sviluppo del fisico, a migliorare la coordinazione dei movimenti, ad affinare la percezione della propria posizione nello spazio, a sviluppare la concentrazione e la visione periferica.
Il Gioco stimola la creatività, la fantasia e l'ingegno.
Il Gioco veicola valori come la lealtà e la disciplina, il rispetto delle regole e del proprio avversario, il saper vincere e il saper perdere.
Il Gioco è un momento di svago e di divertimento, ma anche una valvola di sfogo per scaricare tensioni e stress.
Attraverso il Gioco, i Capi (o gli educatori) possono conoscere e comunicare con i ragazzi, capire come si relazionano e come interagiscono tra loro e con gli adulti, valutare come affrontano le difficoltà e come si lasciano coinvolgere in ciò che gli viene proposto.
Avendo evidenziato le potenzialità del Gioco, ci si rende conto effettivamente di quale grande strumento sia per i Capi Scout e per gli altri educatori. Sir Robert Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, sintetizzò il concetto in una frase: Tutto col gioco, niente per gioco
.
COME IMPOSTARE I GIOCHI NELLE DIVERSE BRANCHE
Nell’introduzione si sono viste le potenzialità dello strumento Gioco, ma come tutti gli strumenti può produrre risultati sia positivi che negativi: dipende dal modo in cui viene utilizzato.
Il desiderio di giocare è innato nei bambini e nei ragazzi, non ha bisogno di essere stimolato, piuttosto si devono tenere in considerazione alcune attenzioni educative quando si propongono dei giochi ai ragazzi, poiché molto dipende da quanto sono grandi, se sono maschi o femmine o un gruppo misto, dalle caratteristiche peculiari del gruppo, o se sono presenti ragazzi con disabilità o altre particolari situazioni individuali. Se si vogliono raggiungere obiettivi educativi, di certo non basta dare loro una palla e dire Giocate!
.
NB: in questo capitolo e in quelli successivi, verranno citati alcuni giochi scout: nel caso in cui non li conosciate, più avanti potete trovare le regole descritte in dettaglio.
Il Gioco in Branca LC (dai 7-8 ai 10-11 anni)
La fascia di età della Branca LC è omogenea, sia dal punto di vista dello sviluppo fisico che di quello psicologico, quindi i bisogni e le necessità dei bambini sono grossomodo comuni indipendentemente dall’anno di appartenenza e/o di frequenza. Ovviamente un minimo di differenza c’è, anche solo per l’esperienza vissuta dentro e fuori il Branco/Cerchio (o analogo gruppo educativo), ma non ci si riferiva a questo tipo di problematica.
I bambini hanno una fantasia sconfinata, basta un buon travestimento e una bella storia raccontata con enfasi per coinvolgerli anche emotivamente, e portarli così nelle misteriose isole caraibiche ai tempi dei pirati o su di un’astronave intergalattica diretta ai limiti dell’universo. L’ambiente fantastico fa leva su questa loro predisposizione, sul loro bisogno del meraviglioso, spingendoli a buttarsi nel gioco per vivere l’avventura. Non è un caso che l’ambiente fantastico e il gioco siano i due pilastri del metodo LC: nell’età da lupetto giocare a…
è vivere.
Un lancio ben fatto, che proietti il bambino nel fantastico, farà in modo che il bambino si entusiasmerà anche per un gioco semplice. Al contrario un gioco presentato senza essere calato in un ambiente fantastico o un lancio fatto male renderà poco attraente il gioco proposto. L’ambiente fantastico in cui viene immerso il gioco, per essere efficace deve essere credibile, e questo dipende da come viene usato e interpretato dai Capi (o educatori): serve anche una buona dote di recitazione.
All’inizio di un anno di attività ci sono nuovi ingressi nel gruppo di bambini: a 7-8 anni non è detto che si riesca a fare tutti i giochi, anzi è molto probabile che non si abbia ancora iniziato a praticare uno sport, che si abbia difficoltà ad afferrare una palla o a interagire con altri bambini in un gioco di squadra. Bisogna che quindi ci sia una gradualità nella complessità dei giochi proposti durante l’anno di attività, in modo da dare la possibilità ai più piccoli di prendere confidenza con regole, giocatori, nonché il proprio corpo. Tanto più che i bambini più grandi spesso esigono dai più piccoli il loro stesso livello di bravura (ovviamente a torto), e iniziare con giochi complessi sarebbe mortificante ed escludente per chi dei più piccoli non ha la fortuna di essere portato per i giochi di movimento. Si può partire con semplici giochi, sfida uno contro uno (scalpo, lotta dei galli, etc…) o tutti contro tutti o il Branco/Cerchio (o analogo gruppo educativo) contro i capi (Mohicani, Crocettone, Palla pazza, etc…). Introdurre in un secondo momento giochi semplici a squadra (4 Cantoni a squadre, Rubabandiera, etc), quindi semplici giochi con la palla a squadre (Palla 5 passaggi, etc). Infine proporre giochi a squadre con la palla o altro, sempre più complessi (Palla prigioniera, Rugby Lupetto, Calcio Fiorentino ver. scout, etc.).
Bisogna tener presente che se il gioco proposto è già conosciuto dai più grandi, i più piccoli ne assimileranno più velocemente