Vita di Sant’Onorato
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Anteprima del libro
Vita di Sant’Onorato - Sant’Ilario d’Arles
L’isola
6
Sant’Ilario d’Arles
Vita di Sant’Onorato
Fondatore del monastero di Lérins
a cura di
Paolo Saladini
In copertina: Sant’Onorato
Titolo originale: Sermo de vita Sancti Honorati Episcopi Arelatensis
ISBN: 978-88-96720-32-5
© 1999
Edizioni Il leone verde
Via della Consolata 7, Torino
Tel/fax 011 52.11.790
e-mail: leoneverde@leoneverde.it
www.leoneverde.it
Presentazione
Ambrogio nel IV secolo¹ e il pagano Rutilio Numaziano² all’inizio del V secolo già descrivono le isolette del Mediterraneo come popolate da monaci. Ma unicamente il monastero fondato da Onorato verso il 400-410 sulla più piccola delle due isole di Lerino, al largo di Cannes, ha conservato fino ad oggi una presenza monastica.
Forse non è l’unica ragione, ma i documenti conservati nei secoli ci dicono che è grazie alla santità delle origini che non solamente i monaci, ma anche i cristiani provenzali si sono attaccati a quel luogo.
I tre testi qui tradotti per la prima volta in italiano ci parlano di questa santità delle origini ed in particolare di quella del fondatore: Onorato.
Fra i vari insegnamenti che costui ci lascia, teniamo quello di un uomo talmente abituato dalla presenza di Cristo che mormorava il suo nome durante il sonno e lo riconosceva in tutti coloro che accoglieva³.
Onorato è davvero quell’uomo in cui il Cristo è talmente presente da manifestarsi attraverso di lui e che è il sole della sua comunità, sole di giustizia e di pace⁴.
Che egli faccia brillare su di noi la clemenza della Bontà divina⁵, per ottenere che diveniamo anche noi, all’alba del terzo millennio, ognuno come un altro Cristo, secondo la definizione del cristiano dei primi Padri.
Fr. Marie Vladimir Gaudrat
Abate di Lérins
153° successore di Sant’Onorato
¹ Ambrogio di Milano, In Hexameron, III,5,22-23.
² Rutilio Numaziano, Sul suo ritorno, 1,439-452.
³ Ilario d’Arles, Vita di Sant’Onorato, 38.
⁴ Ilario d’Arles, Vita di Sant’Onorato, 19; Fausto di Riez, Omelie, 6.
⁵ Fausto di Riez, Omelie, 12.
Introduzione
La vita di Onorato
In questo libro sono raccolte le più antiche testimonianze che possediamo su Sant’Onorato, monaco vissuto nella prima metà del V secolo, fondatore del cenobio di Lérins e quindi eletto vescovo di Arles, in Provenza. Questi testi, gli unici completamente dedicati a questo personaggio, furono redatti nei decenni che seguirono la sua morte.
Si tratta di tre panegirici, genere letterario molto vicino all’orazione funebre: pronunciati per onorare la memoria del Santo, occupano un posto di rilievo nella letteratura agiografica: in essi sono presenti elementi del genere narrativo (il racconto della vita) e dell’oratoria (per il desiderio di conformarsi alle regole tradizionali della retorica)¹.
Il primo testo, più ampio, è un’omelia che Ilario, parente di Onorato e suo successore sulla cattedra di Arles, pronunciò, probabilmente nel 431, in occasione del primo anniversario della morte di Onorato. Il secondo testo è un sermone scritto da Fausto, abate di Lérins (434-462) e poi Vescovo di Riez. Si tratta di un discorso largamente ispirato all’omelia di Ilario, anch’esso pronunciato nell’anniversario della morte di Onorato e indirizzato ai monaci di Lérins per celebrare il loro fondatore. Il terzo testo, infine, ha per autore Cesario, vescovo di Arles all’inizio del VI secolo, ed è stato, come i precedenti, composto in occasione dell’anniversario di Onorato. Esso non apporta elementi di novità sulla personalità del Santo, ma rivela in quali termini, molti anni dopo la morte del fondatore di Lérins, il vescovo di Arles evochi il ricordo del suo predecessore².
È molto difficile stabilire le date precise della vita di Onorato. L’unica certa è quella della morte, avvenuta nel gennaio del 430³, quando era vescovo di Arles. Non conosciamo, invece, l’età in cui Onorato morì e, di conseguenza, l’anno della sua nascita. Ilario, raccontando gli ultimi momenti di vita del Santo, afferma che la morte non fu provocata da alcuna malattia in particolare; ne fu causa la debolezza generale dovuta all’ascesi continua ed estremamente rigorosa (anche se il modello ascetico trasmessoci da Ilario raffigura un Onorato che rifiuta ogni eccesso, anche nella virtù), e l’assenza di riposo (Vita, 29). Due elementi inducono a supporre che Onorato fosse ormai anziano: il ruolo da lui ricoperto nella conversione di Ilario fu decisivo e lascia intravedere un uomo ormai maturo, non solo anagraficamente, ma anche spiritualmente. Ilario e Onorato, inoltre, sono separati da una generazione: se, come è comunemente ammesso⁴, Ilario è nato nel 401, la data di nascita di Onorato potrebbe essere collocata verso il 370.
Le notizie sulla famiglia e sull’ambiente culturale in cui Onorato è cresciuto e si è formato sono un più precise. Utilizzando il procedimento classico della preterizione⁵, Ilario fornisce al lettore alcuni elementi sulla famiglia di Onorato: di rango consolare (considerata ancora massima dignità cui aspirare), egli aveva origini aristocratiche (Vita, 4). Trascorse la sua giovinezza immerso nei piaceri: nell’atto di abbandonare i beni, egli evoca l’oro, l’argento, gli schiavi e i possedimenti. Questi sono anche i mezzi con cui il padre aveva cercato di distoglierlo dalla vita religiosa (Vita, 6), progetto che suscitava l’opposizione del padre e dell’intera famiglia in quanto vanificava le speranze di carriera riposte nel figlio. Tale opposizione, tuttavia, non costituisce un elemento sufficiente per desumere, come alcuni hanno proposto, che i suoi parenti professassero la religione pagana: nelle pagine di Ilario non sono mai espressi sentimenti ostili verso il Cristianesimo, ma solo il timore di perdere un giovane dai meriti e dalle virtù straordinarie. Al contrario, nel V secolo la penetrazione del Cristianesimo nelle famiglie senatoriali era già abbastanza profonda. Due elementi fondamentali emergono dalle liste dei Vescovi della Gallia del V-VI secolo: in primo luogo la stragrande maggioranza degli alti prelati proveniva dalla nobiltà senatoria galloromana; in secondo luogo fin da quell’epoca è stata molto alta la percentuale di vescovi provenienti da Lérins e da altri centri monastici⁶. Dunque è in un ambiente religioso che Onorato si è formato. La sua vocazione, tuttavia, resta un fatto eccezionale, ed è per questo che può aver suscitato la contrarietà dei familiari. Ilario, raccontando questa fase della vita (Vita, 5), utilizza un vocabolario impreciso (infanzia, adolescenza, giovinezza) che rimanda, comunque, ad una scelta maturata molto presto⁷. Ma nel IV secolo la prassi comune era quella del battesimo degli adulti che seguiva tre anni di catecumenato.
Poiché l’aristocrazia non trascurava lo studio della letteratura, sia sacra, sia profana, è presumibile che anche Onorato abbia ricevuto un’educazione classica⁸. Tuttavia non possediamo nessuno scritto che ci permetta di verificare la sua effettiva preparazione culturale: