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Chi cerca trova
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Chi cerca trova

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Chi cerca trova? A ben riflettere, si trova quello che si cerca; il punto è che, se quello che abbiamo trovato non ci fa stare bene, probabilmente è perché non eravamo consapevoli di cosa stavamo cercando realmente. Siamo noi a creare la nostra vita attraverso le scelte che facciamo: se la vita che abbiamo non ci rende felici, per cambiarla dobbiamo iniziare a compiere scelte diverse.

Abbiamo la vita che desideriamo o ci sentiamo intrappolati in un’esistenza incompleta, prigionieri di una realtà che abbiamo contribuito a creare, ma che non sentiamo appartenerci fino in fondo?... Questo libro offre una guida pratica ed efficace per accrescere la conoscenza di noi stessi e per comprendere il nostro modo di affrontare la vita. Con un linguaggio semplice vengono resi accessibili concetti psicologici che consentono di lavorare su di sé per realizzarsi e ottenere una vita felice. Il lettore viene accompagnato in un percorso accattivante mediante una serie di indicazioni che hanno una ricaduta estremamente concreta e tangibile sulla sua esistenza. In questo viaggio ideale dentro di sé si impara a costruire il proprio benessere giorno per giorno, arrivando a destinazione con un bagaglio colmo di esperienze e cambiamenti positivi.

La Vita è un viaggio, possiamo dimenticarlo o far finta di non saperlo, oppure possiamo indossare scarpe comode e uno zaino sulle spalle e partire alla scoperta del suo significato.
LanguageItaliano
Release dateSep 18, 2015
ISBN9788891197818
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    Chi cerca trova - Sole Lancia

    risposte…

    IL MOMENTO DI FERMARSI

    Ci sono momenti in cui la vita sembra costringerci a fare i conti con noi stessi, a porci quelle domande che nel vivere quotidiano cerchiamo di eludere: ci sono momenti in cui la vita ci costringe a fermarci.

    E’ raro che questi momenti si presentino quando tutto va bene, quando sembra che tutto giri per il verso giusto. In questi periodi non avvertiamo la necessità di riflettere sul perché la vita ci stia dando ciò che vogliamo…eppure è la vita che ce lo sta dando o siamo noi che siamo riusciti a prendercelo? Questa è una domanda cruciale.

    Volendo fare un paragone potremmo pensare alla nostra esistenza come se fosse una parte del nostro corpo: quando siamo in piena salute non ci accorgiamo nemmeno di averla, ma appena avvertiamo un dolore ci ricordiamo che quella parte esiste e cerchiamo una cura.

    Non passiamo le giornate a pensare di avere un ginocchio sano, ma se a un tratto il ginocchio comincia a far male, allora catalizza la nostra attenzione e di colpo ci rendiamo conto di quanto sia importante per camminare.

    * * *

    1. Dolore e cambiamento

    E’ quando avvertiamo dolore che comprendiamo l’importanza del benessere, e le limitazioni che ne conseguono ci permettono di focalizzare tutto quell’insieme di cose che davamo per scontate e che ora ci vengono a mancare.

    Il dolore sembra essere pertanto un segnale e in quest’ottica riveste un ruolo positivo: è quel campanello d’allarme che ci informa che qualcosa non va e che occorre attivarsi per rimediare.

    Tutte le fasi di trasformazione più importanti della vita sono accompagnate dal dolore, basti pensare alla nascita e alla morte, per comprendere il significato cruciale che riveste.

    Ancora partorire, affrontare un lutto o una grave malattia, emigrare, sono altri esempi di quanto il cambiamento e il dolore siano interconnessi.

    Questo legame è bidirezionale nel senso che, se è vero che i grandi cambiamenti sono spesso accompagnati da dolore, è altrettanto vero che il dolore porta con sé grandi trasformazioni, esterne ma anche interiori.

    Cambiare dunque il modo comune di guardare al dolore e accoglierlo come ingrediente indispensabile al cambiamento, vuol dire attribuire al malessere un nuovo significato, vuol dire concepirlo come un passaggio fondamentale per accedere a una dimensione di crescita e rinnovamento, portatrice di benessere.

    Nel paragrafo che segue riporto questo concetto attraverso le parole di una mia paziente che, dopo un lungo calvario, riuscì miracolosamente a sconfiggere un male ritenuto incurabile, modificando radicalmente se stessa attraverso un percorso di profondo cambiamento.

    Al termine di quel lungo viaggio che affrontammo insieme mi disse non avrei mai creduto di pronunciare queste parole, ma questa è stata un’esperienza bellissima, che pur se attraverso un profondo dolore ha cambiato positivamente e radicalmente la mia vita.

    * * *

    2. Renata

    Renata è lo pseudonimo che ho scelto perché credo che sia nata due volte: rinata, grazie a una dura prova che la vita le ha messo di fronte.

    La sua forza interiore e la capacità di rimettersi in discussione le hanno permesso, a 60 anni, di accedere a una nuova esistenza, più consapevole e appagante.

    La storia

    "Quando, nel settembre del 2003, mi diagnosticarono per la prima volta il tumore, rimasi quasi incredula. A così poca distanza dall’esperienza di mio figlio, anche a me toccava la stessa sorte.

    Era giusto, profondamente giusto che io, sua madre, passassi la sua stessa esperienza e provassi su di me quello che aveva provato lui.

    Il tempo non mi ha dato ragione: fortunatamente Lorenzo ha sconfitto il male alla prima battaglia; io invece, agli inizi del 2009, ancora combatto con i postumi di un secondo attacco.

    Questo ho imparato sulla mia pelle: il tumore è il tuo tumore; aggredisce un corpo sano o già malandato e, a seconda di come precocemente lo scovi e emotivamente lo contrasti, ti devasta senza pietà o batte in ritirata. Le attuali armi mediche sono sempre più sofisticate e svolgono un ruolo determinante nel superamento della malattia ma presentano anch’esse dei limiti. Tu malato, infatti, devi essere il primo a collaborare, ad attivare tutti quei meccanismi psicologici per cui dici al tuo cervello che vuoi vivere e alle tue cellule sane di darsi una mossa. Il tumore che nasce in te, da una tua inconscia resa, deve essere attaccato da dentro e tu malato non devi aspettare inerme che le cure facciano effetto, ma combattere con tutte le tue forze".

    Dopo un’operazione e un ciclo di chemioterapia, Renata continua ad avere perdite ematiche. Fatta l’ennesima biopsia, io e mio marito ci precipitiamo in ospedale dove ci prospettano un quadro piuttosto pesante che non corrisponde al mio stato generale e neanche alla sintomatologia che presento. […] E’ un caso quasi sconosciuto. […] Questa notizia mi spiazza: sapere di avere una tipologia così rara per un male, già di per sé subdolo e poco gestibile, mi riempie di angoscia. […] Mi crolla il mondo addosso: il male non mi lascia scampo.

    In questo lungo calvario Renata affronta altri tre interventi, un ciclo di radioterapia e un altro di chemioterapia.

    La svolta

    Quello che non va è il morale: sono a terra, troppi interventi, troppe delusioni, mi sembra veramente una prova troppo grande per me. Ho attacchi di panico e mi sveglio la mattina con il terrore di affrontare la giornata.

    A questo punto Renata inizia un percorso introspettivo, volto alla ricerca di un nuovo equilibrio che le permetta di affrontare la prova che è chiamata a superare.

    Ancora non sa che troverà molto più di questo, poiché riuscirà a modificare strutture profonde della sua personalità, accedendo a una nuova visione della vita e di se stessa.

    "La psicologa poi mi aiuta tantissimo. […] Le prime volte che ci incontriamo mi sento disperata, inseguita dalla morte, come le dico. Mi osserva con i suoi grandi occhi pieni di umanità, mi incoraggia verso pensieri positivi e spesso tace: io so che studia il modo di aiutarmi. Ci riesce benissimo e piano piano il mio pensiero cambia. E’ proprio vero; ogni problema, anche il più grave, si può affrontare con ottimismo spronando il cervello e tutte le nostre cellule a non cedere, a lottare; abbiamo tante forze nascoste che al bisogno possono diventare preziose.

    Ora ho finito la chemio: è stata dura ma è passata. […] Un’altra biopsia dice che in loco non ci sono cellule malate e la tac dà la stessa incoraggiante risposta per tutto il

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