La cucina del Piccolo Principe
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Info su questo ebook
Che cosa mangia un piccolo principe? Poco. Lui non ha mai né fame né sete, gli basta un po' di sole...
Proprio da questa diversità scaturisce una nuova riflessione sul significato del cibo. Un percorso alternativo nel capolavoro di Saint-Exupéry.
Cucina dei semi, cucina delle stelle, cucina dei fiori... attenzione, però:
non a base di fiori, bensì per i fiori, come il caffè e latte per il fiore
che si è appena svegliato: E il piccolo principe, tutto confuso, andò acercare un innaffiatoio di acqua fresca e servì al fiore la sua colazione.
Anche il nutrimento, in questo piccolo mondo fatato e filosofico, assume più significati, sapori diversi, seducenti e inaspettati.
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Anteprima del libro
La cucina del Piccolo Principe - Daniela Messi
Daniela Messi
La cucina del
Piccolo Principe
Taccuino di volo nella mia cucina,
da Antoine de Saint-Exupéry
artIn copertina: disegno originale di Eva Benso.
ISBN: 978-88-95177-99-1
© Copyright 2010
Edizioni Il leone verde
Via della Consolata 7, Torino
Tel/fax 011 52.11.790
leoneverde@leoneverde.it
www.leoneverde.it
www.leggereungusto.it
Prefazione
Le parole, come ogni cosa, hanno una loro storia. Potremmo intitolare quella del termine ricetta Per formula ricevuta...
. Ricetta
deriva infatti dal participio passato del verbo latino ricevere
(recipere/recepta) e sottintende la formula
, ciò che era prescritto dal medico al paziente con l’imperativo "recipe" (ricevi). La ricetta è dunque innanzitutto un rimedio, una formula, un espediente.
In questo senso più che mai, questo piccolo libro, lieve e profondo come quello cui è ispirato, il Principino di Saint-Exupéry, può considerarsi un libro di ricette. Tra un miele alla rosa e un piatto di germogli di bambù allo zafferano, ciò che emerge è un piccolo trattato di cucina filosofica, di educazione sentimentale. Un cibo non è solo un cibo, meno che mai in letteratura. Il piccolo Cosimo – Barone rampante suo malgrado – fugge su un albero per rifiutare un cibo adulto, imposto con tanto di convenzioni e riti sociali, e non torna più a terra, rapito infine da un pallone. Il Piccolo Principe approfitta d’una migrazione di uccelli selvatici, lo vediamo svolazzare come un nastro appeso a un aquilone...
Le parole che più ricorrono in questo librino sono attesa
, attenzione
, misura
, contemplazione
, responsabilità
... ingredienti essenziali per educare non dei consumatori bambini
– degli alimenti come degli affetti e della vita – ma dei fruitori consapevoli. In un altro esile libro, L’incidente del mezzo metro, dello scrittore egiziano Sabri Musa, troviamo la seguente formula: «In qualsiasi luogo, al centro di ogni esperienza, ci sono piccolissimi segreti di cui ci possiamo accorgere solo facendo abbastanza attenzione, o amando sufficientemente, o avendo sufficiente pazienza». Ci sono cose così riposte che ne dimentichiamo l’esistenza, sono loro – come nella poesia Res amissa di Giorgio Caproni e nell’insegnamento del Piccolo principe – a guidare i nostri passi.
Il deserto è luogo di attesa, svelamento; secondo una tradizione ebraica non esiste il nulla, solo il grado zero di ogni cosa, ogni qualità giace nel silenzio, pronta a germogliare. Altro deserto, di merci da consumare senza misura, garbo, piacere è quello cui queste pagine insegnano invece a sfuggire, quello di un universo saturo di cose nella cui lucentezza riflettere se stessi per non riflettere su se stessi.
Quello che conta non è la cosa in sé, ma il modo di riceverla sottolinea l’autrice e chiede, ricordando se stessa bambina: E se in questo momento stessimo sognando di vivere?
Potremmo rispondere, con Edgar A. Poe, coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte
.
Roberto Carretta
Preparazione
Uno dei miei ricordi più vivi è quello di una mattina precedente il Natale dei miei otto anni. Ero ancora a letto nella mia stanza e il vetro smerigliato della porta chiusa catturava e sprigionava una luce che non ricordo di aver visto più, in nessun tempo, in nessun luogo, sebbene l’abbia cercata spesso.
Poi mi sono alzata e sono andata in cucina.
Mia madre preparava la colazione.
Sdraiata sul divano verde che ancora rammento tanto bene al tatto (era ruvido, stoffa grezza), ricordo di averle chiesto più o meno così: E se in questo momento stessimo sognando di vivere?
Sogno. Memoria. Illusione.
Pedro Calderón de la Barca aveva già scritto da qualche secolo che La vita è sogno, ma io non lo conoscevo ancora. Però le domande sono eterne e vivono eternamente