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La luce
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Ebook208 pages2 hours

La luce

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About this ebook

Il libro contiene una raccolta di poesie costituenti una sorta di biografia interiore che acquista toni sempre più drammatici col trascorrere degli anni. Seguono racconti allegorici di particolare intensità emotiva. Infine una commedia in tre atti che, in forma esilarante e surreale, rappresenta un'acuta satira, a volte anche drammatica, contro ipocrisie, luoghi comuni e debolezze umane.
 
LanguageItaliano
Release dateApr 2, 2014
ISBN9788869092152
La luce

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    Book preview

    La luce - Salvatore Messina

    Salvatore Messina

    La luce

    Disegno di copertina di Elio Salerno

    Illustrazioni reperite nel web ed elaborate da Rosanna Petris

    UUID: a89e01d0-1901-4d6c-95e0-48e043e19468

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    PRESENTAZIONE

    NOVILUNIO

    AUTUNNO

    AURORA

    OBLIO

    LA NAVE MIA

    LA NOTTE E IL GIORNO

    LA VOCE

    L'AMORE

    LA MIA VITA

    MOLTI GIORNI

    DATEMI UN'ANIMA

    UN SOGNO

    IL LUNGO ADDIO

    FORSE LAGGIU'

    IL GIORNO DELL'AMORE

    QUANDO SARO' GUARITO

    DISPERAZIONE

    PIETA'

    A UN CANE SCONOSCIUTO

    A UN CANE RANDAGIO

    LA LUCE

    LIBERAZIONE

    AL MIO AMORE

    NOTTE DI SAN LORENZO

    IL SACCO

    STORIA DI UN DENTE

    UN RICORDO

    BARDONECCHIA

    IL TRENO

    FORSE

    LA MIA VITA - Parte seconda

    MANY DAYS

    RITORNO

    Dove è andato l'amore?

    RINASCERÒ

    SPES ULTIMA DEA

    LA NOTTE

    Capodanno 2021

    GUARDA I MIEI OCCHI

    RICORDI AMORE MIO

    LA MASCHERA

    Tizio e Caio

    IL MIO STRANO CURRICULUM SCOLASTICO

    Un gioco

    Solitudine

    Dell' Aurora tu sorgi più bella

    Angoscia

    Dolore

    Felicità

    Antonella 1954

    Creazione

    Depressione

    La Primavera di Vivaldi

    La vita

    Pippi

    Saluti professionali

    Materia

    Somewhere, over the rainbow

    L'unico ponte

    Anglosassoni

    Meravigliosa

    Moglie

    Donne

    Stanotte

    ...And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee"

    Insetti

    Entusiasmo

    La vita

    Il cane

    GAFFE

    Terremoto

    Finestre

    Quadri

    IL RAPINATORE PUNTIGLIOSO

    Prefazione

    NOTA

    PERSONAGGI

    ATTO PRIMO

    ATTO SECONDO

    ATTO TERZO

    Dal diario del rag. Miserocchi

    AUTORE

    Chi sei tu, lettore che leggi

    le mie parole tra un centinaio d'anni?

    Non posso inviarti un solo fiore

    della ricchezza di questa primavera,

    una sola striatura d'oro

    delle nubi lontane.

    Apri le porte e guardati intorno.

    Dal tuo giardino in fiore cogli

    i ricordi fragranti dei fiori svaniti

    un centinaio d'anno fa.

    Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire

    la gioia vivente che cantò

    in un mattino di primavera,

    mandando la sua voce lieta

    attraverso un centinaio d'anni.

    (R.Tagore)

    Fulmineo precipita il frutto di giovinezza,

    come la luce di un giorno sulla terra

    (Mimnermo)

    PRESENTAZIONE

    di Elio Salerno

    Un giorno due uomini si incontrarono e divennero amici.

    Il più giovane confidava al più vecchio di sentirsi solo e triste. Diceva di avere nell’anima un’amarezza profonda perché non riusciva, malgrado la cercasse, a trovare la Luce.

    Questa, però, ad un certo momento della sua vita gli apparve ed egli la descrisse così:

    E i giorni passavano, e i mesi, e gli anni

    e Dio non c’era.

    Poi venne la Luce: alzai la testa

    e vidi il Signore e il suo regno d’ amore.

    Piansi di gioia …

    E quindi l’amico più giovane tacque.

    Il più vecchio ascoltava! Anch’egli alzò la testa; ma vide un buio profondo, più profondo d’una notte d’inverno senza stelle; un’aura cosmica ma quieta dove soltanto il silenzio si faceva ascoltare. Fissò lo sguardo nel vuoto desideroso di trovare anch’egli la Luce come quella del suo amico.

    E un punto luminoso apparve improvviso nel fondo, e via via s’avvicinava ingrandendosi in sovrapposte dissolvenze.

    Era il volto del Cristo, anch’esso triste e doloroso così come quando nel Getsemani cercava la luce consolatrice del Padre.

    I due amici si guardarono e piansero insieme, in preda alla commozione, nel contemplare gli eterni misteri, perché avevano trovato la stessa Luce. E Dio era con loro.

    Signori,

    tutto ciò che dirò trova la sua radice in un dialogo, così come, del resto, accade il più delle volte tra gli uomini.

    Avevamo concluso con Salvo Messina un incontro professionale nel suo ufficio, quando egli si alzò dal tavolo di lavoro e, accompagnandomi verso le scale, mi chiese:

    - Potrei qualche volta farle leggere le mie poesie? -

    - Volentieri – risposi.

    Nel percorrere la strada per rincasare mi tornava alla mente la domanda: - Potrei farle leggere … .

    -Potrei- … quel potrei non faceva che sottolineare l’umiltà della proposizione della domanda, dove il significato lessicale del verbo, adoperato al condizionale, trasferiva in me, nella mia volontà il potere di decidere se accogliere o meno la domanda medesima. Sicché il giudice sarei stato io e soltanto io.

    L’avverbio col quale avevo risposto a Salvo Messina era quindi appropriato perché mi conduceva alla osservanza di quella massima che in quel momento poteva essere una metafora: - Narra mihi factum et dico tibi jus -. In altri termini: - fammi leggere le tue poesie e ti risponderò con giustizia -.

    Ma, in quel momento, pensando di dovere essere giusto, mi prese un dubbio e mi chiesi: - … e se non fossero delle belle poesie, come risponderò? - .

    Ma, a queste perplessità si poneva per contro la figura di Salvo Messina che di tanto in tanto mi veniva alla mente.

    Un uomo nella medietà degli anni, dottore in giurisprudenza, funzionario di banca, dal viso leggermente segnato sotto gli zigomi; segnatura che lo fa apparire come uomo di carattere fermo, dagli occhi nascosti dietro gli occhiali, quasi piccoli ma profondi come gli occhi degli uomini di pensiero; il tutto riquadrato da due mascelle volitive e da una capigliatura liscia, corta sempre ordinatamente discriminata. Ricordandone questi tratti somatici mi richiamava alla mente la figura di un giudice del Direttorio, non sanguinario, ma rigorosamente osservante i dettami della legge, senza indulgenza alcuna anche nei confronti di se stesso.

    E … sapendo bene che Salvo Messina è proprio fatto così, il suo quadro mi appariva chiaro; e quindi v’era qualcosa in me che mi portava a ritenere che le sue poesie dovevano avere un contenuto ricco di sentimento, di nutrimento spirituale.

    Infatti, quando ebbi le sue poesie m’accorsi di non essermi sbagliato. Tuttavia il mio quadro, sia pure studiato necessitava di un ritocco. Un ritocco sì, perché un grande senso di umanità che a prima vista non si coglie, sta nascosto dietro tetragone parvenze del volto.

    Sì! Una umanità grande come quella degli uomini grandi, che sanno amare e credono nell’amore del prossimo e delle cose che l’opera della creazione ha donato ad essi perché la gioia interiore della contemplazione dilata in senso spaziale lo spirito, al punto da portarli a credere che la gloria, la pace e l’eternità possono trovarsi anche su questa terra.

    E Salvo Messina ha avuto la fortuna e – da credente – dico – ha avuto la Grazia di scoprire, vedere e godere una gioia così concepita.

    Proprio così; leggendo le sue poesie si coglie una personalità che ce lo fa collocare, senza esitazione, nella schiera dei mistici, dove è costante l’ascesa verso l’Alto.

    Appunto per rendere, direi quasi, più tattile questa progressione ho voluto mantenere rigorosamente un ordine cronologico nel dare una lettura delle sue poesie.

    Elio Salerno

    NOVILUNIO

    Dorme, sotto le stelle, la natura:

    vagan nell’aura i sogni dei mortali

    velati di pianto, e, spinti dall’ali

    del desio, intreccian nell’ oscura

    notte danze soavi. Ora il raggio

    del sole più non illude il mio cor

    con blanda luce, e il respiro dei fior

    appena molce il mio dolor selvaggio.

    In angosciosa veglia, il torpore

    veggo dell’Universo indifferente.

    Una notte illune regna sovrana

    nell’animo mio orbo d’amore,

    e mi punge, implacata, una ridente

    visione, che nel buio s’allontana.

    Catania 3 maggio 1961

    immagine 1

    AUTUNNO

    Grigio sovrasta il ciel sulla natura,

    di candido vel le cime ammantando

    dei monti. Il vento copre, ululando,

    di foglie gialle tutta la pianura.

    Pur sul mio capo la neve è caduta,

    e un implacabil gelo il cor m’assale;

    come un miraggio svanì il mio ideale:

    Morte s’avanza, e Gioventù è perduta.

    Se cosa alcuna mi riede alla mente

    scevra di pianto, null’altro è che inganni,

    speranze dolci e illusioni d’amare.

    Amor d’uno spettro, amore d’un niente,

    unica sosta pietosa agli affanni,

    di cui il rimembrar mi fa sospirare.

    Melilli 25 giugno 1961

    immagine 1

    AURORA

    Roseo annunzia il cielo il nuovo giorno,

    di rugiada fragrante e d’amarilli;

    il sol, benigno, volge tutto intorno

    il raggio suo benedicente quelli

    cui prima luce arride, di promesse

    feconda. Giace una mamma novella

    pallida e sorridente: - Oh se desse

    il Signore – pregando, onesta e bella,

    - di Sua bontate una favilla sola

    a questo nato che a Lui raccomando.

    Gli occhi di cielo ed i capelli d’oro

    desti al mio bimbo con la Tua parola:

    dagli ancor questo! – Ed Egli sorridendo:

    -Amor lo attende, dei mortal ristoro. –

    Melilli 30 agosto 1961

    immagine 1

    OBLIO

    Oh potess’io partire, e la folla

    disertar con le sue lagne odiose,

    e fermarmi in luogo solingo e verde

    ove opra umana non fosse, ma sole,

    canto di grilli e cinguettio d’uccelli.

    Sognar vorrei sull’erba, al ciel, ampio

    e sereno, gli occhi volgendo ansiosi;

    e a una carezza lieve e odorosa

    la fronte abbandonar, sgombra d’affanni.

    Melilli 19 ottobre 1961

    immagine 1

    LA NAVE MIA

    Passa la nave mia per l’acque infide,

    la prua volgendo, tra l’ostil procella,

    a un chiaro lume che lontan sorride.

    -A che miri, infelice? - sibila il vento

    -Ardua è la via, né può aver mai fine;

    altro è il cammino che alla vita mena,

    che al fragil legno può donar ristoro.

    Guarda le vele tue dilacerate,

    scorda quel lume che risplende invano! –

    Ma non ode la nave desolata,

    e tra i possenti flutti si dibatte

    e geme, la sua luce desiando,

    unica speme nell’oscuro viaggio.

    Melilli 28 ottobre 1961

    immagine 1

    LA NOTTE E IL GIORNO

    Il giorno: fantasia di luci

    palpitanti di vita

    e di promesse;

    suoni e rumori,

    risa e pianto;

    fresche energie

    in orgogliosa lotta,

    inebrianti corse

    verso una meta ambita.

    Ecco, il sole è morto!

    Con la sua greve ombra

    Incalza la notte gelida,

    e spegne nel silenzio

    ogni mortale anelito.

    L’orrido silenzio,

    evocator di spettri antichi

    e d’angosciosi presagi foriero.

    Tace la mente, attonita,

    e il cuor si stringe,

    oppresso dall’ignoto.

    Melilli 12 ottobre 1964

    immagine 1immagine 2

    LA VOCE

    Voce lontana e viva

    a sé m’attrae,

    a

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