BuerCaim Stupro Sociale
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Book preview
BuerCaim Stupro Sociale - Massimiliano Cerrone
Titolo | BuerCaim - Stupro sociale
Autore | Massimiliano Cerrone
Immagine di copertina a cura dell’Autore
ISBN | 9788891121066
Prima edizione digitale 2013
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
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L'anello mancante
di Massimiliano Cerrone
Pensiero
Trovo difficile andare in accordo con quello che la razionalità mi suggerisce. Con la netta convinzione che ad alcune cose è dato di andare oltre il ponderabile, trovo veramente difficile trovare un accordo. Se è vero che esiste la possibilità di varcare la soglia della sperimentazione, per passare a livelli superiori, dove l'inspiegabile trova conferme concrete, mi vedo costretto ad ignorare la razionalità. Se è vero che tutto questo ha un significato, allora, tutto cambia. Non si può ignorare la possibilità, anche se infinitesimale di poter trovare parte delle risposte al mistero.
Analisi
Paura, angoscia, delusione, frustrazione, tormento sono solo alcuni degli innumerevoli stati del nostro animo che, nel corso dei secoli, hanno alimentato quasi tutti i lavori di uno scrittore, così come i dipinti di un pittore, non che le opere monumentali degli scultori, architetti, ingegneri e così via dicendo.
Così come il detto, La necessità aguzza l'ingegno
sottolinea ancora una volta, che la necessità
, appunto, cioè una mancanza di un qualcosa, ad aguzzare, l'ingegno. Quindi la sofferenza, con i suoi molteplici livelli, in base al tipo di mancanza, diventa automaticamente una forza motrice per qualunque strada si voglia percorrere.
Se si analizzano invece, quei lavori, dove la felicità o l'eccessiva felicità è il motore che alimenta la strada, quasi sempre produce un lavoro o un opera, quasi mistica, fuori dal tempo o che, nella maggior parte dei casi, deve far leva sulla fede.
Considerazioni
Le guerre.
Si fanno per paura, per delusione, per frustrazione, per ingordigia di risorse, sul bisogno ci andrei più cauto, in effetti non lo prenderei neanche in considerazione, visto che tutto
dovrebbe essere di tutti
, in ogni caso, ancora una volta per una mancanza di un qualcosa, materiale o non materiale che sia.
La distruzione, che è la naturale conseguenza delle guerre, tende a distruggere quei simboli che in qualche modo raffigurano o personificano quella determinata paura o sofferenza. Attacchiamo un nemico, prima che lo faccia lui, per esempio, perché temiamo le sue forze, temiamo le possibilità che potrebbe eventualmente avere in uno scontro diretto, altrimenti ce ne staremo a braccia conserte, consapevoli delle inesistenti possibilità di perdere. Così com'è vero che se non ci poniamo un eventuale problema di aggressione vuol dire una cosa sola, che in effetti è tutto tranquillo e che il mondo procede in pace. Ovviamente, noi
(per noi, mi riferisco al genere umano) non siamo mai stati in pace. Inoltre è da tenere sempre in considerazione che qualunque siano le motivazioni, i danni maggiori sono derivate da quelle guerre fantasma
, nate dal nulla, dove i soli ed unici interessi, sono o sono stati, puramente speculativi. La guerra, le guerre, vanno considerate un business a tutti gli effetti. E' un'impresa che vende morte e ricava dei profitti dai mezzi offerti per produrre tale morte! Puro e semplice! Tutte le altre motivazioni che vengono tirate in ballo prima di ogni conflitto, sono solo propaganda, anche perché, scusate, se il mostro
non esiste, dobbiamo prima crearlo, altrimenti chi attacchiamo, ma soprattutto come parte il business?
Quindi ancora una volta, viste le innumerevoli guerre passate e quelle che passate ancora non lo sono, se facciamo una stima in percentuale, abbiamo vissuto più in tempi di guerra che non di pace. Questo ovviamente è uno stato di fatto che possiamo confutare in qualsiasi libro di testo, storico e non. Che sia un'opera cartacea, che sia un monumento scolpito nel vivo della roccia più tenace, i segni del nostro passato sono un chiaro segno di come la sofferenza possa agevolare
il più delle volte la voglia di fare.
Oggi, la maggior parte dei film gialli o del terrore, se così vogliamo definirli, prendono spunto da situazione reali, fatti ed episodi, sempre tragici ovviamente che hanno colorato il nostro scorrere del tempo. Serial killer, pazzi omicidi, visionari mistici e così via dicendo, hanno comunque sia rispecchiato sempre una sfera ben precisa della psiche umana, cioè quella della paura, del terrore, dal misticismo estremo al fanatismo estremo, viaggiando in lungo e in largo gran parte delle innumerevoli realtà potenziali
che la mente può generare.
La divina commedia, l'inferno il purgatorio e il paradiso, Guerra e Pace così come la piccola fiammiferaia, non che il libro cuore, Cenerentola, il Libro della Giungla, Cappuccetto Rosso e miliardi di altrettanti scritti e manoscritti, fanno leva proprio sulla paura e sulla sofferenza, o sugli errori che alla fine conducono comunque sia nuovamente, alla paura o alla sofferenza, in fine al conflitto finale.
Mi sorge spontaneo domandarmi a questo punto, ma la felicità è contemplata come parte consistente della nostra vita, o no?
Abbiamo in qualche modo una sorta di certezza su una possibile strada che conduca alla felicità?
Si dice che la certezza la si ha solo riguardo la morte. Ma, io credo che sia solo un modo per prenderci in giro. Sono certo che se non passo con il rosso, ad esempio, non metterò al 99% sotto nessuno, così come se non mi butto dal decimo piano, posso avere la certezza che per i prossimi venti secondi, al 99% non subirò danni letali alla mia persona. Ovviamente sono esempi banali, ma rendono l'idea. Faccio presente che quel fatidico 1% che manca, va considerato come una variabile incerta, legata alla teoria del caos, un qualcosa per un miliardo di altre cose a noi esterne può influire sull'esito finale. Comunque a parte il caos, la certezza esiste per un buon 99%, se esiste la voglia di fare o non fare determinate cose, distinguendole tra giusto e sbagliato. Nonostante tutto la storia, quindi il lungo tempo passato, ha fatto si che per difenderci dalla non presenza di certezze, l'uomo creasse il Diavolo. Abbiamo creato il Diavolo, lo scriviamo con la lettera maiuscola, non perché è un nome proprio o un soprannome, ma per ufficializzare la personificazione del male in un essere che appunto, contro tutti i pronostici di scelta personale, abbiamo chiamato Diavolo.
Se nel mondo quindi, esistono i malvagi è per colpa del Diavolo che ci mette lo zampino. Peccato che personalmente trovo la cosa oltremodo