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VIA LATTEA
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Ebook75 pages1 hour

VIA LATTEA

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Sinossi della favola avventurosa “VIA LATTEA”

Protagonisti principali: Carolina, bimba di otto anni, il genio dell’anello di Aladino (AG004) e Leonardo da Vinci.

E’ notte, c’è un missile nel giardino, Carolina da sonnambula entra e parte. Raggiunge la Via Lattea, nota due sfere ed una piramide trasparenti, incuriosita si ferma nella prima sfera ed incontra vari personaggi di fantasia.
Nella seconda sfera, che è senza movimento e suono, c’è un viale di statue, fra cui quella di Aladino. Dopo alcune ricerche trova l’anello magico: ne esce il Genio, viaggiano sul tappeto volante. Carolina per gioco chiede varie trasformazioni: chiede di essere il vento, una farfalla, un albero, una tartaruga, un pesce, un’aquila.
Con la vista dell’aquila nota che il mondo è inquinato, lascia perdere i giochi e vorrebbe risanare la situazione generale del pianeta, ma il Genio si dichiara impotente.
Consulta Leonardo e tutti assieme riescono a ripulire i mari e i fiumi, a scrivere ai potenti, imponendo norme sane nella gestione dei pubblici poteri.
Leggermente ironico il linguaggio di Leonardo con accenni tardo-rinascimentali.
Favola adatta a bimbi dai 7 anni in su.


Profilo dell'autrice

Amo la scrittura ludica, mi piace giocare con le parole, mi sento un po' dadaista, la vena ironica sconfina spesso nel surreale. Cerco la serenità del quotidiano nelle piccole cose, nei ritmi lenti e distensivi, modello tartaruga. L'ispirazione letteraria ha bisogno di quiete attese, per elargire i suoi frutti. La noia non mi annoia.
Amo la sintesi degli aforismi e dei brevi racconti, ho coltivato poesie, teatro comico, anche monologhi maschili, in cerca di attori, sono disponibile ad affidarli in lettura a compagnie attive nel settore.
Dal 1995 al 2003 ho ideato e prodotto una fanzine d'umorismo nero "Macabrina" con vari autori e vignettisti, ho collaborato col mensile “L’Informatore” della Feniof (Associazione Naz. Pompe Funebri) (spazio umoristico dal ’98 al 2000) e con il Transilvania Kafé.
Le favole nate parecchi anni fa, ora le ho riprese, quella che propongo 'Via Lattea' è venuta piacevolmente avventurosa, è seria e giocosa insieme, è scritta per l'infanzia, ma penso possa piacere a grandi e piccini.
La protagonista, una bimba di otto, nove anni vuole essere spensierata, vuole divertirsi e le riesce, ma già vede i problemi del mondo in cui sta crescendo.
La bambina naviga nell'immensità della 'Via Lattea', la nostra galassia, così, in una storia parallela, io affido l'eBook alla rete informatica come un messaggio in bottiglia, sperando che qualcuno lo raccolga ed abbia inizio una nuova favola: c'è una bottiglia in mezzo al mare con una fiaba da salvare.
C'è bisogno di narrazioni nuove e belle per l'infanzia. Sto provando la scelta dell'autopubblicazione, una strada davanti tutta da scoprire. Per qualunque richiesta, per un dialogo, sono pienamente disponibile.
www.women.it/umorismo/
LanguageItaliano
Release dateMar 4, 2013
ISBN9788867556335
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    VIA LATTEA - Graziella Poluzzi

    srl


    Era una calda notte d’estate. Carolina, la protagonista della nostra favola, dormiva nel suo letto, ma si rigirava spesso e parlava nel sonno un po’ agitato.

    Nel pomeriggio c’era stato un evento eccezionale: era arrivata un’astronave nel loro villaggio, le era apparsa come una grande bottiglia con il collo rivolto al cielo, mentre la parte bassa era sollevata dal terreno e poggiava su tre gambe. C’era una lunga scala esterna che portava al portellone di accesso, era salita con la madre ed erano entrate nella sala comandi, non molto grande ed occupata da una poltrona confortevole, tutt’intorno c’era un piano di orologi, quadranti, maniglie e leve. C’era anche un joystick simile a quello che usava per i videogiochi.

    Pose una lunga serie di domande: aveva una curiosità per ogni strumento che vedeva, e chiedeva schiarimenti in merito a tutto ciò che non comprendeva. Non finiva più di domandare e sua madre dovette tenere una lezione tecnica, mostrando come funzionavano le varie leve, cosa si doveva fare per partire e come ci si doveva comportare nello spazio, in quanto ogni gesto andava misurato.

    Sua madre era un’astronauta ed era rientrata da un viaggio nello spazio.

    Tutto ciò che le era stato detto, era rimasto impresso nella sua giovane mente come una fotografia, si sentiva lucida ed esuberante.

    Mormorò alcune parole, poi si alzò, mentre Cirillo, il fratellino che dormiva nel letto a fianco, commentava: «Hai mangiato troppe-tro patatine, troppe-tro patabelle, frittesnelle; troppe-tro noccioline. Troppe-tro ieri sera.»

    Aprì un occhio, la vide camminare, ma si rigirò e si riaddormentò subito profondamente.

    Carolina uscì di casa in camicia da notte, ogni tanto le succedeva di essere sonnambula, si diresse verso la piazza deserta. La luna piena sembrava che sorridesse, arrivata ai piedi dell’astronave, salì la scala, aprì lo sportello e lo richiuse con cura, entrò nella cabina di pilotaggio, indossò una tuta speciale che copriva anche la testa, infilò i guanti e il casco di protezione con visiera mobile, premette il bottone rosso dell’avviamento. Tutto iniziò a vibrare: era già proiettata nello spazio. Era stato un salto da far paura, ma che grande emozione!

    Eccola nel cielo sereno, la luna era enorme, le stelle si avvicinavano, ingrandivano e luccicavano come non mai. Dove andare in un cielo infinito? Carolina scelse di rimanere ad esplorare la nostra bellissima e infinita Via Lattea, le era sempre apparsa come un invitante sentiero fra i corpi celesti. Trovò di fronte a sé un percorso fra stelle e pianeti, buchi neri, nebulose e galassie, affollatissimo di punti, segmenti, che formavano disegni di cerchi, triangoli, trapezi, poligoni di tutti i tipi, cubi, cilindri, piramidi e piccole sfere, pareva di navigare in un libro di geometria, con figure argentate luminose nel buio della notte. Un caleidoscopio a immagini sempre diverse e nuove, mutanti a velocità satellitare, come rapidi fuochi d’artificio. Con l’aiuto della madre, aveva già avuto esperienze virtuali con videogiochi, che sperimentavano simulazioni di volo. Riconosceva alcune famose costellazioni, come l’Orsa Maggiore e la Minore con la stella polare, il Toro, i Gemelli e Sirio, la stella più brillante del cielo.

    Pur passando velocissima come un meteorite, le sembrò di vedere un magnifico cerchio coi colori dell’arcobaleno, ritornò indietro e puntò verso di esso. Notò una piattaforma vicina dotata di un largo spiazzo: decise di atterrarvi.

    Dal suo veicolo interstellare osservava con stupore il cerchio-arcobaleno che ruotava su se stesso come una trottola e al suo interno c’erano due sfere appiattite sul fondo e una piramide, tre figure geometriche trasparenti, leggermente fluttuanti, che parevano collegate e lasciavano vedere paesaggi colorati e invitanti.

    Decise di uscire dal missile nel vuoto dello spazio, nuotò a rana come si nuota in mare all’incirca, passò l’arcobaleno e riuscì a raggiungere la piramide in similvetro, che era la più vicina.

    Si fermò davanti a una facciata di quella figura geometrica: era in pendio ripido con una scalinata a gradini molto bassi, un piano inclinato, piani simili si possono incontrare in antiche piazze: un tempo ci passavano i cavalli. In alto c’era un finestrino circolare, da cui usciva una grossa corda.

    Ne afferrò l’estremità ed iniziò ad arrampicarsi, arrivata all’obló pose piede su un balconcino che si estendeva anche all’interno, si affacciò sull’entrata, c’era una lunga, robusta scala di legno a pioli, che portava a un piccola aiuola di viole del pensiero di vari colori, scese con cautela gradino per gradino, annusando il profumo sempre più intenso delle viole, si fermò ad ammirarle e intanto vide un sentiero: seguì il percorso e si trovò in un grazioso paesaggio ai piedi di una collina tra laghetti, ruscelli, ponticelli di legno, alberi, boschetti, prati fioriti.

    Vicino a un laghetto, in un’aiuola di lattughe, una tartaruga adulta teneva lezione a quattro tartarughine su come vivere tranquille guardandosi attorno e gustando la realtà del momento presente: «Mie care, quando si corre non si ha tempo di apprezzare ciò che il momento regala. La vita non è una gara in cui vince chi arriva primo al traguardo.

    Ciascuno ha la sua strada, l’importante è sapere quale è la propria meta, riflettere e sapere dove si vuole andare.

    Chi va piano, più osserva e conserva nella mente più ricordi.» Si fermò: l’ultima piccolina era rimasta indietro e annusava un fiore, la maestra aspettò con pazienza che arrivasse e si rivolse a lei: «Cammini lentamente, intanto esamini il presente con maggiore attenzione. Correre a volte piace, a volte serve, ma se non c’è bisogno, il cuore preferisce i ritmi meno affaticati. Un respiro lento, profondo e senti che si risollevano il corpo e lo spirito come in un sorriso. Tutte insieme, mie care: in-spi-ria-mo a

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