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ITALIA: MISSION IMPOSSIBLE
ITALIA: MISSION IMPOSSIBLE
ITALIA: MISSION IMPOSSIBLE
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ITALIA: MISSION IMPOSSIBLE

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Un imprenditore che ha gestito grandi imprese in Italia e all'estero fa un analisi spietata del suo amato paese perché ritiene che per guarire un malato grave sia determinante una diagnosi obiettiva che metta in evidenza tutti i mali che l'affliggono. Ciò sarà possibile solo a fronte di un radicale cambiamento di rotta, in caso contrario l'Italia sprofonderà in una crisi irreversibile. Il tumore che affligge il nostro amato paese è una amministrazione pubblica che, oltre a causare colossali sprechi e ruberie, pretende che i cittadini supportino costi insostenibili, mandando in tilt l'intero sistema. L'autore tuttavia è un incallito ottimista e, come Luther King, dichiara "I have a dream", anche se il tempo a disposizione è sempre meno.
LanguageItaliano
PublisherLeo Bolfing
Release dateAug 31, 2012
ISBN9788867550883
ITALIA: MISSION IMPOSSIBLE

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    ITALIA - Leo Bolfing

    Europea

    1. L’autore

    Dopo cinquanta anni di esperienza imprenditoriale in grandi aziende, si può ben affermare di conoscere le problematiche produttive di questo paese. Inoltre, grazie alla contemporanea gestione di imprese estere, si riesce a comparare anche realtà molto diverse. Spesso, con rabbia, questo imprenditore ha evinto come la stupidità e la miopia degli interlocutori pubblici italiani abbiano portato alla perdita di opportunità preziose.

    Questa memoria quindi potrebbe suscitare reazioni piccate, soprattutto per le previsioni che ne derivano. L’autore però si sente liberato dal rischio di polemiche che ritiene prive di senso, perché la sua attesa di vita è purtroppo temporalmente contenuta. Montanelli quando gli si controbatteva qualche scomoda affermazione, rispondeva che la vecchiaia ha un sacco di inconvenienti, ma l’unica nota positiva è che si può dire ciò che si vuole.

    Un ringraziamento a Giuliana ed Ilaria per la loro collaborazione.

    2. Scopo dello studio

    Il nostro paese è giunto ad una svolta epocale e i problemi attuali sono, a mio giudizio, solo i primi sintomi di una lunga malattia che si aggraverà nei prossimi decenni. In altre parole la crisi non è congiunturale ma strutturale. Questa mia opinione probabilmente non sarà condivisa dalla stragrande maggioranza di coloro che detengono una funzione ufficiale, nel mandare avanti questo paese.

    Ritengo infatti che sia proprio della natura umana, tentare di ingannarsi, negando o almeno sdrammatizzando i possibili mali che possono colpirla.

    Un facile esempio è presto detto: sono amico di molti medici. Mi raccontano che quando un paziente presenta gravi problemi di salute, fa capire inconsciamente al dottore che lui preferisce essere preso in giro. Raramente il malato chiede al medico di conoscere la verità. Non condivido questo atteggiamento, perché è proprio nell’interesse del malato, conoscere l’esatta situazione il più presto possibile, onde poter considerare ogni possibilità o anche conseguenza negativa.

    Coerentemente, dichiarerò con assoluta franchezza il mio punto di vista sulla situazione italiana a medio termine. Data la mia avanzata età non sarò in grado di verificare se le mie previsioni si riveleranno esatte. Mi auguro vivamente di prendere - come si dice - lucciole per lanterne, anche se con franchezza ne dubito.

    Mi sforzerò di scrivere in un linguaggio semplice perché questa memoria sia comprensibile a molte persone avendo la speranza che molti desiderino leggerla.

    3. Evoluzione dell’economia mondiale

    Per secoli l’economia mondiale è stata in mano a poche nazioni abitate da popolazioni bianche, fatta eccezione per il Giappone. La rivoluzione industriale nacque infatti in Gran Bretagna: un enorme impero che estendeva i suoi domini in tutti i continenti. Era però governato con poca lungimiranza perché perpetrava la scelta di trattare gli abitanti locali come esseri inferiori. Dall’Ottocento, la Germania, che invece non aveva mai puntato alla conquista di colonie, iniziò un impetuoso sviluppo tecnologico. In ciò fu determinante la mentalità tedesca che è sempre stata molto più laboriosa di quella degli anglosassoni. Lo sviluppo dell’industria chimica, farmaceutica, metalmeccanica è avvenuto in Germania. Le altre nazioni, come gli altri paesi europei, comparivano solo come dei semplici comprimari. Gli Stati Uniti d’America, grazie alla felice intuizione di fondare un grande stato federale, ebbero un grande sviluppo economico dal Novecento. Vi è tuttavia da sottolineare che le tecnologie sfruttate dagli americani erano essenzialmente di origine tedesca, sia perché acquistate direttamente da aziende germaniche, sia importate da tedeschi immigrati negli USA.

    Gli altri paesi del mondo, dal punto di vista economico, non avevano molto peso. A titolo esemplificativo, Cina ed India -che oggi sono destinate a diventare le due economie più sviluppate- fino all’ultimo dopoguerra, erano sotto il dominio dei paesi europei e del Giappone. La Russia, pur possedendo un’estensione territoriale maggiore, sotto lo zar, era governata da una classe dirigente ottusa senza alcuna visione di come fare progredire la propria economia. Vi era un’elite di persone con un alto tenore di vita. Per contro la massa della popolazione viveva in condizioni di povertà. Dopo la rivoluzione d’ottobre i comunisti iniziarono, fra mille contraddizioni, a sviluppare il sistema economico, soprattutto l’industria pesante che costituiva la base per industrializzare il paese.

    Nel dopoguerra è avvenuta una rivoluzione mondiale, imprevedibile in termini di crescita esponenziale della qualità di vita umana. Gli aspetti più caratteristici di questa rivoluzione sono, a mio giudizio, la sparizione completa dell’assurdo ed obsoleto mondo coloniale e la conseguente presa di coscienza, da parte dei singoli stati, che il loro destino deve essere gestito da loro stessi. Nel giro di pochi decenni, lo sviluppo tecnologico ha assunto ritmi di crescita estremamente elevati, ancor oggi in continua evoluzione.

    Una delle conseguenze di questa evoluzione è ovviamente il fatto che la Terra sia diventata sempre più piccola, per cui ciò che succede in qualsiasi parte del mondo diviene di pubblico dominio in tempo reale, in tutto il pianeta. In altre parole il mondo è diventato come un villaggio, ove volendo si può conoscere in un attimo… tutto di tutti. Questa totale trasparenza ha conseguenze determinanti sull’economia mondiale, perché permette scelte di politica economica con minori rischi imprenditoriali. Nel contempo, un’industria competitiva nel suo settore, non può più vivere di rendita, perché i concorrenti, anche se ubicati in aree industriali lontane, possono valutare i suoi costi di produzione ed effettuare scelte imprenditoriali che rendono la stessa industria non più in grado di competere in un tempo relativamente breve.

    La rapidità evolutiva del dopoguerra non ha precedenti. Questo sviluppo ha toccato i più diversi ambiti:

    -  Sanità: grazie a scoperte e brevetti impensabili solo pochi decenni prima, sia nella farmacologia, sia nella chirurgia, la vita dell’uomo si è allungata in modo significativo: per la prima volta da quando esiste, finalmente l’uomo malato non deve più convivere con il dolore;

    -  Industria: le tecnologie sviluppate in tutti i settori hanno reso possibile produrre a costi molto

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