Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Preistoria e Storia di Sardegna - Volume 3
Preistoria e Storia di Sardegna - Volume 3
Preistoria e Storia di Sardegna - Volume 3
Ebook302 pages3 hours

Preistoria e Storia di Sardegna - Volume 3

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

“Preistoria e Storia di Sardegna” è un’opera completa divisa in tre volumi che offre l’opportunità di conoscere in modo semplice ed approfondito la lunga storia dell’isola con decine di fotografie, ricostruzioni e tabelle. Questo terzo volume parte dal periodo Catalano-Spagnolo con l’isola che cade in mano agli iberici grazie alla creazione del “Regno di Sardegna e Corsica” voluto dal Papa Bonifacio VIII”. La Sardegna precipita così nella più grave crisi economica e sociale a causa dell’instaurazione del regime feudale che tante iniquità crea nei ceti più deboli. La prepotenza dei ricchi, I soprusi di viceré e feudatari mettono in ginocchio la popolazione sarda e viene cancellata per sempre la splendida realtà del periodo giudicale i cui requisiti erano la democrazia e la giustizia sociale. Il libro descrive poi il trapasso dal periodo spagnolo a quello piemontese con i Savoia sovrani imposti dalle grandi potenze di allora che non metteranno piede nell’isola che 70 anni dopo la loro investitura. Questo sta a significare il loro mancato interessamento verso la Sardegna che forse volevano barattare con altra terra ritenuta più redditizia. Il periodo rivoluzionario sardo di fine ‘700 è trattato con ampio spazio e con dovizia di particolari, sono narrate le vicende del tentativo di invasione francese del 1793 e della cacciata dei piemontesi del 1794. Ampio risalto è riservato alla figura di Giovanni Maria Angioy e al suo presunto tentativo di liberare l’isola dalla dominazione piemontese. Puntuale e esaustivo è anche il racconto della vicenda dell’Unione perfetta con il Piemonte quando l’isola rinunciò alla sua indipendenza formale chiedendo la “Fusione” con lo stato continentale e rinunciando così a quella autonomia che sarà riconquistata dopo un secolo.

La tragica situazione della Sardegna all’indomani dell’Unità d’Italia ha ampio spazio in questa pubblicazione che analizza diffusamente anche il fenomeno delinquenziale e la triste situazione socio-economica del dopo unità. A conclusione di questo terzo volume Il periodo fascista, la storia contemporanea sarda con il tentativo di “rinascita” con l’elenco di tutti i Consigli e le Giunte regionali che si sono succedute dal 1949 a oggi.
LanguageItaliano
Release dateDec 10, 2014
ISBN9788891166708
Preistoria e Storia di Sardegna - Volume 3

Read more from Sergio Atzeni

Related to Preistoria e Storia di Sardegna - Volume 3

Related ebooks

European History For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Preistoria e Storia di Sardegna - Volume 3

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Preistoria e Storia di Sardegna - Volume 3 - Sergio Atzeni

    stesso.

    ARAGONESI E SPAGNOLI

    1323 - 1708

    Come nasce il regno di Aragona.

    Con la battaglia di Poitiers nel 732, i musulmani furono fermati da Carlo Martello e fu loro impedito di dilagare nell’Europa centrale e costretti a rientrare nei loro possedimenti iberici.

    Nel 785 Carlo Magno conquistò quelle terre strategiche a cavallo dei Pirenei che furono chiamate Catalunya (terra dei Castelli) e poste sotto la sovranità del Conte di Barcellona.

    Il principato di Catalunya era formato da 10 contadi che si unirono poi col regno di Aragona da cui il nuovo Stato prese il nome.

    Il primo regnante catalano conte di Barcellona fu Goffredo il Peloso che affrontò gli Arabi che cercavano, con Almanzor di riconquistare i loro ex contadi, i catalani però riuscirono a bloccarli.

    In seguito la Catalunya si rese indipendente dalle influenze franche e assurse ad una autonomia di fatto anche grazie ad una acquisita nazionalità che dura ancora oggi.

    Il principato fu artefice della lotta contro i mori ai quali sottrasse territori a sud dei propri confini e riuscì ad annettersi anche le Baleari.

    Nel 1137 Raimondo Berengario IV, sposandosi con Petronilla erede d’Aragona, favorì l’unione dei due stati che non si fusero ma conservarono le proprie prerogative.

    Dai due sovrani nacque Alfonso detto il Casto che riunì in sé il titolo di Re di Aragona.

    Nel 1276 salì al trono Pietro II detto il grande che regnò in Aragona, mentre suo fratello Giacomo diventò sovrano del Regno di Maiorca che comprendeva le Baleari, il Rossiglione, la Serdagna e Montpellier. Pietro II tentò di dare al suo regno una dimensione di grande potenza, cercando di conquistarsi alleanze e approdi per le rotte verso il Medio Oriente da dove provenivano spezie e pregiati tessuti.

    Il Regno di Aragona era situato a nordest della penisola iberica

    Riuscì a sposarsi con Costanza Hohestaufen di Svevia, figlia di Manfredi Re di Sicilia.

    Intanto Carlo d’Angiò con il favore della Chiesa sconfisse gli Svevi e ottenne la corona di Sicilia nel 1265, ma i siciliani non vollero un sovrano imposto e si sollevarono chiamando Pietro II al quale consegnarono la Corona; Pietro II sbarcò in Sicilia nel 1282 e fu incoronato solennemente.

    I territori continentali del Regno, Abruzzo, Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Calabria rimasero in mano ai D’Angiò. Una lunga guerra chiamata del Vespro scoppiò tra gli aragonesi e angioini ed il Papa Mariano IV nel 1383 dichiarò deposto Pietro II e concesse la corona di Aragona a Carlo di Valois figlio di Filippo Re di Francia, il quale si affrettò ad armare un esercito per entrarne in possesso.

    Un grande corpo militare formato probabilmente da 80.000-100.000 uomini sotto l’egida del Papa, invase la Catalogna ma, decimato da una terribile epidemia, dovette abbandonare l’impresa, lasciando sul campo lo stesso Filippo: la flotta filopa-pale fu invece sconfitta da quella aragonese comandata dall’ammiraglio Lauria e costretta a fare rotta verso porti amici.

    Nel 1285 morì Pietro II che lasciò i territori continentali della corona al figlio Alfonso II, ed il regno di Sicilia all’altro Figlio Giacomo II; nel 1291 morì Alfonso II e Giacomo divenne unico sovrano di Aragona.

    Nel 1294 salì al soglio pontificio Benedetto Caetani col nome di Bonifacio VIII che cercò di risolvere la complicata situazione siciliana convincendo Giacomo II e Carlo II figlio di Carlo I D’Angiò, a sottoscrivere un trattato con il quale il primo rinunciava ai diritti sulla Sicilia e come cenno tangibile di pace avrebbe sposato Bianca D’Angiò figlia di Carlo II. Come contropartita il pontefice si impegnò a togliere la scomunica e creare il Regno di Sardegna e Corsica da affidare allo stesso Giacomo II.

    Naturalmente il Regno che il papa si accingeva a istituire era puramente nominale ed il Re di Aragona avrebbe dovuto conquistarlo per diventare sovrano di fatto.

    La chiesa romana esercitava il diritto di istituire regni sostenendo che tale facoltà gli derivasse dalla donazione di Costantino che, morendo, avrebbe lasciato alla chiesa la città di Roma e le province occidentali.

    Questo diritto fu chiamato Costitutum Costantini, si rivelò un falso storico e fu applicato a prescindere dalla realtà sarda, che forse non interessava la chiesa.

    Nel 1295, scomparsi i Giudicati di Calari e Torres, rimanevano in piedi il Giudicato D’Arborea e quello di Gallura attraverso il dominio diretto di Pisa e dei suoi vassalli, mentre Sassari sotto forma di comune era retta da un podestà filogenovese. Forse con un solo colpo il Papa volle liberarsi dell’influenza pisana genovese sull’isola e del Regno d’Arborea, che non costituiva un alleato conveniente.

    L’isola prima della proclamazione del

    Regno di Sardegna e Corsica

    Gli aragonesi, Re di diritto ma non di fatto dell’isola, si prepararono per entrarne in possesso, stringendo alleanze con gli Arborea, i Doria e i Malaspina avversari dei pisani che diventavano i nemici da battere. Sorge spontanea la domanda: che interesse poteva avere il giudicato d’Arborea ad allearsi con la potenza designata a regnare sulla Sardegna?

    Il cieco odio verso Pisa o il desiderio di ipotecare il futuro di Vassallo puntando sul cavallo vincente?

    Domande che non avranno mai una risposta.

    Si può capire invece la posizione dei Doria e dei Malaspina che per non perdere i propri possedimenti, si sarebbero alleati con chiunque. E il popolo?

    Il pensiero del popolo, vessato, sfruttato, emarginato, analfabeta non contava assolutamente niente, la politica veniva fatta dai nobili e dai ricchi. La plebe come al solito, aveva poco da perdere e nella peggiore delle ipotesi, sarebbe cambiato solo il padrone. Il 30 maggio 1323, l’esercito aragonese sbarcò a Palma di S. Giovanni Suergiu al comando di Alfonso, primogenito del Re Giacomo II.

    Dopo un assedio fu espugnata Villa di Chiesa (Iglesias), erano passati sette mesi dallo sbarco. Il Comune di Sassari si affrettò intanto a schierarsi dalla parte degli aragonesi per convenienza, non certo per ideali e non possiamo certo biasimare questo atteggiamento; chi è più forte ha sempre ragione ed è meglio averlo amico che nemico.

    Gli aragonesi, dopo aver espugnato Villa di Chiesa, assediarono Castel di Castro di Calari ponendo il quartier generale sul colle di Bonaria, schierando l’esercito in linea verso Quartu.

    I pisani, quasi di sorpresa, fecero sbarcare un esercito nei pressi della spiaggia prospiciente l’abitato di Capoterra, che a tappe forzate si diresse verso Calari, costeggiando lo Stagno di S. Gilla. L’esercito aragonese si mosse andando incontro a quello pisano. Lo scontro, in campo aperto, avvenne presso l’odierno abitato di Elmas in località Lutocisterna e finì con la vittoria degli aragonesi che nello stesso tempo avevano distrutto le navi pisane nelle acque prospicienti il Castello di Calari.

    Ai Pisani non rimase altro che firmare una pace con la quale cedevano tutti i territori del cagliaritano e della Gallura tenendo solo Castrum Calari.

    Era il 17 Giugno 1324 e il Regno di Sardegna prendeva corpo.

    L’arrivo degli Aragonesi in Sardegna e l’avanzata verso Castrum Calari

    Il Regno era formato dei territori dell’ex giudicato di Calari e di Gallura e dall’enclave del comune di Sassari.

    Gli Arborea, come detto precedentemente, sconfitti i pisani e dichiaratisi vassalli di Aragona, per 25 anni accettarono la situazione per poi passare allo stato di guerra, decisa regolarmente della Corona De Logu (Parlamento).

    Quale fu il motivo scatenante dello stato di guerra non si è mai saputo, Aragona non aveva motivo di minacciare un suo vassallo, né convenienza ad affrontare una guerra così presto. Se ne desume che il giudicato D’Arborea volesse scrollarsi di dosso lo straniero e appropriarsi delle terre per porle sotto il suo dominio diretto.

    Era il 1353 e Mariano IV, a capo di un esercito mosse verso il sud dell’isola, sconfiggendo presso Decimomannu Gherardo della Gherardesca, vassallo del Re d’Aragona e puntando verso Castrum Calari dove però fu fermato e costretto a ritirarsi verso Sanluri.

    A Nord Mariano IV alleato ai Doria conquistò Alghero per poi porre l’assedio a Sassari.

    Dopo l’intervento di una spedizione aragonese, si giunse alla pace di Sanluri, l’11 luglio 1355 e la Sardegna ebbe un periodo di pace.

    La partita si riaprirà più tardi, per giungere al 1392 quando tutta la Sardegna, ad eccezione di Alghero e Castel di Cagliari, passò sotto il Giudicato di Arborea.

    Si arrivò così al 1409 quando i catalani, sconfitta per mare una flottiglia di navi genovesi che portavano aiuti al Giudicato D’Arborea, distrussero l’esercito Giudicale presso Sanluri e più tardi conquistarono Oristano che, arrendendosi, consegnò automaticamente nelle mani degli iberici tutti i territori giudicali tradizionali intorno ad Oristano; era il 29 marzo 1410.

    Il giudicato di Arborea sopravvisse, con le curatorie del Nord e centrali.

    Dopo tentativi di rivincita degli arborensi, che riuscirono perfino a minacciare Alghero e Oristano, Guglielmo III di Narbona-Bas barattò, col Re d’Aragona Ferdinando I la cessione venale dei suoi diritti di Giudice e conseguentemente dei territori già arborensi.

    La somma pattuita di 100.000 fiorini fu versata e così finì ingloriosamente il Giudicato di Arborea e con esso la speranza di libertà di tutti i sardi che definitivamente furono soggetti agli aragonesi; era l’anno del Signore 1420.

    La Sardegna, entrata nell’orbita Iberico-Aragonese ne subì la politica e fatto importante, l’isolazionismo che la portarono ad una progressiva quanto inarrestabile decadenza, mentre i sardi assistettero, emarginati, agli avvenimenti storici più importanti del tempo.

    La scoperta poi delle nuove terre occidentali oltre il mare, chiamate prima Indie poi Americhe, tolsero all’isola ogni importanza.

    La Sardegna fu governata dagli aragonesi tramite i feudatari, che con il possesso di territori chiamati feudi, controllavano le popolazioni e l’economia. Alcune città governate direttamente furono chiamate regie: Cagliari, Iglesias, Oristano, Bosa, Alghero, Sassari e Castell’Aragonese.

    La Sardegna entro nelle mire degli Aragonesi perchè costituiva uno scalo intermedio e quindi importante per la rotta che portava ai porti dove si caricavano le spezie provenienti dall’Oriente

    Gli aragonesi si impossessarono così, fisicamente e giuridicamente del Regno, che precedentemente gli apparteneva solo teoricamente.

    La dominazione iberica fu caratterizzata da due eventi drammatici che segnarono demograficamente ed economicamente l’isola: la peste e le incursioni barbaresche.

    Gli aragonesi in un primo tempo controllavano l’isola tramite un governatore che aveva la residenza ed il suo palazzo nella citta-della fortificata di Bonaria e poi a Castrum Calari.

    Dal 1418, la carica passò ad un Vicerè, che esercitava il suo potere per conto ed in vece del sovrano, coadiuvato da una cancelleria il cui capo, chiamato reggente, assisteva il vicerè nella amministrazione della giustizia.

    Castello fu popolato in breve dagli aragonesi, che dopo aver scacciato i residenti sardi, cercarono di imporre l’ibericità a tutti costi, mentre la corsa ai feudi da parte dei nobili o presunti tali, di ricchi commercianti, di alti funzionari fu inarrestabile e causò dissidi e gelosie. Chi possedeva del denaro, non faticava più di tanto per ottenerli, così come chi potesse contare su un parente influente a corte specialmente se di sesso femminile e nelle grazie dei governanti.

    La torre di San Pancrazio (1305) costruita dai pisani per difendere

    Castrum Calari dalla minaccia aragonese

    In breve i numerosi feudi furono in mano ad un numero limitato di famiglie che, con opportune alleanze e matrimoni, aumentarono i propri possedimenti, non disdegnando intrighi e soprusi verso altri feudatari pur di consolidare i propri patrimoni.

    Nel 1412 diventò Re Ferdinando De Antequera al quale successe Alfonso V.

    Questa nuova dinastia di cultura Castigliana, tendeva a trasformare lo stato in assoluto, scontrandosi con i catalani che avevano tradizioni di autonomie locali e costituivano una nazione unita. Un tentativo di rivolta dei catalani fu stroncato sul nascere e i sovrani filocastigliani si circondarono gradualmente di feudatari, funzionari e militari a loro favorevoli.

    Il quartiere Castello in una vecchia foto (in alto) a Cagliari con la torre dell’Elefante (1307)

    Si ebbe così una sempre maggiore influenza di questi nobili che costituirono, col passare del tempo, una potente oligarchia, con la quale ogni sovrano doveva misurarsi.

    La Sardegna, emarginata quanto mai, fu preda di questi nuovi padroni che governavano indisturbati nei loro feudi, lasciando la popolazione nella condizione di estrema povertà sottoposta a vessazioni e soprusi di ogni genere.

    In Sardegna nel 1470 alla morte del marchese di Oristano e del conte di Quirra che, da soli, possedevano oltre la metà dei feudi dell’isola, scoppiò una lotta per la successione a questi grandi patrimoni.

    Erede del conte di Quirra fu designata una fanciulla, Violante, sotto la tutela del Vicerè Nicolò Carroz, mentre Leonardo Alagon ereditò le proprietà del marchese di Oristano.

    Fu scontro aperto, poiché il Vicerè era nemico giurato dell’Alagon ed era deciso ad impedirne la successione al marchesato per il quale egli stesso aveva delle pretese. Quando le sue armate furono sconfitte nelle campagne di Uras, i sardi videro in Alagon un nuovo condottiero e si arruolarono nel suo esercito per combattere gli aragonesi.

    Nel 1478, però, Leonardo Alagon fu sconfitto nella battaglia di Macomer, fatto prigioniero e condotto in Spagna dove morì detenuto, molti anni dopo; mentre nel 1481 il marchesato di Oristano venne assorbito dalla corona e il suo governo affidato ad un funzionario regio.

    Nel 1479, moriva intanto, il re Giovanni II detto senza fede al quale successe il figlio Ferdinando II sposato con Isabella Regina di Castiglia; si ebbe così l’unione dei Regni di Castiglia e di Aragona, senza la fusione degli stessi che rimanevano giuridicamente autonomi.

    Con la conquista di Granada nel gennaio 1492 e l’unificazione della Spagna, la scoperta dell’America ad ottobre dello stesso anno, la Sardegna rimase ai margini geografici del regno senza nessun valore economico e politico.

    Una delle prime decisioni dei sovrani fu la cacciata degli ebrei dai loro regni e la comunità ebraica di Cagliari fu costretta ad abbandonare la città e la sua sinagoga fu distrutta.

    Alla morte di Isabella di Castiglia, nel 1504, salì al trono sua figlia Giovanna la Pazza, che a causa della sua infermità mentale fu sostituita nel governo da suo padre, ma nel 1516, Ferdinando II, padre di Giovanna morì lasciandole il Regno d’Aragona che così diventò un unico stato.

    Alla morte di Giovanna salì al trono suo figlio Carlo I che dovette affrontare il problema dei pirati barbareschi che tra il 1509 ed il 1520 devastarono Cabras, S. Antioco, Pula, Terralba e Uras. Carlo I con una flotta potente attaccò la città di Tunisi, base dei navigli dei predoni ma senza ottenere risultati concreti, si decise allora la costruzione di torri difensive che ancora oggi dominano le colline prospicienti le coste sarde.

    Intanto la Sardegna era alle soglie di una catastrofe economica e sociale, con la peste ed altre epidemie che la colpivano costantemente, la malaria endemica, le carestie ricorrenti, i feudatari che depredavano tutto ciò che il popolo produceva.

    L’abbandono totale dell’isola da parte dei sovrani, portò la classe feudale a comportarsi come autonoma non riconoscendo il potere dei vicerè o contestandolo apertamente.

    Nonostante la sconfitta nella battaglia di Lepanto, nel 1571, i Turchi ed i Berberi continuarono ad attaccare la Sardegna, depredando e facendo schiave le popolazioni.

    Nel 1637, nell’ambito della guerra dei trent’anni, scoppiata per motivi religiosi tra cattolici e protestanti, una flotta francese sbarcò nel Sinis un contingente militare e occupò, depredandola, la città di Oristano, che abbandonò distrutta dopo una settimana. Intanto salì al trono di Spagna Carlo II che essendo in tenera età fu sostituito nel governo dalla madre Marianna D’Austria.

    Nel 1668 a Cagliari fu assassinato il marchese di Laconi Agostino di Castelvì, capo della fazione che pretendeva incarichi pubblici per i sardi compreso quello di vicerè e di arcivescovo, un mese dopo, per ritorsione, fu ucciso il vicerè marchese di Camarassa mentre rientrava in carrozza da una festa popolare a Stampace.

    Nel 1700 Carlo II morì non lasciando eredi, nominando come successore Filippo di Borbone duca D’Anjou. La dominazione spagnola della Sardegna, a causa di questa successione stava per terminare, era durata circa quattro secoli, aveva spogliato e depredato l’isola e la consegnava in una situazione catastrofica ai nuovi padroni che il destino andava a riservarle.

    Nasce il Regno

    di Sardegna e Corsica

    ll XIII secolo è stato quanto mai decisivo per la nascita degli stati europei e per la lotta tra pontefice e imperatore per la supremazia che ognuno pretendeva essere un suo specifico diritto .

    In questa situazione l'Italia ed il resto dell'Europa si divisero tra partigiani del Papa, chiamati Guelfi e partigiani dell'imperatore, chiamati Ghibellini, mentre i due rivali tentavano di conquistare più seguaci possibili, sottraendoli spesso anche al partito avverso.

    A questo punto i destini della Sardegna si legarono a quelli della Sicilia e percapire meglio i fatti è necessario spiegarne i motivi storici che li hanno determinati.

    Il regno di Sicilia, già in mano ai Normanni che avevano scacciato i musulmani nel 1189, con la morte del re Guglielmo II passò di diritto ad Enrico VI di Svevia figlio di Federico Barbarossa, in quanto marito dell'erede al trono Costanza d' Altavilla. Enrico aveva un piano molto ambizioso: contava di diporre sotto il

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1