Sicani: il Minotauro, l'agenda rossa di Borsellino ed i sacri misteri
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Anteprima del libro
Sicani - Francesco Carubia
Self-Publishing
Table of Contents
Sicani
Copyright © 2012
Dedica
Citazione
Abbreviazioni
Ieri l’altro e dopodomani
C’era una volta una sola razza umana
Tanto tempo fa la Saturnia, tramite la Trinacria, era unita alla Libya
Africa fiume carsico vitale
Deus ex machina
Malta
Pantalica e Thapsos
Palice Engyo Camico
Il Mediterraneo al tempo di Ilio fiorente
Gli Elimi: dopo i Libi, aspettando i Siculi
Una conclusione impossibile
Sezione Fotografica
BIBLIOGRAFIA
Note sull’Autore.
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Titolo : Sicani
Autore : Francesco Carubia
ISBN: 9788867511419
Prima edizione digitale 2012
Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.
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Mia Isola sei
Sola sempre
Senza sacra Legge
Irrisa
Nel sagginare di molti
Solitari Sotto scorta
Seppelliscono
Col salterio d’ opposti cori
Democrito dice che è necessario pregare per poter incontrare spiriti propizi, così attraverso l’aere si offrono a noi visioni coerenti con la nostra natura; benevole e non malevole e nefaste (PL)
L’anima si separa dal corpo come il fulmine dalla nuvola
(Eraclito cit. in Plutarco)
Abbreviazioni
A S- Antioco di Siracusa
A P - Apollonio
A L - Apollodoro
A N - Ateneo di Naucrati
D S - Diodoro Siculo
D A - Dionigi di Alicarnasso
D L – Diogene Laerzio
E A - Erodoto di Alicarnasso
EU - Eusebio
F S - Filisto di Siracusa
M C - Macrobio
M T - Manetone
O M - Omero
P A- Pausania
P I - Pindaro
P L - Plutarco
PV- Plinio il Vecchio
S T- Strabone
T A - Tacito
T U- Tucidide
V I - Virgilio
Ieri l’altro e dopodomani
Voglio qui riprendere il discorso sui popoli considerabili autoctoni
perché già abitanti nella Trinacria in tempi antecedenti la prima età del ferro. Prima del tempo fatale che vide la più eclatante delle distruzioni troiane in una delle aree del mondo destinata a costituire un confine invalicabile tra i tanti che dividono le razze umane tra loro. Ci immergeremo con il lettore in tematiche che pochi decenni addietro avrebbero rafforzato teorie razziste, oggi destituite di ogni fondamento scientifico, ma serbate in caso di bisogno estremo. Capire se i tempi nostri sono mutati, e se le divisioni esistenti tra i popoli si reggono su nuove argomentazioni di tipo economico e religioso, aiuta a mettere sul tavolo il problema costituito dal perché del perpetuarsi di tanti inevitabili conflitti tra popoli. Ma è sensato pensare che eliminare tali conflitti sia nella volontà creatrice che, razionalmente o meno, fa roteare il mondo?
Che le guerre permeate di afflato religioso siano solo state sempre scatenate solo per risolvere contingenti problemi economici è un fatto assodato. Ciò che rimane un mistero è come gli abitanti del pianeta, pur partendo da una condizione comune di esseri primitivi dediti solo al procacciamento di cibo, si siano diffusi per le terre in maniera uniforme ma differenziandosi largamente per come hanno saputo formare le varie comunità esistenti.
Voltandosi appena un poco d’un paio di secoli vediamo una Europa che per intero colonizza con la forza delle armi prima, politico poi un Continente Nero che ancor oggi presenti caratteristiche di vita primitiva congelata come al tempo in cui gli uomini mossero i primi passi in posizione eretta. Su tali premesse crudeli si potrebbe giustificare la profonda differenza esistente tra le città europee ed africane. Rimane comunque la eco del perché precedente, ripensando al tempo del Sacro Romano Impero o ancor prima dell’Impero Romano ed alla situazione socio economica africana di ogni epoca, escluse brevi e locali parentesi.
Leggendo le fonti che ci descrivono in vario modo, ma con punti fermi in comune, la fondazione della città di Roma ad opera di pastori e la coeva situazione delle popolazioni di pastori sicani in Trinacria, non possiamo per paure varie non chiederci cosa abbia acceso tra i pastori laziali la scintilla del progresso, del sentire comune, del bisogno di porsi delle leggi da rispettare per progettare la nascita di un vero popolo. Tale destino
è riscontrabile nelle storie di tutte le strutture sociali umane autentiche, cioè che hanno lasciato traccia di se a beneficio degli uomini futuri, ognuna rispettabile e ricca di contenuti apprezzabili, anche se non tutte additabili alla pari come società civili. Comunque tutte le vere forme di civiltà creano un habitat ove la vita umana può seguire il proprio corso difesa dalle violenze, dalle malattie, dal degrado che ostacola il senso stesso di procreazione e perpetuazione della specie.
Andando molto indietro nel tempo, e scovando il popolo dei Sicani malcelato tra colline e rupi, mi sono chiesto come poté un popolo, che disponeva di una fertilissima terra, non mettere pietra su pietra mentre intorno ad esso un turbinio di civiltà nasceva e si sviluppava. scrivendo pagine su pagine sul destino del mondo che ci ospita nel modo che vediamo. Che in ogni uomo vi sia traccia della creazione è innegabile, anche se non tutti gli uomini sono lieti di possedere il dono della vita desiderando così di perpetuarlo difendendolo con la organizzazione di un ecumene gestito da una qualsiasi forma di regole.
Se una terra isolata ed estesa è luogo ininterrotto di millenari transiti di predoni dalle usanze diversissime, potrebbe avvenire che una piccola popolazione che pervicacemente riesce a resistere arroccando femmine e prole sopra dirupi a vivere come capre, formi un modus vivendi impermeabile ad ogni futura induzione civilizzatrice.
La conformazione psicologia dei nuclei umani sottoposti per millenni a determinate esperienze oggettivamente negative e dirette a negare il diritto alla procreazione e perpetuazione della specie, solo esteriormente può presentarsi bendisposta a nuove e transitorie condizioni di vita. Meritoriamente, quando le mutate condizioni storiche lo offrono (penso ad esempio al dominio degli Svevi in Sicilia) gli isolani aprono il loro animo mostrando quella generosità e fattività comuni agli altri popoli dell’area mediterranea.
Il presente lavoro ha iniziato a vedere la luce molti anni fa, sotto forma di un testo unico sui popoli di Sicilia: Sicani Siculi e Sicelioti.
La seconda parte del lavoro è già stata pubblicata in maniera tradizionale, cioè in versione cartacea. Lo studio sui Siculi, malamente pubblicato alla fine degli anni Novanta, risente della divisione successiva del testo originario in tre tomi, e ciò solo per renderlo pubblicabile più agevolmente a motivo del mio sconosciuto nome. Si auspicava che la novità editoriale, costituita da un testo che per la prima volta in patria analizzava una vicenda quasi mitica come quella dei Siculi e dei Popoli del Mare, avrebbe sopperito alla mancanza di appeal dell’autore ed alla inesistenza di sponsor politici; quelli che generosamente gestiscono, come prima usavano fare anche i tiranni, il denaro dell’elettore italiano in ogni momento della sua vita e, di recente, anche prima del suo concepimento. Amo la Patria di un amore sofferto, e auspico nell’allargamento del sentimento sul piano europeo una soluzione alle periodiche disgrazie italiche.
Patria, la nostra odierna, dove la Storia e la cronaca si uniscono in un abbraccio perenne, spesso censurato, anche a causa di ciò deriso all’estero, ove invece occorrerebbe usare voce stentorea più aspra della mia.
Nel fluire dei venti della storia, sospinti da spiriti coscienti o da semplici effetti termici, troviamo una roccia immobile, costituita dall’accumulo di ricchezze. Non la cieca Fortuna, ma il possesso di tali beni, accumulati grazie al sapiente uso iniziale di terreni ed armenti, o proditoriamente arraffati da predoni cui l’obliata memoria concede poi ricchezze e titoli nobiliari, attira lo spirito del mondo.
Ma è un alimento del quale il Weltgeist si stanca prima o poi; lo scatenarsi della natura, od il mutare degli umori popolari per fame od estro, od il tarlo del vizio che talvolta corrode la mente del principe fanno sì che la ricchezza evapori lasciando in terra solo raffinati ruderi ed alati versi frammentati.
Al tempo mio i principi che siedono sulla roccia anzidetta offrono cibo e svago in eccesso al popolo sottostante, ed è una fortunata cosa nel quadro storico umano generale. L’esistente Spirito che ha elevato l’uomo sugli altri animali spinge costantemente verso una più alta quota il volo di Dedalo, pur se ciò sempre richiede il sacrificio dell’Icaro.
Le possibilità tecnologiche in mano