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L'Intima Essenza: La via degli haiku
L'Intima Essenza: La via degli haiku
L'Intima Essenza: La via degli haiku
Ebook166 pages46 minutes

L'Intima Essenza: La via degli haiku

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Se togli tutto il superfluo, l’inutile e il secondario che occupa la tua vita. Se togli quello che hai, quello che fai e che devi fare, ciò che è legato alle abitudini e alle necessità sociali, ciò che ubbidisce alle leggi, ciò che hai ereditato dai padri, ciò che ti impone il gruppo, ciò in cui hai scelto di credere, ciò che dipende dagli affetti, ciò che ti fa piacere e che hai imparato ad amare o ad odiare, ciò che rifiuti e ciò che accetti. Se togli tutto questo, rimane qualcosa? Questo qualcosa si può esprimere in parole?
L’Intima Essenza è la disciplina e l’esito di questa ricerca. Non è un semplice agglomerato di haiku, ma un percorso conoscitivo attraverso la forma poetica più precisa: recuperare l’essenza della parola attraverso una scelta di asciuttezza e concentrazione. È stata una sfida e una battaglia. Alla fine il libro si è imposto sull’autore. La scoperta dell’intima essenza interiore l’ha sorpreso quanto lo sperimentare quella della parola.
 
LanguageItaliano
Release dateSep 2, 2013
ISBN9788866901440
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    L'Intima Essenza - Andrea Tavernati

    Andrea Tavernati

    L'Intima Essenza

    La via degli haiku

    EEE-book

    Andrea Tavernati, L'Intima Essenza. La via degli haiku.

    © Andrea Tavernati

    Seconda edizione: settembre 2013

    Edizioni Esordienti E-book

    ISBN: 9788866901440

    Immagine di copertina: © Andrea Tavernati

    Tutti i diritti riservati, per tutti i Paesi.

    A Iaia, Chiara e Chicca. Tre donne intorno al cor...

    La gazza ha tali colori. Il chiaro del cielo, il buio della notte. Nel gioco delle illusioni compare talvolta l’immagine di un viso, come nel retro di uno specchio o nel sogno di un cieco. Tuttavia l’apparizione è incerta e la gioia è breve: incessante il dubbio.

    Perché la percezione è decadimento. Filtrata dalla percezione, l’essenza non giunge pura alla mente, che l’interpreta mediante i simboli.

    Ma l’intima essenza non conosce mediazioni, risplende dentro di te in compiuta pienezza e provoca un estatico stupore.

    Sei vissuto da un te stesso che non ha età, è nell’istantaneo senza tempo, assorto in un continuo spaziale, compresente e sotteso a quello della tua vita. Il primo inscindibile in cui puoi afferrare l’eterno ritorno del tutto.

    È un fermento incessante, quello che hai dentro, il quale talvolta, con tutte le sue variegate modalità, lampeggia sulla superficie della vita esteriore, ne squarcia l’incrostazione.

    Allora, non respingere l’inquietudine, quando la senti arrivare, e se l’angoscia non è tanto intensa da spegnere la vertigine della totalità, quel turbinare lambito da un brivido concorre alla compiutezza del tuo sentire: è la felicità. Inseguila, cogli il primo bagliore riflesso, tenta di rendere intelligibile la verità prima, udibile l’inudibile, pronuncia la parola non detta, ri-pronuncia la prima parola.

    È il momento per ricevere tutto il verbo, tutto insieme, in un solo atto di totale conoscenza. Non esiste altro modo.

    Leggi tutte le parole contemporaneamente, non una dopo l’altra. Guardale con la mente, i mandala sono mentali.

    La successione è solo il primo e il più abituale livello di lettura. Ma tu non sei successione, sei essenza.

    Sei l’inscindibile insieme di un’immagine bella, sorprendente, profonda.

    Non c’è principio, o fine, non c’è suspense, né morale, né cause ed effetti. Cogli il reticolo di nessi palpitanti, percepiti tutti in una volta.

    Che tu sia attraversato infinite volte. Dimentica il numero delle ripetizioni. Dimentica tutte le parole. Ricevile tutte nello stesso istante. Riducile tutte ad una. Sentile tutte in una sola, e distruggila, falla esplodere in segni e fonemi fino al non-senso, alla lallazione, alla soglia del non essere.

    Qui fermati a cantare senza note e senza parole, sei un uccello che non esiste, la fenice o il grande albatro.

    Non hai da scegliere, sei la gazza.

    Ma bianco e nero non sono più nulla, incertezza e dubbi dissolti nell’unisono, campitura estrema d’un solo indicibile colore senza cromia, infinito.

    E il tuo canto aspirerà al silenzio come alla sua catarsi. Nel silenzio troverà il suo esito e la sua soluzione.

    Nulla c’è da dire, perché il dire non è che menzogna di fronte alla totalità che il silenzio esprime, tutta insieme, in un solo istante.

    Anela al silenzio, sii silenzio dentro e poi silenzio fuori.

    Questo è il tuo centro, il cuore esatto del canto, la nota madre di tutte le musiche.

    Non ne uscirai.

    Oltre, fuori, non c’è che illusione, apparenza, inganno. Non ti rimane che fingere, nasconderti dietro la vita delle cose che succedono, sono in successione.

    Non si vive l’essenza per più di un istante, nel quale il tempo muore e c’è solo permanenza.

    Non ne uscirai, ma non puoi sopportarlo: si chiama follia.

    Non

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