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Angelo Custode
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Angelo Custode

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Questo libro è un’autobiografi a molto forte che racconta l’incontro

che Benny Brom ha con la bottiglia di Lynol. Narra gli 11 anni che egli

trascorre da sniffatore, da quando aveva 13 anni nel 1961 fino al 1973.

E’ una storia unica che comincia con la prima volta che Benny sniffa e

prosegue attraverso un inferno, in fuga dal manicomio, dalle istituzioni,

dai genitori e, non ultimo, da se stesso. Infine riesce ad uscirne

sfuggendo dagli artigli del Lynol e diventando un cittadino comune. Nel

libro possiamo vivere con l’autore le sue folli allucinazioni, i suoi deliri e

le situazioni comiche di cui non si potrà non ridere. Sono inoltre descritti

terribili momenti che egli passa durante la sua fuga da tutto e da tutti.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 11, 2012
ISBN9788867513536
Angelo Custode

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    Angelo Custode - Jan Sabro

    puck

    ANGELO CUSTODE

    Sulla porta c’era scritto Marit Bakke, era lei il redattore che aveva letto il mio manoscritto. Glielo avevo consegnato circa un mese prima. Mi trovavo proprio davanti alla sua porta e bussai due volte. Mi aveva chiamato per discutere la possibilità di andare avanti con il progetto del libro, ma c’erano alcune cose da chiarire.

    «Entra» rispose lei, e io vidi una bella donna sulla quarantina seduta dietro una scrivania.

    «Ohhh, sei tu Benny Brom» chiese lei meravigliata «io pensavo di incontrare un sessantenne stanco, segnato dalla vita invece tu, sembri un giovane che non ha fatto altro che allenarsi e assumere cibo sano.

    «Grazie» dissi sorridendo.

    «Be’, basta con i complimenti. Abbiamo letto il tuo manoscritto e ritengo che sia giusto quando dici che è un’esperienza unica. Noi, esseri umani siamo in grado di incassare più colpi di quanto si creda. Tu usi un tuo linguaggio personale, le tue parole evocano delle immagini e hai una gioia particolare nel raccontare la tua storia, per cui riteniamo che il tuo libro sia interessante e invogli alla lettura. L’unica cosa è che la storia ha la tendenza a concentrarsi sugli sballi che non finiscono mai, quindi dobbiamo cercare di arricchire la storia per incontrare il favore di un pubblico più vasto. Purtroppo tutti abbiamo amici o membri della famiglia che hanno o hanno avuto problemi con narcotici o altri prodotti da sballo e dobbiamo cercare di far capire al pubblico tutto ciò che un drogato pensa e cosa sente dentro di sé in modo che possiamo aiutarlo invece di peggiorare la sua situazione. Ci sono poi tante altre cose che non ci fai sapere, tipo: che rapporto hai oggi con i tuoi genitori?

    «Sì, lo so che nel libro ci sono tante domande senza risposte, e a dire la verità a momento sono anch’io senza risposte. Avrei intenzione di continuare il libro con un seguito della mia storia, per raccontare di quando divento un alcolizzato che sta andando a finire nella merda. Potrei anche arrivare a scrivere un terzo libro raccontando il mio trasferimento in Italia quando ero un alcolizzato senza speranza che da un giorno all’altro riesce a cambiare e diventare una persona che non tocca più alcolici. Ho allora la fortuna di sfondare come designer di mobili a livello mondiale. Tutto questo dura fino ad oggi, cioè da un ventennio. Comunque questo non ha importanza, potrei scrivere tanti seguiti, quanti ne voglio.

    Ho un idea. Che ne pensi di valutare un capitolo alla volta? Dopo ogni capitolo possiamo discutere di ciò che è accaduto e riportare poi le considerazioni, così la storia si ammorbidisce e noi possiamo continuare a scrivere tutto ciò che vogliamo.

    «Bravo» rispose Marit. «è una buona idea. Io annoto e tu rispondi. Bene, incominciamo a leggere».

    ********

    Io non so come scrivere un libro, non ho emesso altro che fatture, ma non ha poi tanta importanza. Sono Benny Brom e sono cresciuto in un modo per niente convenzionale, questo modo di crescere diventerà il contenuto di questo libro.

    Sono nato a Bygdøy e, all’età di undici anni, nel 1959, ci siamo trasferiti a Snarøya, dove la mia vita ha preso una direzione che forse non avrebbe mai preso in altre circostanze. In una bellissima giornata di primavera del 1961 eravamo fuori a giocare nella foresta. Eravamo un gruppo di cinque-sei ragazzini, il più grande dei quali aveva tredici anni mentre il più giovane solo dieci. Nella foresta abbiamo trovato un casolare aperto e siamo entrati per curiosità, per vedere com’era e cosa si poteva trovare là dentro.

    «Qui abbiamo una bottiglia di Lynol» disse uno, che era per metà svedese ed era stato da poco in Svezia a trovare suo padre.

    «In Svezia si inala un forte diluente chiamato Thinner. Inumidiscono una pezza e ne inalano con la bocca il vapore. Vogliamo provare a fare la stessa cosa con questo Lynol? Sembra avere lo stesso odore».

    Eravamo quattro ragazzi curiosi che non avevano paura di nulla: volevamo provare, ma non abbiamo avuto alcun effetto allucinogeno. Abbiamo fatto finta di essere ubriachi per un po’, ma dopo ci siamo dimenticati di tutto e siamo andati a casa.

    Sniffare in Norvegia in quel periodo non era una cosa diffusa e conosciuta e, se non fosse stato per noi, penso che sarebbero passati tanti anni prima che questa usanza arrivasse in Norvegia.

    La mia famiglia aveva una villa a Snarøya della quale io occupavo la mansarda, composta da un bello studio e una camera da letto. Dallo studio si scendeva tramite una scala chiusa, dunque abitavo nel mio piccolo mondo isolato. In quel periodo avevo il pallino del modellismo d’aerei e costruivo sempre modellini nuovi. Per diluire la pittura degli aerei si usava Lynol, un sciogli grasso fortissimo che acquistavo in un ferramenta appena vicino al panificio. Mi ricordo che mezzo litro costava due corone e cinquanta, addirittura una corona meno di un pacchetto di sigarette da venti – e con quel litro tre-quattro persone potevano sniffare per un giorno intero. Ritornando a parlare del mio studio, devo dire che passavo quasi tutto il mio tempo libero a costruire modellini di aeroplani, ma dopo l’episodio della sniffata avevo voglia di riprovare. Questa volta ha avuto una specie di effetto, mi sentivo pervaso dalla calma e da una sensazione di completa pace; a ciò si abbinava un leggero ticchettio in testa, tipico in chi sniffa. Mi sono dimenticato del tempo e del posto in cui ero e non pensavo affatto di smettere ma mia madre mi chiamò per la cena. Sono rientrato in me in un attimo e sono sceso a mangiare. Avevo scoperto che l’effetto finiva subito dopo l’uso del Lynol, a differenza di quel che accade con l’alcol che rimane in circolo per tante ore dopo.

    Il tempo passava e io sniffavo ogni giorno nel mio studio, luogo ideale perché lì c’era sempre puzza di vernice e diluenti, per cui, i miei non si accorgevano di niente. Gli amici con cui avevano provato la prima volta venivano da me regolarmente, perché si poteva sniffare in pace. Abbiamo incominciato a girare e siamo diventati otto-dieci ragazzi che sniffavano regolarmente. Snarøya si trova vicino al mare, giusto fuori Fornebu – il vecchio aeroporto – perciò andavamo spesso in spiaggia oppure prendevamo la barca per raggiungere promontori e isolotti isolati.

    I primi tempi frequentavamo un sacco di persone, partecipavamo alle feste, bevevamo e sniffavamo come capitava. Per sniffare dovevamo uscire per via della puzza che fa il lynol, però devo dire che gli altri ragazzi non ci guardavano affatto male. Purtroppo alcuni genitori hanno intuito ciò che succedeva e sono andati di corsa alla polizia. Ma la polizia non ha capito nulla e la cosa è finita lì. Il tempo passava e altri venivano a sapere che noi sniffavamo, e di conseguenza, si parlava parecchio di noi. Allora abbiamo creduto fosse meglio cercare posti più appartati per stare tra noi e ne abbiamo trovati diversi. Per esempio andavamo da Nonnene, Fyrst Brygge e d’estate su una piccola isola chiamata Grimsøya. In seguito andammo spesso a Sjøflyhavna e nelle zona di Fornebu. Ma si parlava sempre di più di noi e questo attirava un bel po’ di gente. Venivano da tutta la regione di Bærum.

    Ora purtroppo anche la polizia incominciava ad interessarsi a noi prima di tutto perché non eravamo proprio i ragazzi più bravi del mondo – eravamo quasi tutti ben conosciuti dalla polizia già da prima – e poi perché eravamo diventati proprio tanti. Venivano regolarmente a controllarci e capitava che registrassero più di duecento persone alla volta. I partecipanti portavano Lynol, alcol – la droga non si usava ancora – cibo e musica, tutto questo conduceva a uno sballo pazzesco. Quando si beve e si sniffa contemporaneamente si perdono i sensi per un paio di minuti. Mi ricordo che una volta stavo vicino ad uno che sniffava e a un tratto è collassato ed è ruzzolato giù dalla scogliera finendo in acqua. È rimasto lì per chissà quanto tempo ma io non riuscivo a provare il minimo interesse per lui.

    Dopo un bel po’ ho sentito qualcuno che urlava dicendo che c’era uno in acqua e che bisognava tirarlo fuori e asciugarlo. L’abbiamo tirato fuori dall’acqua e messo sul fuoco che avevamo allestito per riscaldarci ad asciugare. L’abbiamo dimenticato e l’indomani mattina, molto tempo dopo che siamo andati via, l’hanno trovato e portato in ospedale. Ha rischiato la vita perché si era bruciato seriamente su quel fuoco dove l’avevamo messo ad asciugare.

    Sniffare Lynol diventò un enorme problema a Snarøya perché c’erano giovani che circolavano mezzi svenuti per i luoghi pubblici e le strade a qualsiasi ora. Inoltre, rubavano macchine, barche ed entravano pure nelle case. Ormai succedeva di tutto e di più: barche nel cantiere venivano buttate giù, le macchine spinte in acqua e tutto ciò divertiva un sacco, senza che si pensasse neanche per un attimo al danno arrecato agli altri. Anch’io diventavo sempre più pazzo quando sniffavo, la mia reazione era diversa perché mi comportavo da pagliaccio solo per attirare l’attenzione, ma non mi veniva mai il desiderio di distruggere. In seguito cominciai ad aver paura di stare con gli altri, che si comportavano da criminali: pensavo che fosse sbagliato e inoltre avevo paura della polizia. Preferivo entrare nei miei sogni senza essere disturbato. Ringrazio Dio per questo, perché altrimenti, non sarei stato in grado di cambiare la mia vita in seguito. Mi ritiravo nel mio studio a casa e sniffavo da solo. L’effetto diventava sempre più forte: la vita vera mi sembrava una fantasia, era la fantasia la mia realtà. Per esempio credevo che mio padre mi avesse comprato una motocicletta HONDA – perché questo era il mio sogno – e che la moto fosse in garage ad aspettarmi. Pazzo di gioia corsi giù in garage con la mia pezza per sniffare in mano, ma lì trovai solo mio padre che stava mettendo la cera sulla sua macchina. Niente Honda, la moto non c’era… La vista di mio padre mi fece rientrare nella realtà, e corsi di nuovo per tornare nel mio studio nella mansarda. Chissà cosa può aver pensato che avessi nella testa mio padre, poverino. Delle volte mi convincevo che Gesù mi avesse scelto per salvare il mondo: ero io il nuovo Gesù e fuori dalla mia finestra c’erano milioni di persone che aspettavano di dirmi Gloria a te. Mi poteva anche accadere di vedere la casa in fiamme e nel panico urlavo come un dannato. Quando i miei arrivavano per vedere cosa mi fosse successo, non ero in grado di spiegarmi. Ero confuso quanto loro.

    Le cose peggiorarono. La Polizia venne a scuola con un medico per tenere un discorso, nella speranza che smettessimo di sniffare, ma l’unico risultato fu che i nostri genitori si spaventarono a morte. I medici non sapevano poi così tanto riguardo ai danni che poteva fare lo sniffare; dicevano che in seguito avremmo potuto soffrire di cirrosi epatica, avere problemi renali e danni cerebrali, ma perché questo aveva una certa logica in cui si poteva credere.

    Era arrivato il momento in cui i miei ebbero una risposta ai tanti comportamenti strani che avevo e posso dire che si preoccuparono parecchio dopo aver sentito le spiegazioni del medico. Promisi di non sniffare più e avevo tutte le intenzioni di mantenere la mia promessa. Ma ormai ero dipendente dal Lynol, il mio pensiero era sempre lì. Mi svegliavo presto per sniffare un po’ prima di andare a scuola e ritornavo da scuola con il pensiero di sniffare e sniffavo anche dopo essermi messo a letto per dormire. È difficile dormire dopo avere sniffato, infatti restavo sveglio a lungo dopo una specie di coma con il sempre presente ticchettio in testa. A scuola andavo di merda in quanto ero sempre stanco, mi addormentavo spesso sul banco e i compiti non li facevo mai. Il risultato era che i miei voti a scuola erano pessimi ed ho dovuto fare un anno 1961-62, alla scuola di prosecuzione alle scuole elementari.

    Lì non sono migliorato proprio niente, sono uscito con i voti più bassi. Non so perché, ma mi hanno preso alle Medie Superiori presso la scuola di Stabekk, nell’anno scolastico 1962. Sono riuscito a rimanere nella scuola in qualche modo, ma quando, nel 1965 ho fatto gli esami finali, mi hanno bocciato. Ma sorvoliamo.… In quel periodo incominciavo ad interessarmi alle ragazze e stavo pure per raggiungere l’età per guidare un motorino. Ora sì, che mi potevo divertire. Era l’epoca dei Beatles quindi negli intervalli cantavamo le loro canzoni, poi quelle dei Rolling Stones. Anche cantanti come Tom Jones, con la sua canzone Not Unusual e quella di Roy Orbisson, con Over and Over, ci piacevano. Ci pettinavamo con i capelli in avanti per poi non tagliarli più. A scuola ho incontrato due svedesi che erano anche i miei nuovi vicini di casa: uno aveva la mia stessa età, mentre l’altro aveva due anni più di me e aveva anche un motorino. Questi erano poi destinati a diventare i miei fratelli di sniffate per i prossimi anni. Pure un altro ragazzo è venuto per sniffare con noi, ma quando sniffava gli venivano dei brufoli pazzeschi sulla faccia, perciò lui smise e se ne andò via e non l’abbiamo più rivisto.

    In quel periodo mi sono messo con una ragazza della classe che chiamerei Soffia Låren. Era bionda, ma aveva le tette come quella italiana. Potevo restare ore e ore sul divano con la testa tra le sue tette, mi dava quasi la stessa bella sensazione di quando sniffavo. Abbiamo avuto la nostra prima esperienza sessuale insieme.

    Io ero sempre insieme allo svedese più grande e quando Soffia portava una amica, restavano a chiacchierare fra loro, mentre noi uscivamo per sniffare. Non sapevano proprio niente di quello che noi facevamo.

    Avevo incominciato pure con l’alcool. Prima non mi interessava bere. Quando si sniffa si sente il corpo scomparire, non si può più controllare sul momento, invece quando si beve uno si sente pesante, non riesce a camminare dritto e prima o poi gli tocca vomitare.

    Avevamo cambiato ambiente e andavamo al Sjekker’n, di martedì, al club dei teenagers di Strand e durante il week end a Fornebu. L’alcol ci dava un po’ di coraggio e si riusciva, fino ad un certo punto, a socializzare meglio. Io esageravo sempre e a dire la verità e uscivo poi alla fine a sniffare; avevo sempre una bottiglietta di Lynol in tasca.

    Sono rimasto per circa un anno e mezzo con Soffia e dopo ci siamo visti occasionalmente. Io dedicavo tutto me stesso ai diluenti chimici.

    Il Lynol mi dava sempre più allucinazioni con episodi belli ma anche terrificanti che mi potevano spaventare notevolmente. Quando si smetteva di sniffare la paura scompariva senza lasciare tracce, non come l’LSD che procurava danni psichici. Era d’estate, prima del mio secondo anno alla scuola di Stabekk, e frequentavo sempre lo svedese più grande Frik, ma suo fratello Frank era con noi sempre più spesso. Dalla parte superiore della loro casa c’era un monticciolo che era ideale per sniffare e lì facevamo l’esperienza di volare, come la chiamavamo noi. Per fare questo, ci serviva una nuvola ben disegnata che si muovesse e noi ci mettevamo sulla schiena e ci concentravamo su un punto specifico della nuvola, senza lasciarlo. Dopo un po’ la nuvola si fermava e tu sentivi di essere aspirato e di entrare dentro la nuvola e sembrava di perdere il contatto con il terreno. La nuvola ricominciava e muoversi e ci sembrava di volare insieme al lei. Era una sensazione fantastica che in seguito diventò un fenomeno riconosciuto da tutti. Capitava che la collina fosse piena di gente e tutti giacevano sulla schiena e guardavano le nuvole… Oltre a questa ebbi un’altra esperienza stranissima lì sulla collina. C’eravamo solo Frik ed io.

    Frik disse: «Mettiamoci giù con le teste vicine vicine e forse potremo volare insieme!!??»

    Altro che volare, dopo un po’ sentii una specie di terremoto e mi risvegliai di colpo: mi sembrava che Snarøya si stesse dividendo in due, un terremoto terrificante e gridai. «Corriiiiiiiiii!!!!!!!!!»

    Dopo questo episodio non mi ricordo niente fino al momento che mi trovai giù nel loro giardino insieme a Frik. Lui aveva una paura bestiale ed era pieno di ferite che si era procurato cascando giù dalla collina. Per cui, visto che avevamo sniffato con le teste molto vicine, ci è capitato di esperimentare un’ esperienza insieme, veramente incredibile. Abbiamo cercato di ripetere l’esperienza, ma non è mai più successa la stessa cosa.

    I miei avevano una barchetta a motore e delle volte potevo prenderla, e allora andavo a sniffare, o con Frik, oppure, come spesso capitava, da solo.

    Ora stava diventando un grosso problema per me sniffare., non riuscivo più a controllarmi. Sniffavo finché la bottiglia non era vuota, senza rendermene conto. Questo implicava che dovevo per forza riempire una bottiglia con la quantità per sniffare, se no c’era il pericolo che sniffavo per giorni interi senza togliermi la pezza dalla bocca. Una volta ero fuori in barca, l’avevo ancorata e prendevo il sole coricato nella stiva. Tutto era bellissimo, l’acqua toccava la prua, il sole mi accarezzava e sentivo l’odore dell’acqua salata. Dopo un po’ mi alzai e scoprii che la riva non c’era più e che ero alla deriva in mare aperto. Per la disperazione accesi il motore e incominciai ad indirizzare la barca verso quella che secondo me era la direzione giusta. Ebbi un black out e solo tante ore dopo tornai in me. Era buio, in piena notte, la benzina era finita ed anche la mia bottiglia di lynol. Mi trovavo nel bel mezzo del fiordo di Oslo. Non c’era niente da fare per cui mi misi a dormire nella barchetta e la mattina seguente sono riuscito a procurarmi della benzina per arrivare a casa. Il risultato fu che i miei si disperarono, avendo capito che tutto era successo perché avevo sniffato.

    Un’altra volta ero fuori in barca con Frik ed eravamo stati per tante ore al sole li a mare, finché non cominciò a tramontare. Allora incominciò a soffiare un gran vento con grosse onde sature di sale. A un tratto, vidi mia madre spuntare dall’acqua, la sua testa attaccata ad una specie di pinna di un pesce verde e lei ondeggiava su e giù con le onde mentre piangeva e diceva che io ero condannato a sniffare come punizione per i peccati fatti dagli antenati. C’erano mio padre, gli zii, le zie, le nonne, i bisnonni; c’erano tutti e ondeggiavano sull’acqua come una cintura fatta di pinne di pesce che si allargava sul mare. Tutto si svolse in una breve frazione di tempo oppure durò per centinai d’anni per poi scomparire negli abissi. Ho dimenticato centinai di sogni che ho fatto negli anni, però penso di poter scrivere a tempo indeterminato sulle strane esperienze avuto sotto effetto del diluente.

    Dobbiamo andare avanti.… Avevo un altro pensiero, volevo comprare una moto, perciò cercai di finire un lavoro estivo al porto che durava tre settimane. Mi avevano informato di una moto usata tipo Honda che era in vendita nella strada Youngsgata centro la città Oslo. Mi sono precipitato lì e ho saputo, con mia grande sorpresa, che costava solo mille e cinquecento corone. Queste moto costavano normalmente sulle tremila corone, per cui ho deciso di acquistarla comunque. Era l’unica alla mia portata. Un po’ di soldi ce li avevo e il resto me l’hanno prestato. Certo, mi avevano imbrogliato, con quel prezzo ci doveva essere qualche cosa che non andava. Arrivai giusto fino a casa mia e poi qualche cosa si è rotto. Mio padre non sapeva niente dei miei piani d’acquisto. All’inizio si arrabbiò ma poi si rimboccò le maniche per aiutarmi ad aggiustare la moto. Mi mostrò i pezzi rotti e cambiò quasi tutti i pezzi del motore. Per me era un’ esperienza molto interessante che mi portò a fare io stesso delle riparazioni di moto in seguito. Finalmente avevo una Honda e a scuola mi veneravano perché ero l’unico ad averne una.

    La gioia purtroppo è durata poco perché un giorno venne la polizia a scuola per controllare tutte le moto e, visto che non avevo ancora sedici anni, non avevo la patente per portarne una. Hanno chiamato mio padre al lavoro e lui ha dovuto lasciare il lavoro per venire a prendere la famosa Honda. Tutti gli studenti si misero intorno alla moto per impedire che fosse portata via: ne fui molto felice. Mio padre, invece non tanto, era seduto sulla moto, rosso in viso e non riusciva ad andar via, me lo ha rinfacciato per molto tempo. L’abbiamo portata su nel mio studio per lasciarla lì durante l’inverno, per me era come un sogno diventato realtà, la potevo ammirare mentre sniffavo ed ascoltavo la musica beat. Mi ero fissato con un gruppo americano che si chiamava The Association, e specialmente con le canzoni Along comes Mary e Cherish e mi piacevano pure le Supremes quando cantavano Where did all your love go e queste canzoni si abbinavano molto bene con la mia epoca. Ora sniffavo mentre guardavo la mia moto collocata in mezzo alla stanza, luccicante e bella con le sue linee eleganti. Stavo a guardarla per ore e ore e man mano diventava per me una mania guardarla e sniffare allo stesso tempo. Era la mia unica ragione di vita, gli psicologi non sono mai riusciti a capire la mia relazione con la moto. Dopo aver contemplato la moto per mesi, mi è venuta un’ idea, volevo riverniciarla di giallo. Detto, fatto. Questo accadde prima che i Beatles girassero in una Rolls Royce gialla e che cantassero Yellow submarine. Amavo il colore giallo da quando ero bambino. Dovevo smontare la moto pezzo per pezzo per poi verniciare i pezzi di giallo con l’aiuto dell’aspirapolvere. Una Honda gialla, bestiale, una cosa mai vista. Chiamai i miei amici per farmi aiutare a dare la cera e per una settimana siamo stati seduti a terra a dare la cera ai pezzi ed a sniffare, circa due litri in una settimana, ma vi posso assicurare che il risultato era uno schianto. Ora avevo una Honda gialla, certo, l’unica Honda gialla nell’universo.

    In questo periodo il tempo passava davvero lentamente, avevo compiuto sedici anni e mi preparavo per prendere in patentino. Volevo a tutti i costi far vedere la mia Honda gialla avendo il patentino in tasca. Incontrai una nuova ragazza che mi distraeva dagli altri pensieri. Era scura, ma aveva delle tette fenomenali, proprio come l’altra, la Soffia Låren. La chiamerò Tuppen. Lei non sniffava, ma sapeva

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