Tirando calci al vento: antologia di racconti
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“Tirando calci al vento” è un contenitore di idee, urgenze, ambizioni ma soprattutto l’espressione, sotto forma di prosa, dei più variegati sentimenti d’una generazione oltre misura sottovalutata, che celebra l’essenza stessa della scrittura, oltre a rappresentare la volontà dello scrittore Alessio Biagi di concedere agli studenti della città di Massa la possibilità concreta di mostrare il proprio talento letterario stimolandone e supportandone la creatività e l’ambizione artistica
L’Antologia comprende inoltre il racconto inedito La pazzia di Coletta di Alessio Biagi. I proventi ricavati verranno utilizzati per il finanziamento della prossima edizione del Premio di Scrittura Creativa dedicato alla memoria di Cristina Biagi.
Alessio Biagi
Alessio Biagi è nato nel 1980 a Massa dove vive e lavora. Cresciuto con la passione della poesia, si è dedicato alla narrativa dopo il fortunato incontro con lo scrittore fiorentino Marco Vichi. Nell’ottobre 2006 ha pubblicato, per la casa editrice Pensa, un primo racconto nell’antologia La città che narra ed un secondo, contenuto nell’antologia La legge del desiderio a cura di Giulio Milani, presso la casa editrice Transeuropa. In tutti i respiri che ti ho preso è il suo primo romanzo.Alessio Biagi was born in Massa in 1980 where he lives and works. He grew up with a passion for poetry and devoted himself to writing fiction after the successful meeting with the Florentine writer Marco Vichi. In March 2009 he published the novel “In all breaths i've taken” for the Meligrana Giuseppe Editore Publishing House, the novel “Never loved enough” in December 2010, the novel "Let me be your eyes" in July 2012 and the last "Take everything I have" in november 2013.
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Tirando calci al vento - Alessio Biagi
Tirando calci al vento
antologia di racconti
Alessio Biagi
[a cura di]
Published by Giuseppe Meligrana Editore
© Premio Letterario di Scrittura Creativa Cristina Biagi
Copyright Meligrana Editore, 2014
Tutti i diritti riservati
Meligrana Giuseppe Editore
Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041
www.meligranaeditore.com
info@meligranaeditore.com
ISBN: 9788868150846
Copertina © Mia Bellucci
Liceo Artistico Artemisia Gentileschi (Carrara)
Segui la Meligrana su:
Indice
Frontespizio
Colophon
Licenza d’uso
Copertina
Premio di Scrittura Creativa Cristina Biagi
Tirando calci al vento
Premessa
La pazzia di Coletta di Alessio Biagi
Racconti
La più dolce di Clara Bardoni
Efisio Mandrabau di Pablo Festa
Sempre di Chiara Di Giulio
La scatola di Nicole Tanaka
Lia di Martina Bonni
Ssendam di Matteo Mosti
Onore di Giacomo Lemmetti
Oblivious di Chiara Santini
Racconto numero 0 di Maria Tarabugi
Immanenza di Marta Rivieri
L’impercettibile grandezza dell’amore di Alessia Matta Sergiampietri
Fragile di Marta Mannella
Codice 7-1-9-9 di Artemisia Sarteschi
Ali spezzate di Noemi Della Pina
Doloròsa di Keivan Molai
La solitudine del pesce rosso di Sara Fascetti
Un altro uomo di Aurora Gozzani
Storia e Jula di Jacopo Gerevini
Licenza d’uso
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Questo ebook non può essere rivenduto o ceduto ad altre persone.
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Grazie per il rispetto al duro lavoro di quest’autore.
Premio di Scrittura Creativa Cristina Biagi
- Prima Edizione
Con il Patrocinio di:
In Collaborazione con:
L’intera opera è frutto della fantasia degli studenti appartenenti al Liceo Artistico Felice Palma
, Liceo Scientifico Statale Enrico Fermi
, Liceo Linguistico e delle Scienze Umane e delle Scienze Sociali Giovanni Pascoli
, Liceo Classico Pellegrino Rossi
di Massa ed è dedicata alla memoria di Cristina Biagi: Madre, Figlia, Sorella, Donna.
Gli scrittori si forgiano nell’ingiustizia come si forgiano le spade. Ernest Hemingway
A volte un’idea fluttuava innocente per la stanza,
come un uccellino bianco. Non aveva cattive intenzioni.
Voleva solo aiutarmi, l’uccellino. Ma io lo colpivo,
lo abbattevo con i tasti, finché mi moriva tra le dita.
John Fante
Qual è il consiglio che darebbe ai giovani scrittori?
Li consiglierei di bere, scopare e fumare un mucchio di sigarette.
E a quelli più anziani?
Se sono ancora al mondo, non hanno bisogno di consigli.
Charles Bukowski
Premessa
Il 1° Premio Letterario di Scrittura Creativa Cristina Biagi
rappresenta la volontà ed il desiderio dello scrittore Alessio Biagi e della Famiglia Biagi d’inaugurare una serie di iniziative culturali in memoria di Cristina Biagi rivolte alle nuove generazioni.
Questa Antologia di Racconti è il frutto di una serie di lezioni di scrittura creativa presso i Licei di Massa che hanno aderito al concorso letterario presentato dalla Regione Toscana all’interno della Festa della Toscana 2013 e patrocinato dal Comune di Massa e dalla Provincia di Massa Carrara in collaborazione con la Meligrana Editore. Parallelamente al Premio di Scrittura Creativa, Alessio Biagi e Giuseppe Meligrana, col supporto del Laboratorio Artistico Fotografico di Massa, hanno proposto un Concorso Fotografico/Artistico al fine di utilizzare il miglior scatto o opera pittorica come immagine di copertina.
La ragione di tale iniziativa letteraria e culturale, oltre evidentemente alla volontà dello scrittore Alessio Biagi di onorare la memoria di Cristina, è concedere agli studenti della città di Massa, la possibilità concreta di mostrare il proprio talento letterario stimolandone e supportandone la creatività e l’ambizione artistica.
L’Antologia di Racconti Tirando calci al vento
è un contenitore di idee, urgenze, ambizioni ma soprattutto l’espressione, sotto forma di prosa, dei più variegati sentimenti d’una generazione oltre misura sottovalutata, che celebra l’essenza stessa della scrittura che lo scrittore austriaco Heimito von Doderer descriveva come Librarsi altissimi sopra l’abisso trattenuti soltanto dalla grammatica
.
I proventi ricavati dalla vendita dell’Antologia di Racconti Tirando calci al vento
verranno utilizzati per il finanziamento della prossima edizione del Premio di Scrittura Creativa dedicato alla memoria di Cristina Biagi.
La pazzia di Coletta
Un racconto di Alessio Biagi
«Smettila! Non hai idea di cosa stai facendo! Rovinerai la tua famiglia. Non riconosco più l’uomo che ho sposato. Ti prego: non mangiartelo!»
Mi chiamo Amedeo Gori, nato nella casa familiare a Castellaccio, nel cuore delle colline livornesi, sulla sommità del Monte Nero, a breve distanza dall’abitato omonimo di Montenero e dal celebre santuario mariano. Possedevamo diversi ettari di terreno agricolo, e il pregevole casolare Caproni appartenuto al padre di nonna Coletta, che a sua volta partorì soltanto un figlio, mio padre, dopodiché nonno Dino morì di tubercolosi intestinale a causa del latte non pastorizzato che ingollò per una vita. Nacqui il 25 gennaio 1920, soltanto il giorno precedente, alla Charité di Parigi, moriva il pittore Amedeo Modigliani.
Nonna esigette che suo figlio, mio padre, m’assegnasse il nome dell’artista livornese, mentre lui in realtà prediligeva Dino, ma nonna l’ossessionò al punto che dovette infine accontentarla. Tuttavia l’insoddisfatta Coletta non si limitò a omaggiare la memoria del conterraneo artista imponendo il nome Amedeo per il primo nipote, nelle settimane successive, organizzò, pianificò e realizzò quella che tra i discendenti Gori e Caproni viene tutt’oggi ricordata e denominata la pazzia di Coletta. Difatti, prima della conclusione dell’anno, contrattò personalmente la vendita del casolare Caproni con annessi terreni, trasferendo l’intera famiglia nel quartiere Venezia a Livorno, così da disporre della liquidità necessaria per acquistare un autentico quadro del pittore Amedeo Modigliani. Non ho notizia dei fattori scatenanti che spinsero nonna Coletta in quest’impresa per tutti assurda: i parenti più stretti asserirono successivamente che in nessun caso dimostrò particolare interesse per la pittura, al contrario però idolatrava Livorno e i livornesi, ma ciò non rispondeva sufficientemente ai tanti interrogativi. Ad ogni modo, con stupefazione da parte di tutti i compaesani di Castellaccio, Coletta riuscì ad acquistare un autentico Modigliani, nello specifico Nudo disteso con cuscino blu: un olio su tela dipinto nel 1916 di dimensioni 60,1 cm x 92,1 cm, che giunse a Livorno da Parigi attraverso un intricato numero di spedizioni e mediatori. Quel capolavoro equivaleva in gran parte al valore immobiliare del casolare Caproni dove risiedeva con figlio, nuora e neonato nipote, più i terreni circostanti.
Altra stramberia fu che di quel dipinto nonna Coletta non fece mostra né nel nuovo appartamento a quartiere Venezia, né tantomeno nella stamberga di Castellaccio dove rifugiammo all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1943. Lo conservava all’interno d’una valigia del defunto marito, fasciato più volte dentro un drappo. Soltanto prima di coricarsi posizionava la valigia sul materasso, sfasciava il dipinto e dopo averlo contemplato, levava le mani al cielo supplicando che quell’incanto si mantenesse integro.
Passò moltissimo tempo prima che riuscissi personalmente ad ammirarlo: nonna Coletta vigilava sulla curiosità impertinente del primo nipote e degli altri nati successivamente, ma soprattutto sulla bramosia di papà che aspirava a rivenderlo contrattando un ottimo prezzo per trasferirci nuovamente a Castellaccio e magari acquistare qualche capo d’allevamento.
«Ti prego mamma!» implorava.
«Sei più duro delle pine verdi!» rispondeva in dialetto «Ho detto: no!»
Ricordo perfettamente l’occasione in cui Coletta mi concesse di vederlo. M’introdussi nella sua camera da letto scoprendola inginocchiata mentre recitava le preghiere.
«Nonna?» sussurrai.
Sobbalzò: «Che vuoi?»
«Mi mostri Modì?» risposi sommessamente.
Si spazientì bofonchiando: «Ogni testa dura trova’r su’ scoglio».
«Ti prego...» m’affrettai a supplicarle.
«Perché?»
«Compio gli anni settimana prossima... E poi perché... dè, m’hai chiamato Amedeo per una ragione, giusto?» Mostrai molto naturalezza in quella risposta e persino un pizzico di giustificata saccenteria. Effettivamente colpii nel segno perché Coletta rise a fior di labbra permettendomi d’avvicinarmi. Restandole accanto, rimosse delicatamente il drappo e nonostante la puerizia e l’inesperienza, compresi chiaramente perché sopportasse le spiritosaggini dei compaesani e le petulanti richieste di papà.
«Ti piace?» domandò, orgogliosa. Non risposi limitandomi a un’espressione stranita. Nudo disteso con cuscino blu era al tempo stesso un’espressione di purezza e un mistero erotico. Contemplai quelle linee morbidamente mosse, l’accenno di divano, cuscino, e quell’uso sobrio del colore. Quella figura dalla carne in tonalità albicocca che sembrava avrebbe scardinato la cornice da un momento all’altro, e che al contempo esprimeva calma, voluttà dentro un’espressione piena di promesse.
«Basta così!» annunciò Coletta.
«Un minuto» la implorai.
«No, basta» replicò avvolgendo nuovamente il dipinto e cacciandomi prepotentemente. Tuttavia mi trattenni sulla soglia per osservarla ricollocare amorevolmente il quadro all’interno della valigia. Coletta mi scrutò incarognita.
«Maledetto chi ti coce ir pane!» brontolò «Fila a letto!»
Ancora eccitato non chiusi praticamente occhio. Il dipinto di Modigliani l’avevo impresso nella mente.
***
«Amedeo» chiamò Coletta la mattina seguente facendo capolino dalla camera da letto. La raggiunsi entusiasta per l’avvenimento del giorno precedente. Sgusciai dentro mentre rassettava. M’occhieggiò accuratamente dopodiché proruppe:
«Il mi babbo ripeteva spesso "È meglio ave’ paura ‘e toccanne"».
«Come?»
«Chiudi la porta».
Accostai l’uscio avvicinandomi baldanzoso e Coletta, dolcemente, cominciò a carezzarmi la nuca.
«Amedeo... Amedeo» sospirò addolcendo i lineamenti del viso, sollevando le sopracciglia. Poi, d’un tratto, digrignando quelle specie di fauci aguzze, m’avvitò l’orecchio ruotandolo in modo innaturale.
«Ahi, ahi!» guaii.
«Taci!» minacciò Coletta, aggiungendo: «Se t’azzardi a raccontar di ieri a quell’aborto del tu babbo o a quell’arpia della su moglie e soprattutto a quei maligni dei tuoi fratelli, t’azzonco qualche cosa».
«Giuro, giuro...» confermai saltellando dal dolore «Ahi, ahi!»
Convinta dal giuramento estortomi, sciolse l’orecchio. «Bravo Amedeo...» biascicò carezzandomi. «Ritornatene di là».
Sgattaiolai nel soggiorno rapidamente, coprendomi l’orecchio col palmo e accomodandomi al tavolo.
«Cosa voleva Coletta?» domandò mamma.
«Nulla!» risposi sistemandomi compostamente.
«Amedeo?»
«Sì, mamma?»
«Che hai fatto all’orecchio? Pare pigli foco!»
***
Non rividi il dipinto per molto tempo: la nonna mi controllava, ma durante un frugale pasto serale, l’ultima arrivata Luisa, eruppe improvvisamente:
«Mamma, cosa vuol dire amore?»
«Come?» trasalì, e con lei Coletta.
«Ieri il babbo t’ha domandato se facevate l’amore» asserì innocentemente arzigogolando con la forchetta tra piselli e