Quando tutto può cambiare
Di Lucylla
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Anteprima del libro
Quando tutto può cambiare - Lucylla
proteggilo."
L’anniversario
Una piacevole e delicata fragranza floreale si diffuse nella stanza, quando Carla aprì la finestra. Attratta dai colori del giardino di fronte, rimase lì qualche istante, perdendosi in quella splendida visione. Alberi e cespugli fioriti, appoggiati sopra un morbido prato, regalavano allo sguardo l’emozione di un quadro d’autore, del quale il titolo non poteva che essere: "La primavera".
«Ehi, Carla, non vieni a pranzo?» chiese Antonella facendo capolino dal montante della porta.
«No, oggi resto in ufficio, così, mentre mangio un panino, ho il tempo di cercare in rete qualche ricetta per stasera. Ho anche chiesto un’ora di permesso, perché voglio avere il tempo di andare a fare la spesa e cucinare con calma, prima che Simone rientri.»
«Okay, ci vediamo dopo.»
«A dopo. Buon appetito!»
Dal fondo della strada giunsero, d’un tratto, le urla festose dei bimbi appena usciti da scuola. Carla si sporse un po’ dalla finestra per riuscire a vederli, seguendo con tenerezza alcuni di loro nel momento in cui, supportati dagli adulti, si sfilavano dalle spalle quegli enormi zaini, pieni di cultura e di impegno quotidiano. Era buffo osservarli saltellare non appena liberati da quel peso, sembravano diventati leggeri come piume. Pensò sorridendo che, se quella fosse stata la scena di un film e lei la regista, in quel momento le sarebbe piaciuto farli volare. L’allegria e la vivacità di quei bimbi le trasmisero benessere e serenità. Rimase ancora un po’ appoggiata al davanzale a godersi quella piacevole sensazione.
Poi, lentamente, tornò la quiete. Il cinguettio degli uccelli ricominciò a farsi sentire e Carla, dopo essersi stiracchiata per bene, tornò a sedersi davanti al computer. Inserì la parola antipasti sulla stringa di Google e iniziò la ricerca.
«Allora, mmmh… no, questa non mi piace. Questa, invece, è troppo complicata. Ecco qui! Mini croissant di pasta sfoglia al salmone affumicato. Buoni! Pompelmi rosa ripieni di gamberetti e salsa al cognac, non male! Sarà un po’ complicato tagliare i pompelmi a cestino e svuotarli della polpa, ma non dovrei impiegarci troppo tempo. Se ci aggiungo anche un piatto di pesce spada e tonno affumicati, conditi con olio, limone e granelli di pepe rosa, direi che come antipasti sono a posto. Potrei poi fare un bel branzino al sale e per dessert, passare in pasticceria a prendere una torta di fragole e panna, la sua preferita.
Sono emozionata, come quando, nelle ricorrenze dei primi anniversari, preparavo tutto con molta cura, pur sapendo che il cibo si sarebbe freddato e il vino riscaldato, perché ci ritrovavamo aggrovigliati nel letto ancora prima di aver concluso la cena. Nella notte poi, appagati e affamati, tornavamo in cucina a divorare tutto quello che era avanzato.
Oggi non siamo più felici, la nostra relazione non ha più armonia e complicità. Sembra essersi depositato uno spesso velo di polvere su di noi, come accade in quelle case chiuse, dove nessuno vi è più entrato da tempo. Non c’è più energia, non c’è più colore, non c’è più passione. Cosa ci è successo? perché è diventato tutto così scontato?
Ho provato a parlarne con Simone, ma lui evita sempre il discorso, una volta perché è stanco, un’altra perché ha fretta, un’altra ancora mi liquida dicendo che è normale che la passione si assopisca col tempo. Certo, lo so anch’io che accade, ma dopo nove anni soltanto? E poi, diciamola tutta, la passione e il sentimento si sono assopiti in lui, non certo in me. Spero che stasera, a pancia piena e dopo qualche bicchiere di champagne, Simone diventi più loquace, lasciando cadere quelle barriere che si è costruito intorno. Sono pronta a tutto. Qualunque sia il problema preferisco conoscerlo, piuttosto che continuare a subire una relazione così poco gratificante. Il lavoro lo impegna molto, ne sono consapevole. Ha mansioni importanti nel settore commerciale, che spesso lo portano a effettuare viaggi di lavoro e quando è in sede, non ha orari. Tuttavia, credo che con un po’ di buona volontà, si possa trovare il modo di dare il meglio di sé, sia negli impegni lavorativi che in quelli affettivi. L’uno non può escludere l’altro. È anche vero che, negli ultimi anni, dopo la promozione, i suoi viaggi sono diventati più frequenti e le cene più numerose ed è sempre più snervante, per me, aspettare una telefonata, un messaggio, un rientro.
Abbiamo in sospeso anche un altro discorso che mi sta a cuore. Da circa un anno ho iniziato a proporre l’idea di allargare la famiglia, ma secondo Simone è sempre troppo presto, dice di non sentirsi pronto per questa responsabilità. Io non riesco a capacitarmi su come possa, a trentotto anni, non essere ancora in grado di prendere una decisione così naturale per una coppia.
Sarei davvero molto felice di poter ricominciare a scrivere insieme le nuove pagine della nostra vita, ma visto che non dipende soltanto da me, ho bisogno di capire se ne vale ancora la pena.»
Carla si guardò intorno. La tavola era ben apparecchiata e con le candele accese l’atmosfera sarebbe diventata intima e romantica. Controllò ancora che lo champagne fosse in frigo, poi soddisfatta si concesse una doccia. Il getto dell’acqua tiepida fece scorrere via i brutti pensieri. Anche se si sentiva pronta ad affrontare Simone, aveva paura che, per l’ennesima volta, lui sarebbe rimasto chiuso in un ostinato silenzio, trattandola poi con superficialità quando lei avesse insistito per avere delle risposte. Al contrario, pur nascondendolo a se stessa, aveva timore di scoprire che la causa del suo cambiamento potesse essere qualcosa di doloroso da accettare.
Godendosi il benefico massaggio dell’acqua, Carla rimase a lungo sotto la doccia. Una volta uscita, dopo essersi asciugata, sistemata i capelli e il trucco, decise di indossare un intimo di pizzo nero e un vestito elegante un po’ scollato, che ricordò con un sorriso malizioso, non le fosse mai rimasto addosso per molto tempo.
Si accese la tv e si accomodò sul divano nell’attesa dell’arrivo di Simone.
Dormiva già da qualche tempo quando il sonno fu interrotto, bruscamente, dallo squillo di un telefono. Non essendo abituata a dormire a quell’ora si sentiva un po’ stordita, tanto che inciampò nelle scarpe che aveva lasciato sul tappeto recandosi a prendere il cordless. Rispose alla chiamata con un tono un po’ irritato.
«Pronto!»
«Buonasera signora, sono Giancarlo della Vodafone e ho un’ottima offerta da sottoporle...»
Ci impiegò un attimo a capire cosa le stesse dicendo il telefonista, che recitava diligentemente la sua tiritera, poi riuscì a interromperlo e a liquidarlo in modo abbastanza gentile.
«Che ora sarà? dove ho messo il cellulare?» esclamò cercandolo. Lo trovò sul cuscino del divano. Il display indicava le 21:15.
«Le nove e un quarto? ma quanto ho dormito? e come mai Simone non è ancora arrivato?»
Riguardando lo schermo del telefonino, si accorse della bustina che notificava l’arrivo di un messaggio.
SMS 20:30
Da: SIMONE
Ciao, devo portare a cena un cliente
molto importante. Farò tardi.
«Hai dovuto portare un cliente a cena e me lo dici alle 20:30? Che oggi sia il nostro anniversario, ovviamente, non ti è nemmeno passato per la testa, stronzo che non sei altro. Questa volta mi hai veramente stufata!» sbottò a voce alta Carla.
La rabbia salì impetuosa dal profondo esplodendole nel petto, provocando lo stesso dolore di un cazzotto ricevuto alla bocca dello stomaco. Dal nervoso le venne voglia di lanciare il cellulare contro il muro, ma si trattenne, distruggerlo non l’avrebbe di certo fatta sentire meglio. Decise, invece, di chiamare un’amica.
«Ciao Giorgia, sono Carla, disturbo?»
«Certo che no! Come mai a quest’ora? non dovresti festeggiare con Simone?»
«Lo avrei fatto se fosse venuto a casa! Hai impegni stasera? Perché, se non disturbo, vorrei venire da te.»
«Ahi, ahi, ahi. Questa volta sei veramente arrabbiata. Hai una voce!»
«E vorrei ben vedere, sono pure uscita prima dal lavoro per preparare una bella cenetta! E lui che fa? Mi manda un messaggino alle 20:30 per dirmi che sta andando a cena fuori con un cliente. Ma ti pare normale?»
«Ora calmati, tanto, anche se urli, la situazione non cambia. Vuoi che venga io da te?»
«No, no, preferisco venire io, voglio andarmene da qui. Se non ti spiace, mi fermerei per la notte... e magari anche per qualche giorno, se non ti creo problemi. Voglio che trovi la casa vuota quando torna e che resti da solo per un po’!»
«Nessun problema per me. Vieni e fermati quanto vuoi!»
Carla buttò dentro a un borsone qualcosa alla rinfusa: una camicia da notte, della biancheria intima, qualche cambio per l’ufficio, due paia di scarpe. Poi passò in bagno e prese al volo quel che trovò a portata di mano, lanciandolo violentemente dentro al beauty. Prima di andarsene, guardò ancora una volta la sua bella tavola apparecchiata, poi prese la borsa, il soprabito e uscì di casa sbattendo la porta.
L’auto era parcheggiata in strada, proprio sotto casa. Le chiavi le trovò infilando meccanicamente la mano nella tasca del soprabito. Un rumore secco confermò lo sblocco delle portiere. Aprì il baule e vi scaraventò dentro il borsone e il beauty, poi si mise alla guida con la vista completamente appannata dalle lacrime. Il buon senso le consigliava di aspettare a muoversi, la rabbia, invece, le urlava di mettere in moto e di infilarsi nel traffico.
Non sapeva se era più delusa o più arrabbiata. Di una cosa però era certa: questa volta non l’avrebbe perdonato. La cosa che le pesava di più, non era la cena con il cliente, ma il fatto che glielo avesse comunicato così tardi. Si era di nuovo scordato del loro anniversario, altrimenti avrebbe potuto avvertirla prima, magari scusandosi e promettendole che l’avrebbe portata fuori la sera seguente. Ma, anniversario a parte, questo atteggiament