Kissmet
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About this ebook
Molto razionale e poco incline a credere nella magia o nel sovrannaturale, anche se con il ritorno del suo amico Adam dall'Inghilterra, comincia a fare strani sogni e avere deja-vù di vita, che non le appartengono.
Il culmine viene raggiunto quando conosce Brian, studente inglese e amico di Adam, che le crea strani turbamenti, facendo intensificare voci e visioni.
L'arrivo di un dispettoso, anche se tenero fantasma femminile, la costringe a un confronto difficile con un mondo che non conosce, ma anche con i suoi stessi sentimenti.
Sarà pronta la ragazza a mettere da parte le sue perplessità, cercando nel passato di altri personaggi, ma costruendo inconsapevolmente il suo futuro?
Un paranormal che sa tanto di favola e voglia di sognare...
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Book preview
Kissmet - Therry Romano
Sette
Uno
L’immagine era nitida: una torre svettante contro il cielo azzurro, bandiere bianche che sventolavano alla leggera brezza, muovendo la corona dorata ivi disegnata. Le nuvole del cielo si muovevano lente, quasi seguendo un percorso nell’azzurro, mentre uccelli festanti garrivano volando in tondo.
«Insomma signorina, non vede che la carta le ha già dato lo scontrino? Cosa aspetta, che la ringrazi pure?»
Le secche parole riportarono di colpo Solange al presente, facendole sbattere le ciglia, sorpresa.
Guardò la donna platinata di fronte a lei, che mostrava un certo cipiglio, e si rese conto che le tendeva la mano, per riavere la sua carta di credito.
Arrossì appena e sfilò la tessera magnetica dall’alloggiamento, porgendogliela a disagio.
Le era capitato di nuovo… e succedeva sempre più spesso nell’ultimo periodo.
«Scusi signora, ma ultimamente il Pos si blocca spesso e volevo essere sicura che il pagamento fosse completo.» rispose, non riuscendo a trattenere una punta di polemica nel tono.
Quella donna non le piaceva, non le era mai piaciuta, ma era la cliente più facoltosa della boutique e la sua titolare ci teneva, che fosse trattata come una regina.
Una regina… tsé, era una vipera, ecco.
La guardò di sottecchi e cominciò a sezionare la sua bellezza patinata, mentre le porgeva i sacchetti con gli acquisti.
Non era bionda naturale, lo si intravvedeva dalla radice di capelli molto scura; la pelle compatta era dovuta a uno spesso strato di fondotinta e di terra, che le ricopriva le imperfezioni, che si notavano se la si guardava da molto vicino.
Gli occhi chiari erano come un vetro ghiacciato, che respingevano qualsiasi tentativo di approccio amichevole.
Era quasi sicura che avesse sposato un ricco uomo d’affari e che non fosse aristocratica di origine. Lo si poteva capire dalle sue scelte di acquisti, basandosi sempre sul prodotto più costoso e non su quello più di classe, magari meno appariscente.
«Sì, sì, va bene. Non è che scappavo senza pagare.» rispose in tono sprezzante, infilandosi gli occhiali scuri con un gesto secco.
«Assolutamente no!» accondiscese con un tono cortese, anche se il suo sguardo diceva l’esatto contrario.
Con un gesto brusco la donna prese il sacchetto e ticchettando sulle scarpe vertiginose, si allontanò verso l’uscita, sbattendosi sgarbatamente la porta alle spalle.
«Stronza.» mormorò Solange, dando un piccolo calcio alla cassettiera sotto il banco.
Si lasciò cadere avvilita sullo sgabello, sentendo che la sua giornata era irrimediabilmente rovinata.
Ed erano solo le 10.30 di mattina…
Il ‘ding-dong’ della porta d’ingresso, la strappò nuovamente dalla sua autocommiserazione e automaticamente le labbra si distesero a un sorriso cordiale.
La forza dell’abitudine.
Ma quando si rese conto che era Serena, la ragazza del bar, che le portava la sua ordinazione, le labbra presero la piega all’ingiù.
«Bene, buongiorno anche a te.» rise la ragazza, notando la sua espressione.
Serena era solare già dalle 5 di mattina e la irritava vederla sempre così sorridente, quando invece lei era nervosa o arrabbiata.
Però era un’amica e su questo poteva giurarci. La sosteneva, la incoraggiava, la consolava tutte le volte che la sua giornata non era delle migliori, strappandole sempre un sorriso.
«Ciao Sere. Scusa, ma la Martini mi ha già rovinato la giornata.»
«Wow! Cosa l’ha buttata giù dalla Rolls già a quest’ora del mattino? Qualche evento mondano o un nuovo flirt?» domandò la ragazza, spalancando gli occhi.
«Perché vuoi dire che, oltre al fesso che si è sposata, qualcun altro la trova attraente?»
Solange aveva un tono eccessivamente acido e l’amica se ne accorse.
«Non è lei che ti ha indispettito, vero? Su, su, sputa il rospo.»
Con un sospiro, la ragazza si accomodò meglio sullo sgabello, prendendo tra le mani la tazza bollente e sorseggiando il liquido.
«Forse… Non lo so. Da un po’ di tempo dormo male, sogno a occhi aperti durante il giorno, rispondo a domande che nessuno mi ha mai fatto. Non so cosa mi stia capitando.»
«Sei stanca, Solange. Fai un turno allucinante dalla mattina alla sera, sempre chiusa in questo negozio con mansioni da tuttofare. Ma possibile che il tuo capo non si decida a prendere nessuno?»
«Dice che non ci sono abbastanza incassi per assumere qualcuno. Ma non mi sento stanca, sono solo… apatica.»
«Hai sentito il medico, allora?»
«Sì, ma mi ha prescritto degli integratori. Dice che sto bene.»
Sbuffò lentamente e tornò a sorseggiare il latte.
Non capiva: da qualche mese era come se la sua mente e il suo corpo non facessero parte dello stesso insieme. Si ritrovava a seguire pensieri, che non le sembravano appartenere, come se fosse una vita passata che ritornava a galla.
«Magari sarà l’autunno. Si sa che questo cambio di stagione sballa tutti gli equilibri.» la incoraggiò Serena con un sorriso, prendendole dalle mani il bicchiere vuoto e riponendolo sul vassoio. «A proposito, volevo invitarti stasera a uscire con un po’ di amici. Che dici, ci vieni? Andiamo al cinema.»
«Mmm, non lo so. Se mi sento ancora così a terra, non credo che sarei una buona compagnia.» borbottò pulendosi le mani con un tovagliolino.
«Anche di malumore sei un’ottima compagnia. E poi stasera viene Brian, l’amico di Adam, il ragazzo inglese che è