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La finestra sull'inconscio
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La finestra sull'inconscio

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Paul, Steve e Emily sono dei perfetti sconosciuti, completamente diversi gli uni dagli altri: timido e in cerca di spensieratezza il primo, arrogante e prevaricatore il secondo, decisa ed introversa la terza. Sono accomunati dal semplice fatto di ritrovarsi tutti e tre nella medesima spiaggia di Miami in cerca dello stesso posto in cui sistemarsi. Dopo aver fatto la conoscenza della misteriosa Susan, e di suo fratello Robert, scopriranno di essere uniti da un legame molto più profondo di quanto potessero mai immaginare…

La finestra sull’inconscio è un romanzo di formazione, di ricerca, di indagine interiore, nel quale i protagonisti si ritrovano a dover fare i conti con una dimensione che non credevano di possedere ma che è parte di loro stessi e senza la quale non possono conoscersi a fondo... Affrontare i propri timori e le proprie paure per trasformarle in forza è il segreto di quel coraggio che dovrebbe spingere ognuno di noi a convivere al meglio con il proprio io, prima ancora che con gli altri.

"Paul si avvicinò con una certa cautela alla porta d’ingresso, seguito dagli altri; afferrò la maniglia, e iniziò lentamente a ruotarla... ma subito si fermò, allorché un brivido gli pervase il corpo. Era freddissima! Era strano, troppo strano, impossibile, data la stagione ed il caldo che faceva! L’istinto fu di allentare subito la presa, ma non fece in tempo a farlo che sentì una mano poggiarsi sulla sua."
LanguageItaliano
Release dateApr 14, 2014
ISBN9788867930951
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    La finestra sull'inconscio - Davide Bergo

    http://creoebook.blogspot.com

    Davide Bergo

    LA FINESTRA

    SULL'INCONSCIO

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono fittizi o usati in modo fittizio. Tutti gli episodi, le vicende, i dialoghi di questo libro, sono partoriti dall’immaginazione dell’autore e non vanno riferiti a situazioni reali se non per pura coincidenza.

    A mia moglie Manuela,

    alla mia piccola Giulia…

    alla mia mamma e al mio papà,

    le persone più importanti della mia vita…

    dall’origine all’infinito.

    1.

    L’INCONTRO

    Mi sembra di vivere in un sogno, un meraviglioso sogno… finalmente siamo arrivati… siamo in vacanza a Miami! esclamò Paul guardandosi intorno come fa un bambino entrando in un parco divertimenti …ma ti rendi conto?

    In quel momento le cose più banali, come i gabbiani che volano liberi nel cielo lasciandosi trasportare da una leggera brezza marina o i ragazzi che si divertono sui pattini e sugli skates scorrazzando sulla passeggiata, erano per lui delle piacevoli scoperte; anche le palme che ondeggiavano al vento avevano un non so che di magico. Tutto questo lo indusse a fermarsi in mezzo alla strada ammirato ad osservare queste bellezze e a ripartire solo dopo i numerosi strombazzamenti di chi gli stava dietro. Cominciamo bene… commentò … ora forse dovrei andare a sistemare le mie cose in hotel… ma è tutto così meraviglioso, che credo andrò subito in spiaggia, al resto penserò più tardi.

    Paul, un ragazzo sulla trentina in t-shirt e bermuda a fiori era un giovane molto alla mano, un po’ figlio dei fiori, un po’ svampito, con un carattere decisamente ansioso e timoroso dovuto probabilmente alla sua educazione. I suoi genitori, molto apprensivi, avevano sempre cercato di creargli un mondo ovattato intorno e questo sicuramente non lo aveva aiutato ad acquisire sicurezza.

    Era un tipo strano, amava parlare con la sua vecchia Mini, che chiamava amichevolmente Dixie, un’auto a cui riusciva a confidare ogni suo segreto. Era la sua migliore ascoltatrice. Invece, con le persone, non era mai stato per lui altrettanto semplice.

    C’è un sacco di traffico in giro! esclamò dopo aver percorso quasi a passo d’uomo un piccolo tratto di strada Chissà se riuscirò a trovare un posticino anche per noi? Tu cosa ne dici Dixie? Al massimo, cercheremo un po’ fuori mano e poi io mi farò due passi; fa bene camminare, lo dicono tutti. Sai che ci sono molte cose belle da vedere in questo posto? Appena riusciremo a fermarci tirerò fuori dalla valigia la piantina così potremo farci un itinerario… mi piacerebbe molto fare un salto alle Everglades, un luogo poco distante da qui, con una flora meravigliosa, dove mi hanno detto è possibile vedere animali particolari.

    Paul, prima di partire, aveva anche sentito parlare della zona di South Beach, la più conosciuta e frequentata di tutta Miami e dell’Art Deco District, un quartiere con numerosi edifici dalle particolari facciate color pastello costruiti intorno agli anni ’30 e tutti restaurati di recente.

    Non vedeva l’ora di vederli!

    Poco distante da lui, l’atmosfera non era così speciale. -Accidenti! Quanta gente c’è oggi! Non so come farò a trovare un posto adatto alla mia auto nuova, con quello che mi è costata, non tutti i parcheggi vanno bene. E’ più di mezz’ora che sto girando a vuoto e per di più fa un caldo pazzesco, il termometro supera i 40 gradi. Con tutti questi turisti non so neanche se riuscirò a farmi un bagno, e io che pensavo fosse un posto esclusivo… io che non lascio il mio lavoro per nulla al mondo, figuriamoci per una vacanza… riuscirò ad adattarmi?-

    Steve, questo era il suo nome, era il classico trentenne in carriera, alto, fisico palestrato, macchinone, puzza sotto il naso... lasciare, anche se per poco tempo, il quartiere più elegante della sua amata New York, gli era costato molto.

    Ecco un parcheggio! esclamò vedendo uno spazio libero tra due auto. Così sporse dal finestrino il braccio su cui faceva bella mostra di sé un Rolex d’oro ultimo modello, di quelli che si pagano con assegni a tanti zeri e si affacciò per vedere meglio. Devo solo fare inversione e… sarà mio!

    Dall’altra parte della strada Paul, casualmente, vide lo stesso posto libero. Finalmente! esclamò L’ho trovato…

    La manovra fu quasi simultanea, tanto che nessuno dei due si accorse dell’altro, fino al punto da far quasi scontrare le auto. Cosa vuole lei? lo apostrofò subito Steve, con il suo solito fare spocchioso ed arrogante.

    Veramente, vorrei parcheggiarmi qui, se non le dispiace… rispose gentilmente Paul.

    Non è possibile! fece di rimando Steve.

    E perché mai? chiese uno stranito Paul.

    Entrambi scesero dalle rispettive auto. Steve, decisamente arrabbiato, disse ad alta voce, avvicinandosi a muso duro verso Paul, … per il semplice motivo che, se lei fa caso alle dimensioni della sua specie di auto, noterà certamente che occuperebbe solo metà del posto in questione; invece, la mia lo occupa completamente e quindi mi spetta di diritto! concluse perentorio, rendendosi conto di averla sparata grossa, ma con la chiara intenzione di provocare.

    Stranamente, Paul mantenne la calma, non si agitò come al solito, ed esclamò pacatamente rivolgendosi al suo interlocutore, … questa è la sua giornata fortunata! Oggi non mi va di litigare. Credo quindi che le lascerò il parcheggio. Comunque, la prossima volta, non osi più offendere la mia cara Dixie. Sa, potrebbe risentirsene! disse indicando l’auto.

    Dixie? Ma, ma... lei è tutto matto! ridacchiò Steve.

    La vita è troppo breve per perdere tempo prezioso in queste inutili arrabbiature. La saluto caro signore così dicendo, Paul si girò, risalì fischiettando sul suo mezzo un po’ sgangherato e se ne andò, lasciando Steve ammutolito, di sasso e anche un po’ incredulo per aver guadagnato così facilmente il parcheggio. Per nulla al mondo Paul avrebbe voluto rovinare la sua vacanza, soprattutto con motivazioni di così scarsa importanza e poco dopo, con un po’ di fortuna, anche Dixie trovò una sistemazione adatta a lei. Dopo essere tornato indietro almeno due volte per aver dimenticato di chiudere l’auto e poi per aver lasciato addirittura il portafoglio, Paul si diresse anche lui come Steve verso la spiaggia. Attraversando a piedi la Ocean Drive la sua attenzione fu subito rapita dalla bellezza dei palazzi e degli alberghi che vedeva stagliarsi maestosi contro un cielo meravigliosamente blu. Anche le ragazze che passeggiavano nella direzione opposta alla sua non lo lasciavano di certo indifferente. - Una di queste sere devo venire a fare un giro per questi locali… magari farò qualche conoscenza interessante… - disse a bassa voce tra sé e sé.

    Il luogo della vacanza che i due ragazzi stavano cercando, anche se ancora non lo sapevano, era il medesimo. Una spiaggia a pagamento, full optional, con una fila interminabile di persone che attendevano all’ingresso, cosa peraltro molto strana in questa zona. Di solito, infatti, da queste parti le spiagge si estendevano a perdita d’occhio con sabbia bellissima ed acqua cristallina senza troppe attrezzature, solo il minimo indispensabile. Steve e Paul, interessati unicamente all’abbronzatura e a godersi le vacanze in santa pace non ci badarono e si misero in coda. Alla cassa due giovani ragazze, poco più che diciottenni, rilasciavano ai clienti un biglietto simile ad un bancomat per poter accedere alla spiaggia e a tutti i servizi che questa offriva. Arrivato ormai in testa alla fila, dopo una breve attesa, Steve sbuffava ansiosamente in attesa del proprio turno. Anche pochi minuti di coda per lui erano già troppi, abituato com’era ad ottenere tutto e subito con il solo schioccare delle dita…

    - Finalmente è quasi il mio turno! Ero stufo di aspettare in mezzo a tutta questa gente… - pensò - … risparmiano tutto l’anno per poter fare la vacanza della vita nelle spiagge più esclusive, solo per poterlo raccontare agli amici. Sarebbe meglio se rimanessero a casa loro e lasciassero più spazio a chi se lo può veramente permettere…- era chiaro che il riferimento era a se stesso.

    Ecco signorina... e tenga il resto disse Steve alla cassiera, che strabuzzò gli occhi vedendo un biglietto verde di tale valore.

    Dopo un attimo di esitazione, la ragazza gli consegnò il ticket di accesso, che prese non dal blocchetto usato fino a poco prima e ormai quasi finito, bensì da un altro, nuovo di pacca, ma pieno di polvere. Sembrava fosse rimasto lì, dimenticato da tutti per decenni. Il biglietto consegnato nelle mani di Steve portava la scritta: FILA 5 POSTO 23.

    Buon soggiorno presso la nostra spiaggia… gli augurò la ragazza sorridendogli.

    Speriamo, io voglio solo il meglio; spero questo posto lo sia! Fu la risposta.

    - Cafone! - pensò in silenzio la cassiera, guardandolo allontanarsi.

    Molte persone più indietro Paul, anche lui nell’attesa del proprio turno, cercava di non farsi scavalcare dagli altri bagnanti e nel mentre frugava nelle tasche dei suoi vecchi pantaloni, scoloriti dai troppi lavaggi, per trovare gli spiccioli necessari per raggiungere la cifra richiesta dal cartello esposto al pubblico. - Cinque, sei, sette... più queste altre monete. Be’, ce la dovrei fare… - bofonchiava tra sé.

    Circa un’ora dopo, arrivato finalmente all’ingresso, tutto sudato per l’attesa sotto il sole cocente, il nostro amico rimase quasi imbambolato dalla bellezza di una delle due ragazze: bruna, con i capelli lisci che le scendevano sino alle spalle; due grandi occhi scuri molto profondi; occhialini all’ultima moda... Proprio un bel tipino!

    Sssalve, bbuongiorno... aarrivederci... iniziò a farfugliare Paul.

    Non vuole entrare?! fece la ragazza, accennando un sorrisetto malizioso Cccerto, ecco i soldi... ma tutti gli spiccioli gli scivolarono dalle mani sudate per il caldo e l’emozione, e finirono per terra, sparpagliati un po’ ovunque.

    Che disastro! Ora raccolgo tutto. Mi scusi disse Paul.

    Non si preoccupi, faccio io… intervenne l’addetta alla cassa all’altro lato dell’ingresso.

    Molto gentile le rispose Paul, arrossendo.

    Ecco… e così dicendo, la prima cassiera gli porse il biglietto, staccato dallo stesso blocchetto usato per Steve, … FILA 5 POSTO 24 ... e buona giornata.

    Grazie infinite, mi siete state di grande aiuto signorine e scusatemi ancora.

    Allora... se ne vuole andare?! Ci ha già fatto perdere un sacco di tempo! si levò una voce dalla fila ... abbiamo anche noi il diritto di andare in spiaggia!

    Paul si allontanò mentre le ragazze sorridevano divertite per il buffo siparietto fuori programma.

    Steve e Paul si diressero verso le file di ombrelloni, dopo essersi recati alle rispettive cabine, da dove poi uscirono in costume.

    - Fila 4, fila 6... - mugugnava tra sé e sé Steve, non riuscendo a capacitarsi di non riuscire a trovare il suo posto - … dove sarà questa maledetta fila 5??? - Continuò a girare a vuoto per un po’, suscitando le lamentele degli altri bagnanti, disturbati dalla sabbia che stava sollevando.

    Nel frattempo, poco più in là, anche Paul stava cercando il suo posto.

    Scusi signora, mi dice gentilmente dove si trova la FILA 5 POSTO… ? chiese a un tratto a una donna che lo stava fissando già da un po’, quasi volesse farsi notare.

    Prego? Non esis… stava per rispondergli, ma subito si corresse ... non saprei! Io sono ormai tanti anni che vengo qui, ma non ricordo questa fila specifica... forse perché non ci sono mai capitata. Ogni anno ho sempre la stessa sistemazione... ma, se le può far piacere, l’aiuto a cercarla. gli rispose, fissandolo con i suoi luminosi occhi verdi.

    Grazie signora, troppo gentile! Mi presento: mi chiamo Paul e sono di Atlanta. Sono arrivato oggi, per una vacanza di alcuni giorni.

    " Piacere! Io mi chiamo Susan e sono proprio di Miami. Sono nata qui... ma sono signorina. Non sono così vecchia... se mai saremo quasi coetanei. puntualizzò la signora", mostrando un'espressione alquanto seccata.

    Mi scuso... mi dispiace molto... sono mortificato… riprese Paul, estremamente imbarazzato, … saranno questi occhiali... è da un po’ che dico di cambiarli ma non ho ancora trovato il tempo per farlo. Non ci vedo più bene scusi ancora… si giustificò goffamente Paul, certo non migliorando l'impressione che doveva aver fatto a Susan.

    Non fa niente. Scuse accettate! concluse la ragazza, sorridendo bonariamente e passandosi la mano nei lunghi capelli neri quasi a volersi togliere la sabbia che si era infilata.

    Ora che ci siamo presentati… ma qui fa sempre un caldo così insopportabile? chiese Paul a Susan, non sapendo in quel momento cos’altro dire.

    Di solito sì, anche se negli ultimi anni il clima si è fatto più afoso…

    Comunque la ringrazio per la sua offerta di aiuto. Accetto volentieri. Che ne dice di provare a cercare più in là? le chiese poi Paul, dirigendosi un po’ fuori dalla zona centrale della spiaggia, sempre più brulicante di gente. Non mi sembra che i proprietari di questo posto abbiano avuto molta logica nel numerare le file degli ombrelloni aggiunse ancora.

    Sa... è una spiaggia che ha avuto una ‘nascita’ un po’ complicata; diversi proprietari, accordi non rispettati e via dicendo. Gliene parlerò, se le può far piacere... ma non adesso disse in tono misterioso Susan, evitando lo sguardo di Paul Ora cerchiamo la sua sistemazione.

    Quanta gente che c’è oggi in spiaggia… ma è sempre così, Susan? Sa, io non sono molto pratico di posti alla moda come questo… chiese.

    E’ tutto nella norma caro Paul… sorrise Susan rispondendogli, … noi ormai siamo abituati a questo caos, soprattutto nei mesi estivi. E comunque possiamo darci del tu, se sei d’accordo.

    Per me va bene… comunque… non so se riuscirei a viverci… in un posto così. disse Paul ricambiando il sorriso di Susan. Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di un bambino che stava costruendo un castello di sabbia proprio sotto ai suoi piedi, così lo schiacciò involontariamente, provocando la reazione del piccolo, che scoppiò in un pianto dirotto.

    Scusami… non ti avevo visto… si affrettò a dire Paul, impacciato. Non sapendo come consolare il bambino che piangeva sempre di più, si allontanò in tutta fretta tirando con sé anche Susan per evitare le ire dei genitori.

    Steve, invece, girovagava ancora. Stava sempre più arrabbiandosi, quando incontrò, o meglio si scontrò, con Paul.

    Ah... salve! Ci rivediamo, eh?! esclamò Paul alla vista di Steve.

    Fulmini e nuvoloni neri sopra le loro teste, con la povera e del tutto ignara Susan proprio nel mezzo!

    "Cosa ci fa qui? Non mi sembra questo un posto adatto ad un tipo come lei" lo aggredì verbalmente Steve.

    "E perché?! Cosa avrei di cosi strano?!" fece di rimando Paul, seriamente risentito.

    Ma non se ne rende conto?! gli rispose con aria strafottente Steve Lei è così… così… così normale!

    "Mi sembra di non essere l’unico in spiaggia ad essere, come dice lei, normale! Mica tutti possono permettersi un orologio d’oro al polso, che non si tolgono neanche in spiaggia o alla sera andando a dormire, per paura di farselo rubare; o hanno una macchina lunga come la sua, che non trova mai un parcheggio adatto… gli rispose piccato Paul. E poi, cosa c’è di male a essere normale? Mah?!" disse infine, sospirando.

    Ad un certo punto, prima che tutto degenerasse in maniera irreversibile, Susan interruppe l’amabile conversazione tra i due giovani, e cercò di riportarli sui binari della ragione.

    Su smettetela. Non vorrei rovinarvi i vostri piani… ma ci sono anch’io, qualora ve ne foste dimenticati! Invece di stare qui a litigare… disse poi rivolta a Paul … cerchiamo piuttosto di capire se esiste la FILA 5, o no.

    I due ragazzi furono riportati bruscamente alla realtà e d’un tratto Steve esclamò: ma anch’ io sto cercando la FILA 5!

    Puoi unirti a noi se ti fa piacere. Sarà più facile trovarla. Fu la risposta gentile e disponibile di Susan.

    Steve acconsentì di buon grado. Mi chiamo Steve, lieto di conoscerti…. fece con tono stranamente educato.

    Mi chiamo Susan. Piacere mio.

    Paul, invece, lo guardò nervosamente con aria seccata iniziando a rosicchiarsi le unghie. Quell’uomo era l’ultima persona al mondo con cui avrebbe voluto condividere qualcosa. - Guarda chi mi doveva capitare! – mormorò. Poi rivolto a Steve, salve, mi chiamo Paul.

    Il tono usato da Susan verso di loro, però, insospettì non poco Paul. Chi era in realtà questa donna così disponibile ad aiutare dei perfetti sconosciuti? E come mai sapeva di cose misteriose inerenti a quella spiaggia? E ancora: se sapeva che la FILA 5 non esisteva, - se lo era fatto scappare! - ... perché voleva aiutare Paul e Steve a cercarla? Dove li voleva portare?! Questa serie di domande cominciarono ad assillare la mente di Paul, mentre la seguiva. La

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