Edda e la quercia magica
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Anteprima del libro
Edda e la quercia magica - Elia Wilkinson Peattie
Edda e la quercia magica
Elia Wilkinson Peattie
In copertina: Vincent Van Gogh, ragazza in bianco nel bosco
© 2015 REA Edizioni
Via S. Agostino 15
67100 L’Aquila
www.reamultimedia.it
redazione@reamultimedia.it
www.facebook.com/reamultimedia
Traduzione di Anna Cascone
Indice
INTRODUZIONE
Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
INTRODUZIONE
Biografia
Elia Wilkinson Peattie nacque in Michigan nel 1862. Avida lettrice e dotata di enorme talento per la scrittura, fu costretta ad abbandonare la scuola all’età di quattordici anni per aiutare il padre tipografo e dare una mano in casa a sua madre, prendendosi cura dei fratelli e svolgendo le faccende domestiche. A vent’anni andò in sposa al giornalista Robert Burns Peattie, dal quale ebbe quattro figli, e ben presto diventò collaboratrice del Chicago Tribune. Nel 1889 si trasferì in Nebraska insieme al marito, diventando caporedattore dell’Omaha World Herald, e scrisse anche per diverse riviste americane tra cui Cosmopolitan Magazine e Harper’s Weekly. Fu autrice di romanzi, saggi, racconti di genere fantastico, letteratura per l’infanzia, guide turistiche e libri di viaggio, poesie, opere teatrali, nonché articoli di critica in cui affrontava alcuni temi caldi dell’epoca come il Massacro di Wounded Knee, la pena capitale e il linciaggio, la prostituzione, il controllo delle nascite e l’educazione dei figli, la creazione di orfanotrofi, ricoveri per ragazze madri e alberghi dei poveri. Instancabile filantropa, diventò membro dell’Omaha Woman’s Club, sostenendo il movimento delle suffragette e dei neri americani nella lotta contro la discriminazione razziale; più tardi abbracciò la causa del Reverendo Harsha, il quale era avvezzo a organizzare collette per comprare doni di Natale da regalare alle famiglie più povere.
Elia morì nel 1935.
Sinossi
Edda e la quercia magica è la storia di una bambina solitaria che vive con i genitori al sesto piano di un edificio situato in una città caotica e ingombrante. Un giorno la piccola va a fare visita alla nonna che vive in una fattoria. Qui scopre un giardino magico che visiterà di notte e in cui stringerà amicizia con elfi e driadi, fino a diventare lei stessa una fata.
Il lungo racconto, apparso per la prima volta nel 1911 e articolato in otto capitoli, esemplifica l’ideale bucolico dell’autrice, idillio strettamente interconnesso al valore della famiglia in armonia con la natura e al potere immaginifico dei bambini.
Per l’occasione sono state inserite le illustrazioni originali di epoca vittoriana con tanto di didascalie tradotte.
Capitolo I
Edda viveva in cima a un edificio di sei piani, il quale si ergeva sullo stradone di una città talmente grande che anche se avesse iniziato quel giorno stesso a contarne le case proseguendo fino alla metà del mese successivo, avrebbe perso il conto. Il posto dove viveva si chiamava Appartamento all’Ultimo Piano, e insieme a lei vivevano il padre, la madre, il gatto, i libri di fiabe e numerosi giocattoli.
Oltre a tutte queste belle cose, Edda aveva anche una nonna, ma poiché non l’aveva mai incontrata dacché ne aveva memoria, ci pensava più raramente rispetto a quanto non accadesse con il gatto e i giocattoli, che stavano con lei tutto il giorno, e a volte se li portava persino a dormire nel suo lettuccio. Sapeva come cavarsela senza la nonna, ma a nessuno era mai passato per la testa di farla uscire senza il suo gattino grigio e i giocattoli.
Vivendo molto in alto, quasi tra le nuvole com’era solita essere, e scendendo sul pianeta Terra solo attraverso un ascensore tirato su e giù da Toby il negretto, Edda non poteva giocare per strada, perché la mamma preferiva tenerla d’occhio e nessuna mamma, per quanto ingegnosa, avrebbe riuscito a tenere d’occhio una ragazzina intenta a giocare sei piani più sotto. Per cui Edda usciva per strada solo in compagnia della mamma, del papà o di Fanny, la domestica dai capelli biondi. A volte andava con la madre per negozi per comprare delle scarpe nuove o un cappellino, oppure per fare visita agli amici che abitavano in case grandi e silenziose. Quando usciva con Fanny era per andare a vedere gli animali che facevano avanti e indietro nelle loro gabbie allo Zoo – animali selvatici con lo sguardo triste – o per fare una passeggiata lungo il lago, che a volte le sorrideva e a volte le ruggiva contro.
Sebbene abitassero molte altre persone nello stesso edificio in cui viveva Edda, non c’erano altre bambine in tutto il palazzo – lei era l’unica. Senza Fanny con i capelli biondi, Toby il negretto, Fuffi il gatto e Adelaide Alice la bambola, Edda si sarebbe sentita molto sola. Nonostante ciò, non sempre riusciva a tenersi allegra. Avrebbe voluto stare seduta per ore sul portico a stiracchiarsi, stare in mezzo alla gente stretti come sardine, pensando che avrebbero sicuramente dovuto esserci altre ragazzine da qualche parte lì fuori se solo avesse potuto avvicinarle.
Un giorno le venne l’idea di uscire da sola per andare a cercare altre bambine come lei. Quindi tirò fuori dall’armadio la borsa a tracolla del papà, la rimpinzò dei suoi vestiti migliori, aiutandosi col grazioso parasole bianco della mamma, attraversò il corridoio e bussò al campanello per chiamare l’ascensore. Ma quando Toby il negretto arrivò, lui le stava dritto davanti e la piccola non poté divincolarsi, e disse:
«Chi fare compagnia lei oggi, signorina?»
«Sono sola, Toby,» disse la ragazzina. «Sono alla ricerca di una bambina.»
«Che bambina, signorina?»
«Una qualsiasi, Toby. Ti prego di lasciarmi andare. Vorrei qualcuno con cui giocare.»
Toby sembrava rammaricato.
«Anche io volere sapere dove trovare altra bambina, signorina!» Invece di farla entrare nell’ascensore, la prese e la portò in cucina dove Fanny stava preparando delle torte.
«Se non tenere voi d’occhio,» disse alla domestica, «lei scappare! Fare meglio a dare ascolto a questa povera bambina! Lei stare morendo… stare morendo di solitudine. Proprio come gente morire di fame. Sissignori! Fare meglio a stare attenti con bambina così senza posto per giocare se non ingresso sul retro! Voi dovere vergognare!»
Toby se ne andò lasciando Fanny in cucina a rimproverare Edda, ma alla piccola non dispiacque che Fanny le legasse un grembiule a quadretti intorno alla vita e la mettesse sulla spianatoia insieme alla farina, al latte, allo zucchero e alla noce moscata in modo che Edda preparasse una torta alla crema. La preparò da sola e, dopo averla sfornata, il papà, la mamma, Edda e Fanny ne assaggiarono una fetta ciascuno. Ne diedero anche un po’ al gatto al quale sembrava che gli piacesse, proprio come al resto della famiglia.
Come abbiamo già detto, Edda non conosceva sua nonna nonostante la bambina avesse sei anni e la nonna sessantasei, la qual cosa avrebbe dovuto dare modo a entrambe di incontrarsi in tutto questo tempo. La nonna viveva a mille miglia di distanza da Edda. Forse è per questo che non l’aveva mai conosciuta.
È un vero peccato che nonna e nipotina non si conoscessero, così mamma e papà furono ben contenti quando la nonna invitò Edda