Brasile: la grande transizione. Dal boom economico ai grandi eventi sportivi
Di Eliano Rossi
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Anteprima del libro
Brasile - Eliano Rossi
Anno 2013
ISBN 978-88-6797-013-1
© goWare per l’edizione digitale
Redazione: Maria Rosa Brizzi, Valeria Filippi
Copertina: Lorenzo Puliti
Sviluppo ePub: Elisa Baglioni
Reportage fotografico: Eliano Rossi
goWare è una startup fiorentina
Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it
Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com
Made in Florence on a Mac
L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani riprodotti nel presente volume.
Le foto delle opere di Oscar Niemeyer sono tratte da Wikicommons, diversamente è indicato il fotografo.
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COME IN UNO SPECCHIO | LE FORME DI OSCAR NIEMEYER
Belo Horizonte, Cidade Administrativa de Minas Gerais, inaugurata il 4 marzo 2010
Introduzione
Lo chiamano il paese del futuro
dal 1941, anno in cui lo scrittore austriaco Stefan Zweig gli dedicò un omonimo libro, ma quel soprannome non sembra avergli portato molta fortuna: dopo settant’anni, nel bene e nel male, il Brasile è ancora il paese del futuro
. Le grandi risorse naturali, un territorio sconfinato e una popolazione da 190 milioni di persone lo rendono una nazione dalle enormi potenzialità. Lo confermano gli ultimi dieci anni di crescita economica. Nel 2011, secondo la World Economic League Table dell’istituto di ricerche britannico cebr, il Brasile ha sorpassato economie avanzate come l’Italia e il Regno Unito, diventando la sesta potenza economica del mondo [vedi Figura 1 – Le prime 10 economie per PIL (2011)]. Nello stesso periodo ha ottenuto un altro strabiliante risultato: far uscire dalla povertà oltre 30 milioni di persone, ingrossando le fila di una classe media sempre più esigente e pronta a spendere denaro. Il PIL procapite ha raggiunto i 10.000 dollari raddoppiando quello che era nel 2005 [vedi Figura 2 – PIL procapite].
La favola brasiliana è tutt’ora in corso ed è presto per dire se avrà un lieto fine. La crisi economica, che in un primo momento sembrava aver risparmiato i brics, ha raggiunto anche i paesi emergenti. La Cina, l’India, la Russia e il Sud Africa, oltre al Brasile, hanno rallentato la corsa verso lo sviluppo economico e al momento nessuno sa quanto lunga sarà la frenata [vedi Figura 3 – Evoluzione del PIL nei BRICS; Figura 4 – Produttività del lavoro nei BRICS; Figura 5 – Investimenti in percentuale sul PIL nei BRICS]. Non è la prima volta che durante la sua storia il Brasile prova a decollare. Spesso è ricaduto a terra, talvolta in maniera fragorosa. Joseph Leahy, giornalista del Financial Times
, ha paragonato la crescita economica del gigante verdeoro al volo di una gallina: ha un ottimo slancio, ma non riesce a resistere in quota.
Eppure multinazionali e imprese scalpitano per entrare nel più grande mercato del Sud America. Per i grandi marchi aprire una sede a San Paolo o a Rio de Janeiro, è il must del momento. Chi ha avuto lungimiranza investendo in tempi non sospetti non se n’è pentito. Durante la crisi del credito e dei debiti sovrani, le filiali delle multinazionali straniere in Brasile, insieme a quelle degli altri paesi emergenti, hanno tenuto in piedi molte aziende, orfane degli utili europei e americani. In Italia ne sappiamo qualcosa. Quante volte abbiamo sentito dire che la Fiat sta in piedi grazie ai mercati come il Brasile? Per loro il presente sembra essere già arrivato nel paese del futuro
.
Ma questi alti e bassi impongono una domanda: si può scommettere sul Brasile? In un’intervista al quotidiano nazionale "O Estado de S. Paulo" Sam Zell, famoso uomo d’affari americano, ha risposto così: «La questione non è se l’economia frena, ma se il Brasile è ancora, o no, un paese attraente. Per me lo è. E il perché è semplice: ha un grande potenziale».
Oltre ai fattori di lungo termine che fanno sognare gli imprenditori visionari, il buon momento del paese è sostenuto da due vetrine internazionali: la Coppa del Mondo di calcio 2014 e le Olimpiadi di Rio 2016, entrambe eredità del governo dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Il Brasile è in fermento. Da nord a sud, grandi investimenti nelle opere pubbliche sono già in corso. La disoccupazione è ai minimi storici e l’occasione per imporsi nel panorama mondiale è ghiotta [vedi Figura 6 – Tasso di disoccupazione]. Ma se questi eventi porteranno benefici stabili per la società è tutto da vedere. Molti hanno sprecato occasioni simili. Basta ricordare i mondiali di Italia ’90 e le Olimpiadi di Atene 2004.
Le amministrazioni locali e il governo centrale stanno lavorando in sinergia per ripulire le grandi città e migliorare le infrastrutture affinché siano pronte a ospitare i grandi eventi. Oltre ai milioni di turisti che arriveranno da tutto il mondo per visitarle.
COME IN UNO SPECCHIO | LE FORME DI OSCAR NIEMEYER
Brasilia, Catedral Metropolitana Nossa Senhora Aparecida, inaugurata il 31 maggio 1970
Foto di Andrea Albert
Favelas in transizione:
pacificazione e sviluppo
La trasformazione del Brasile comincia dalle grandi città. Ciò che colpisce chi le visita per la prima volta è il contrasto visivo. Grattacieli dal design moderno e raffinato confinano con quartieri poverissimi, fatti di case pericolanti in mattoni rossi e cemento: le favelas. Dietro questo contrasto c’è la storia di un modello di sviluppo squilibrato, che ha portato all’arricchimento di pochi a scapito di molti. Un modello che nell’ultimo decennio è stato compensato dalle politiche assistenziali introdotte dell’ex presidente Lula e proseguite dal suo successore, Dilma Rousseff. Le conseguenze sociali delle scelte del passato hanno condizionato a lungo la