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Destini - Figli d'immigrati
Destini - Figli d'immigrati
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Destini - Figli d'immigrati

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About this ebook

…Per quanto mi riguarda, in questa difficile e delicatissima funzione di padre e genitore immigrato, ai miei figli cerco di trasmettere tutto ciò che colgo di positivo dalle mie tradizioni di origine, incoraggiandone l’integrazione con i buoni insegnamenti del loro paese di nascita. A loro chiedo sempre di non dimenticare mai entrambe le origini, africane ed europee, congolesi ed italiane, di considerarle ed amarle nello stesso modo perché, che lo si accetti o no, loro sono totalmente frutto di esse. Questo è, secondo me, ciò che deve fare un genitore immigrato nei confronti della propria discendenza in questo mondo, spaventosamente tormentato dalla spinosa questione dell’immigrazione e vergognosamente diviso in due blocchi, ricco da un lato e povero dall’altro; un pianeta dove, più di qualsiasi altra cosa, prevalgono gli interessi, le ricchezze, le materie prime e tutto ciò che può generare beneficio. Tutto il resto, l’amore universale, l’equanimità, la solidarietà, la compassione, la fratellanza, contano fino ad un certo punto, oltre il quale l’uomo esterna la sua vera natura, smascherandosi dalla demagogia, dalla falsità e dall’ipocrisia.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 26, 2013
ISBN9788891103468
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    Book preview

    Destini - Figli d'immigrati - Issiya Longo

    Copyright © 2012

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)

    Tel. 0832.1836509

    Fax. 0832.1836533

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Titolo | Destini - Figli d'immigrati

    Autore | Issiya Longo

    Copertina a cura dell’autore

    ISBN | 9788891103468

    Prima edizione digitale 2013

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    DESTINI

    FIGLI D’IMMIGRANTI

    Youcanprint Self-Publishing

    A Pamela.

    La donna della mia vita.

    Tu che hai voluto regalarmi una discendenza,

    la continuità di un cognome che,

    come in una favola e sorvolando infinite frontiere,

    dal lontano Congo è approdato in Italia e,

    grazie alla tua complicità,

    ha generato due splendide ed amorevoli creature,

    I NOSTRI FIGLI.

    Grazie!

    Ai miei adorati figli Mabelè e Issè ISSIYA.

    Questo libro parla anche di noi,

    perché,

    io sono un immigrato.

    Di conseguenza,

    voi siete figli di un immigrato.

    E come indica il titolo,

    tutto ciò è solamente frutto di un destino,

    IL VOSTRO DESTINO!

    Per questo,

    consapevole delle difficoltà di appartenere

    a tale categoria di persone,

    io,

    vostro padre,

    cercherò di educarvi in modo che,

    sia in Congo,

    sia in Italia e ovunque nel mondo,

    la vostra condotta possa essere sempre esemplare.

    Che di voi la società dica sempre:

    "Eccoli,

    i figli di ISSIYA!

    Gli ISSIYA".

    Un bambino educato onora non soltanto i propri genitori,

    ma anche l’intera società,

    l’Umanità.

    È quello che mi aspetto da voi,

    figli miei.

    Possano Dio e gli antenati accordarvi la giusta saggezza,

    per comprendere il senso delle mie parole.

    E che tutti i bambini del mondo s’impegnino ad onorare i genitori,

    l’umanità che li accoglie,

    che accoglierà i loro figli,

    e i figli dei loro figli!

    12.12.2009

    DESTINI

    FIGLI D’IMMIGRANTI

    "La vita trova un senso solo quando si proietta al futuro tramite nuove generazioni,

    destinate a sostituire le precedenti".

    Il bambino che in questo preciso istante sta venendo alla luce non ha scelto come, dove e

    quando nascere, il genitore e la terra dove trascorrerà la sua infanzia; anche il luogo che

    lo vedrà crescere e diventare uomo non è il risultato di una scelta, ma la conseguenza di

    un ordine prefissato nell’universo, quello che noi umani definiamo con la parola DESTINO,

    che io amo identificare come il disegno di Dio per il cammino di ogni essere vivente sulla

    terra.

    Nessuno può scegliersi il proprio destino: il rischio di un mondo uniforme, un pianeta dove

    tutti nascono belli, ricchi, potenti e fortunati, un posto dove nessuno necessita del servizio

    di nessuno, sarebbe enorme. Personalmente non sono convinto che vivere in tale mondo

    sarebbe un bene. Comunque, tento d’immaginare la risposta di ognuno di noi se, al

    concepimento, ci fosse data la possibilità di scegliere come e dove nascere, crescere e

    morire. In ogni modo, indipendentemente dai desideri di ogni essere umano, a decidere

    non siamo noi, ma la sorte, il destino e chissà cos’altro.

    La vita è fatta di scelte, di decisioni e di tanti quesiti ai quali l’uomo deve rispondere nel

    tentativo di evitare errori che, in alcuni casi, si rivelano determinanti nel cammino

    esistenziale. Ma ci sono anche imprevisti e tante altre situazioni che non lasciano alcuna

    possibilità di scelta. L’uomo in tal caso deve subire, impotente, le leggi del destino e

    soccombere. Grazie a Dio, non tutti i destini sono nefasti. Per la fortuna dell’umanità, il

    destino può essere anche buono, favorevole. Nella vita di tutti, infatti, ci sono momenti belli

    e brutti, grazie e condanne, doni e privazioni, nascite e lutti. Tuttavia, le scelte della vita in

    ogni società umana, quando sono possibili, sono esclusivamente fatte dagli adulti. Essi

    dispongono del proprio futuro e di quello dei bambini, le cui opinioni sulla propria esistenza

    contano poco o niente. Questo è un fatto normale e comprensibile. Un bambino, infatti,

    non possiede ancora facoltà mentali ed intellettive tali da permettergli di decidere della

    propria vita. È quindi giusto che a questo pensino gli adulti, generalmente abilitati a

    preparare il futuro dei più piccoli, operando per favorire loro una vita migliore.

    Durante l’esistenza di un uomo possono essere fatte una moltitudine di scelte tra cui

    quella di spostarsi, per volontà o per costrizione, da una parte all’altra del mondo. Ma il

    fatto di trasferirsi da una regione ad un’altra spesso non si limita all’individuo; può toccare

    anche la vita di altre persone a lui collegate, influenzando e determinando le loro vite. Che

    sia voluto o no, la migrazione di una persona o di un gruppo è un’incognita, un’avventura

    non priva di rischi, di pericoli, di delusioni, talvolta, anche di successi e di conquiste.

    Tuttavia, in queste pagine ho deliberatamente scelto di soffermarmi più sui rischi, i pericoli

    e problemi legati a tale fenomeno piuttosto che sui suoi successi. Anche se, come

    vedremo, citerò pure alcuni esempi di buona riuscita. Nella mia vita ho vissuto

    profondamente la migrazione; il fatto di essere nato in un taxi in movimento è stato forse

    segno premonitore delle mie peregrinazioni future: con la famiglia da bambino, per gli studi

    da ragazzo, l’arrivo in Europa, i tanti traslochi in Italia. " Nel mezzo del cammino di nostra

    vita, la mia migrazione non è ancor finita …!" Quando Pamela mi ha presentato Dante

    Alighieri, è nata subito una simpatia, oltre i secoli che ci separano. E il mio viaggio terreno

    non è ancor finito!

    Mi piace estendere il concetto di migrazione anche al percorso che l’uomo fa con se

    stesso, con il mondo e con l’ambiente circostante. Dover modificare costumi, abitudini ed

    obiettivi per adattarsi al nuovo contesto esistenziale è un fatto davvero difficoltoso e

    impegnativo, che mette a dura prova se stessi con tutto ciò che ci circonda. E la capacità

    di adattamento è comunque una forma d’intelligenza. Ma tutto diventa ancora più

    complicato se di mezzo ci sono bambini ai quali, per forza di cose, vengono trasmesse

    informazioni di due mondi diversi, spesso contrastanti ed incompatibili. Fatto suscettibile di

    portarli a vivere un conflitto culturale nel quale è difficile identificarsi nell’uno o l’altro

    mondo; gli si confondono le idee, conducendoli pericolosamente verso una crisi, fra le più

    brutte, la crisi d’identità. E spesso i genitori non hanno la maturità culturale per aiutarli.

    Che sia per i bambini che nascono nel paese di accoglienza del genitore, che per quelli

    che invece si trasferiscono insieme alla famiglia, le difficoltà nel loro percorso di

    formazione individuale sono davvero enormi. Trovandosi in una fase della crescita in cui si

    assorbono fisiologicamente tante informazioni, le contraddizioni ed opposizioni tra queste

    sono un serio ostacolo alla propria formazione personale, un problema nelle relazioni intra

    ed extrafamiliari. Da qui, infatti, scaturiscono gli episodi di cronaca, l’esempio di certi

    familiari che ripudiano i figli perché questi scelgono, anche rischiando seriamente la loro

    vita, di adottare uno stile di vita diverso dal modello educativo dei loro genitori. È un

    argomento complesso e difficile, spesso senza soluzioni. Il mio è solo un tentativo di

    informare, basandomi su realtà vissute in prima persona; io stesso sono genitore di due

    splendidi bambini nati in Italia, da una madre italiana, e da me, congolese. E il fatto non si

    limita qui perché in famiglia ho dei nipoti, anch’essi nati da padre congolese e madre

    italiana. E una cugina, congolese, che ha sposato un belga. A completare il quadro sono

    alcune famiglie amiche con uno o entrambi i genitori stranieri, coppie miste e no, con

    bambini nati sia all’estero che in Italia. Ho ben chiara la situazione e, viste le difficoltà

    individuate in questi ambienti, ho pensato di affrontare l’argomento, portando alla

    conoscenza del grande pubblico la mia esperienza ed i miei pensieri. Questo per creare

    informazione e cultura su una realtà spesso brutalmente deviata dai mass media e dalle

    opinioni spicciole di chi giudica senza conoscere. E anche per fornire alcune informazioni

    agli educatori di queste scuole, ormai multietniche, nel grande e difficile compito che

    hanno. Colgo quindi l’occasione per augurare buona lettura a tutti.

    La migrazione

    " Definire concettualmente un fenomeno sociale come la migrazione appare alquanto

    difficile. Tutte le definizioni avanzate dagli studiosi di diverso orientamento sociologico e

    scientifico, nel cogliere alcuni aspetti, ne trascurano altri che nel concreto influenzano le

    decisioni delle persone e i loro movimenti territoriali. Se la migrazione è uno spostamento

    nel tempo e nello spazio alla ricerca di migliori condizioni di vita, paradossalmente, si

    potrebbe dire che siamo tutti migranti, variano soltanto le distanze, i motivi e la durata

    delle migrazioni. Nel viaggio si oltrepassano confini, formali e informali, si entra in

    possedimenti statali, regionali, provinciali, comunali, personali, dettati dall'idea condivisa o

    imposta di proprietà pubblica o privata che la storia umana ha contribuito a definire. Si

    varcano, infatti, linee virtuali tracciate dall'uomo, con volontà d'inclusione o d'esclusione, a

    volte mettendo in campo lotte fratricide, guerre sanguinose, spesso alimentando speranze

    e illusioni o abbandonandosi al corso degli eventi ". (Franco Mosca, responsabile

    dell’Osservatorio Provinciale Immigrazione di Ferrara).

    Il perché del fenomeno migratorio

    È vero, non esiste posto più bello della propria casa, del proprio villaggio. E invece, nel

    mondo, da tempi infiniti non si smette di migrare, dall’Africa all’Europa, dall’Italia agli Stati

    Uniti, dall’Inghilterra al Giappone, dalla Francia al Sudamerica. Cosa spinge gli uomini a

    trasferirsi qua e là nel pianeta? Perché, visto che tutti vantano la bellezza del proprio

    paese, alcuni se ne allontanano affrontando viaggi, a volte lunghissimi, verso destinazioni

    semisconosciute, avventurandosi in situazioni spesso pericolose?

    Il destino di ogni essere umano è segnato dalla fortuna o sfortuna, dalle situazioni

    politiche, religiose, economiche, sociali, ma anche dalla forza di volontà e dall’istinto di

    sopravvivenza; sono questi fattori che, in molti casi, spingono l’uomo disperato a tentare la

    fortuna per risolvere i propri problemi, ad esempio, allontanandosi da tutto ciò che ama e

    affrontando viaggi lunghi e penosi per la salvezza propria e di altre persone. Le ragioni

    degli spostamenti umani nel mondo sono svariate. Esiste chi cambia area geografica per il

    puro piacere di vivere in una realtà diversa dalla sua, un contesto nuovo, alla ricerca di

    ispirazione ed emozioni diverse. C’è anche chi deve fuggire da varie realtà spiacevoli in

    rapporto con il suo habitat, uomini e donne che si lanciano in nuove avventure alla ricerca

    di migliori condizioni esistenziali, una speranza di vita, talvolta di sopravvivenza. Tra le due

    situazioni, la migliore è senz’altro la prima, quella in cui l’uomo si trasferisce per propria

    volontà, proprio desiderio, senza fuggire. La carica e lo stimolo in tale caso sono talmente

    elevati che al momento dello spostamento il fortunato si trova a vivere istanti felici ed

    eccitanti: colui che decide di lasciare la villetta di Saint Tropez, in Francia, per trasferirsi a

    Los Angeles nella città di Beverly Hills, lo fa per il desiderio di vivere momenti di felicità in

    un mondo dei sogni, un posto che pullula di ricchezze inimmaginabili. Contrariamente al

    povero immigrato africano che approda, chissà grazie a quale miracolo, in una delle

    ambite destinazioni occidentali, questa persona non dovrà affrontare le difficoltà di essere

    accettata nel nuovo contesto. Le sue possibilità economiche, facilmente immaginabili viste

    le ambizioni, sono lo strumento che pulisce tutte le strade, permettendo aperture a tutti i

    livelli. Insomma, questa è una persona davvero fortunata, un essere che vive una vita

    favolosa e invidiata. Per chi invece deve scappare dalla realtà che conosce bene e che

    ama con tutto il cuore, fuggendo dalla povertà e/o dalle persecuzioni, il futuro è fatto di

    sole incertezze e di rischi, non sapendo dove e come arriverà, dove si stabilirà, cosa farà e

    che gente incontrerà. Per questa persona, anche la sopravvivenza è un’incertezza

    assoluta.

    Da quando arrivai in Italia, a Milano nel corso dell’anno 1997, ho visto e vissuto molti casi

    di persone provenienti dall’Africa, dal Sudamerica e da altri continenti, tutte con un solo

    desiderio: migliorare le proprie condizioni di vita. Gli africani giungono qui, spesso

    fuggendo da terribili situazioni di fame e di guerra. L’Africa, un continente enorme, bello e

    ricco, ma dal quale i figli scappano avventurandosi in situazioni rischiose ed incerte,

    generando un fenomeno, quello dell’immigrazione, generalmente non gradito, soprattutto

    in questi ultimi anni di storia dell’umanità. Prima richiesta e disperatamente voluta dai

    paesi ricchi, oggi l’immigrazione è un male da combattere con tutti i mezzi e in qualsiasi

    maniera, un fatto talvolta considerato motivo di impoverimento e distruzione della cultura

    dei paesi ospitanti. Voglio dare ragione parziale a chi pensa in questi termini,

    considerando che le sue motivazioni non siano prive di fondamento. Ma, dall’altra parte,

    voglio anche sottolineare che, finché fame e guerre continueranno ad insediare il pianeta,

    la migrazione di disperati in cerca di sopravvivenza nelle zone più serene e prospere del

    mondo non finirà. Si può fare tutto ciò che si vuole per combattere il fenomeno migratorio,

    ma

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