Vasco Rossi: ora parlano i fan
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Book preview
Vasco Rossi - Alberto Ventimiglia
Conclusioni
PREMESSA
I cancelli dello stadio sono ancora chiusi, tu sei lì dalla mattina presto per arrivare sotto il palco. C’è qualcuno che ha dormito là dalla sera prima. Non ti muovi davanti alla porta di ferro e che ci sia pioggia, vento o sole, non ti importa, pensi solo a Vasco Rossi.
La vescica piena di urina si riempie, tu però non molli perché se lo fai perdi il posto e hai sacrificato tutta la mattinata per niente. Ci sono la tua ragazza e i tuoi amici ma hai già detto loro che una volta aperti i cancelli se ci sono bene, altrimenti vi ritrovate all’uscita, perché devi essere sotto il palco a cantare con Vasco. Come tutti i fan più sfegatati
scegli prato
: il concerto lo vuoi vivere in pieno, lo vuoi sentire nelle vene, le orecchie ti devono scoppiare, devi sfogarti, svuotarti completamente.
È ancora metà pomeriggio, hai mangiato un panino, il caldo rende nervosi, la folla aumenta, qualcuno sviene, qualche altro si spintona per i posti in fila. Tu sei sempre lì e non cedi anche se la stanchezza vorrebbe prendere il sopravvento e lasciarti andare giù.
Intanto ti guardi intorno, gente che inneggia il nome del Blasco, Olè, olè, olè olè Vasco, Vascooooo
. Qualcuno fa gruppo e inizia a cantare a caso canzoni vecchie e del nuovo album.
Un po’ più in là ci sono ragazzi di fine anni novanta, molto più piccoli di te, con indosso magliette del loro primo concerto del Komandante. Tu, con indosso la nuova fascetta che ogni volta compri ed è diventato come rito e qualche maglietta di concerti passati, pensi: Guarda sti ragazzini, conoscono solo queste canzoni di Vasco, solo «questo» Vasco
. Poi però ti volti e vedi fan più grandi di te che potrebbero essere tuo padre o tua madre e che magari stanno pensando di te quello che tu pensavi di quelli più piccoli. Allora capisci che Vasco racchiude tutte le generazioni e che se sei fan conosci Vasco e le sue canzoni e le vivi con il tuo tempo e a tuo modo.
Manca ancora qualche ora, serve acqua, la folla si accalca e si innervosisce, si iniziamo a dare calci e pugni sulle porte di ferro, si chiede acqua e dall’altra parte viene lanciata qualche bottiglietta. Ad un concerto usarono degli idranti a pioggia per rinfrescare. Gli svenimenti, soprattutto di ragazze, aumentano, mentre qualcuno tenta di scavalcare i cancelli. Si inizia ad urlare sempre più forte, si chiede di aprire i cancelli.
Finalmente i cancelli si aprono: passi i controlli per bottigliette e biglietti e corri come un cavallo impazzito. Sali le scale e poi ti precipiti per le gradinate dello stadio senza fiato, non ti volti mai indietro, stai attento a non cadere e intanto pensi che i tuoi amici e la tua ragazzi sono ormai distanti. Arrivi giù e sei tra i primi sotto al palco, ti volti e ci sono loro, che credevi di aver perso. Ora ti rilassi un po’, ascolti i gruppi spalla e te ne resti seduto in silenzio mentre attorno lo stadio si riempie: c’è chi canta, balla, chi fuma, chi si ubriaca e chi vomita, chi si guarda attorno ed è felice di stare in mezzo ad una grande festa.
Aspetti con ansia che i gruppi spalla smettano di suonare perché da quel momento devi tenerti pronto per lui.
C’è chi ha fatto chilometri di strada con qualunque mezzo: treni, aerei, macchine, pullman, autostop, moto. Tutti i mezzi pur di stare là, tutti per il Blasco.
Si spengono le luci e ti ritrovi in piedi, un po’ schiacciato dalla folla, ma non ci fai nemmeno caso. Inizia l’intro musicale: i musicisti li conosci tutti, fanno parte della squadra del Blasco e lo introducono in maniera magistrale. In quei minuti che ti dividono da Vasco, stai lì a pensare Cazzo, hanno fatto il rito solito, hanno ripetuto la scaletta, poi lo hanno lasciato solo con i suoi pensieri per preparargli l’ingresso. Chissà cosa gli passa per la testa in questo preciso momento, siamo tutti qua per lui e lui per noi
. All’improvviso un boato, uno stacco musicale e un inizio memorabile di una canzone d’apertura seguita dalla voce e dal fisico di Vasco.
Che cosa dire? Si scatena l’inferno, si diventa tutti una sola grande anima con il Komandante.
Si canta insieme a lui, ci si commuove, si ride, si stramaledice tutto, si ama la vita.
Quella vita che ogni giorno affronti, bella o di merda che sia, ma per un giorno, per un momento, in quel momento, non conta più nulla, ci siete solo tu e Vasco con le sue canzoni che ti danno la forza di vomitare la tua rabbia, di esprimerti liberamente, di lottare, di prenderti una rivincita anche se solo per un giorno.
Ci si abbraccia con tutti come se fossimo fratelli, cantiamo insieme a Vasco: se si è felici, si sa che lo è anche lui.
Non riesci a tenere il conto delle canzoni ma le conosci tutte a memoria, potresti salire sul palco e fare da accompagnamento insieme a Clara ai cori.
Tu dai l’anima e il corpo e lassù, sul palco, Vasco e la sua band fanno lo stesso per te.
Poi arriva Albachiara, capisci che tutto sta per finire e speri in un prossimo concerto futuro. Per non aspettare troppo, segui qualche tappa della tournée.
All’uscita dallo stadio se hai la macchina torni a casa, altrimenti ti tocca aspettare i mezzi. C’è poi chi dalla propria auto ricorda quando non aveva la macchina perché non se la poteva permettere e, come te ora, si addormentava stremato ma felice su un prato, aspettando le cinque del mattino che passasse il primo autobus.
Di sicuro sia te sia la persona nella macchina magari per quindici giorni resterete senza voce.
Tutto questo non lo fai per Vasco, ti rendi conto che lo fai solo per te stesso, per sentirti bene e alla fine ringrazi chi ha organizzato questa festa.
Grazie Vasco.
Premessa speciale di Davide Il Folle
Beltrano
CHEGUEBLASKO
: IL RIVOLUZIONARIO VENUTO DALLA MONTAGNA!
Non si tratta di capire se Vasco sia il migliore o no, non è questo quello che conta: i numeri, i traguardi, la storia, parla chiaro in merito. La cosa importante, invece, è comprendere la rivoluzione, le rivoluzioni culturali che Vasco ha portato in Italia. Oggi tutti han dimenticato, il tempo ha logorato la mente e la memoria di parecchie persone, questi anni moderni hanno un difetto di fondo: dimenticare gli anni passati. Quindi, in questo modo, un fenomeno musicale e sociologico come quello di Vasco, viene delimitato in un campo di ragionamento troppo piccolo, un po’ com’è successo pochi giorni fa con la pubblicazione dell’Altra-autobiografia
: Vasco ha indicato la luna, ma in molti han preferito guardargli il dito… quello medio! Quando Vasco fece ingresso nella musica italiana, lo fece inizialmente in punta di piedi, poi ha rotto gli indugi, ha dato inizio ad una vera e propria rivoluzione musicale. Erano gli anni dove i cantautori la facevano da padrone, dove per spiegare un concetto, si usavano tante parole, certo, poetiche, però era come se i giovani non seguissero più il loro discorso, c’era bisogno di qualcosa di diverso, che li rappresentasse veramente!!Vasco arrivò con uno stile che in Italia nessuno conosceva, uno stile minimalista, con due parole non descriveva più una storia, ma un momento. Mentre lui cantava, nella tua testa si creavano immagini di un istante, di un periodo, di un’eccitazione fatale. Insomma, Vasco portò con sé lo stile dei fumetti: dialoghi diretti, senza troppi giri di parole… la gente non aveva più tempo per stare ad ascoltare, dovevi arrivargli diretto, senza troppe menate! Era una rivoluzione, un cambiamento! Così come ogni rivoluzionario che si rispetti il pubblico si divise: c’era chi era attratto magicamente da quel cantante venuto dalla montagna e chi non capiva, o meglio, non voleva capire e gli puntava il dito… non quello medio!
Poi fece un’altra rivoluzione, questa volta non musicale ma sociale. Sdoganò in Italia l’argomento droga
!! Se oggi uno come Morgan può dire liberamente che fa uso di sostanze stupefacenti e nessuno più si scandalizza, è soprattutto grazie alla rivoluzione sociale che portò Vasco negli anni ‘80. Già, perché fu il primo artista italiano a fare i conti con questo problema che affliggeva e, che affligge, tanti giovani. Vasco ne ha parlato sempre in prima persona, mai con parole banali, ma sempre esponendosi. Quando disse in quegli anni che faceva uso di sostanze stupefacenti, la gente s’impaurì, una parte d’Italia rimase sconvolta, scioccata da questo cantante venuto dalla montagna. La stampa invece che, capire un cambiamento sociale, oltre che musicale, cominciò a puntargli il dito, ma intanto si parlava sempre più spesso di droga, di giovani, dei loro problemi, l’informazione su questo argomento divampò nei media italiani! A Vasco ormai andava bene tutto, lui aveva rotto il muro, era già oltre.
Poi arrivò il 2000. Uno come lui sapete cosa poteva fare? Come ogni rivoluzionario che si rispetti, dopo aver condotto la sua rivoluzione, poteva uscire fuori dal giro, rimanere in disparte a godersi i frutti del proprio successo e invece no, troppo facile così. Allora, il CheGueBlasko, questo rivoluzionario venuto dalla montagna, in un mondo sempre più omologato, conforme e adeguato a regole massime di moralità, condusse la sua terza e più difficile rivoluzione. Andò oltre il limite che agli artisti non è mai concesso, si spogliò del peso dei numeri, dei cliché preconfezionati, del solito meccanismo album-promozione e cominciò a vedere nel web la nuova frontiera. Non c’era più bisogno di lasciare interviste e, mentre tutti avvilivano uno strumento come fb, Vasco ne fece un punto di riferimento, di appoggio
, per scaturire un nuovo cambiamento storico. Tramite dei clippini non cazzeggiava come credevano in molti, ma comunicava un momento, scopriva un mondo, il suo mondo: senza freni, senza luridi giochetti, senza censure!!! Ha capito che bisognava andare al di là delle canzoni, parlare e comunicare più direttamente, esporsi ogni giorno su tanti argomenti,parlando direttamente con le persone che nel corso degli anni l’hanno sempre sostenuto e, controbattendo, coloro che invece nel corso del tempo, hanno cercato di infangarlo! Non era più il rivoluzionario irraggiungibile, era l’amico di sempre con cui avere la possibilità di interagire. In questa maniera tutti gli altri artisti si sono ricreduti, tutti son piombati su fb, tutti su, a fare clippini, tutti… ma dopo, sempre dopo Vasco, un po’ come successe per il rock in Italia: Vasco spianò la strada e gli altri vennero dopo, tutti belli comodi! Questo non vuol dire che Vasco sia il migliore, il più grande o cose del genere, lo dicevo all’inizio, non conta questo! Importa, invece, far capire un percorso in senso contrario rispetto agli altri, far capire quali rivoluzioni ha portato